Tre stranieri residenti in Italia su quattro (75%), pari a oltre 2,7 milioni, sono titolari di un conto corrente e di questi quasi uno su tre 'accede' in banca tramite smartphone o tablet. E' quanto emerge dall'indagine dell'Osservatorio Nazionale sull'Inclusione Finanziaria dei migranti, progetto nato dalla collaborazione fra Abi e ministero dell'Interno e giunto al settimo anno di attività.L’enfasi con cui l’Abi ha dato la notizia sottintende una sottile venatura razzista, come se persone che vengono dall’Africa dovessere necessariamente essere degli analfabeti bancari e digitali.Se solo fossero stati a conoscenza del livello sofisticato dell’uso del denaro, anche in forma digitale, raggiunto in un paese come il Rwanda, forse la comunicazione sarebbe stata più misurata. Al proposito riportiamo il paragrafo dedicato al mobile money nel recente libro Aiutiamoli a casa loro.Il modello Rwanda di cui abbiamo ampiamente riferito in precedenti post.
Il mobile
money
Dal
2013, le banche ruandesi vedono insidiate la loro attività tradizionale di
trasferimento fondi, soprattutto nelle zone rurali, dalle piattaforme di mobile
money predisposte dagli operatori telefonici MTN e Tigo. Oltre al trasferimento
di denaro tra clienti e da un luogo all'altro del Paese, il mobile money
consente anche il pagamento immediato delle bollette elettriche e dell'acqua,
delle tasse scolastiche, fino al pagamento delle corse in mototaxi e dei
parcheggi. Le banche, anche quelle che dispongono del servizio di mobile
banking, si rendono conto dell'insidia portata al loro business e cercano
quindi accordi di partnership con le aziende di telecomunicazioni per cercare
di disinnescare una simile concorrenza. Secondo gli operatori di telefonia il
servizio mobile money non deve essere visto come un concorrente delle banche,
ma da catalizzatore per i servizi offerti dalle banche, nell'interesse dei
consumatori ruandesi che potranno così beneficiare di una maggiore convergenza
tra i servizi bancari tradizionali e la mobilità che la telefonia mobile offre.
Per le banche si tratta di acquisire come clienti bancari gli utilizzatori
esclusivi del mobile money. Un primo passo in tal senso è stato fatto
dall'Airtel, il terzo operatore telefonico ruandese, che ha lanciato un
servizio inter-switch che permetterà ai possessori di cellulari, attraverso una
piattaforma mobile integrata, di accedere ai propri conti bancari 24 ore su 24,
offrendo la possibilità di fare operazioni on line in tempo reale. A partire
dal 2015, ai tradizionali pagamenti si è affiancato anche quello delle imposte
di competenza. Il nuovo servizio va ad affiancare servizi già in essere che
vedono, tra l'altro, la possibilità di presentare la dichiarazioni fiscale su
base elettronica. I contribuenti possono pagare un minimo di Rwf 100 e un
massimo di Rwf 2.000.000 (pari a circa 2.000 euro) su base giornaliera. Uno
schema innovativo che favorirà l'utilizzo delle piattaforme di dichiarazione
fiscale on line esistenti, consentendo soprattutto alle PMI di pagare
istantaneamente le tasse tramite telefoni cellulari. Nello stesso 2015, MTN
Rwanda ha siglato un accordo con Western Union, leader mondiale nel trasferimento
di denaro al di fuori del canale bancario, per consentire ai ruandesi che
vivono all'estero di inviare denaro direttamente ai telefoni cellulari dei loro
parenti in Rwanda che già utilizzano il servizio di mobile money. Mentre l'app
mobile di Ecobank consente ai clienti di inviare e ricevere pagamenti
istantanei da e per 33 nazioni africane. A giugno 2017, con oltre 3,37 milioni
di abbonati al servizio di mobile money e una diffusione capillare sul
territorio di 83.550 concessionari, il servizio pagamenti elettronici sta
letteralmente esplodendo. Gli utenti di mobile banking registrati sono
aumentati a 1.041.430 (più 20% su giugno 2016). In un anno i pagamenti in forma
elettronica di diversi servizi pubblici (tasse scolastiche, acqua e luce, assicurazioni),
il Payments to Government (P2G), sono cresciuti del 355%, da 71.655 di giugno
2016 a 326.210 transazioni a giugno 2017 (in volume) e del 315% in valore, (da Rwf
492 milioni nel giugno 2016 a Rwf 2 miliardi- 2 milioni di euro circa a giugno
2017). La percentuale delle transazioni elettroniche di pagamento al dettaglio
sul PIL è aumentato dallo 0,3% nel 2011 al 21,6% a fine dicembre 2016.
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