"Prima ancora che il diritto a emigrare, va riaffermato il diritto a non emigrare, cioè a essere in condizione di rimanere nella propria terra". Benedetto XVI


domenica 29 giugno 2025

Ecco i contenuti dell'accordo di pace tra il Rwanda e la R.D.del Congo

Venerdì 27 giugno 2025, i governi del Rwanda e della Repubblica Democratica del Congo hanno firmato un accordo di pace, frutto di mesi di negoziati mediati dagli Stati Uniti per portare la pace nella Repubblica Democratica del Congo e nella Regione dei Grandi Laghi. Firmato a Washington DC dal Ministro degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale del Rwanda, Olivier Nduhungirehe, e dal Ministro degli Affari Esteri della Repubblica Democratica del Congo, Therese Kayikwamba Wagner. Alla firma ha assistito il Segretario di Stato americano Marco Rubio. È entrato in vigore immediatamente dopo la firma.

 Di seguito il testo dell'accordo, pubblicato il 27 giugno 2025 sul sito web del Dipartimento di

lunedì 16 giugno 2025

Perchè la cisterna da 150.000 litri di Nyinawimana è vuota?

 

Cisterna della fattoria di Nyinawimana


Questa è la cisterna, completamente in muratura dalla capienaza di 150.000 litri, costruita dall'Ass. Kwizera sulla collina di Nyinawimana nel 2007, assieme a tante altre opere  illustrate in questo video. Questa cisterna che doveva raccogliere l'acqua piovana dai tetti della vicina chiesa, della stalla e di altri immobili, questa mattina a pochi giorni dalla conclusione di una stagione delle piogge, risultava completamente vuota. 
Qualcuno ci saprebbe dare una giustificazione di un simile scandaloso disinteresse per un'opera frutto del sacrificio di tanti benefattori?

domenica 8 giugno 2025

Se il dibattito sulla cittadinanza fa dimenticare iI diritto a non emigrare

A tutti quelli che in campo cattolico si battono, spesso con motivazioni strumentali ed a volte addiritura false, a favore della riduzione dei tempi per l'ottenimento della cittadinanza agli stranieri presenti in Italia, ricordiamo che altrettanto impegno meriterebbe essere messo per rendere effettivo il diritto a non emigrare. Infatti, in questi anni, il fenomeno migratorio ha monopolizzato l’interesse delle comunità ecclesiale fino ad arrivare a condizionarne la pastorale, al punto che l’attenzione verso i migranti è stato elevato a unico modo per un cristiano di esercitare il dovere della carità. In questo clima, non sempre abbiamo percepito un segno di condivisione e sostegno per chi si muove in aiuto di coloro che, aderendo anche agli appelli dei propri Pastori, non vogliono o non possono intraprendere viaggi della speranza, attratti dalle ingannevoli sirene dell’Occidente. Quasi che aiutarli a casa loro significasse “scaricare il problema”, come si arrivò a sostenere autorevolmente nel portale della CEI, e non una risposta agli insegnamenti della Dottrina sociale della Chiesa e al costante magistero pontificio. Quello di Benedetto XVI quando, nel  Messaggio per la giornata mondiale del migrante e del rifugiato del 2013,  scriveva che “prima ancora che il diritto a emigrare, va riaffermato il diritto a non emigrare, cioè a essere in condizione di rimanere nella propria terra, ripetendo con il santo Giovanni Paolo II che «diritto primario dell’uomo è di vivere nella propria patria: diritto che però diventa effettivo solo se si tengono costantemente sotto controllo i fattori che spingono all’emigrazione» .Per questo formuliamo l’auspicio che l’impegno di coloro, singoli o associazioni, che si ispirano a questi insegnamenti nel loro impegno caritativo trovi la dovuta considerazione e adeguato spazio all’interno della pastorale e del dibattito in ambito cattolico.Come auspicato anche dal compianto  papa Francesco, quando, nel Messaggio per la  Giornata Mondiale del migrante e del rifugiato del 2015 affermava che "La Chiesa affianca tutti coloro che si sforzano per difendere il diritto di ciascuno a vivere con dignita', anzitutto esercitando il diritto a non emigrare per contribuire allo sviluppo del Paese d'origine", ci auguriamo che  cessi nei confronti di chi si dedica al volontariato in Africa e in altre parti del mondo, quel sottile ostracismo di cui si è avuta sgradevole sensazione in questi anni e si possa sentire la vicinanza dei pastori e della comunità ecclesiale.