Non è visto di
buon grado dagli Stati Uniti un
eventuale terzo mandato per il presidentePaul Kagame, forse anche alla luce di quanto sta accadendo nel vicino Burundi. Lo ha lasciato
chiaramente intendere, come riferisce l’agenzia AFP, un autorevole fonte
diplomatica statunitense sostenendo che "siamo impegnati a sostenere la
transizione pacifica e democratica per l'elezione nel 2017 di un nuovo leader del popolo rwandese". Il
segnale arriva nel bel mezzo del dibattito che dovrà instaurarsi in Parlamento nelle prossime settimane circa una possibile riforma costituzionale volta a
modificare la costituzione, così da permettere un terzo mandato al presidente
uscente, aderendo alle molteplici istanze, più o meno spontanee, avanzate da
partiti ed esponenti della società civile rwandese.Secondo l’anonimo
diplomatico americano,"gli Stati Uniti ritengono che la democrazia migliori
con istituzioni forti piuttosto che uomini forti", aggiungendo che "cambiare
la Costituzione per rimuovere i limiti al numero di mandati e quindi promuovere
i titolari, contraddice i principi democratici e riduce la fiducia nelle
istituzioni democratiche". Un segnale forte e chiaro, che sicuramente sarà
rintuzzato da Kigali facendo appello ai sentimenti nazionali e chiamando a
raccolta il popolo rwandese per respingere simile intromissione negli affari
interni di un paese sovrano. Può darsi
che l’operazione riesca. Si dovrà, però mettere in conto di giocarsi l’appoggio USA su cui, a partire da quel lontano 1990, si è
retto fino ad oggi il potere di Paul
Kagame, non solo in termini di consistenti aiuti finanziari ma , soprattutto,
in termini di sostegno politico a livello internazionale, decisivo per la
sopravvivenza dell’attuale governance rwandese.
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