La società
assicurativa CORAR, il cui capitale è detenuto da istituzioni riconducibili alla Chiesa rwandese, ha tenuto il 23 aprile scorso la propria assemblea per l’approvazione del
bilancio chiusosi con un utile netto di 792 milioni di Frw, destinato a
ripianare parzialmente le perdite degli ultimi tre esercizi. Nella stessa
assemblea è stato preso in esame un’ipotesi d’accordo con il gruppo keniota
Sameer, un conglomerato attivo nell'agricoltura, nei servizi, nella telefonia e
nella finanza, quotato alla borsa di Nairobi. Il progetto prevede l'entrata del
Gruppo Sameer nel capitale sociale di CORAR con una partecipazione del 60%
dietro l'apporto di mezzi freschi per un ammontare di quattro
milioni di dollari. Con questa operazione CORAR potrebbe veder rafforzato il
proprio patrimonio così da poter ottenere dalle competenti autorità l'autorizzazione
ad entrare nel settore delle assicurazioni generali e dell'assicurazione vita
con due nuove società.Il Gruppo Sameer, secondo quanto dichiarato dal presidente della CORAR, l'abbé Emmanuel Rutsindintwarane, direttore della
Caritas di Byumba, oltre ad apportare i richiamati mezzi patrimoniali, dovrebbe
garantire un know how, non solo in campo assicurativo, anche se il gruppo
keniota operante anche in Uganda e Tanzania non risulta possedere, almeno consultando il suo sito internet,
società operanti in campo assicurativo. L’accordo, secondo il presidente di
CORAR, dovrebbe consentire il salto dimensionale alla società, anche in una prospettiva sovranazionale, anche se, allo stato, ci
sarebbero ancora resistenze da parte di alcuni azionisti, non del tutto convinti di portarsi in casa un socio
maggioritario. Forse non convince anche il mettersi in affari con un socio come il Gruppo
Sameer, controllato dalla famiglia di Naushad Noorali Merali ( Sameer è il nome del figlio), abile e discusso finanziere keniota d’origine indiana, e, fatto non secondario nel
caso di specie, di religione mussulmana.
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