Ieri rispondendo al richiamo dell'articolo comparso su Il Fatto Quotidiano, più di 200 visitatori si sono affacciati su Albe rwandesi esplicitamente richiamato come fonte della notizia ripresa dal quotidiano. Oggi, per i nostri quattro affezzionati lettori riportiamo di seguito il pezzo La sua Africa in cui M. Travaglio ha trattato ieri l'argomento.
La sua Africa (di Marco Travaglio)
Qualche mese fa fece scalpore, si fa per dire, la notizia che nella classifica mondiale dei paesi meno corrotti, l’Italia era stata scavalcata dal Ruanda, piazzandosi al 67° posto. Ora, sempre dal Ruanda, giunge notizia (ne parla la locale agenzia di stampa Rna, ripresa dal sito missionario alberwandesi.blogspot.com ) che il ministro della Cultura e dello Sport, Joseph Habineza, si è dimesso dal governo dopo che alcune sue foto che lo ritraggono avvinghiato ad alcune ragazze, pare a una festa per San Valentino, erano finite su Internet (le pubblichiamo qui a fianco).Bunga-bunga? Per carità, mica siamo ad Arcore. Balli, abbracci, bacetti e una mano malandrina spalmata sul sedere di una pulzella. Tanto basta, in Ruanda, per dare le dimissioni, prontamente accettate dal premier di Kigali. Habineza non ha detto che la ragazza era la nipote di Mubarak, non ha ricordato di essere eletto dal popolo, non ha minacciato riforme costituzionali né manifestazioni di piazza. Non risultano, in Ruanda, polemiche sulla violazione della privacy, la presunzione di innocenza, le foto a orologeria e l’antihabinezismo, né appelli del capo dello Stato ad abbassare i toni, né convegni di giornalisti governativi con mutande appese né interventi del Garante, né editoriali degli Ostellino locali (in Ruanda non ce ne sono) sulle ragazze sedute sulla propria fortuna.Chissà le risate, in Ruanda, quando apprenderanno che nella civilissima Europa c’è un paese governato da un tizio non solo fotografato con quattro o cinque squinzie sulle ginocchia, le mani posate sulle “fortune” di due di esse, pochi giorni dopo aver sfilato al Family Day, ma pure rinviato a giudizio per induzione alla prostituzione minorile e concussione. Due anni fa suscitò grande costernazione la notizia che Mediaset chiudeva il Bagaglino per mancanza di pubblico. Il motivo della crisi era lo stesso che fa di “Cetto La Qualunque” un film neorealista, ma molto minimalista: il Bagaglino, valicate le mura del salone Margherita, è ormai dappertutto. L’altra sera, per esempio, ha fatto tappa al Circolo degli Scacchi, che ha sede a Palazzo Rondanini al Corso, cenacolo – scrivono i giornali – dell’“aristocrazia romana”. Lì infatti le nobili “ammiratrici” del Cainano hanno organizzato una “serata per sole donne” con “selezionatissimi invitati” (così li chiama il Corriere della Sera): ospiti d’onore Lui, il fido Apicella “munito di chitarra” e l’onorevole Annamaria Rossi. “Nessuna di noi era minorenne, purtroppo”, ha commentato la più aristocratica fra loro, la principessa Nicoletta Odescalchi, “molto invidiata dal Cavaliere per il favoloso Caravaggio che custodisce nel suo palazzo”. C’erano anche altre “nobildonne”, come “l’ideatrice della festa, la duchessa Nicoletta Maresca di Serracapriola”, che s’è fatta aiutare “dal conte suo amico Lupo Bracci”. “Quattro tavoli da dieci persone – annota ancora il Corriere – e menu semplice: timballo, filetto in crosta e torta millefoglie con in cima una tipica decorazione scacchistica, caselle bianche e nere di panna e cioccolato. Era giovedì sera ma gli ospiti non hanno visto né Benigni né Santoro, ‘la tv non c’era proprio’, taglia corto il principe Mario Chigi, parco di parole e altri dettagli”. Si sa soltanto che il principe di Arcore e Milanello – come “rivela il maestro Apicella”, marchese della Vongola – “ha cantato la canzone ‘Senza te’, che scrissero insieme e fa parte del vecchio album, e poi, da bravo presentatore, ha annunciato la performance dell’on. Bernini, che si è esibita in ‘Summertime’ di Gershwin, riscuotendo calorosi applausi”. La contessa Serbelloni Mazzanti Viendalmare, impegnata nel varo di una nave con il ragionier Ugo Fantozzi, ha inviato un saluto denso di rammarico per non poter essere della partita. Viva commozione anche in Ruanda.
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