Quando Don Paolo propose all’Associazione Kwizera il recupero e la valorizzazione di alcuni stabili abbandonati e fatiscenti della parrocchia di Nyagahanga , fatta una valutazione preliminare circa la coerenza dello stesso progetto con i programmi associativi, fu immediatamente messa mano alla pianificazione dell’intervento. Dopo una ricognizione sul posto per raccogliere tutte le indicazioni necessarie, con Don Paolo è stato predisposto un budget, in franchi rwandesi, dell’intero intervento con un buon livello di dettaglio: costo dei lavoratori, dei materiali di costruzione, degli infissi, degli impianti e degli arredi e di tutto quanto necessario. Di pari passo con l’avanzamento dei lavori, condotti sulla base di disegni appositamente predisposti, Don Paolo predisponeva una rendicontazione delle spese sostenute, arrivando a un livello di dettaglio estremo ( è esposto il costo di un kilo di chiodi piuttosto che la mancia data a chi ha aiutato a scaricare un camion). Ad ogni stato di avanzamento veniva quindi inviata in Rwanda una nuova tranche di 5/7.000 euro di cui Don Paolo curava il cambio rendicontando il relativo rapporto di cambio. Con un simile metodo si è condotto a termine il progetto nei tempi previsti e, soprattutto, rispettando in maniera puntuale il budget di spesa preventivato.
Ho voluto brevemente ricordare questa esperienza il cui merito, per inciso, va riconosciuto in toto a Don Paolo, perché è sempre più diffusa, presso alcuni nostri amici rwandesi, la convinzione che la gestione di un progetto di solidarietà possa essere fatta con la sola buona volontà, prescindendo dall’applicazione dei criteri richiesti nella corretta pianificazione e gestione di un progetto e nell’utilizzo del denaro. Gestire correttamente un progetto, misurandosi continuamente con la scarsezza dei mezzi disponibili, non è un principio che valga solo in Europa e di cui si possa prescindere all’equatore. Proprio perché stiamo parlando di opere di solidarietà e quindi di gestione di fondi che faticosamente vengono raccolti tra i tanti benefattori in Italia, le regole che riguardano qualsiasi impresa economica devono trovare qui una applicazione ancor più stringente.
Non si può quindi intraprendere un’iniziativa con improvvisazione e senza porsi il problema del relativo costo confidando che, alla sua conclusione, qualcuno provvederà a saldare i conti qualunque essi siano. Non si può non vigilare sulle spese, sull’impegno dei lavoratori, sulla scelta dei materiali, sul rispetto dei preventivi andando avanti alla cieca nella convinzione che, comunque vada, alla fine qualcuno provvederà a sistemare le cose. Se questi principi non verranno fatti propri anche dai nostri amici rwandesi ne uscirà indebolita la collaborazione in essere con le conseguenze che ricadranno sulle popolazioni locali a favore delle quali tutti siamo impegnati.
Ho voluto brevemente ricordare questa esperienza il cui merito, per inciso, va riconosciuto in toto a Don Paolo, perché è sempre più diffusa, presso alcuni nostri amici rwandesi, la convinzione che la gestione di un progetto di solidarietà possa essere fatta con la sola buona volontà, prescindendo dall’applicazione dei criteri richiesti nella corretta pianificazione e gestione di un progetto e nell’utilizzo del denaro. Gestire correttamente un progetto, misurandosi continuamente con la scarsezza dei mezzi disponibili, non è un principio che valga solo in Europa e di cui si possa prescindere all’equatore. Proprio perché stiamo parlando di opere di solidarietà e quindi di gestione di fondi che faticosamente vengono raccolti tra i tanti benefattori in Italia, le regole che riguardano qualsiasi impresa economica devono trovare qui una applicazione ancor più stringente.
Non si può quindi intraprendere un’iniziativa con improvvisazione e senza porsi il problema del relativo costo confidando che, alla sua conclusione, qualcuno provvederà a saldare i conti qualunque essi siano. Non si può non vigilare sulle spese, sull’impegno dei lavoratori, sulla scelta dei materiali, sul rispetto dei preventivi andando avanti alla cieca nella convinzione che, comunque vada, alla fine qualcuno provvederà a sistemare le cose. Se questi principi non verranno fatti propri anche dai nostri amici rwandesi ne uscirà indebolita la collaborazione in essere con le conseguenze che ricadranno sulle popolazioni locali a favore delle quali tutti siamo impegnati.
1 commento:
sono cento per cento d'accordo con te. Ogni progetto non seguito e non programmato rischia di mettere anche a colui che la eseguita in imbarazzo a causa del gusto o della sensibilità di ciascuno. Ti ringrazio quindi di avermi aiutato nella programmazione dei nostri progetti di Nyagahanga.
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