"Prima ancora che il diritto a emigrare, va riaffermato il diritto a non emigrare, cioè a essere in condizione di rimanere nella propria terra". Benedetto XVI


venerdì 31 luglio 2009

Diario di viaggio 2

Arrivo a Nyagahanga
Nella serata di mercoledì si arriva a Nyagahanga. Prima ancora di disfare le valigie e farsi una doccia si fa un sopralluogo al Centro. I lavori aggiuntivi eseguiti da Don Paolo sono veramente significativi.Il Centro ne è uscito ulteriormente valorizzato. Per ora non togliamo la sorpresa a chi arriverà la prossima settimana. Documenteremo il tutto prossimamente. Negli ultimi mesi è stato anche ristrutturato il centro di accoglienza situato in un immobile vicino ai locali parrocchiali. Grazie al munifico sostegno del compianto Don Piero Giannini, parroco di Barga, al
quale il centro di accoglienza è dedicato, sono state ricavate 8 camerette singole, ognuna con il proprio servizio con doccia, pronte ad accogliere anche qualche gruppo di giovani desiderosi di trascorrere una vacanza diversa dal solito, per conoscere realtà ben lontane dalla nostra quotidianità. Chissà mai che non ne nasca qualcosa.

A Nyabihu
Giovedì si va a Nyabihu, una centrale della parrocchia di Nyagahanga, distante una ventina di km.
Da qui dovrebbe partire una marcia dei giovani del luogo per trasportare una copia della grande croce delle giornate mondiali della gioventù alla parrocchia di Nyinawimana. Proprio in questo periodo questa grande croce sta, infatti, facendo il giro di tutto il Rwanda. La partenza della marcia è prevista per la prima mattinata; secondo la ben nota elasticità “dell’ora Kigali“, il corteo si mette in marcia alle tredici.
Con un passo a metà tra quello degli alpini e dei bersaglieri, i giovani che aprono il corteo con la grande croce aggrediscono i circa dieci km che separano Nyabihu da Ruhondo, punto d’incontro fissato per la consegna della croce ai giovani di Nyinawimana. Dato il ritmo imposto dal gruppo di testa, di cui peraltro tengo il passo, unitamente a Don Paolo, con la baldanza che compete a un ex artigliere da montagna, il corteo si sfalda ben presto in diversi tronconi. Sembra di assistere a una tappa alpina del giro d’Italia. Lo spettacolo di entusiasmo dei giovani è comunque coinvolgente: per tutto il percorso è un continuo alternarsi di canti accompagnati a movenze di danza. Una volta consegnata la croce nelle mani dei coetanei di Niynawimana si torna a Nyagahanga; noi comodamente in jeep, mentre altri giovani si fanno il percorso a piedi. Questi ultimi nella giornata si sono sobbarcati una camminata Nyagahanga-Nyabihu-Nyagahanga pari a circa 40 km.

Progetto MIkAN a Nyabihu
Prima della partenza della marcia dei giovani incontriamo, sull’esterno della chiesa di Nyabihu, il gruppo delle famiglie inserite nel Progetto MIkAN. Si tratta del secondo gruppo attivo nella parrocchia di Nyagahanga. Alla presenza delle 27 famiglie, tutte con la rispettiva capra al seguito, coinvolte in questa esperienza di pastorale familiare e di impegno comunitario, il responsabile del gruppo, Ambrogio, un insegnante della locale scuola elementare, presenta con orgoglio l’inizio di questa esperienza. Sono partiti da un percorso di fede
nell’ambito della pastorale familiare che si è poi allargato a un impegno nella vita di comunità. In tale contesto hanno creato una cassa comune di reciproco sostegno, in cui sono già stati versati 50.000 franchi rwandesi, hanno poi avuto dalla parrocchia la gestione di un terreno coltivato a prato e infine i fondi per l’acquisto delle capre. Anche in questa fase hanno dimostrato serietà e spirito d’iniziativa. Infatti, la somma messa loro a disposizione pari a 375.000 franchi rwandesi, pari al cambio odierno a circa 470 euro, sarebbe dovuta servire, secondo quanto previsto dal progetto MIkAN, all’acquisto di 25 capre; poiché le famiglie che avevano seguito la pastorale familiare erano 27, sono riusciti con abilità commerciale ad acquistare 27 capre, di cui alcune già gravide. Secondo il programma, il primo capretto che nascerà da ogni capra sarà dato a una coppia di una comunità di una sottoparrocchia vicina. Così come è emersa dalla presentazione di Ambrogio, soprattutto dall’entusiasmo che ne traspariva, pare si possano trarre buoni auspici circa la riuscita dell’iniziativa.

giovedì 30 luglio 2009

Diario di viaggio 2009

In viaggio verso Kigali
Il viaggio inizia con il trasferimento da Malpensa a Bruxelles con un volo della Brusselles Airlines . L’aereo è pieno; in analogo periodo, nel passato, Alitalia sulla medesima tratta faticava a superare la metà dei posti occupati. Brusselles Airlines viene a prendersi i suoi passeggeri per l’Africa direttamente in Italia: il fallimento della Sabena da cui è appunto nata BA deve aver affinato le politiche commerciali della compagnia belga.
Ben oltre la metà dei passeggeri è rappresentata da africani che fanno ritorno nel paese d’origine, sfruttando il periodo feriale italiano. Al ceck in ho potuto notare che la gran parte ha come destinazione Dakar, la capitale del Senegal. Sono tutti sovracarichi di bagagli, tanto da sforare i pesi in franchigia con l’inevitabile discussione con l’addetta al ceck in che rivendica il pagamento del peso in esubero. L’abbigliamento curato e il contorno di telefonini di ultima generazione e di qualche pacco regalo di prodotti informatici garantisce sicuramente l’ammirazione e la riconoscenza di chi li sta attendendo in patria. Danno tutti la sensazione di nutrire un certo compiacimento, come di chi ce l’ha fatta, magari dopo essere arrivati su un barcone. In volo, essere relegati in fondo al velivolo circondato da tutti questi africani, fa una certa sensazione, accentuata dal fatto che la compagnia ha pensato bene di non servire alcun genere di conforto ai passeggeri della classe economy light.Si comincia così con un salutare ridimensionamento del muzungo (l’uomo bianco) in partenza per l‘Africa.
A Bruxelles sul volo per Kigali la musica cambia. Anche questo volo è pieno: c’è una buona rappresentanza di volontari e folti gruppi di rwandesi e ugandesi, visto che il volo fa scalo anche a Entebbe-Kampala. I rwandesi sono rappresentati da giovani e intere famiglie, con bambini al seguito, facenti parte della foltissima colonia rwandese di Bruxelles e da rappresentanti della ricca borghesia di Kigali che hanno nella capitale belga il tradizionale punto di riferimento europeo per acquisti , studi e affari.Numerosi sono i giovani in carriera,in giacca e cravatta d’ordinanza che non disdegnano di mostrare il loro status, fatto di apparati informatici e stampa e pubblicazioni specialistiche, specchio del particolare attivismo in cui si trova l’economia rwandese.

Cena al Sole e Luna che… raddoppia
All’arrivo, puntuale, secondo i noti tempi dell’ora Kigali, arriva Don Paolo.
Solita pizza al Sole e Luna, il ristorante italiano di Kigali, punto d’incontro di un po’ tutti gli europei, e non solo, della capitale rwandese. Vi troviamo, infatti, suor Cristina di Muhura che accompagna alcuni volontari. Il gestore del Sole e Luna è un italiano di Vicenza, Dionigi,venuto qui negli anni novanta come volontario che ha messo radici sposando una giovane rwandese che gli ha dato due bei bambini. Dapprima ha gestito il punto di ristoro sul lago di Rwesero, collegato con il piccolo seminario. Successivamente si è trasferito a Kigali, dove, sulla strada che conduce all’aeroporto, ha aperto il Sole e Luna il cui successo negli anni ha portato, proprio di recente, all’apertura di un nuovo bel ristorante in pieno centro città, di fronte alla scuola belga. Il successo è stato consacrato anche nel nome: dall’italico Sole e Luna si è passati a un più internazionale Sun &Moon.

Amici alla Domus Pacis
Pernottamento alla Domus Pacis, una bella struttura di accoglienza gestita da un'associazione italiana , su cui torneremo per dare il giusto rilievo alla meritoria attività che svolge in loco. Al mattino incontriamo la direttrice, Suor Enrica, e due coppie di coniugi italiani, una varesina e l’altra di Gallipoli, che trascorrono qui un periodo di volontariato.Con sorpresa, scopro che conoscono Albe rwandesi: ogni tanto vi gettano un’occhiata. Per questo, fra l’altro, Suor Enrica è informata delle diverse attività in corso a Nyagahanga.

La lettera enciclica che non arriva a destinazione.

Volendo acquistare una copia dell’ultima enciclica papale Caritas in veritate nell’edizione in francese faccio visita alla libreria della Caritas di Kigali. Con non poca sorpresa scopro che non ne è disponibile alcuna copia.Penso che potrebbe essere andata esaurita. Chiedendo all’addetto, scopro che non ne hanno mai avuta una copia, ma quel che è peggio afferma che non c'è neppure stata alcuna richiesta. No comment!.

mercoledì 22 luglio 2009

Missione Kwizera 2009: pronti a partire

Inizia la prossima settimana la Missione Kwizera 2009 che vedrà per tre settimane impegnati in Rwanda i volontari dell’Associazione, per seguire in loco i progetti promossi e gestiti dall’Onlus.Dapprima partirà il vostro blogger, che per una settimana si tratterrà a Nyagahanga, mentre la settimana successiva sarà la volta di Franco Simonini e Angelo Bertolucci, rispettivamente presidente e segretario dell’Associazione, accompagnati da una coppia di coniugi in rappresentanza dei Lake Angels.Andremo a inaugurare l’acquedotto di Kiruri, a incontrare tutti i beneficiari del progetto adozioni, a verificare lo stato di avanzamento della realizzazione del laboratorio di Bungwe, ad avviare il progetto Jatropha e monitorare e promuovere ulteriormente il progetto MIkAN.Di tutte queste attività e di altre che potrebbero prendere corpo in loco confrontandoci con i nostri amici rwandesi sarà dato conto nel blog.Lo spirito che ci accompagna è quello di sempre, anche se l’entusiasmo un po’ ingenuo che ispirava le prime missioni ha lasciato il posto, con il passare degli anni, a un approccio più realistico e disincantato, frutto della conoscenza della realtà rwandese, nelle sue varie sfaccettature, dell’esperienza, delle difficoltà e, qualche volta, delle delusioni incontrate.

domenica 19 luglio 2009

Lake Angels soul festival: missione compiuta ... e i rwandesi ringraziano

Riprendiamo da Il Giornale di Barga la cronaca delle serate organizate dai Lake Angels, di cui la seconda, esplicitamente dedicata alla solidarietà con il Rwanda.
Proprio così. Missione compiuta. Perché l'intento dei Lake Angels di Barga di organizzare una "tre giorni" all'insegna della musica soul e rock ma anche della solidarietà ha dato i suoi frutti anche in questa seconda edizione. Tanta buona musica, appunto, con il gran finale insieme a Michael Allen and The Rat Band che ha regalato ai presenti momenti davvero indimenticabili e in precedenza, nella seconda serata con il gruppo T-Jays ed in apertura con Geoff White & his Band.
Soprattutto le ultime due serate hanno fatto registrare una larga partecipazione di gente che ai tavoli è stata servita con il supporto dell'AS Barga.
Tutto è stato organizzato per il meglio dai Lake Angels ed alla fine sono stati messi insieme altri bei soldini da dedicare al progetto per la realizzazione di un acquedotto a servizio di un villaggio in Rwanda.
Bisogna dire che i ragazzi dei Lake Angels hanno lavorato in queste tre serate come matti. Animati dallo spirito di proporre una cosa divertente e piacevole per tutti, ma anche di raggiungere uno scopo umanitario ben preciso. Un obiettivo che stanno perseguendo da anni organizzando tanti appuntamenti di successo.
Il festival è finito ma si può ancora sostenere il progetto dei Lake Angels. Sono infatti in vendita gli speciali ombrelli colorati realoizzati da Keane e che hanno fatto da scenografia al palco.

In occasione della missione Kwizera 2009 che inizierà a fine mese, ci sarà l'occasione anche per un rappresentante dei Lake Angels di verificare sul campo come tanti sforzi si concretizzino a favore di una sperduta comunità di un villaggio rwandese. A Kiruri verrà, infatti, inaugurato un acquedotto rurale, realizzato appunto grazie al contributo dei Lake Angels, che porterà alla scuola locale e agli abitanti del villaggio l'acqua potabile.

sabato 18 luglio 2009

The New Times: critiche ai sacerdoti attratti dalle comodità e dal denaro

Partendo dal caso del sacerdote della parrocchia della Sacra Famiglia di Kigali accusato di aver utilizzato per fini personali dei fondi inviati da benefattori tedeschi per le vedove del genocidio, accusa peraltro tutta da dimostrare, nell’editoriale odierno de The New Times viene stigmatizzato il comportamento di un certo clero rwandese troppo incline al richiamo mondano delle comodità e dei beni materiali. Con durezza il giornale di Kigali invita questi sacerdoti non più disposti a una vita di sacrificio a lasciare la tonaca e fare ritorno alla vita laicale.

Non siamo così ingenui da non comprendere come certi attacchi abbiano ben altri fini che quello di una filiale correzione nei confronti della Chiesa, ma è lecito chiedersi come tali accuse possano essere mosse così apertamente senza che nella realtà ci siano, purtroppo, dei tristi riscontri. Forse una riflessione s'impone.

venerdì 17 luglio 2009

Aumentano gli stipendi per esercito e polizia, un po’ meno per gli insegnanti

Sono circa 42.000 gli insegnanti rwandesi. Di questi, 35.672 insegnano nelle scuole primarie e 16.105 nelle scuole secondarie, di cui 9.076 in quelle pubbliche e 6.099 nelle private. Un insegnante di scuola primaria, con diploma di scuola secondaria, al livello A2 percepisce attualmente uno stipendio di Rwf 39.500 , pari a circa 50 euro, quelli con livello A1 guadagnano circa Rwf 98.000 ( 122 euro), mentre i titolari di diploma di istruzione di formazione con livello A0 guadagnano Rwf 113.000 ( 141 euro).Un recente provvedimento governativo ha previsto un aumento del 10% del budget per gli stipendi del personale della scuola unitamente a quelli della polizia e dell’esercito. Ma mentre i nuovi stanziamenti si tradurranno in un aumento di stipendio per le ultime due categorie, in particolare per adeguare gli stipendi di coloro che sono avanzati di grado, per quanto riguarda gli insegnanti, il nuovo stanziamento dovrebbe andare ad alimentare un fondo cooperativo a cui gli insegnanti potranno ricorrere per ottenere dei piccoli prestiti. Il governo giustifica la scelta, rilevando che lo stanziamento per gli insegnanti si sarebbe tramutato in un incremento di stipendio veramente minimo e si è quindi preferito optare per la soluzione illustrata. D’altra parte, gli insegnanti non hanno il potere contrattuale dei colleghi.

mercoledì 15 luglio 2009

Anche questo sarebbe un piccolo passo

In questi giorni, l’Africa, con i suoi numerosi problemi irrisolti, è stata al centro dell’attenzione mondiale in tre diversi momenti. Dapprima nell’ultima enciclica di Papa Benedetto XVI, Caritas in veritate, poi nell’incontro del G 8 con i rappresentanti dei paesi del continente africano e infine nel discorso tenuto dal presidente statunitense Barack Obama al parlamento del Ghana. Abbiamo sentito e visto dibattere e avanzare soluzioni sui grandi problemi ( democrazia, diritti, governance, sviluppo, fame, libertà dal bisogno, aiuti ) che attanagliano l’Africa, pronti però a chiamarci fuori, più o meno inconsciamente, dall’impegnativo compito di contribuire alla soluzione di tali problemi preferendo lasciare ad altri, di volta in volta i politici, le istituzioni, gli intellettuali, le organizzazioni internazionali e via di questo passo, l’onere oltre che di proporre le soluzioni anche quello di attuarle.
Ma è proprio vero che chi è al di fuori di questa cerchia di protagonisti non possa fare qualchecosa per promuovere e determinare lo sviluppo della propria gente e della propria terra e sia obbligato a delegare sempre e comunque ad altri il proprio destino?
Cosa è possibile fare in questo senso in un piccolo villaggio rurale del Rwanda, come quello di Nyagahanga, meta della missione Kwizera 2009?
Cosa possono fare la comunità locale e le forze sociali che la compongono?
Ecco uno spunto di riflessione. A Nyagahanga esiste una scuola secondaria di agraria, dislocata in un’accogliente e ampia struttura, con un corpo insegnante di una trentina di professori. In successivi soggiorni a Nyagahanga, è sempre stato oggetto di meraviglia come tale presenza non fosse immediatamente percepibile sul territorio; le coltivazioni dei campi non presentavano alcuna diversità evidente rispetto a quelle di altri villaggi, né per la cura particolare delle colture nè per la varietà delle stesse, l’allevamento del bestiame non evidenziava tecniche differenti e migliori rispetto a quanto riscontrabile altrove.
Allora ci si può legittimamente interrogare se questo patrimonio di conoscenza di cui sono portatori i diversi docenti presenti nella scuola sia adeguatamente valorizzato al servizio della comunità, facendosi motore di sviluppo in campo agricolo e strumento di miglioramento degli standard di alimentazione dei suoi abitanti.
Verrebbe quasi da domandarsi perché quei 400 metri che separano la scuola di agricoltura dal Centro sociale di Nyagahanga, inteso come punto d’incontro con la comunità, assumano una strana connotazione sembrando una distanza sideralmente superiore ai circa diecimila kilometri che i volontari dell’Associazione Kwizera si sobbarcano per raggiungere lo stesso Centro sociale per tentare di promuovere il Progetto Jatropha ( pianta da cui è possibile ricavare del biodisel) piuttosto che il progetto MIkAN ( allevamento delle capre).
Ne possiamo parlare alla prossima occasione?

sabato 11 luglio 2009

Dal G8 dell'Aquila alla serata Rwanda a Barga

La giornata conclusiva del G8 all’Aquila ha visto l’Africa come grande protagonista: i grandi del mondo hanno, infatti, stanziato 20 miliardi di dollari per aiuti al continente africano e per la lotta contro la fame, da erogare nei prossimi tre anni.
Questa sera a Barga in Garfagnana, organizzata dai Lake Angels si terrà una cena di solidarietà a favore del Rwanda. A seconda delle adesioni, verranno raccolte qualche migliaia di euro da affidare all’Associazione Kwizera Onlus per interventi da realizzare direttamente in terra rwandese.
I volontari dell’Ass. Kwizera s’impegneranno affinchè questi fondi vengano utilizzati con profitto sul terreno e finiscano a favore dei più bisognosi trasformandosi, di volta in volta, in un bicchiere d’acqua, in una penna per uno scolaro, in una zappa, in un metro quadro di terreno reso coltivabile, in un momento di formazione. Si prodigheranno perché arrivino nelle mani giuste e che queste stesse mani sappiano utilizzare ogni euro con criterio e con il rispetto dovuto alla fatica di chi prima lo ha guadagnato e poi lo ha donato. E’ un lavoro non sempre facile, tante sono le difficoltà, infatti, da superare, specie a livello d’incontro tra culture diverse, ma è forse l’unico modo per fare in modo che oltre novanta centesimi per ogni euro donato arrivi a destinazione, trasformandosi in un aiuto concreto per chi ne ha veramente bisogno.
La speranza è che si possa dire altrettanto anche per ognuno di quei 20 miliardi di dollari stanziati dal G8 all’Aquila.

venerdì 10 luglio 2009

Leggendo la Caritas in veritate (4)

Ecco ulteriori spunti di riflessione tratti dalla Caritas in veritate:

"Nella ricerca di soluzioni della attuale crisi economica, l'aiuto allo sviluppo dei Paesi poveri deve esser considerato come vero strumento di creazione di ricchezza per tutti. Quale progetto di aiuto può prospettare una crescita di valore così significativa — anche dell'economia mondiale — come il sostegno a popolazioni che si trovano ancora in una fase iniziale o poco avanzata del loro processo di sviluppo economico? In questa prospettiva, gli Stati economicamente più sviluppati faranno il possibile per destinare maggiori quote del loro prodotto interno lordo per gli aiuti allo sviluppo, rispettando gli impegni che su questo punto sono stati presi a livello di comunità internazionale....

Una possibilità di aiuto per lo sviluppo potrebbe derivare dall'applicazione efficace della cosiddetta sussidiarietà fiscale, che permetterebbe ai cittadini di decidere sulla destinazione di quote delle loro imposte versate allo Stato. Evitando degenerazioni particolaristiche, ciò può essere di aiuto per incentivare forme di solidarietà sociale dal basso, con ovvi benefici anche sul versante della solidarietà per lo sviluppo.
61. Una solidarietà più ampia a livello internazionale si esprime innanzitutto nel continuare a promuovere, anche in condizioni di crisi economica, un maggiore accesso all'educazione, la quale, d'altro canto, è condizione essenziale per l'efficacia della stessa cooperazione internazionale. Con il termine “educazione” non ci si riferisce solo all'istruzione o alla formazione al lavoro, entrambe cause importanti di sviluppo, ma alla formazione completa della persona. A questo proposito va sottolineato un aspetto problematico: per educare bisogna sapere chi è la persona umana, conoscerne la natura. L'affermarsi di una visione relativistica di tale natura pone seri problemi all'educazione, soprattutto all'educazione morale, pregiudicandone l'estensione a livello universale. Cedendo ad un simile relativismo, si diventa tutti più poveri, con conseguenze negative anche sull'efficacia dell'aiuto alle popolazioni più bisognose, le quali non hanno solo necessità di mezzi economici o tecnici, ma anche di vie e di mezzi pedagogici che assecondino le persone nella loro piena realizzazione umana".

giovedì 9 luglio 2009

Leggendo la Caritas in veritate (3)

Qualche altro spunto di riflessione tratto da Caritas in veritate:

"Il principio di sussidiarietà va mantenuto strettamente connesso con il principio di solidarietà e viceversa, perché se la sussidiarietà senza la solidarietà scade nel particolarismo sociale, è altrettanto vero che la solidarietà senza la sussidiarietà scade nell'assistenzialismo che umilia il portatore di bisogno. Questa regola di carattere generale va tenuta in grande considerazione anche quando si affrontano le tematiche relative agli aiuti internazionali allo sviluppo. Essi, al di là delle intenzioni dei donatori, possono a volte mantenere un popolo in uno stato di dipendenza e perfino favorire situazioni di dominio locale e di sfruttamento all'interno del Paese aiutato. Gli aiuti economici, per essere veramente tali, non devono perseguire secondi fini. Devono essere erogati coinvolgendo non solo i governi dei Paesi interessati, ma anche gli attori economici locali e i soggetti della società civile portatori di cultura, comprese le Chiese locali. I programmi di aiuto devono assumere in misura sempre maggiore le caratteristiche di programmi integrati e partecipati dal basso. Resta vero infatti che la maggior risorsa da valorizzare nei Paesi da assistere nello sviluppo è la risorsa umana: questa è l'autentico capitale da far crescere per assicurare ai Paesi più poveri un vero avvenire autonomo.
........
La cooperazione allo sviluppo non deve riguardare la sola dimensione economica; essa deve diventare una grande occasione di incontro culturale e umano. Se i soggetti della cooperazione dei Paesi economicamente sviluppati non tengono conto, come talvolta avviene, della propria ed altrui identità culturale fatta di valori umani, non possono instaurare alcun dialogo profondo con i cittadini dei Paesi poveri. Se questi ultimi, a loro volta, si aprono indifferentemente e senza discernimento a ogni proposta culturale, non sono in condizione di assumere la responsabilità del loro autentico sviluppo. Le società tecnologicamente avanzate non devono confondere il proprio sviluppo tecnologico con una presunta superiorità culturale, ma devono riscoprire in se stesse virtù talvolta dimenticate, che le hanno fatte fiorire lungo la storia. Le società in crescita devono rimanere fedeli a quanto di veramente umano c'è nelle loro tradizioni, evitando di sovrapporvi automaticamente i meccanismi della civiltà tecnologica globalizzata. In tutte le culture ci sono singolari e molteplici convergenze etiche, espressione della medesima natura umana, voluta dal Creatore, e che la sapienza etica dell'umanità chiama legge naturale".

Leggendo la Caritas in veritate (2)

Proseguiamo nella lettura della Caritas in veritate, segnalando altri due passaggi che forniscono utili indicazioni a chi è impegnato in interventi per lo sviluppo.

"Il potenziamento delle diverse tipologie di imprese e, in particolare, di quelle capaci di concepire il profitto come uno strumento per raggiungere finalità di umanizzazione del mercato e delle società, deve essere perseguito anche nei Paesi che soffrono di esclusione o di emarginazione dai circuiti dell'economia globale, dove è molto importante procedere con progetti di sussidiarietà opportunamente concepita e gestita che tendano a potenziare i diritti, prevedendo però sempre anche l'assunzione di corrispettive responsabilità. Negli interventi per lo sviluppo va fatto salvo il principio della centralità della persona umana, la quale è il soggetto che deve assumersi primariamente il dovere dello sviluppo. L'interesse principale è il miglioramento delle situazioni di vita delle persone concrete di una certa regione, affinché possano assolvere a quei doveri che a
ttualmente l'indigenza non consente loro di onorare. La sollecitudine non può mai essere un atteggiamento astratto. I programmi di sviluppo, per poter essere adattati alle singole situazioni, devono avere caratteristiche di flessibilità; e le persone beneficiarie dovrebbero essere coinvolte direttamente nella loro progettazione e rese protagoniste della loro attuazione. È anche necessario applicare i criteri della progressione e dell'accompagnamento — compreso il monitoraggio dei risultati –, perché non ci sono ricette universalmente valide.
..

mercoledì 8 luglio 2009

Leggendo la Caritas in veritate (1)

Riportiamo di seguito due interessanti passaggi tratti dall'ultima enciclica di S.S. Benedetto XVI, Caritas in veritate, ( il testo completo dell'enciclica è consultabile nella sezione a lato).
Altri passaggi saranno ripresi in altri post.

"L'aiuto internazionale proprio all'interno di un progetto solidaristico mirato alla soluzione degli attuali problemi economici dovrebbe piuttosto sostenere il consolidamento di sistemi costituzionali, giuridici, amministrativi nei Paesi che non godono ancora pienamente di questi beni. Accanto agli aiuti economici, devono esserci quelli volti a rafforzare le garanzie proprie dello Stato di diritto, un sistema di ordine pubblico e di carcerazione efficiente nel rispetto dei diritti umani, istituzioni veramente democratiche. Non è necessario che lo Stato abbia dappertutto le medesime caratteristiche: il sostegno ai sistemi costituzionali deboli affinché si rafforzino può benissimo accompagnarsi con lo sviluppo di altri soggetti politici, di natura culturale, sociale, territoriale o religiosa, accanto allo Stato. L'articolazione dell'autorità politica a livello locale, nazionale e internazionale è, tra l'altro, una delle vie maestre per arrivare ad essere in grado di orientare la globalizzazione economica. È anche il modo per evitare che essa mini di fatto i fondamenti della democrazia.

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La cooperazione internazionale ha bisogno di persone che condividano il processo di sviluppo economico e umano, mediante la solidarietà della presenza, dell'accompagnamento, della formazione e del rispetto. Da questo punto di vista, gli stessi Organismi internazionali dovrebbero interrogarsi sulla reale efficacia dei loro apparati burocratici e amministrativi, spesso troppo costosi. Capita talvolta che chi è destinatario degli aiuti diventi funzionale a chi lo aiuta e che i poveri servano a mantenere in vita dispendiose organizzazioni burocratiche che riservano per la propria conservazione percentuali troppo elevate di quelle risorse che invece dovrebbero essere destinate allo sviluppo. In questa prospettiva, sarebbe auspicabile che tutti gli Organismi internazionali e le Organizzazioni non governative si impegnassero ad una piena trasparenza, informando i donatori e l'opinione pubblica circa la percentuale dei fondi ricevuti destinata ai programmi di cooperazione, circa il vero contenuto di tali programmi, e infine circa la composizione delle spese dell'istituzione stessa".

martedì 7 luglio 2009

I primi difficili passi della sericoltura rwandese

L'attuale scarsa produzione di bozzoli da seta ha costretto l'Usine du Textile Ruanda (Utexrwa) a sospendere temporaneamente la produzione di abiti di seta. Secondo Raj Rajendran, l'Amministratore Delegato della società servono circa 7,5 tonnellate di bozzoli al mese per sostenere la capacità di produzione, mentre l’attuale disponibilità di bozzoli è di soli 1,3 tonnellate che coprono la produzione di 3-4 giorni.Nell’impossibilità di disporre della materia prima per la produzione, la società ha optato per l’esportazione del filato; a tale scopo sono state fatte delle verifiche sui mercati europei, egiziano e indiano. Se i prezzi del prodotto saranno competitivi si potranno ottenere i ricavi per assicurare l’equilibrio gestionale dell’azienda, e soprattutto garantire l’acquisto dagli agricoltori delle foglie di gelso, alimento base del baco da seta. "Noi continueremo a comprare dagli agricoltori in attesa che si arrivi a una produzione sostenibile di bozzoli", ha sottolineato Raj, che ha aggiunto che la società riprenderà la produzione e amplierà la capacità produttiva, in presenza di quantità di bozzoli adeguata alle capacità produttive esistenti. Attualmente, a livello nazionale, la coltura del gelso copre circa 300 ettari con un obiettivo di circa 500 ettari entro la fine del prossimo anno, mentre il governo starebbe valutando l'opportunità di arrivare, in un periodo di tre o quattro anni, a 600.000 ettari che potrebbero assicurare fonti di reddito per oltre 60.000 famiglie povere. Secondo la società di gestione, 500 ettari di alberi di gelso sarebbero in grado di assicurare la produzione di 7,5 tonnellate di bozzoli e 125 tonnellate di filato, in media all'anno. Secondo una recente ricerca effettuata dalla società di consulenza americana On-The-Frontier (OTF) Group la sericoltura sarebbe più redditizia rispetto alla coltivazione del caffè e del tè, ma al momento manca di un adeguato sostegno finanziario.

Ricordiamo che anche a Nyagahanga è sorta una cooperativa, composta da un folto numero di soci, che ha aderito con entusiasmo all'iniziativa proposta a livello nazionale, mettendo a coltivazione diversi terreni e allestendo gli spazi necessari all'allevamento del baco da seta. Speriamo quindi che l'intero progetto possa avere successo per garantire anche agli agricoltori dei villaggi qualche forma integrativa di reddito rispetto alla magra economia di sostentamento che si trovano a condurre.

lunedì 6 luglio 2009

L'Africa delle opportunità

Merita di essere segnalata l'iniziativa del quotidiano di Torino, La Stampa, che ha dedicato l'edizione di domenica 5 luglio all'Africa, affidando per un giorno la direzione del giornale a Bob Geldof. Ne è uscito un numero ricco di importanti contributi di diversi leaders mondiali ( da RomanoProdi a Tony Blair fino Desmond Tutu e Kofi Annan), con non pochi stimoli e idee interessanti.
L'intero numero è consultabile cliccando qui o sulla foto.
Anche il Rwanda vi trova spazio. Nel proprio contributo, l'ex premier britannico Tony Blair parla in termini elogiativi della rinascita del paese delle mille colline e arriva ad additare il presidente Paul Kagame come esempio da imitare per i governanti africani.

domenica 5 luglio 2009

HRW-Kigali: contrasti su un progetto di legge

Secondo quanto riporta The New Times, le autorità rwandesi hanno smentito, per il tramite del Vice Presidente della Camera dei Deputati del Parlamento rwandese, Dr. Jean Damasceno Ntawukuriryayo, quanto contenuto in un rapporto prodotto da Human Rights Watch circa l’esistenza di un progetto di legge che prevedrebbe alcune misure comportanti test obbligatori HIV e addirittura la sterilizzazione per le persone con disabilità mentale. Il Dr. Jean Damasceno Ntawukuriryayo, già ministro della Sanità, ha categoricamente negato l'esistenza di disposizioni che obbligherebbero i cittadini a dimostrare il loro stato di HIV prima di sposarsi, così come quelle che prevedono di sterilizzare le persone con disabilità mentale, sostenendo che si tratta di una proposta della passata commissione parlamentare per lo sviluppo della popolazione . Egli ha anche detto alla BBC che il test HIV prima del matrimonio è effettuato su basi rigorosamente volontarie. Secondo Human Rights Watch il progetto di legge sulla salute riproduttiva, sviluppato dalla competente commissione parlamentare, conterrebbe tre disposizioni in materia di test per l'HIV / AIDS, particolarmente preoccupanti: l'obbligo per tutti i futuri coniugi a sottoporsi a un test HIV e certificarne l’esito; test per l'HIV / AIDS per le coppie sposate, a richiesta di uno dei coniugi; l'obbligo di sottoporsi a test per l'HIV / AIDS per un bambino o una persona con disabilità, se ritenuto "necessario" da un medico, senza il consenso del genitore, tutore o del professionista sanitario.Sempre secondo HRW il progetto di legge esorta il governo rwandese a prendere delle « misure di sterilizzazione delle persone handicappate”. A questo proposito HRW ricorda che la sterilizzazione sistematica e forzata è considerata come un crimine contro l’umanità dallo Statuto di Roma della Corte penale internazionale.

giovedì 2 luglio 2009

Cena di solidarietà pro Rwanda, sabato 11 luglio a Barga

L'annuale cena degli amici dell'Associazione Kwizera Onlus quest'anno assume un veste totalmente diversa; infatti, la serata conviviale sarà organizzata dagli amici dei Lake Angels , nell'ambito del II Soul Festival che si terrà la prossima settimana a Barga in provincia di Lucca. La cena , dedicata alla solidarietà per il Rwanda, avrà luogo nello stadio Moscardini di Barga sabato 11 luglio p.v. alle ore 20,00. Il ricavato della serata verrà utilizzato per finanziare la realizzazione dell'acquedotto "Lake Angels" di Kiruri, i cui lavori volgono ormai al termine così da permetterne l'inaugurazione in occasione della missione Kwizera 2009. Il gruppo dei Lake Angels promette una serata decisamente intensa, con un menù di carne alla brace, tanta musica e ... prezzi contenuti. La speranza è quella di un'adesione numerosa: ci sono 600 posti disponibili. Per le prenotazioni basta telefonare allo 0583 730440 - 328 1888534.
Siamo certi che i Lake Angels sapranno ancora una volta sorprenderci per intraprendenza ed efficienza.

mercoledì 1 luglio 2009

Un segnale dalla prima visita di Obama in Africa

Il neo presidente americano Barack Obama sarà in Africa, per la prima volta da quando è stato eletto alla presidenza degli Stati Uniti d’America, immediatamente dopo la conclusione del G8 de L’Aquila.La meta scelta per il primo viaggio ufficiale è il Ghana. Il significato del viaggio è da leggersi come riconoscimento delle modalità trasparenti con cui, in occasione delle elezioni del 2009, c’è stato un ricambio al vertice dello stato, confermando il Ghana come esempio di democrazia per il continente africano. Il nuovo presidente, John Atta Mills è arrivato, infatti, alla presidenza dopo un testa a testa, deciso da una manciata di voti, con il candidato del governo precedente.Caso quasi unico nell'intero continente, tutto è avvenuto regolarmente con l'accettazione da parte del candidato sconfitto, il presidente uscente, dei risultati delle urne.

Il gesto del presidente USA è indubbiamente da salutare con favore, confidando che preluda a un’inversione di tendenza della politica americana in Africa dove, troppo spesso, abbiamo assistito al prevalere degli interessi della superpotenza americana a scapito delle ragioni della democrazia e del rispetto dei diritti umani.