Alcune
notizie di questi giorni concorrono a dare un quadro del divenire che sta
interessando la famiglia rwandese su diversi fronti: l'eta minima per contrarre matrimonio, la revisione dei termini
temporali per la dichiarazione di divorzio, la scelta del regime matrimoniale
e il diffondersi dell'abitudine di richiedere la dote alla futura sposa.Partiamo
dalle modifiche in cantiere in parlamento.Finora l'età
minima per contrarre matrimonio era di 21 anni, (
vedi post del 28 maggio 21011) ora, dopo una consultazione della
popolazione condotta nei vari distretti, si sta discutendo un progetto di legge
che prevede l'abbassamento di questo limite a diciotto anni. Contrarie alla proposta sembrano essere rimaste quasi solo le organizzazioni femminili che ritengono
rischioso per le giovani contrarre matrimonio ad una simile età, quando sarebbe
meglio per loro dedicarsi agli studi.
Anche sul
fronte del divorzio si sta discutendo a livello legislativo la riduzione dei
termini temporali. La legge nella sua forma attuale prevede la possibilità di
ottenere il divorzio consensuale dopo cinque anni e tre anni di separazione
legale, mentre le modifiche in discussione prevedono la possibilità
di chiedere il divorzio per mutuo consenso dopo soli due anni, riducendo
la durata per trasformare la separazione legale in divorzio a due anni
invece di tre anni, e portando il tempo per tentare di riconciliare i coniugi
da un anno a tre mesi. L’argomento sembra raccogliere consensi, almeno tra gli
opinionisti che intervengono sulla stampa.
Un
ulteriore elemento che ha innovato il matrimonio è la scelta del regime
matrimoniale tra le tre fattispecie ammesse: comunione dei beni,
comunione dei beni acquisiti post matrimonio e separazione dei beni. Spesso la
scelta è fatta all'ultimo momento, magari durante quei matrimoni comunitari che
vedono la partecipazione di più coppie, senza conoscere bene che cosa
comporti realmente la scelta del regime. Le coppie si lasciano così
influenzare più dalla tradizione che privilegia la comunione dei beni, che
dalle effettive esigenze della nuova coppia, salvo poi magari pentirsi e
ritornare dall’autorità competente per chiedere di poter modificare la scelta
primaria, solitamente la comunione, proprio perché la scelta di un regime
diverso è ancora percepito come un mezzo scandalo.
Un'altra
innovazione riguarda i giovani fidanzati. Si sta, infatti, diffondendo in certe
zone del paese una nuova pratica che obbliga le giovani fidanzate che vogliono
ottenere il sì al matrimonio a portare in dote al futuro marito un dono
significativo che può andare, a seconda dello status familiare della donna, da
una semplice bicicletta a una più impegnativa moto o ai mobili di casa o, con l’avanzare
del progresso, qualche elettrodomestico. Si tratta di una vera e propria
rottura con la tradizione locale; si chiede alla donna di portare una dote che
può incidere pesantemente sull’economia della famiglia d’origine, arrivando a
volte a obbligarla ad indebitarsi anche pesantemente. Le conseguenze, secondo
quanto riferisce l’agenzia Syfia che ha svolto un’inchiesta nella zona della
Bugesera, possono anche portare ad
effetti deleteri quali la scelta della fidanzata in base alle disponibilità
della famiglia, piuttosto che penalizzare le giovani di famiglie povere, non in
grado di garantire una dote, che dovranno rassegnarsi a rimanere zittella, piuttosto che ragazza madre
o piegarsi a qualche rapporto di convivenza non ufficiale.
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