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venerdì 28 novembre 2025

Oggi la Chiesa ricorda le apparizioni della Vergine a Kibeho

 Oggi la Chiesa ricorda le apparizioni della Vergine a Kibeho (28 novembre 1981 – 28 novembre 1989) le prime, verificatesi in terra d’Africa, su cui la Chiesa ha espresso il suo riconoscimento, giudicandole autentiche, al termine di una lunga inchiesta e di un rigoroso processo canonico. Tratta dal libro "Dentro il Rwanda", proponiamo, qui di seguito, la storia delle apparizioni di Kibeho. 

La Madonna di Kibeho

Pochi sanno che il piccolo e tragico Rwanda, purtroppo assurto a esempio di quali livelli possa raggiungere la barbarie umana, può fregiarsi del privilegio di essere stato teatro dell’unica apparizione mariana riconosciuta ufficialmente dalla Chiesa in Africa. Titolo di cui neppure le ben più famose apparizioni di Medjugorie si possono ancora fregiare. Allo scettico che si accosta all’argomento con indifferenza e distacco proponiamo di soffermarsi per un attimo su questa frase “un fiume di sangue, persone che si uccidevano a vicenda, cadaveri abbandonati senza che nessuno si curasse di seppellirli, un abisso spalancato, un mostro spaventoso, teste mozzate” e poi tornare con la memoria alle immagini trasmesse dai network internazionali in quel tragico 1994.Gli sembrerà la didascalia di quanto scorreva sul teleschermo di casa. Si tratta invece di quanto riferito da tre giovani studentesse del collegio di Kibeho dopo un’apparizione della Madonna del 15 agosto del 1982, ben dodici anni prima che quelle visioni trovassero la loro tragica concretizzazione. Era solo una delle numerose apparizioni della Madonna a Kibeho, un piccolo villaggio del Sud del Rwanda, avvenute tra il Novembre 1981 e il Dicembre 1983. E proprio a Kibeho quella profezia ebbe una tragica appendice nell'aprile dell'anno successivo, nel 1995, quando un sanguinoso intervento di repressione dell'esercito ruandese in un campo profughi procurò più di 4.000 morti.Tutto è iniziato il 28 Novembre 1981 quando una giovane studentessa del collegio di Kibeho, Alphonsine Mumureke, afferma di aver visto una signora di incomparabile bellezza che si presenta con il titolo di " Nyina wa Jambo " vale a dire, " Madre del Verbo ". Nel corso dei mesi successivi la Madonna apparve anche ad altre due ragazze Nathalie Mukamazjmpaka e Marie Claire Mukangango. Le apparizioni furono ufficialmente riconosciute tali dalla Chiesa il 29 giugno 2001 al termine di una lunga inchiesta e un rigoroso processo grazie alla preziosa e appassionata opera del compianto vescovo di Gikongoro, mons Augustin Misago.Delle tre veggenti Alphonsine Mumureke si è fatta suora e vive nel monastero delle clarisse cappuccine di Cotonou in Benin, Marie Claire Mukangango è stata uccisa con il marito durante il genocidio del 1994, mentre Nathalie Mukamazjmpaka vive a Kibeho come testimone di questi avvenimenti miracolosi. Proprio a Kibeho, sul piazzale retrostante la basilica, il 7 Agosto 2012 in occasione della Missione Kwizera, abbiamo avuto il privilegio di avere un commovente incontro con una delle testimoni di quelle apparizioni, Nathalie Mukamazimpaka, e incrociare quegli occhi che hanno visto la Vergine. Esperienza rivissuta, con altrettanta commozione, nel febbraio del 2017.Ad oggi il santuario di Kibeho costruito sui luoghi delle apparizioni, raggiungibile scendendo da Kigali fino a Butare e poi percorrendo un’ampia strada sterrata per una trentina di kilometri, non è particolarmente frequentato. Chi vi arriva per la prima volta, in un giorno feriale, rimane sorpreso di trovare il più famoso santuario africano pressoché deserto. Quando ci siamo stati, abbiamo incontrato qualche ragazzo sull’ampio sagrato, un paio di gruppetti di pellegrini bianchi e tutto intorno un silenzio surreale e un panorama in cui colline appena accennate, ben diverse da quelle che caratterizzano il Nord Rwanda, si stendono a perdita d’occhio soprattutto nelle parte sud che degrada verso il Burundi. Il governo ruandese, sempre attento ad ogni possibile fonte di entrate, intende però farne un possibile polo per lo sviluppo di un turismo religioso sensibile al richiamo di un luogo testimone dell'apparizione della Madonna, analogamente a quanto avviene in numerosi santuari mariani del vecchio continente. Per gli operatori turistici Kibeho potrebbe diventare un ulteriore polo di richiamo da affiancare alle destinazioni ormai affermate a livello mondiale come i gorilla del parco dei Virunga, piuttosto che la foresta di Nyunge o il parco savana dell’Akagera, peraltro piuttosto modesto rispetto agli altri parchi africani. Dopo il lancio ufficiale, ai turisti che arriveranno in Rwanda per visitare le richiamate attrazioni turistiche verrà offerta la possibilità anche di questo nuovo itinerario religioso, fornendo loro informazioni sugli eventi degli anni ottanta, sul successivo processo di riconoscimento formale delle apparizioni, consentendo soprattutto una pausa religiosa nell’accogliente santuario mariano, con le annesse prime strutture ricettive, che non attende altro che ospitare un numero sempre maggiore di pellegrini alla ricerca di una pausa di spiritualità nella casa della Nostra Signora dei dolori, come è conosciuta la Madonna di Kibeho.

Qui ulteriori informazioni.

venerdì 21 novembre 2025

Progetti di sviluppo: non sempre raggiungono il loro pieno potenziale

Riproponiamo l’analisi comparsa nell’edizione odierna de The New Times, a firma del consulente aziendale John R. Butera Mugabe, riguardante le molte criticità che emergono nel progetti di sviluppo condotti da diverse Organizzazioni nei Paesi africani. L’analisi è estremamente interessante e condivisibile proprio alla luce della nostra, quasi ventennale,  esperienza ruandese.

Nei villaggi del Rwanda, molti progetti di sviluppo, dai rubinetti dell'acqua ai centri per la prima infanzia e ai gruppi di risparmio, riflettono gli sforzi continui del Paese per migliorare la vita quotidiana. Tuttavia, come in molti contesti di sviluppo in tutto il mondo, alcune iniziative incontrano difficoltà nel raggiungere il loro pieno potenziale.Le organizzazioni che le sostengono spesso producono report raffinati, valutazioni entusiastiche e ambiziosi piani quinquennali. Organizzano eventi di lancio, inaugurazioni e sessioni fotografiche per celebrare l'arrivo di una nuova strategia. Eppure, pochi celebrano i risultati, perché troppo spesso i risultati significativi non arrivano mai. I bambini che dovrebbero imparare, le famiglie che dovrebbero avere acqua pulita e le donne che speravano di costruirsi un sostentamento attraverso gruppi di risparmio vedono pochi cambiamenti concreti. I piani sembrano perfetti ovunque, tranne dove contano di più: nella vita delle persone per cui sono stati creati.Al 18° Unity Club Forum, il presidente Paul Kagame ha posto una domanda che aleggia con inquietudine nel mondo dello sviluppo: "C'è qualcuno qui che può indicare un paese realmente trasformato da una ONG?"Non si trattava di un'accusa, ma di una sfida: affrontare il divario tra strategia e impatto e riconoscere come una pianificazione che ignora il contesto si avvicini pericolosamente al colonialismo moderno.Ho visto questo schema ripetutamente. Le strategie vengono elaborate in uffici lontani dalle realtà rurali, proiettando aspirazioni per il 2030 basate su strumenti, personale e sistemi che ricordano quelli del 2010. I conti non tornano mai. I pianificatori immaginano la trasformazione affidandosi alle stesse capacità obsolete che hanno fallito per anni.E quando si tengono "consultazioni comunitarie", spesso coinvolgono le persone sbagliate. Assenti sono coloro che vivono realmente i problemi: madri che gestiscono la scarsità d'acqua, ragazze che perdono la scuola, giovani che lottano contro la disoccupazione, insegnanti sopraffatti dalla scarsità di risorse e leader locali che si destreggiano tra compromessi impossibili. La loro esclusione non è una nota a piè di pagina; è la ragione per cui così tante strategie falliscono prima ancora di iniziare.Il problema è amplificato dai consulenti assunti per guidare questi processi. Molti arrivano con credenziali accademiche impeccabili ma con un'esperienza sul campo limitata. Possono redigere documenti tecnicamente impeccabili, ricchi di quadri di riferimento e indicatori. Ciò che spesso trascurano sono le domande più basilari: la ONG ha il personale per realizzare tutto questo? I finanziamenti? Le competenze? Il tempo? Senza queste realtà, una strategia diventa una lista di desideri, che impressiona i donatori ma fa poco per le persone.

mercoledì 12 novembre 2025

New entry nella cucina italiana in Rwanda: chef Matteo

Chef Matteo

La cucina italiana in Rwanda si arricchisce di un nuovo protagonista.Dopo Dionigi, patron del ristorante Sole e Luna, e Alessandro Merlo, patron del Brachetto, l’edizione odierna de The New Times ci presenta lo chef italiano Matteo Bissanti. Arrivato in Rwanda, all’età di 65 anni, dopo aver lavorato in Europa e Medio Oriente, dalla Sicilia a Strasburgo, in Germania e a Dubai, è ora lo chef del ristorante italiano Casa Mia dove è approdato dopo aver inviato il proprio cv a diversi hotel e ristoranti.Nato in Italia, Matteo perse il padre da bambino e crebbe in un convento cattolico, dove studiò e visse per molti anni.Sognava di andare all'università, ma era impossibile perché la sua famiglia non poteva permettersi di pagare gli studi."Diventare uno chef non è mai stato qualcosa che avevo pianificato, è stata la vita a condurmi lì", racconta lo chef Matteo, riflettendo su un viaggio iniziato con umili origini.Dopo aver terminato la scuola, un'opportunità inaspettata cambiò tutto. La Chiesa gli propose di iscriversi a una scuola di cucina. Lui accettò e fu lì che iniziò il suo viaggio. Ora, a 65 anni, dopo una lunga carriera approda in Rwanda dove Matteo afferma di aver trovato nuova energia ed uno scopo. "Voglio restare qui, continuare a cucinare, condividere ciò che so e crescere con le persone che mi circondano. Questo è il mio sogno: costruire qualcosa di duraturo, qualcosa fatto con amore, dove la passione italiana incontra l'anima ruandese". Speriamo, in occasione di una prossima missione in Rwanda, di avere l'opportunità di fare la sua conoscenza e quella della sua cucina.

venerdì 31 ottobre 2025

Card.Kambanda: serve una governance migliore per le risorse naturali dell’Africa

Intervenendo il 28 ottobre all'Incontro Internazionale di Dialogo e Preghiera per la Pace a Roma, ospitato dalla Comunità di Sant'Egidio sul tema "Osare la pace", il cardinale Antoine Kambanda, arcivescovo di Kigali, ha descritto l'Africa come "un leone ancora addormentato", ricco sia di manodopera che di risorse naturali, ma paralizzato da una cattiva governance e da contratti esteri iniqui. "L'Africa è molto ricca di manodopera e risorse naturali, ma rimane la più povera. È come un leone ancora addormentato, che deve ancora risorgere", ha affermato. L'arcivescovo di Kigali ha osservato che l'Africa detiene circa il 30% delle riserve minerarie mondiali, tra cui il 90% del platino, il 40% dell'oro e il 30% dei diamanti, oltre a vasti giacimenti di petrolio e gas in paesi come Nigeria, Angola e Mozambico. Eppure, ha lamentato, le popolazioni locali continuano a trarre scarso vantaggio da queste ricchezze. "Lo sfruttamento delle risorse africane da parte di interessi stranieri, che approfittano di una governance debole e di contratti iniqui, porta a debito, perdita di controllo e benefici limitati per le popolazioni locali", ha avvertito. Kambanda ha affermato che l'abbondanza di ricchezze naturali, pur promettenti, spesso alimenta corruzione e violenza invece di prosperità. "I paesi ricchi di risorse naturali soffrono spesso di corruzione e di una governance debole, che ostacolano lo sviluppo a lungo termine", ha osservato, aggiungendo che la competizione per la terra e i minerali ha in molti luoghi innescato conflitti etnici e comunitari. Le sue osservazioni fanno eco a una crescente protesta tra i leader della Chiesa africana.

venerdì 17 ottobre 2025

I nuovi incarichi dei sacerdoti della diocesi di Byumba

Di recente, il vescovo di Byumba, mons. Papias Musengamana, ha disposto una serie di avvicendamenti all'interno degli uffici diocesani e delle varie parrocchie, come riportato qui di seguito.



domenica 5 ottobre 2025

Indice della buona governance: Rwanda 59° al mondo e 2° in Africa

 Il Chandler Good Government Index (CGGI)  2025 evidenzia le sfide e i successi della buona governance di 120 governi, utilizzando 35 indicatori raggruppati in sette pilastri: leadership e lungimiranza, leggi e politiche solide, istituzioni solide, gestione finanziaria, mercato attraente, influenza e reputazione globali e aiuto alle persone per crescere. Giunto alla sua quinta edizione, nel 2025 tra i 120 paesi presi in esame, la prima posizione è di Singapore  per il terzo anno consecutivo, mentre i paesi nordici completano la top 5 (in ordine di classifica: Danimarca, Norvegia, Finlandia, Svezia ), mantenendo la loro solida reputazione di eccellenza nella governance. Per la prima volta, gli Emirati Arabi Uniti entrano nella Top 10 e sono anche l'unico Paese del Medio Oriente nella Top 20. Il Paese è anche quello che ha registrato i maggiori miglioramenti a livello mondiale, in gran parte grazie ai progressi compiuti nei pilastri Financial Stewardship e Strong Institutions.La Cina si è classificata al 41 ° posto nel 2025 ed è uno dei soli cinque paesi ad aver ottenuto miglioramenti costanti del punteggio anno su anno dal 2021, a dimostrazione di uno slancio costante.Gli Stati Uniti sono uno dei due paesi del G7 non classificati tra i primi 20, piazzandosi al 23 ° posto. L'altro è l'Italia che si classifica al 29° posto.

Nella classifica 2025 il Rwanda occupa il 59° posto su 120 paesi ( era 54° nel 2023 e 55° nel 2024), collocandosi al secondo posto in Africa (dietro Mauritius).L'indice evidenzia i punti di forza del Rwanda: 19° posto in "Leadership e lungimiranza", 4° posto in "Visione a lungo termine" e 6° in "Adattabilità". Significativo anche il settimo posto  nella categoria "Mercato attraente" per la stabilità delle normative commerciali e al 25° per i diritti di proprietà. L'indice indica anche dove il Rwanda deve migliorare: nella categoria "Aiutare le persone a crescere" (istruzione, salute, lavoro e uguaglianza), il Rwanda si classifica al 91° posto, con punteggi particolarmente bassi in termini di occupazione e distribuzione del reddito. Ciò dimostra che pur in presenza di una governance solida si debba fare di più  per garantire che i benefici raggiungano un maggior numero di cittadini.

martedì 16 settembre 2025

Concordati tra Stato e Chiesa in Africa: manca il Rwanda

Riprendiamo da Afriche, inferno e paradiso, un libro in cui padre Giulio Albanese ha raccolto una serie di articoli apparsi su L'Osservatore romano,  un interessante spunto circa lo stato delle relazioni tra la Chiesa cattolica e i governi africani.Nel capitolo I Concordati con uno sguardo al futuro, l'autore approfondisce lo stato della questione sulla base di un saggio  sui concordati africani del professor Antonello Blasi, docente di Diritto concordatario ed ecclesiastico presso l’Università Lateranense. Quando si parla di Concordati ci si riferisce ad "accordi internazionali giuridicamente vincolanti tra la Santa Sede e gli Stati africani o gli organismi africani (come nel caso dell’Unione africana), secondo lo spirito etimologico del «cum-cor-dare», su materie specifiche e pertinenti, come lo statuto giuridico della Chiesa e delle istituzioni ecclesiastiche, la libertà religiosa, la libertà di religione e di culto, la collaborazione tra le istituzioni di insegnamento e sanitarie, la sovranità, i vantaggi concessi alla Chiesa, l’indipendenza e l’autonomia, i problemi di interpretazione assieme alle loro risoluzioni." Anche se negli ultimi anni sono stati sottoscritti diversi Concordati con governi africani, rimane ancora molto spazio perchè questi accordi  vengano implementati dalle Chiese locali per il tramite delle rispettive Conferenze episcopali,perchè "la realtà sociopolitica, nella quale spesso la Chiesa è chiamata ad operare, è a volte segnata da perniciose diseguaglianze e limitazioni di vario genere."  Negli ultimi anni, hanno sottoscritto un Concordato questi Paesi africani:Angola, Benin, Burkina Faso, Burundi, Camerun, Capo Verde, Ciad, Costa d’Avorio, Gabon, Guinea Equatoriale, Marocco, Mozambico, Organizzazione dell’unità africana (Oua), Repubblica del Congo, Repubblica Democratica del Congo, Repubblica Centrafricana e Tunisia.                      Manca il Rwanda! Eppure non mancherebbe di certo materia da normare!

lunedì 15 settembre 2025

Il nostro affidabile cambiavalute di strada a Kigali

All'approssimarsi della grande manifestazione dei Mondiali di ciclismo che si terranno nei prossimi giorni a Kigali. proponiamo, tratto dal nostro libro Dentro il Rwanda, questa sorta di articolo di servizio per i molti visitatori ed atleti che si recheranno in Rwanda.
Gregoire, questo il nome del dinamico cambiavalute che tiene un proprio regolare ufficio cambi su una delle vie più frequentate di Kigali. A lui ci siamo rivolti per avere un cambio, mentre ci trovavamo a fare acquisti all’interno del grande magazzino cinese. Raccolte le nostre esigenze di cambio per via telefonica, nel giro di pochi minuti ci ha raggiunto tra gli scaffali del magazzino dove, quasi con aria cospiratoria, abbiamo fatto lo scambio: i nostri euro e dollari contro franchi ruandesi, già debitamente impacchettati secondo l’importo pattuito. Oltre a non farci pagare l’extra del servizio a domicilio ci ha pure applicato cambi di assoluto favore rispetto a quelli ufficiali. I nostri euro e dollari, secondo quanto riferitoci da Gregoire, andranno a soddisfare le richieste di altri clienti che per i loro affari preferiscono passare dall’ufficio cambi di Gregoire piuttosto che dalle banche. Da quel gennaio 2015, Gregoire è diventato il nostro “cambista” di riferimento in occasione di tutte le missioni successive: sempre cordiale, efficiente e sollecito a rispondere alle nostre chiamate, in qualunque zona di Kigali ci trovassimo. Successivamente, in occasione della missione 2017, abbiamo avuto anche modo di riscontrare che fine faccia la valuta estera oggetto di cambio. All’imbarco del volo di ritorno per Amsterdam, all’ultimo controllo di sicurezza immediatamente prima dell’imbarco, abbiamo assistito all’apertura della borsa di un viaggiatore ruandese dalla quale emergevano, da una sorta di sottofondo, tre buste contenenti mazzette di almeno 100 banconote estere di grosso taglio, cadauna. Il controllore non ha avuto nulla da eccepire, dal che si dovrebbe dedurre che, contrariamente a quanto succede in quasi tutto il mondo dove avremmo assistito all’immediato sequestro della valuta e al fermo del passeggero, sia possibile far uscire in maniera non ufficiale valuta dal Paese. Ma sarà proprio così? Ironia della sorte, agli stessi controlli ci era stato sequestrato, senza alcuna spiegazione, un sacchetto di arachidi che portavamo nel bagaglio a mano.

venerdì 5 settembre 2025

Facciamo il punto sul Posto di sanità di Mubuga

Torniamo sullo stato del Posto di sanità di Mubuga di cui avevamo riferito in un nostro precedente post in occasione della Missione 2025, dando conto dell'improvviso stop giuntoci dalla diocesi circa ogni nostro impegno ad un suo rilancio. Nell'occasione, ci era stato contestato, con modi sgradevolmente inquisitori, che l'opera a suo tempo era stata realizzata dalla vecchia Ass. Kwizera Onlus in violazione delle norme civili ed ecclesiastiche in materia  e senza coordinarsi con le autorità civili ed ecclesiatstiche competenti. Ora, in assenza di successive informazioni ufficiali circa l'esito degli approfondimenti condotti a livello diocesano circa la reale titolarità dell'immobile, abbiamo trovato in rete la cronaca dell'inaugurazione apparsa sul profilo facebook del Distretto di Rulindo.Nel resoconto si dà conto della presenza alla cerimonia rispettivamente: del segretario esecutivo del distretto di Rulindo, il signor BIZIMANA Al Bashir, del segretario esecutivo del settore Kisaro, la signora MUTUYIMANA Jeannette, e del rappresentante del vescovo della diocesi di Byumba, padre DUSHIMIYIMANA Jean Marie e della direttrice del Centro sanitario di Kisaro, la signora UWERA Judith, oltre che del parroco di Kisaro, promotore dell'iniziativa, l'abbé Lucien Kakizimana. Tali presenze certificano come l'opera sia stata portata a termine in coordinamento con le autorità civili e religiose interessate. A questo punto, pur in assenza di qualsivoglia gesto riparativo da parte di chi a suo tempo lanciò le pesanti accuse a carico dell'Associazione, per noi la questione è chiusa, senza tuttavia nascondere gli spiacevoli strascichi che ha lasciato. Semmai rinnoviamo il nostro impegno a sostenere, in coordinamento con chi ne ha la gestione, un rilancio del Posto di sanità che, allo stato, risulta da tempo inutillizato.



sabato 30 agosto 2025

Un premio di 100.000 frw all'abbé Jean Népomuscène per il rilancio del Progetto Mikan

Come ci aveva anticipato in occasione della Missione 2025 e come aevamo riferito qui, l'abbé Jean Népomuscène Harelimana, al tempo parroco di Rwamiko ed oggi vicario a Bungwe, ci ha inviato un dettagliato rapporto sullo stato del Progetto Mikan nella parrocchia di Rwamiko. Il Progetto ha ripreso a vivere quando il 9 luglio 2025 a Karushya, il gruppo di Bukure ha donato 25 capretti al gruppo di Karushya. Le cerimonie della giornata sono iniziate con la Messa e sono state presiedute dallo stesso abbé Jean Népomuscène in qualità di cappellano della commissione per la famiglia, che, di fatto, è anche cappellano dell'Ihuriro ry’ingo e dello stesso Progetto Mikan. Quello che è stato fatto a Rwamiko, con un po' di buona volontà potrebbe essere ripreso anche in altre parrocchie per ridare vita ad un Progetto che aveva avuto un seguito importante in tutta la diocesi, fino al trasferimento della responsabilità del Progetto all'Ufficio  diocesano per la pastorale della famiglia ed al successivo arrivo del Covid che di fatto ha interrotto quel circolo virtuoso di passaggio da famiglia a famiglia di una capretta. Naturalmente, l'Associazione Kwizera odv ha provveduto, come promesso, a riconoscere all'abbé Jean 
Népomuscène un premio di 100.000 Frw. Un premio che saremmo ben lieti di riconoscere anche ad altri parroci capaci di far riprendere il Progetto Mikan nelle rispettive parrocchie dove a suo tempo erano attivit gruppi Mikan, come evidenziato nella tabella qui a fianco.

sabato 23 agosto 2025

Il volontariato in senso cristiano

Ogni tanto, nel nostro impegno associativo, è bene fermarsi un attimo a riflettere su quelli che devono essere i motivi ispiratori che muovono la nostra azione. Il volontariato è un’attività di aiuto e servizio resa liberamente e gratuitamente da individui o gruppi che permette alle persone che vi si impegnano di contribuire attivamente a questioni che stanno loro a cuore, ingenerando un senso di appartenenza e di realizzazione personale. Il volontariato contribuisce a costruire legami sociali, favorisce la solidarietà e promuove il cambiamento positivo.Il volontariato cristiano è testimonianza della carità divina, in cui la fede professata e vissuta diventa operante nell'amore verso l'altro, è inoltre scuola di vita soprattutto per i giovani, contribuendo a educarli ad una cultura di solidarietà e di accoglienza, aperta al dono gratuito di sé.( San Giovanni Paolo II).

Secondo l'enciclica Deus Caritas Est (Benedetto XVI), il Volontario cristiano deve avere:

  • -        Competenza Professionale;   
  • -        Formazione del cuore nell'incontro con Dio in Cristo per aprirsi all'altro;
  • -        Indipendenza da partiti ed ideologie; 
  • -        Umiltà nel rapporto verso gli altri;
  • -        Costanza senza scoraggiamenti perchè strumenti del Signore: fare in umiltà il possibile affidando il resto a Dio.

Perché,  "Ad un mondo migliore si contribuisce soltanto facendo il bene adesso ed in prima persona, con passione e ovunque ce ne sia la possibilità”.

Tutti questi valori sono ben riassunti in questa testimonianza di Angelo, uno dei fondatori dell’Ass. Kwizera Onlus.“L’opera del volontario animato dalla fede guarda all’essere umano e tutto quello che di materiale egli realizza serve per migliorare le condizioni degli individui che dalle opere stesse traggono beneficio e sollievo. Il suo ruolo è quello di essere cooperatore e collaboratore all’opera di redenzione di Dio ed il suo aiuto al fratello bisognoso si estende ben oltre la sfera materiale, perché: dov’è carità e amore lì c’è Dio”.

giovedì 14 agosto 2025

venerdì 1 agosto 2025

Missio Invest: un fondo sociale per la Chiesa africana

Missio Invest è un fondo di investimento a impatto sociale fondato nel 2014 dalle Pontificie Opere Missionarie negli Stati Uniti. Il suo scopo principale è applicare i principi dell'impact investing, inteso come investimento a impatto sociale effettuato in aziende, organizzazioni e fondi con l'intenzione di generare un impatto sociale o ambientale misurabile e benefico, oltre ad avere un rendimento finanziario. Il CEO e Presidente di Missio Invest, rev Andrew Small, in una lunga intervista rilasciata a The NewTimes, così illustra l’attività del Fondo.  Forniamo prestiti a basso tasso di interesse e assistenza tecnica a diocesi e congregazioni cattoliche maschili e femminili, in particolare a quelle indigene, fornendo loro anche gli strumenti per utilizzare queste risorse in modo professionale ed efficiente, in modo che generino il proprio reddito, possano reggersi sulle proprie gambe e siano meno dipendenti dalle fonti di donazioni in calo.A differenza delle banche tradizionali, Missio Invest non richiede garanzie ai propri debitori e concede prestiti fino a sette anni. Far parte della Chiesa offre una garanzia morale che le persone non abbandoneranno i propri impegni di rimborso. Inoltre, rafforziamo il senso di solidarietà: prendendo in prestito e rimborsando puntualmente, si consente ad altri gruppi missionari di onorare i propri impegni nei confronti delle popolazioni locali che servono. E funziona molto bene.Oltre il 98% dei beneficiari di Missio Invest sta rimborsando i prestiti. Quando ci sono difficoltà, come quelle che abbiamo vissuto durante la crisi del COVID-19, possiamo adattarci e aiutare i sacerdoti e le suore a superare le difficoltà. Ma sono loro i protagonisti del loro sviluppo, non gli operatori umanitari stranieri che hanno iniziato a ritirarsi a causa dei tagli ai finanziamenti. Nell'impact investing, promettiamo ai nostri investitori dati chiari e verificabili sull'impatto sociale. Ciò significa che non cerchiamo solo rendimenti finanziari, ma vogliamo vedere la creazione di posti di lavoro, la crescita economica, il rafforzamento della dignità umana e un migliore accesso ai mercati, al cibo e alla nutrizione, all'assistenza sanitaria e all'istruzione. Lo si può vedere nel nostro rapporto sull'impatto per il 2024, quando abbiamo investito oltre 53 milioni di dollari, con un impatto su quasi 20 milioni di persone e sostenendo l'occupazione di 33.000 persone in imprese della Chiesa.I nostri investitori non vogliono solo un ritorno finanziario, ma vogliono vedere un impatto reale che includa la sostenibilità a lungo termine.Il Rwanda è il Paese con il maggior numero di prestiti erogati da Missio Invest. Nel 2025, Missio Invest ha erogato 20 prestiti a istituzioni ecclesiastiche ruandesi, per un totale di quasi 9,63 milioni di dollari. Questi investimenti in agricoltura e istruzione stanno aiutando le congregazioni religiose e le diocesi a potenziare attività generatrici di reddito a servizio delle comunità e a promuovere la sostenibilità a lungo termine."

lunedì 28 luglio 2025

Il nuovo alveare del monastero di Nyinawimana

Si sono conclusi in questi giorni i lavori di allestimento di un nuovo alveare nell'ambito del monastero delle Clarisse di Nyinawimana. Si tratta di 10 arnie moderne, modello Langstroth, in cui sono stati collocati favi provenienti dall'apicoltura tradizionale. L'operazione ha beneficiato dell'assistenza di un provetto apicoltore locale, il signor Celestin Musoni, che oltre alla parte di predisposizione dell'alveare ha anche curato la formazione pratica delle suore. A protezione dell'alveare è  stato allestito un apposito hangar in muratura, realizzato dall'impresa Falide. L'intero progetto, finanziato dall'Associazione Kwizera, ha comportato un esborso di circa Frw 3 milioni, pari a un controvalore  di  circa 1.800 euro. Per completare il progetto manca solo l'acquisto di uno smielatore, che avverrà alla prima raccolta del miele, prevista fre qualche settimana.Il nuovo alveare va ad arricchire la piccola fattoria del monastero, dove è già attivo un piccolo allevamento di capre. 


lunedì 21 luglio 2025

Il futuro del Rwanda: hub finanziario del continente africano

Riproponiamo qui di seguito un interessante contributo, apparso in un recente numero de The New Times, in cui si prefigura per il Rwanda un futuro ruolo di hub finanziario attraverso cui l'Africa finanzia le sue strade, i suoi porti, i suoi impianti energetici e i suoi sistemi alimentari, cessando di essere visto come un piccolo paese senza sbocchi sul mare e diventando un attore indispensabile per la sopravvivenza del continente.

La nuova linea di difesa del Ruanda sul campo di battaglia è l'influenza economica

 Per quasi tre decenni, la dottrina di difesa nazionale del Rwanda si è basata sulla disciplina, sulla preparazione e su una forza militare capace di proteggere la nostra sovranità. Ma le minacce odierne sono più complesse, più transnazionali e sempre più economiche. È ora di ampliare la nostra definizione di difesa.Il campo di battaglia moderno non è più segnato solo da confini e stivali. È plasmato da banche, bilanci e corridoi infrastrutturali. La prossima linea di difesa del Rwanda deve essere l'influenza economica.Questa non è un'ambizione teorica. È una strategia che sta già prendendo forma e che ora richiede una deliberata istituzionalizzazione. Il Rwanda dovrebbe posizionarsi come il polo africano più affidabile per il finanziamento di progetti, non solo per costruire la nostra nazione, ma anche per contribuire a finanziare e plasmare il futuro dei nostri vicini. Così facendo, proteggiamo il nostro.Ecco la logica: quando il Rwanda diventa il ponte attraverso cui l'Africa finanzia le sue strade, i suoi porti, i suoi impianti energetici e i suoi sistemi alimentari, cessiamo di essere visti come un piccolo paese senza sbocchi sul mare. Diventiamo un attore indispensabile per la sopravvivenza del continente.Nessun Paese si oppone alla nazione che ne finanzia il futuro. Nessun attore regionale minaccia il capitale che affluisce alle sue infrastrutture. L'influenza economica diventa la nostra armatura morbida: deterrenza attraverso il valore.Ma per esercitare efficacemente questa influenza, Kigali deve abbandonare gli approcci tradizionali di finanziamento allo sviluppo. Il vecchio affidamento alle istituzioni di Bretton Woods come il FMI e la Banca Mondiale non è più sufficiente.Questi modelli sono cauti, lenti e vincolati da rigide condizionalità. Il divario infrastrutturale dell'Africa è troppo vasto e urgente per essere colmato solo con sovvenzioni e prestiti agevolati. Il Rwanda deve adottare modelli alternativi e audaci per la raccolta di capitali.

venerdì 18 luglio 2025

La svalutazione del Franco ruandese nell'ultimo decennio

Nel 2014 si acquistava una cisterna da diecimila litri con 1000 euro, con la stessa cifra oggi se ne comperano due, essendo peraltro rimasto quasi invariato il prezzo: 850.000 Frw nel 2014 e 800.000 oggi. L’arcano di una simile informazione è subito svelato: il tasso di cambio medio EUR/RWF a dicembre 2014 era di 850, mentre oggi un euro vale 1680 Frw.In dieci anni il Frw è andato soggetto ad un persistente processo di svalutazione accentuatosi negli ultimi due anni, ciò  significa che, nel corso del tempo, ci sono voluti sempre più Franchi Ruandesi per acquistare un singolo Euro. Sebbene ci siano state fluttuazioni giornaliere e periodi di relativa stabilità, la tendenza di fondo è stata di un Euro più "forte" rispetto al Franco Ruandese. Negli ultimi cinque anni il relativo trend è quello illustrato nell’allegato grafico.

Abbiamo chiesto a Gemini (l’IA di Google) di fornirci un'analisi dettagliata dell'andamento del tasso di cambio del Franco Ruandese (RWF) rispetto all'Euro (EUR) nell'ultimo decennio (2015-2025) e delle sue implicazioni sull'economia del Rwanda e questa è stata la sintesi del rapporto rilasciato che troverete qui di seguito.

 Sintesi dei Risultati Chiave e della loro Significatività

Negli ultimi dieci anni, il Franco Ruandese ha subito un deprezzamento costante e significativo rispetto all'Euro e a un più ampio paniere di valute principali. Questa tendenza è principalmente attribuibile a persistenti squilibri strutturali nella posizione esterna del Rwanda, in particolare un deficit delle partite correnti in espansione, guidato da importazioni che superano costantemente le esportazioni.Nonostante il deprezzamento del RWF abbia portato a un aumento dei prezzi delle importazioni, il suo pass-through sui prezzi al consumo interni è stato limitato. Ciò è in gran parte dovuto alla capacità osservata delle imprese ruandesi di sostituire gli input stranieri con quelli domestici, agendo efficacemente come un "ammortizzatore" all'interno dell'economia.Gli afflussi di Investimenti Diretti Esteri (IDE) hanno mostrato una traiettoria di crescita positiva negli ultimi anni. Tuttavia, il pieno potenziale degli IDE come fonte stabile di valuta estera è messo in discussione da persistenti difficoltà operative e rischi di pagamento segnalati dagli investitori stranieri.Il Rwanda affronta un onere crescente del debito estero, che è esacerbato dal deprezzamento del RWF. Questo rappresenta una sfida fiscale e di valuta estera significativa e crescente a lungo termine, poiché i costi di servizio del debito aumentano in termini di valuta locale.La Banca Nazionale del Rwanda ha adottato un approccio politico multifattoriale e proattivo per gestire queste dinamiche. Ciò include il mantenimento di tassi di interesse stabili (per sostenere la crescita gestendo l'inflazione attraverso altri meccanismi), l'attuazione di interventi diretti sul mercato dei cambi e, in particolare, l'introduzione di regolamentazioni sempre più stringenti sulle operazioni in valuta estera, volte a frenare i comportamenti speculativi e a rafforzare il ruolo del RWF come valuta domestica principale.

domenica 6 luglio 2025

Il punto dei rapporti Stato-Confessioni religiose in Rwanda (by IA)

Ecco come l'IA fotografa la situazione dei rapporti Stato-Confessioni religiose in Rwanda, evidenziando talune criticità emerse da recenti provvedimenti legislativi adottati dal governo del Rwanda nei confronti delle varie confessioni operanti sul territorio:  protestanti (48%), cattolici (39%),  mussulmani (2%)
La politica religiosa del Rwanda, negli ultimi anni, si è configurata in modo sempre più restrittivo, con l'introduzione di disposizioni che limitano significativamente le attività delle varie confessioni religiose. Questo approccio è spesso giustificato dal governo come necessario per migliorare la governance, la trasparenza, la sicurezza e la conformità delle istituzioni religiose, ma è visto da molti osservatori internazionali come una restrizione della libertà religiosa.Ecco come si può configurare l'attuale politica religiosa del Rwanda alla luce di queste disposizioni:
1. Stretta regolamentazione e sorveglianza governativa:
Requisiti di registrazione più severi: Le organizzazioni religiose (chiese, moschee, ecc.) devono soddisfare requisiti molto stringenti per ottenere e mantenere lo status legale. Questo include la presentazione di documentazione dettagliata, una lista di un numero minimo di membri (ad esempio, 1.000 membri per una nuova organizzazione), e il pagamento di tasse di registrazione significative.
Standard operativi elevati: Sono richiesti standard elevati per le strutture di culto, inclusi requisiti di costruzione, sicurezza (ad esempio, uscite di emergenza, estintori), igiene e gestione dell'inquinamento acustico. Molte chiese, soprattutto quelle più piccole o operanti in aree rurali, sono state chiuse per non aver rispettato questi standard.
Autorizzazioni per le attività: Le organizzazioni religiose devono ottenere autorizzazioni per organizzare eventi pubblici speciali o per aprire nuove filiali, e le loro attività devono essere allineate con l'agenda di sviluppo del distretto.

domenica 29 giugno 2025

Ecco i contenuti dell'accordo di pace tra il Rwanda e la R.D.del Congo

Venerdì 27 giugno 2025, i governi del Rwanda e della Repubblica Democratica del Congo hanno firmato un accordo di pace, frutto di mesi di negoziati mediati dagli Stati Uniti per portare la pace nella Repubblica Democratica del Congo e nella Regione dei Grandi Laghi. Firmato a Washington DC dal Ministro degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale del Rwanda, Olivier Nduhungirehe, e dal Ministro degli Affari Esteri della Repubblica Democratica del Congo, Therese Kayikwamba Wagner. Alla firma ha assistito il Segretario di Stato americano Marco Rubio. È entrato in vigore immediatamente dopo la firma.

 Di seguito il testo dell'accordo, pubblicato il 27 giugno 2025 sul sito web del Dipartimento di

lunedì 16 giugno 2025

Perchè la cisterna da 150.000 litri di Nyinawimana è vuota?

 

Cisterna della fattoria di Nyinawimana


Questa è la cisterna, completamente in muratura dalla capienaza di 150.000 litri, costruita dall'Ass. Kwizera sulla collina di Nyinawimana nel 2007, assieme a tante altre opere  illustrate in questo video. Questa cisterna che doveva raccogliere l'acqua piovana dai tetti della vicina chiesa, della stalla e di altri immobili, questa mattina a pochi giorni dalla conclusione di una stagione delle piogge, risultava completamente vuota. 
Qualcuno ci saprebbe dare una giustificazione di un simile scandaloso disinteresse per un'opera frutto del sacrificio di tanti benefattori?

domenica 8 giugno 2025

Se il dibattito sulla cittadinanza fa dimenticare iI diritto a non emigrare

A tutti quelli che in campo cattolico si battono, spesso con motivazioni strumentali ed a volte addiritura false, a favore della riduzione dei tempi per l'ottenimento della cittadinanza agli stranieri presenti in Italia, ricordiamo che altrettanto impegno meriterebbe essere messo per rendere effettivo il diritto a non emigrare. Infatti, in questi anni, il fenomeno migratorio ha monopolizzato l’interesse delle comunità ecclesiale fino ad arrivare a condizionarne la pastorale, al punto che l’attenzione verso i migranti è stato elevato a unico modo per un cristiano di esercitare il dovere della carità. In questo clima, non sempre abbiamo percepito un segno di condivisione e sostegno per chi si muove in aiuto di coloro che, aderendo anche agli appelli dei propri Pastori, non vogliono o non possono intraprendere viaggi della speranza, attratti dalle ingannevoli sirene dell’Occidente. Quasi che aiutarli a casa loro significasse “scaricare il problema”, come si arrivò a sostenere autorevolmente nel portale della CEI, e non una risposta agli insegnamenti della Dottrina sociale della Chiesa e al costante magistero pontificio. Quello di Benedetto XVI quando, nel  Messaggio per la giornata mondiale del migrante e del rifugiato del 2013,  scriveva che “prima ancora che il diritto a emigrare, va riaffermato il diritto a non emigrare, cioè a essere in condizione di rimanere nella propria terra, ripetendo con il santo Giovanni Paolo II che «diritto primario dell’uomo è di vivere nella propria patria: diritto che però diventa effettivo solo se si tengono costantemente sotto controllo i fattori che spingono all’emigrazione» .Per questo formuliamo l’auspicio che l’impegno di coloro, singoli o associazioni, che si ispirano a questi insegnamenti nel loro impegno caritativo trovi la dovuta considerazione e adeguato spazio all’interno della pastorale e del dibattito in ambito cattolico.Come auspicato anche dal compianto  papa Francesco, quando, nel Messaggio per la  Giornata Mondiale del migrante e del rifugiato del 2015 affermava che "La Chiesa affianca tutti coloro che si sforzano per difendere il diritto di ciascuno a vivere con dignita', anzitutto esercitando il diritto a non emigrare per contribuire allo sviluppo del Paese d'origine", ci auguriamo che  cessi nei confronti di chi si dedica al volontariato in Africa e in altre parti del mondo, quel sottile ostracismo di cui si è avuta sgradevole sensazione in questi anni e si possa sentire la vicinanza dei pastori e della comunità ecclesiale.

martedì 27 maggio 2025

Pubblicato l'elenco dei beneficiari del 5x1000 per il 2024

Sono stati pubblicati sul sito dell’Agenzia delle entrate sito dell’Agenzia delle entrate gli importi che gli enti che hanno accesso al 5 per mille riceveranno per l'anno 2024. La parte del leone lo hanno fatto le solite organizzazioni, come evidenziato qui di seguito. 


L'Ass. Kwizera odv è stata scelta da 56 contribuenti ( erano 53 l'anno precedente), ai quali va il nostro ringraziamento, per un ammontare di euro 2477,91 ( contro i 2.658 per il 2023). Ricordiamo che è sempre possibile destinare il proprio 5x1000 relativo al 2025, seguendo le istruzioni consultabili qui




sabato 24 maggio 2025

Addio al grande fotografo Salgado

È morto ieri, all'età di 81 anni, Sebastião Salgado, uno dei più grandi fotografi documentaristi del nostro tempo. Lo ricordiamo con queste foto scattate nei campi profughi di Goma nel 1994. 






venerdì 23 maggio 2025

Per la legge sulla sicurezza delle chiese sospeso il famoso raduno al santuario di Ruhango

La legge sulla sicurezza nelle chiese, di cui abbiamo trattato in nostri precedenti post (leggi qui), ha di recente fatto un'altra vittima illustre; infatti, è di qualche giorno fa la decisione delle competenti autorità di sospendere temporaneamente un popolare raduno religioso presso un santuario noto come Kwa Yezu Nyirimpuhwe, nel distretto di Ruhango, di cui avevamo riferito in occasione di una nostra passata visita (leggi qui)

Pellegrini al santuario di Ruhango
 Anche per la notorietà del sito, la chiusura ha acceso un certo dibattito su cui è intervenuto il quotidiano The New Times in questi termini. 
"Mentre alcuni la considerano una limitazione della libertà religiosa, la realtà è
complessa e profondamente radicata nella responsabilità di proteggere la vita umana.È importante ricordare che fede e sicurezza non si escludono a vicenda. Il culto dovrebbe essere fonte di guarigione, non di danno. Dobbiamo chiederci: a quale prezzo si stanno svolgendo questi raduni di massa? Quando le persone si feriscono o subiscono traumi durante il culto, ciò contraddice l'essenza stessa della comunità spirituale.Invece di reagire con frustrazione, i fedeli dovrebbero incanalare le proprie energie in un dialogo costruttivo. I leader della Chiesa devono essere ritenuti responsabili, non per ostilità, ma per cura. Si tratta di istituzioni che, in molti casi, dispongono dei mezzi finanziari e logistici per garantire un migliore controllo della folla, un adeguato supporto medico e infrastrutture più sicure. Perché, allora, la sicurezza dovrebbe essere compromessa? I credenti dovrebbero incoraggiare i loro leader a considerare questa chiusura temporanea come un'opportunità per migliorare la situazione. Questa non è persecuzione; è una pausa necessaria che potrebbe prevenire future tragedie. Non aspettiamo che si verifichi una catastrofe di proporzioni enormi per apportare cambiamenti che potrebbero salvare vite umane.I ruandesi hanno da tempo dimostrato resilienza e unità nei momenti difficili. Che questo momento non sia diverso. Sosteniamo la sicurezza dei luoghi di culto, perché amare il prossimo significa anche garantire il suo benessere fisico. La fede prospera al meglio dove le vite sono protette. La sicurezza, dopotutto, non è un lusso, è una responsabilità che tutti condividiamo ed è un diritto per cui dobbiamo lottare." 

Le motivazioni addotte, che potrebbero avere un'apparenza di fondatezza per il caso in discussione, non dovrebbero però far dimenticare la situazione complessiva in cui si trovano  migliaia di luoghi di culto ancora chiusi, anche dopo che sono stati apportati gli interventi richiesti dalle autorità. Allora, forse, si tratta di qualcosa d'altro e non solo di motivi di sicurezza ed i richiami de The New Times, a non considerare il tutto "una limitazione della libertà religiosa" piuttosto che "una persecuzione", sembrano quasi suonare come un'exusatio non petita che non dovrebbe lasciar del tutto tranquille le competenti autorità ecclesiastiche.

mercoledì 7 maggio 2025

5x1000, una firma che può fare molto (e costa nulla)

Con l'inizio del periodo di predisposizione delle denunce dei redditi, s'infittiscono sui media gli annunci, promossi dai soggetti più diversi, volti a richiedere al cittadino contribuente la destinazione del “cinque per mille” dell’Irpef versata all’erario a favore di organismi impegnati nei campi più svariati del sociale. Questo meccanismo, che ha visto la luce nella legge finanziaria 2006 per una felice intuizione dell'allora ministro dell'Economia Giulio Tremonti, mira a dare più libertà di scelta ai cittadini: poter destinare direttamente, anche se in piccola percentuale, i propri tributi alle iniziative di volontariato e di ricerca scientifica.Si tratta di un modo concreto di attuare la sussidiarietà, uno dei principi fondamentali della dottrina sociale della Chiesa, consentendo ai diversi corpi sociali intermedi di poter direttamente  ciò che sono in grado di fare autonomamente, spesso meglio del soggetto pubblico, nei diversi campi in cui l’impegno di questi organismi si estrinseca. Il sostegno a questi organismi attraverso donazioni non sempre è facile, soprattutto per chi deve fare i conti con entrate che a mala pena consentono uno stile di vita familiare dignitoso.  Tuttavia,  per non inaridire totalmente la nostra disponibilità e apertura verso gli altri, ci viene in aiuto proprio lo strumento della destinazione del 5 per mille delle imposte versate. Una scelta che ci sentiamo  di sollecitare con serenità, proprio perchè non incide minimamente sulle tasche di chi la compie.Un piccolo gesto che non ci costerà nulla ma che, unito a quello di tanti altri, può aiutare a sostenere l'Associazione Kwizera Odv nei  progetti che sta promuovendo in Rwanda, a partire dal sostegno dell'Asilo Carlin. 

Chi vorrà quindi destinare il proprio cinque per mille dell'IRPEF potrà far conoscere la propria scelta in sede di 730 o di modello Unico. Per coloro che non compilano il 730 o il modello Unico, basterà compilare il modulo ricevuto con il CUD, sottoscrivendolo nell'apposito spazio, dopo aver indicato il Codice Fiscale dell'Associazione Kwizera odv  n. 93031930147 riconsegnandolo al sostituto d’imposta o consegnandolo a un Ufficio Postale che provvederà gratuitamente a trasmetterlo all’Amministrazione finanziaria. Per saperne di più sul sostegno che puoi offrire all'Ass. Kwizeraodv, clicca qui.

sabato 19 aprile 2025

Dieci indicatori che fotografano le condizioni di vita in Rwanda

 L'Istituto nazionale di statistica del Rwanda (NISR) ha pubblicato i risultati della sua settima indagine integrata sulle condizioni di vita delle famiglie (EICV 7), che evidenzia progressi in diversi settori chiave. Di seguito sono riportati i 10 punti chiave emersi dal sondaggio:

1. Riduzione della povertà e della povertà estrema 

Negli ultimi sette anni il Rwanda ha registrato un calo significativo della povertà, facendo uscire dalla povertà più di 1,5 milioni di cittadini, per una media di 214.000 ruandesi che escono dalla povertà ogni anno. Ne è emerso che il tasso di povertà complessivo è sceso dal 39,8% del 2017 al 27,4% del 2024 a livello nazionale: la povertà nelle aree urbane è diminuita dal 18,8% del 2017 al 12,7% del 2024, mentre nelle aree rurali si è avuto  un calo più significativo, dal 44% al 31,6%. La povertà estrema è scesa dall'11,3% al 5,4%, ovvero più che dimezzata. L'indagine, condotta da ottobre 2023 a ottobre 2024, ha coinvolto un campione di 15.066 famiglie in tutti i distretti, che rappresentano oltre 62.000 persone. L'EICV 7 ha mostrato che in Rwanda ci sono circa 3,3 milioni di famiglie, di cui 964.000 aree urbane, e più di 2,3 milioni in quelle rurali. 

2. Miglioramento dell'accesso all'elettricità 

 È stato osservato un aumento significativo dell'accesso all'elettricità da parte delle famiglie, dal 34,4% del 2017 al 72% del 2024. Va sottolineato che l'incremento maggiore si è avuto nelle aree rurali, dove le famiglie che hanno accesso all'elettricità sono aumentate dal 25% al 65%".

3. Lieve aumento delle famiglie che utilizzano acqua potabile migliorata 

I dati dell'indagine hanno mostrato un aumento a livello nazionale dell'accesso all'acqua potabile migliorata, passato dall'87,4% del 2017 all'89,7% del 2024. La città di Kigali ha registrato la percentuale più alta di famiglie con accesso all'acqua, aumentata dal 96% al 98%. Al contrario, la Provincia Occidentale, che si colloca all'ultimo posto, ha registrato un calo dall'87% del 2017 all'85% del 2024. 

4. Aumento dell'accesso alla telefonia mobile 

L'indagine ha inoltre evidenziato un aumento del possesso di telefoni cellulari: la percentuale delle famiglie che possiedono un telefono è aumentata all'84,6% dal 66,9%nel 2017. L'indagine ha inoltre evidenziato che il 94,1% delle famiglie urbane ha accesso a un telefono, rispetto all'80,6% delle famiglie rurali.  Per quanto riguarda la tipologia di tali dispositivi di comunicazione elettronica, è emerso che il 34 per cento di queste famiglie possiede uno smartphone, a livello nazionale con una differenziazione tra zone urbane dove il 61,9% delle famiglie possiede uno smartphone contro il 22,9% di quelle rurali. 

5. L'accesso a Internet aumenta di 13 punti percentuali 

Il 29,8% delle famiglie in Rwanda ha accesso a Internet a casa, rispetto al 17% registrato nel 2017.  Le famiglie urbane sono significativamente più connesse, con il 57% che dichiara di avere accesso a internet da casa, rispetto al 19% delle famiglie rurali. L'indagine mostra che le aree urbane  registrano i tassi di accesso più elevati (78%), mentre le famiglie in insediamenti rurali isolati o dispersi presentano i tassi di accesso più bassi (10%).

lunedì 14 aprile 2025

Un aiuto per l'Asilo Carlin da un'iniziativa benefica a Grosio

Si è tenuta, ieri e sabato a Grosio, la tradizionale pesca benefica organizzata dall'Azione Cattolica grosina a sostegno delle attività di don Filippo Macchi, fidei donum in Mozambico, e dell'Asilo Carlin, gestito dall'Ass. Kwizera in Rwanda. La risposta della comunità grosina è stata come, al solito, generosa. Anche se la mattinata di domenica è stata disturbata da un'insistente pioggia, che non ha certo favorito l'affluenza al banchetto della pesca, sono pur sempre stati raccolti 2.615 euro (soli 100 euro meno dello scorso anno). La somma sarà equamente divisa tra i beneficiari finali: la missione in Mozambico di don Filippo e l'Asilo Carlin in Rwanda. Da parte nostra va un vivo ringraziamento a tutti coloro che si sono impegnati per il buonn esito dell'iniziativa.

sabato 12 aprile 2025

Buon viaggio Brunello

Ci ha lasciato oggi, all'età di 94 anni, l'amico Brunello Baldi, per diversi anni compagno nelle nostre missioni in Rwanda, dove era di casa.



Vi arrivo', per la prima, nel lontano 1956, quando giovane tecnico di belle speranze ci ando' per lavoro.Per anni vi ha lavorato per imprese  europee per stendere le linee elettriche, compreso il famoso traliccio che ci indicava come suo sulla strada che da Kigali porta a Byumba. Oltre che in  Rwanda, dove è nata anche una sua figlia, Brunello ha lavorato in diversi altri paesi africani e del Medio Oriente.In questo suo peregrinare africano, Brunello è sempre stato seguito fedelmente dall'amata e paziente signora Liana. Raggiunta l’età della pensione, il richiamo dell’Africa, o come lui soleva dire "anche della foresta",visto che ci ha trascorso diverso tempo, non è mai venuto meno; così anche negli anni successivi non ha mai smesso di viaggiare e visitare l’Egitto piuttosto che il Rwanda. Venuto a contatto con i volontari dell’Associazione  Kwizera, è tornato in Rwanda diverse volte, l'ultima nel 2012 per seguire i progetti promossi dall'associazione nella terra delle mille colline. L’esperienza maturata e la sua profonda  conoscenza della realtà ruandese sono state un prezioso dono che generosamente ha messo a disposizione dell’Associazione; dono impreziosito dall'amicizia che ha alimentato i rapporti con i vari compagni di viaggio che si sono susseguiti nelle varie missioni.

Buon viaggio Brunello! 

E soprattutto, murakose cyane.


domenica 23 marzo 2025

Il Villaggio Kwizera

Eravamo all’inizio di dicembre del 2001, quando i primi volontari dell’Associazione Kwizera arrivarono in Rwanda, dopo un lungo viaggio aereo, pagato di tasca propria da ognuno, come sarebbe stato per tutti i viaggi successivi. Cominciarono da Muhura, nel nord del Paese, a prendere i primi contatti con una realtà estremamente diversa e lontana; sono i primi piccoli passi. A Muhura, l’impegno dell’Associazione si concretizza nell’acquisto di un terreno, nei pressi dell’ospedale locale, da destinare alla costruzione di uno spaccio e di alloggi per infermieri e personale sanitario. Negli anni successivi, i volontari si sposteranno più a sud, nei pressi della città di Gitarama, sulla collina di Cyeza, dove già operano le Suore Oblate dello Spirito Santo, originarie della diocesi di Lucca. Qui, in fasi successive, vengono acquistati diversi appezzamenti di terreno, da destinare alla messa a coltura, per produrre alimenti da destinare alla mensa scolastica della scuola superiore di Cyeza. Poi, prendendo confidenza con la nuova realtà, gli impegni diventano più importanti. Viene acquistato un terreno su cui i volontari curano direttamente i lavori di edificazione di una stalla che sarà ultimata nel 2003. Ultimata la stalla, i volontari lasciano Cyeza e fanno ritorno nella diocesi di Byumba da dove erano partiti; Muhura si trova, infatti, in quella diocesi. Qui, operando in stretto contatto con l’economato diocesano, al tempo retto da don Paolo Gahutu, comincia un nuovo percorso che negli anni successivi porterà frutti copiosi. I quindici anni che seguiranno saranno anni di intensa attività, valorizzata anche dall’esperienza che i volontari andavano via via maturando sul campo, confrontandosi con una realtà nuova e complessa. Rivolgendosi oggi, a quasi venti anni di distanza dal quel muovere incerto delle prime missioni, a guardare quanto realizzato in questi anni, grazie all’impegno dei volontari, il sostegno dei benefattori e la continua vicinanza dei tanti amici, si fa una scoperta per certi versi sorprendente. Raggruppando in un unico luogo tutte le realizzazioni portate a termine in questi anni, l’Associazione avrebbe dato vita a una piccola città o, se preferite, a un grande villaggio. Ecco, forse, è meglio parlare di villaggio, il Villaggio Kwizera, il Villaggio della speranza. E allora andiamo a vedere, insieme, come questa realtà ha preso corpo al susseguirsi delle missioni annuali. All’inizio ci sono state due fattorie: la prima a Cyeza e poi quella edificata sulla collina di Nyinawimana, che ha visto il terrazzamento 43 ettari di collina, la realizzazione di una stalla e la fornitura di una quindicina di mucche da latte, la realizzazione di una cisterna di 150.000 litri, di un magazzino di stoccaggio e di un alveare. Proprio su questa collina di Nyinawimana (che in kinyarwanda significa Madre di Dio) potremmo idealmente raggruppare tutte le varie strutture che vanno a comporre il nostro Villaggio. Per cominciare, senza necessariamente rispettare la sequenza cronologica delle varie realizzazioni, vi troverebbero collocazione le 47 casette unifamiliari, edificate per dare un tetto ad altrettante famiglie, facenti parte della comunità batwa di Kibali, fino ad allora alloggiate in ricoveri di fortuna fatti di frasche e teli. Naturalmente un simile agglomerato necessita di tutte le strutture a supporto per il dispiegarsi di una vita quotidiana dignitosa. Ed allora ecco che l’acquedotto, come quelli realizzati a Kiruri ed a Rubaya e le quasi duecento cisterne per la raccolta dell’acqua piovana distribuite nell’ambito del Progetto Amazi (acqua in kinyarwanda), oltre che la linea elettrica, come quella stesa sempre a Kiruri, garantirebbero l’immediata vivibilità delle casette. Appena preso possesso delle nuove case, bisogna pensare ai bambini: rispondono alla bisogna un completo polo scolastico formato da un asilo, come l’asilo Carlin di Kagera gestito direttamente da Kwizera, e due edifici scolastici quali quelli realizzati rispettivamente a Kibali e a Kiruri, arricchiti di un locale servizi a supporto, oltre che di una grande sala polifunzionale intitolata al prof Felice Martinelli, tutti dotati degli arredi necessari. In linea con i principi ispiratori dell’impegno associativo non poteva mancare una presenza cristiana all’interno della comunità, per questo si è pensato a tutto quanto serve a una comunità parrocchiale; per cominciare la Chiesa, come quella di Bugarama, la casa parrocchiale e la sala della comunità quali quelle della parrocchia di Mutete, per finire con un vero e proprio centro parrocchiale come quello di Nyagahanga, con il suo oratorio, il campo di basket e le aule di formazione. Il nostro Villaggio può anche contare sulla presenza discreta di una comunità claustrale di suore clarisse che si trovano nel monastero di Nyinawimana alla cui realizzazione l’Associazione ha concorso, garantendo altresì sostegno alle attività agricole portate avanti dalla comunità. Laboratori, come quelli realizzati a Bungwe e ancora a Nyagahanga, completano la dotazione del nostro Villaggio Kwizera. Senza dimenticare che la comunità di villaggio è fatta di famiglie e di bambini; per questo si è cercato di dare una risposta ai loro bisogni con il Progetto Adozioni che, attraverso il sostegno a oltre 300 bambini, ha portato un vero aiuto ad altrettante famiglie e il Progetto Mikan che, coinvolgendo oltre 5.000 famiglie, ha dato loro, attraverso il dono di una semplice capretta, un segno di vicinanza e di speranza. La stessa speranza che si è voluto trasmettere alle giovani ragazze madri, riservando loro una speciale edizione Baby dello stesso Progetto Mikan. Poi ci siamo accorti che il nostro Villaggio mancava di un presidio sanitario, così abbiamo dato vita al Posto di sanità di Mubuga, intitolato ad Alfredo Pierotti, donato alla diocesi di Byumba e gestito dal centro sanitario di Kisaro. Fanno da supporto a questo nostro villaggio iniziative quali: il sostegno ai progetti agricoli dei batwa, momenti formativi e professionalizzanti e tutto quanto concorre all’armonico dispiegarsi di una vita comunitaria. Suggella la quasi ventennale presenza di Kwizera in Rwanda l’edificazione della Casa di Catia, dedicata alle ragazze madri, a ricordo di Catia Asti, una delle fondatrici dell’Associazione.                                    ( Tratto da: Dentro il Rwanda)

mercoledì 12 marzo 2025

Il mondo dell'informazione in una conferenza di mons. Angelo Riva

 Clicca qui per leggere 
Ieri sera in un’interessante conferenza, tenutasi a Grosio in preparazione della festa patronale di San Giuseppe, il direttore de Il Settimanale della diocesi di Como, mons. Angelo Riva, ci ha dato una rappresentazione dei chiaroscuri che caratterizzano l’attuale mondo dell’informazione. Partendo dallo scenario in cui viviamo nell’era della digitalizzazione, ci ha condotto attraverso l’infosfera in cui siamo immersi, allertandoci sui pericoli di manipolazione a cui siamo esposti dall’overdose di infodemia che rischia di travolgerci. Sommersi come siamo dalle insidie dei montanti e variegati populismi in cui, sempre più spesso, la verità, quando non è soppiantata dalla post verità, è piegata alle inevitabili polarizzazioni politiche, psicologiche, informative e comunicative, di cui i talk show sono i momenti liturgici. Tutte queste sono manifestazioni del precario stato di salute dell’informazione piagata dai tanti casi di disinformazione in cui tra fake news, complottismi e negazionismi si è persa la bussola della verità. Non bastasse la disinformazione dobbiamo guardarci anche dalla malinformazione che ci viene subdolamente somministrata tra semplificazioni, decontestualizzazioni, criminalizzazioni linguistiche ed hate speech. Nel pur variegato panorama tratteggiato dall’autorevole oratore dobbiamo tuttavia confessare che non siamo riusciti a trovare collocazione alla fattispecie, da noi più volte sollevata, del silenzio che circonda le prese di posizione della Chiesa cattolica africana in materia di migrazioni.    
Forse perché, come sottolineato da don Riva, il tema migratorio è quello che più risente del fenomeno della malinformazione: anche se gli esempi citati forse non erano del tutto convincenti. Tornando a noi. Proprio in materia di migrazioni, in quale categoria di disinformazione o malinformazione dovremmo appunto inquadrare la mancata pubblicazione da parte della stampa cattolica italiana dell’appello che l'Assemblea plenaria delle Conferenze episcopali dell'Africa Occidentale, raggruppante i vescovi dei 16 Paesi dell'area, nel 2019,  emanò sul fenomeno migratorio che si chiudeva con questo chiaro invito rivolto ad ogni giovane africano: “Non lasciarti sviare da false promesse che ti condurranno alla schiavitù e ad un futuro incerto. Con il duro lavoro e la perseveranza puoi avere successo in Africa   e, cosa più importante, rendere questo continente una terra prospera”?   

Forse siamo in presenza di una fattispecie vecchia come il mondo, che nell'infosfera trova una declinazione più sofisticata: la censura. Di cui peraltro ieri sera non si è parlato, ma che nella stessa giornata di ieri ha trovato addiritura una sua consacrazione in una proposta di legge avanzata dall’on. Calenda (leggi qui).