"Prima ancora che il diritto a emigrare, va riaffermato il diritto a non emigrare, cioè a essere in condizione di rimanere nella propria terra". Benedetto XVI


lunedì 9 settembre 2024

Luoghi di culto chiusi per il mancato rispetto delle norme di sicurezza

Oltre 5.600 luoghi di culto ritenuti operanti illegalmente, tra cui 100 chiese rupestri, sono stati chiusi lo scorso mese di agosto per il mancato rispetto della legge del 2018 che determina l'organizzazione e il funzionamento delle organizzazioni religiose in Rwanda. I recenti provvedimenti fanno seguito a quelli assunti in passato che avevano portato alla chiusura di oltre 700 strutture religiose. L’ultimo giro di vite, che interessa anche numerose chiese cattoliche, anche di recente realizzazione, discende dalla violazione di una o più delle 10 previsioni della richiamata legge che le organizzazioni religiose devono rispettare. Tra queste vi è la clausola che i pastori devono possedere una laurea in studi religiosi conseguita presso un istituto di istruzione superiore o essere titolari di una laurea con un certificato valido in materie attinenti agli studi religiosi. Inoltre, le strutture fisiche dei luoghi di culto devono rispettare rigidi codici edilizi, tra cui essere strutturalmente solide, dotate di protezione contro i fulmini, avere un parcheggio pavimentato e servizi igienici adeguati, come acqua e servizi igienici, ed essere adeguatamente insonorizzati. Sulla delicata materia era intervenuto, il 14 agosto scorso, anche il presidente Paul Kagame che, in sede di insediamento del nuovo parlamento, aveva sollecitato i nuovi parlamentari a intervenire per porre rimedio a un certo disordine nelle organizzazioni religiose. Sull'argomento merita di essere riportato l'editoriale del filo governativo The New Times del 28 agosto trattava l’argomento in questi termini.

“La recente repressione dei luoghi di culto illegali solleva importanti questioni sull'intersezione tra libertà religiosa e sicurezza pubblica. La proliferazione di istituzioni religiose, in particolare quelle che impiegano pratiche di culto non convenzionali o che operano in luoghi pericolosi, è diventata una preoccupazione urgente. Sebbene il diritto alla libertà religiosa sia un diritto umano fondamentale, non è assoluto. Lo Stato ha il dovere di proteggere i propri cittadini, inclusa la loro sicurezza fisica. La prevalenza di chiese che svolgono servizi nelle grotte, tra gli altri ambienti precari, pone rischi significativi per i fedeli.Tali pratiche possono esporre gli individui a pericoli quali crolli strutturali, calamità naturali o addirittura incidenti. Inoltre, alcune chiese hanno adottato metodi di culto non ortodossi che possono essere dannosi o addirittura sfruttatori. Casi di fame, sfruttamento finanziario e manipolazione psicologica sono stati perversi. Queste pratiche non solo violano i diritti individuali, ma compromettono anche l'integrità delle istituzioni religiose. È imperativo che lo Stato mantenga una vigilanza vigile sulle attività religiose per garantire che siano condotte in modo sicuro e responsabile. Ciò non significa sopprimere la libertà religiosa, ma piuttosto garantire che venga esercitata entro limiti ragionevoli. Il governo deve trovare un delicato equilibrio tra la protezione dei diritti individuali e la salvaguardia della sicurezza pubblica. Rafforzando i meccanismi di controllo e applicando le normative, lo Stato può aiutare a prevenire pratiche dannose e proteggere gli individui vulnerabili. Ciò può comportare lo svolgimento di ispezioni regolari dei locali della chiesa, l'indagine sui reclami e la collaborazione con i leader religiosi per promuovere un comportamento responsabile. In conclusione, la recente repressione delle chiese in Rwanda evidenzia la necessità di un approccio più sfumato alla libertà religiosa. Sebbene il diritto al culto sia essenziale, non può essere usato come giustificazione per mettere in pericolo la vita delle persone o sfruttare individui vulnerabili. Trovando un equilibrio tra la tutela dei diritti individuali e la salvaguardia della sicurezza pubblica, lo Stato può garantire che la libertà religiosa venga esercitata in modo responsabile e che tutti i cittadini siano protetti da qualsiasi danno".

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