"Prima ancora che il diritto a emigrare, va riaffermato il diritto a non emigrare, cioè a essere in condizione di rimanere nella propria terra". Benedetto XVI


venerdì 7 maggio 2010

Lo sberleffo al muzungu: la crisi greca vista dal Rwanda

Fa indubbiamente un certo effetto leggere questa ironica e impietosa analisi di un commentatore, Rama Isibo, su The New Times di Kigali sull’attuale crisi che sta attanagliando diversi paesi europei.
“Noi africani, come nazioni, abbiamo a lungo invidiato l’Occidente. Abbiamo cambiato le nostre lingue, la cultura, i nomi, la storia e il futuro per essere come loro.Abbiamo sempre cercato di misurare il progresso in maniera inversamente proporzionale al nostro essere Africani, come se l'Africanità fosse l'ostacolo più grande al progresso, come se essere Africano fosse incopatibile con qualsivoglia tipo di crescita. Ora, il paradosso è che l'FMI non è preoccupato che qualche paese africano sia al fallimento, ma piuttosto si preoccupa dell'Europa. Vi è un paese con una storia devastato dalla guerra, con una storia di colpi di stato, l'ultimo negli anni '70. Un paese dove la corruzione è endemica, dove le persone non pagano le tasse, in cui un milionario paga 10 mila dollari in tasse, dopo aver chiesto una "nuova stima", e dove i dipendenti pubblici non sono mai in ufficio. Dove la gente ottiene un bonus solo per andare a lavorare e non per le prestazioni, dove la gente fa una pausa di tre ore per il pranzo e per il pisolino e ritorna al lavoro per un'ora prima di tornare a casa. No, questo non è una repubblica  delle banane africana , questa è la Grecia, culla della civiltà occidentale. Abbiamo aspirato ad essere come i paesi europei e il loro modello sta ora fallendo. Il modello post-guerra fatto di welfare di massa, sussidi, crediti a buon mercato, grande apparato governativo, pensioni e uno stile di vita altamente dispendioso hanno lasciato un deficit enorme nelle economie dell'UE.”
Dopo questa analisi tutt’altro che arbitraria, il commentatore Rama Isibo  continua sarcasticamente  "ci è stato detto che se avessimo copiato il modello, riformato la nostra economia e tirato la cinghia, allora anche noi avremmo potuto avere questo stile di vita".
Tratteggia quindi  il fosco scenario che si prospetta per l'Europa : mercato economico vicino al collasso, popolazione  in declino,  forza lavoro che sta invecchiando e schiera degli over-50 ormai maggioranza. Per non parlare del ciclo del debito a spirale le cui dinamiche sono state fin qui  tenute nascoste per anni e ora sono venute drammaticamente  alla luce. Ne conseguiranno  tagli di bilancio e aumenti delle tasse che renderanno l'Europa meno appetibile per gli investimenti; la Cina ne sarà il principale beneficiario, così come l'India, ma questa congiuntura comporterà vantaggi anche per i paesi  africani che ne dovranno approffittare con tempestività per incamminarsi sul cammino verso la maturità e lo sviluppo.
La conclusione del commentatore è un misto di  orgoglio, ironia e amarezza " Forse presto il Rwanda invierà dei consulenti in Grecia per mostrare loro il modo di equilibrare un bilancio. La cosa ironica è che ora c'e' un'inversione di tendenza; il FMI sta lusingando i paesi africani e buttando fuori nazioni occidentali. La pillola amara di adeguamento strutturale sarà difficile da ingoiare per la Grecia, ma noi africani siamo così abituati alla medicina che ha un sapore dolce".
 

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