Mentre i tabloid inglesi, ma non solo, sbattono in prima pagina la foto di qualche donna un po’ svestita per vendere qualche
copia in più, in Rwanda, secondo un’inchiesta dell’agenzia Syfia, sono le foto
degli alti gradi militari ad attirare l’attenzione dei lettori. Anche se queste
foto, così come quelle usate dai media stranieri precedentemente richiamate,
poco o niente hanno a che fare con le notizie riportate nelle pagine del
giornale, disattendendo spesso le attese
del lettore che rimane deluso di non trovare negli articoli interni quanto
preannunciato dalle foto di copertina. Quello che però sorprende è che questa
scelta editoriale è dettata non da sofisticate ricerche di marketing, ma dal
suggerimento formulato dai venditori, i nostri vecchi strilloni, che per le strade della capitale distribuiscono
i giornali. Infatti, una bella foto di un generale fa vendere anche cento copie
in più al singolo venditore che non esita ad incalzare le persone a comprare il
giornale con un “ Ma tu lo conosci questo generale, cosa sai di lui?”
Sono appunto i distributori che dettano l’ordine
di marcia agli editori, fino a diventarne controparte, arrivando a finanziare l’editore squattrinato per la stampa di un giornale che
loro s’impegnano a vendere per recuperare i soldi anticipati, purchè sia
confezionato secondo le indicazioni che vengono dalla strada. "Se si rifiutano di ascoltare noi, non siamo in grado di
vendere la loro carta" ha detto uno di loro.
Naturalmente, succede però spesso che il
lettore rimanga deluso nel non trovare riscontro tra prima pagine e
approfondimenti interni o di non trovare trattati argomenti di più ampio
interesse come quelli economici e
sociali. Storia a parte rivestono gli argomenti politici, la cui trattazione richiede una particolare attenzione se non si vogliono avere problemi con le autorità. Ma quanti sono i giornali che si
pubblicano in Rwanda?
Secondo
statistiche ufficiali sono poco più di 40 le varie testate pubblicate, tuttavia, solo una
dozzina rispetta la periodicità prefissata, potendo contare sul finanziamento pubblico o su quello di editori privati con adeguati mezzi finanziari propri e con un buone entrate derivanti dalla pubblicità. Le rimanenti testate spesso non hanno neppure un indirizzo
fisico e altre sono scritte direttamente dai proprietari che non si possono
permettere di pagare altri giornalisti; in questi casi la qualità del prodotto
ne risente. E’ qui che subentrano i venditori con i loro suggerimenti e il loro
impegno nelle vendite. Alla lunga
però i lettori cominciano a lamentarsi dello scarso livello dei prodotti che vengono
proposti dai venditori per strada e
cominciano a farsi furbi, fino a preferire di sfogliare i vari giornali e pagare 100 Frw o
200Frw (meno di $ 0,5) per tre quotidiani da leggere, piuttosto che acquistarne uno
a 500 Frw (circa $ 1) , se questo è privo d'interesse. Così cominciano a crescere le rese dei giornali invenduti e parallelamente i problemi degli "editori".