La religione permea la totalità del popolo rwandese. Per oltre
il novanta per cento i rwandesi si professano cristiani ( 56, 5% cattolici e
37% protestanti), con una minoranza mussulmana che non supera il 2% e con una
residua presenza di professanti la religione tradizionale. A fianco del blocco
omogeneo della chiesa cattolica esistono le principali confessioni protestanti,
spesso frazionate in una galassia di piccole chiese facenti capo a un singolo
pastore, oltre a sette vere e proprie, a
partire dalla più organizzata e famosa, quella dei Testimoni di Geova molto
diffusi sul territorio rwandese. Tutte le organizzazione fondate su qualsiasi
religione sono soggette alla legge rwandese n. 06/2012 che ne determina gli
ambiti e i limiti d’azione, escludendo per esempio ( art. 5) qualsiasi tornaconto economico per i membri e,
soprattutto, ogni sconfinamento sul terreno della politica. La richiamata legge
stabilisce inoltre che qualsiasi organizzazione fondata sulla religione
necessiti, per operare nel paese, di una previa autorizzazione da richiedere ad un’apposita autorità, il Rwanda
Governance Board- RBG. Secondo quanto riferito da un esponente del RGB al sito igihe.com, Jean
Marie Vianney Bwenge, dall’entrata in vigore della legge, sono ben 405 le richieste
pervenute da parte di altrettante organizzazioni. Finora sono state concesse
221 autorizzazioni ad altrettanti soggetti che rispondevano ai requisiti di
legge. I dossier degli altri richiedenti sono ancora sotto esame. Va peraltro sottolineato che l’attivtà
del RGB non si limita alla verifica dei requisiti per la concessione della “licenza”
ad operare, ma sovraintende in via
continuativa all’attività delle diverse confessioni che sono altresì tenute a relazionare RGB di quanto realizzato in
corso d’anno oltre che presentare un rendiconto finanziario. Il proliferare di organizzazioni fondate sulla religione è un fenomeno piuttosto preoccupante, frutto spesso di iniziative di singoli pastori, prevalentemente in ambito protestante, che spesso si sottraggono ai propri obblighi costituendo comunità "personali" svincolate dalle rispettive gerarchie.Inutile nascondere che spesso per qualcuno la molla che li spinge al grande passo è l'irresistibile richiamo del risvolto economico che potrebbe riservare la propria piccola chiesa, in barba al richiamato divieto di tornaconto economico previsto dall'art. 5 della legge. Ma su casi simili le autorità potrebbero avere gli strumenti per intervenire, anche perchè in passato non hanno nascosto di disapprovare certi stili di vita di pastori troppo attaccati al denaro.
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