Di fronte alla notizia della morte per malaria della bambina
di quattro anni che sta creando non poche preoccupazioni nell’opinione pubblica
italiana, causa principalmente l’incapacità da parte dei responsabili sanitari di
trovare la causa dell’infezione, risulta quanto mai interessante la riflessione dell’inviato di guerra de Il Giornale, Gian Micalessin. Riflessione che si riassume nel paradosso:prendila in Africa o in Asia e te la caverai in tre giorni al pari di un raffreddore. Se invece te la devono diagnosticare in Italia rischi di morire.
Un paradosso sperimentato sulla propria pelle da migliaia di abituali visitatori di paesi africani. Semmai va aggiunta un’ulteriore riflessione: appena un caso di malaria ci tocca da vicino si scopre che non esiste un vaccino per una malattia che secondo l’Organizzazione mondiale della sanità (Oms), che ha celebrato il 25 aprile
il “World Malaria Day”, solo nel 2016 ha fatto
registrare, in tutto il mondo, 212 milioni di casi, con 429mila
morti. L’Africa rimane il continente più colpito, con il 90% dei casi
e il 92% delle morti.Come riferito dall'agenzia AGI, qui ancora oggi gran parte
della popolazione continua a soffrire, in maniera sproporzionata rispetto agli
altri continenti, di morti premature e di disabilità evitabili, causate
da una malattia che colpisce soprattutto le persone povere. Più a rischio
di tutti le donne in attesa e i bambini che vivono in condizioni svantaggiate,
con difficoltà di accesso e utilizzo dei servizi di prevenzione e cura.
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