I fatti del Kivu hanno avuto scarsa rilevanza sulla stampa italiana che ha dedicato alla grave crisi qualche breve nella pagina degli esteri.Encomiabile eccezione hanno fatto La Stampa e Avvenire che, nell'edizione di ieri, hanno dedicato due pezzi che aiutano a districarsi nell'ingarbugliata e tragica vicenda del Congo con i ben noti risvolti che coinvolgono anche il Rwanda. I due contributi possono essere letti cliccando qui sotto.
Congo, quella sporca guerra del coltan di Domenico Quirico
Oro, Cina e mire espansionistiche L'intricata e tragica matassa del Congo di Giulio Albanese
Congo, quella sporca guerra del coltan di Domenico Quirico
Oro, Cina e mire espansionistiche L'intricata e tragica matassa del Congo di Giulio Albanese
9 commenti:
Letto la stampa.,mi sembra molto confuso. Migliaia di tonnellate di coltan... Altrove si dice che la produzione annua di coltan dell'area è di 50 tonn anno.
Coltan spedito per via aerea.... Capisco i diamanti o le pepite d'oro, ma un minerale di tantalio.... Ripeto, minerale.
Classico articolo pagato un tanto a riga da uno che non conosce ció che scrive.
Liquidare l’articolo de La Stampa come fai tu, mi sembra piuttosto sbrigativo, soprattutto se le motivazioni addotte per screditarlo non sono fondate. Infatti, se il Rwanda, che notoriamente ha scarse riserve minerarie, ha esportato ufficialmente ( poi c’è la parte non ufficiale) l’anno scorso, 890 tonnellate di coltan ( erano 1.190 nel 2008 secondo dati ufficiali che puoi trovare sul sito della Banca nazionale) possiamo ben dire che dal Kivu possano partire migliaia di tonnellate di coltan. Per quanto riguarda i mezzi di trasporto, credo che un minerale che ha un valore sul mercato finale che si aggira sui 500 dollari al kilo possa permettersi, come tanti altri prodotti d’esportazione di valore contenuto, il trasporto aereo. O pensi che si debba caricarlo sui camion e fargli attraversare tutto il Congo per imbarcarlo a Kinshasa, con il rischio che non ci arrivi mai vista la sua appetibilità ?
Murabeho
Beh di sicuro anche se incompleti e pieni di inesattezze questi due articoli sono tra i pochi che attualmente informano l'Italia riguardo l'attuale situazione sul Kivu ma si sa, a chi vuoi che gliene freghi di una guerra in Africa (intento polemico ovviamente).
Pochi giorni fa ho sentito un amico che vive in Rwanda...ci sono moltissimi profughi che stanno entrando i Rwanda.
Mbg, i dati di esportazione che tu dici non riesco a trovarli.
Per quanto riguarda il trasporto del minerale, se effettivamente è rubato, deve essere trasportato attraverso i canali di chi ruba.
Non in camion attraverso il Congo e neanche con aerei in partenza dal Congo.
Sarebbe come un rapinatore che rapina una banca e si fa bonificare l'importo rubato sul suo conto.
A questo link
http://www.bnr.rw/docs/publicnotices/Activities%20Report%202012.pdf
a pagina 35 del documento troverai i dati citati.
Invece a questo link http://alberwandesi.blogspot.it/2008/11/dietro-le-quinte-della-crisi-del-nord.html
vedrai nella I parte del secondo filamto come avviene il trasporto del minerale.
Rispondo ad anonimo del 27.11
Anche a me hanno detto che a Goma dopo il ritiro di M23 la popolazione ha paura. Forse la popolazione vorrebbe avere la sicurezza ed il benessere rwandese....
Circa le notizie giornalistiche, anche per il genocidio Mitterand lo consideró "senza importanza" dopo averlo provocato.
Magari i congolesi, piu' che un Kivu con la sicurezza e il benessere rwandese, vorrebbero un Kivu come quello auspicato dal personaggio del romanzo di Le Carre' di cui al post dell1 dicembre.
"Questo dovrebbe essere un luogo di confronto e di arricchimento reciproco per quanti sono accomunati dall'amicizia per il popolo rwandese" Leggo questa frase nella prima pagina.
Non per essere polemico, ma non mi pare che si dimostri una grande amicizia per il popolo rwandese.
Il popolo del Rwanda, che mi ha stupito e che conrinua a stupirmi, é molto diverso da come viene dipinto. Molto fiero, ha un grande senso del dovere . Nonostante sia molto religioso, moltissimo religioso, ha una sua elasticità nell'applicare i principi della Chiesa. O almeno di una certa Chiesa che più che diffondere il Vangelo ha diffuso in passato la politica colonialista. E nonostante ció orfani, parenti e amici delle vittime, non incolpano la Chiesa ma solo i preti deviati e continuano ad affollare le chiese. Io frequento regolarmente le chiese, parlo spesso con preti africani. E cerco di aiutare la popolazione a studiare, ad imparare, a migliorarsi socialmente, economicamente e culturalmente.
Per questo faccio questa critica, che mi auguro essere costruttiva.
Uraho
L'amicizia che ci viene riservata dalla gente dei villaggi, dove cerchiamo di far arrivare l'aiuto dei tanti benefattori, e' per noi la miglior risposta all'anonimo. Dopo di che l'amicizia implica, a volte, di dire anche cose non gradite che ci sentiamo liberi di poter esprimere proprio in virtu' del rapporto di vicinanza che ci lega a quella gente che incontriamo nelle nostre missioni.
Il richiamo alla Chiesa , in questo contesto, mi pare un po'' tirato per i capelli.
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