"Prima ancora che il diritto a emigrare, va riaffermato il diritto a non emigrare, cioè a essere in condizione di rimanere nella propria terra". Benedetto XVI


sabato 8 luglio 2017

Benvenuti nel club ”Aiutiamoli a casa loro”

Sull’immigrazione si cambia verso.Improvvisamente, quasi come l’esplodere di un temporale estivo, irrompe nel dibattito politico un cambiamento nella politica italiana sull’immigrazione. Ne fanno testo le dichiarazioni di diversi esponenti politici, a partire dall’ineffabile Matteo Renzi.
Post pubblicato e prontamente rimosso
  sul sito del PD
«Dobbiamo avere uno sguardo d'insieme uscendo dalla logica buonista e terzomondista per cui noi abbiamo il dovere di accogliere tutti quelli che stanno peggio di noi - scrive il leader del Pd nel suo ultimo libro, Avanti -. Se qualcuno rischia di affogare in mare, è ovvio che noi abbiamo il dovere di salvarlo. Ma non possiamo accoglierli tutti noi». E ancora « è evidente che occorre stabilire un tetto massimo di migranti, un numero chiuso..... nel rispetto della sicurezza e della legalità». 
Di rincalzo il presidente del Consiglio Paolo Gentiloni, dopo aver affermato ieri come in Italia «non  ci sia una capacità di accoglienza illimitata», ha riaffermato oggi al G20  « la  differenza giuridica tra rifugiati e migranti economici. Ma questi sono oltre l'85% degli arrivi e quindi gestire e contenere i flussi è e sarà sempre più una sfida europea e globale - aggiungendo inoltre - occorre investire in Africa per lo sviluppo e contro le conseguenze del cambiamento climatico, stabilizzare la Libia, combattere i trafficanti di esseri umani». 
Lo stesso Enrico Letta, padre della missione Mare Nostrum, si adegua, dicendo sì a «una distinzione netta tra i richiedenti asilo per ragioni politiche, rifugiati che scappano e hanno diritto ad una tutela totale, e coloro che vengono per ragioni economiche rispetto ai quali è giusta una selettività, sono giuste delle quote». 
Come si vede cambia anche il linguaggio anche se, purtroppo, ancora oggi c'è chi non smette di giocare con le parole, come capita al sito della Caritas di una importante diocesi italiana in cui l'emergenza migrazione è trattata sotto l'insegna, leggermente mistificatoria, "Accoglienza profughi".Caso a parte è quello della presidente della Camera, Laura Boldrini, che dalla sua ha l'aggravante di essere una conoscitrice del fenomeno per i suoi trascorsi professionali di portavoce per l'Italia dell'agenzia ONU per i profughi UNHCR, che archivia tutte le sue passate crociate con questo tweet che le merita l'immediata ammissione al club "Aiutiamoli a casa loro":
Fuori tempo massimo, ma sono arrivati anche  loro, veri responsabili dell'attuale situazione, se risultano vere le recenti rivelazioni dell'ex ministro degli esteri del governo Letta, Emma Bonino, secondo il quale “Siamo stati noi tra 2014 e 2016 a chiedere che gli sbarchi avvenissero tutti in Italia”.
Da  qui in avanti scommettiamo che il dibattito, anche sui grandi media, cambierà e certi argomenti non saranno più tabù.
Adesso aspettiamo che anche da parte di certi esponenti della Chiesa italiana ci sia il recupero di quel sano realismo cristiano  che permetta un approccio del fenomeno migratorio meno sentimentale e contingente e  capace di andare alla radice del fenomeno di cui la pur drammatica vicenda dell'umanità dei barconi è solo una spia. Tanto per cominciare rivolgendo lo sguardo a quei  1216 milioni di africani che risiedono sul continente, di cui quasi 400 milioni vivono con meno di 1,25 dollari al giorno ( un 30° del costo quotidiano che  lo stato italiano si accolla per l'accoglienza di un migrante), per i quali l'accoglienza va declinata in loco, dopo aver percorso il ponte verso l'Africa. Perchè  l'accoglienza vera più che gestione remunerata dell'ospitalità è attenzione gratuita all'altro.

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