"Prima ancora che il diritto a emigrare, va riaffermato il diritto a non emigrare, cioè a essere in condizione di rimanere nella propria terra". Benedetto XVI


martedì 10 novembre 2015

Gli sviluppi della crisi in Burundi preoccupano il vicino Rwanda

La situazione del Burundi, che si trova ormai “sull'orlo di una deriva della violenza che potrebbe degenerare in crimini atroci" secondo quanto sostenuto dal consigliere speciale del segretario generale delle Nazioni Unite per la prevenzione dei genocidi, Adama Dieng, è stata portata  davanti al Consiglio di sicurezza che si è riunito ieri per discutere della crisi nel paese africano. Secondo quanto riferisce l’emittente britannica “BBC”, i partecipanti alla riunione non hanno per ora preso alcuna decisione vincolante, ma una bozza di risoluzione presentata dalla Francia minaccia “sanzioni mirate” contro i leader del Burundi che sono implicati nelle violenze in corso.
 Il sottosegretario generale dell’Onu per gli Affari politici, Jeffrey Feltman, intervenendo alla riunione di New York ha avvertito il Consiglio che il Burundi sta vivendo un “momento critico”, sperimentando una profonda crisi politica e una rapida escalation di violenza che potrebbe avere “gravi conseguenze per la stabilità del paese e per l'armonia inter-etnica”. Secondo quanto riferisce l’agenzia Nova, in diversi quartieri della capitale Bujumbura, in particolare quelli in prevalenza abitati da esponenti dell’opposizione, le sparatorie e l’esplosione di granate sono all’ordine del giorno. "I residenti traumatizzati scoprono spesso corpi mutilati, vittime di esecuzioni", ha affermato Feltman. La crisi in Burundi, ha aggiunto il funzionario, “è politica e non può essere risolta con un giro di vite nel campo della sicurezza". Secondo l’alto funzionario Onu, “non è credibile affermare che un piccolo gruppo di criminali o traditori siano dietro le violenze in corso. Il problema è molto più profondo e quindi più preoccupante", ha spiegato. Come noto, le violenze nel paese sono esplose nel mese di aprile a seguito della decisione del presidente uscente Pierre Nkurunziza di candidarsi per un terzo mandato presidenziale, e hanno provocato la morte di oltre 200 persone con  centinaia di casi di arresti e detenzioni arbitrarie nei confronti di esponenti dell'opposizione, di giornalisti e di attivisti per i diritti umani. Nel tentativo di riprendere in mano la situazione,  lo stesso presidente Nkurunziza ha lanciato la scorsa settimana un ultimatum ai suoi oppositori in cambio di un'amnistia. 
La situazione del Burundi è continuamente monitorata dal Rwanda che teme il crearsi di un focolaio di violenza, difficilmente circoscrivibile,  nel vicino paese gemello che riproduce nel suo interno le dinamiche etniche che sono costate la tragedia del 1994. Anche per questo, il presidente Paul Kagame ha stigmatizzato duramente, in un suo recente intervento, i comportamenti del suo omologo burundese, Pierre Nkurunziza, accusato di massacrare il suo popolo.Per come si sono messe le cose, è difficile escludere che, in assenza di iniziative sul terreno dell'ONU o dell'Unione Africana, Kagame possa prendere l'iniziativa di un intervento unilaterale rwandese in Burundi.  

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