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venerdì 26 dicembre 2014

Il Rwanda leader mondiale nell’esportazione del coltan

Quasi un terzo della produzione mondiale di coltan, per la precisione il 28%, è immesso sul mercato dal Rwanda. Infatti, secondo le statistiche della BNR-Banca Nazionale del Rwanda, il coltan, di cui abbiamo diffusamente parlato in un precedente post, con particolare riferimento al suo prezzo, ha prodotto ricavi dalla sua esportazione nell’anno 2013 per $ 134,6 milioni contro i 57 milioni del 2012 (+136,5%), per un’esportazione di complessivi 2.466 tonnellate di minerale( contro 1.144 nel 2012)  a un prezzo medio al kg di  $ 54,57. Nel complesso il comparto dei minerali, oltre il coltan si esporta la cassiterite e la wolframite, ha assicurato entrate dall’esportazione per complessivi $ 226 milioni nel 2013. Nei primi dieci mesi del 2014, sempre secondo la BNR, le esportazioni hanno riguardato 1931 tonnelate di minerale per un controvalore di $ 87,4 milioni, in diminuzione del 28,0% rispetto all’analogo periodo del 2013, anche a causa di una diminuzione del costo medio al kg. che si è attestato su $ 45.26. A fronte del primato nelle esportazione nessuna fonte parla del dato relativo alla produzione. Anche operatori autorevoli come la società di consulenza KPMG in un suo recente rapporto parla di "una crescita straordinaria nel 2013, sia in termini di produzione e di esportazione" facendo però solo riferimento al dato delle esportazioni fornito dalla BNR, senza produre alcun dato relativo al minerale estratto. Evidentemente, in assenza di un dato ufficiale circa la produzione si può affermare che non tutto il coltan esportato ufficialmente dal Rwanda è estratto dal sottosuolo del paese. Lo testimonia anche il dato stesso del quantitativo esportato nei primi dieci mesi del 2014 significativamente inferiore(- 13,37%) sull’analogo periodo del 2013: un  dato difficilmente spiegabile di fronte a un processo estrattivo regolare e in continua espansione dai siti rwandesi e quindi probabilmente riferibile all'aleatorietà dei rifornimenti provenienti dal vicino Congo. Infatti, non è un segreto per nessuno che una significativa parte del coltan ufficialmente esportato dal Rwanda abbia origine nel vicino Kivu nella R.D. del Congo e da qui approdi in Rwanda, in forme più o meno legali.Al riguardo bisogna ricordare gli sforzi compiuti dal Rwanda stesso per accreditarsi come trader legittimo dei minerali di origine congolese, nel rispetto delle normative internazionali emanate per contrastare il traffico di minerali provenienti da zone di conflitti (leggi precedente post).


martedì 23 dicembre 2014

Auguri

A tutti gli amici di Albe rwandesi 
un caro augurio 
di un sereno Natale e felice 2015

I bambini dell'asilo Carlin di Kagera

Noheli nziza n’Umwaka mushya muhire 2015

lunedì 22 dicembre 2014

Il Belgio taglia € 40 milioni di aiuti al Rwanda per mancati progressi nel buon governo

Il governo di Bruxelles ha deciso di non erogare 40 milioni di euro extra per gli aiuti allo svilippo promessi al Rwanda, in aggiunta ai 160 milioni di euro concessi dal 2011-2014. I 40 milioni aggiuntivi sarebbero dovuti essere erogati in presenza di  progressi significativi nell’area dei diritti umani, della libertà di stampa e del buon governo che secondo quanto sostenuto dal  Ministro per lo sviluppo, Alexander de Croo, il governo di Kigali ancora una volta non ha mostrato la volontà di perseguire.Anche se nel frattempo il presidente, Paul Kagame, ha fatto sapere che il suo paese non ha bisogno di soldi da parte dei paesi occidentali e che la questione sarà sul tavolo delle discussioni il prossimo mese quando si incontrerà con i ministri belgi a Bruxelles, resta il fatto che l'importo di 40 milioni di euro rappresenta una parte non di poco conto sull'ammontare complessivo degli aiuti esteri che concorrono per una quota di circa il 40% alla formazione del bilancio statale.

domenica 21 dicembre 2014

Nuovo ambasciatore del Rwanda presso la Santa Sede

Il Dr. François-Xavier Ngarambe, rappresentante permanente del Rwanda presso le Nazioni Unite e altre organizzazioni internazionali con sede a Ginevra, nonché ambasciatore in Svizzera, è il nuovo ambasciatore presso la Santa Sede. Il dr. Ngarambe ha formalmente presentato le sue credenziali,insieme ad altre dodici ambasciatori, al Papa, in una cerimonia tenutasi giovedì scorso in Vaticano, nella Sala Clementina del Palazzo Apostolico. 
 Le relazioni diplomatiche tra Rwanda e Santa Sede celebrano quest'anno il 50 ° anniversario (leggi qui). 

venerdì 19 dicembre 2014

Ultimato l'edificio servizi nel campus scolastico di Kiruli




Il gruppo di lavoro di Kiruli in posa davanti all'edificio che ospita i nuovi servizi del locale centro scolastico. Una realizzazione sostenuta dall'Associazione Kwizera che qui, negli anni, ha già realizzato, in collaborazione con un comitato espressione della comunità locale, un acquedotto, un edificio scolastico con tre aule, una linea elettrica che ha portato la luce a un complesso di un centinaio di famiglie.

sabato 13 dicembre 2014

Kigeli V farà mai ritorno in Rwanda?

Il personaggio sicuramente di maggiore rilievo della diaspora rwandese è Re Kigeli V, l'ultimo re del Rwanda, in esilio dal 1960. Abbiamo raccontato la sua storia in un precedente post del marzo 2013. La sua vicenda viene riproposta oggi su The New Times, partendo proprio dall’articolo The King with no country  che aveva ispirato il nostro post. Dopo aver smentito dissapori con il governo rwandese l’autore del pezzo,  Albert Rudatsiburwa, riferisce che “in realtà, il governo ruandese ha lavorato negli ultimi due anni per garantire un ritorno dignitoso per ultimo Re del Rwanda” Secondo fonti vicine al comitato direttivo istituito per condurre colloqui con il monarca, Re Kigeli V si sarebbe dichiarato entusiasta all'idea di un suo ritorno.Quando però la cosa sembrava fatta e già si parlava per lui di una bella casa a Nyanza, l'antica capitale del Rwanda, e un cospicuo appannaggio, re Kigeli V ha declinato l’offerta optando per proseguire nel suo esilio. Di fronte a questa scelta che, secondo l’articolista, contraddice il buon senso rimangono aperti tutti gli interrogativi del caso: perché ha rinunciato a fare rientro nella terra degli avi ? chi lo ha consigliato in questa scelta?
Forse la risposta non la si conoscera' mai. Comunque sia, questa vicenda non sembra scalfire minimamente la dignità' regale di Kigeli V .

lunedì 8 dicembre 2014

Si conclude l’attività del TPIR-Tribunale penale internazionale per il Rwanda

Il Tribunale penale internazionale per il Rwanda-TPIR, creato dal Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite nella sua risoluzione955 (1994)   dell '8 novembre 1994 "per perseguire i responsabili di genocidio e di altre gravi violazioni del diritto umanitario internazionale commesse nel territorio del Rwanda e territori di Stati vicini tra il 1 ° gennaio 1994 e il 31 dicembre 1994 ", ha celebrato di recente i suoi 20 anni di esistenza ad Arusha (Tanzania), dove ha la sua sede, prima di concludere definitivamente il proprio mandato con la conclusione dei giudizi di appello ancora pendenti, che si stanno però celebrando a L'Aia in Olanda. Nell’occasione  è stata data enfasi all’attività svolta che si concretizza in 93 persone processate, comprendenti alti capi militari e di governo, imprenditori e autorità religiose e leader delle milizie e dei media in servizio nel 1994.All’esito dei processi ci sono state 61 condanne, 14 assoluzioni, 10 persone rinviate davanti alle giurisdizioni nazionali, 3 persone decedute prima o durante il processo, 3 fuggitivi  rinviati davanti al Tribunale penale internazionale-MTPI, Félicien Kabuga, Protais Mpiranya e Augustin Bizimana, 2 atti d’accusa ritirati prima del processo. Di fronte ai numeri piuttosto contenuti della propria attività, nel proprio sito, aggiornato nell’occasione dell’anniversario e destinato a testimoniare il lavoro svolto, il TPIR sottolinea con enfasi che, “insieme ad altri tribunali internazionali, il TIPR ha svolto un ruolo di pioniere nella creazione di un sistema internazionale di giustizia penale credibile attraverso lo sviluppo di un corpus significativo di giurisprudenza sul genocidio, crimini contro l'umanità, crimini di guerra e delle forme di responsabilità individuale e di responsabilità di comando.Il TPIR è il primo tribunale internazionale a pronunciare il giudizio per il genocidio e il primo a interpretare la definizione di genocidio contenute nelle Convenzioni di Ginevra del 1948. E 'anche il primo tribunale internazionale a definire lo stupro nel diritto penale internazionale e riconoscere lo stupro come strumento di perpetrare un genocidio.” Altro titolo di merito attribuitosi è quello di aver riconosciuto la colpevolezza di esponenti dei media  “per la trasmissione di programmi volti a incoraggiare il pubblico a commettere genocidio”, come nel caso di Georges Ruggiu, belga di padre italiano, conduttore della  Radio Télévision Libre des Mille Collines (RTLM).  I critici del ruolo svolto dal TPIR nel ventennio sottolineano in particolare il fatto di non aver mai voluto o, forse,  potuto

martedì 2 dicembre 2014

Dal Forum nazionale dei giovani cattolici di Byumba

I giovani di Ruhengeri consegnano la croce
 
ai giovani di Byumba
Ecco la documentazione fotografica di alcuni momenti del 13° Forum nazionale dei giovani cattolici rwandesi che si è tenuto a Byumba dal 19 al 23 novembre a cura della Commissione Episcopale  per la Pastorale dei Giovani. Al Forum, oltre che rappresentanti di tutte le diocesi rwandesi, erano presenti anche delegazioni della Rep. Dem. del Congo e del Burundi. 

I giovani nella basilica di Byumba

L'imprenditore Gerard Sina, con il vescovo di Byumba,
parla ai giovani

La delegazione della R.D. Congo

Il riempimento di una delle cisterne messe a disposizione
 dall'Associazione Kwizera

lunedì 1 dicembre 2014

Il tour italiano di Don Paolo Gahutu

Don Paolo con il parroco di Barga
Dopo aver partecipato al VI Congresso Mondiale della Pastorale dei Migranti a Roma, don Paolo Gahutu si è intrattenuto qualche giorno con gli amici di Grosio in  Valtellina per poi scendere in Toscana, dove nella serata di giovedì ha incontrato a Gallicano gli esponenti dell associazione Kwizera, in occasione di una pizzata tenutasi nel nuovo locale gestito da Angelo, il segretario dell'Associazione.Nei giorni successivi si è fermato a Barga, così come riferisce nella sua cronaca Il Giornale di Barga on line, per poi fare rientro nella serata di lunedì in Rwanda.
 È di passaggio in questi giorni a Barga padre Paolo Gautu, il sacerdote rwandese diventato negli anni amico di Barga e punto di riferimento tra la nostra comunità e quella delle sue origini.Padre Paolo giunse a Barga per la prima volta nel 2005 inviato dall’arcivescovo di Pisa e, date le cattive condizioni di salute del proposto don Piero Giannini, rimase con noi per circa nove mesi come cappellano dell’ospedale. Quei pochi mesi furono sufficienti a intessere sinceri rapporti di affetto e così, ogni volta che è stato possibile, padre Paolo è tornato a Barga per un saluto agli amici.Il suo legame con la nostra terra non è solo di affetto  ma anche di fattiva collaborazione, dato che negli anni sono state diverse le collaborazioni con i Lake Angels e l’associazione Kwizera di Gallicano, che hanno  sviluppato diversi progettiin favore delle comunità rwandesi, non ultima la costruzione di un acquedotto.

mercoledì 26 novembre 2014

Nomina del nuovo vescovo di Gikongoro

Il neo vescovo mons. Célestin Kakizimana
Il Santo Padre Francesco ha nominato Vescovo della diocesi di Gikongoro (Rwanda) il Rev.do Célestin Hazikimana, del clero di Kigali, Segretario Generale della Conferenza Episcopale del Rwanda. Il Rev.do Célestin Hazikimana è nato il 14 agosto 1963, nella parrocchia della Sacra Famiglia dell’arcidiocesi di Kigali. Ha frequentato le scuole secondarie nel Seminario minore St Vincent di Rulindo (1977-1983) e poi in quello di Ndera (1983-1984). Nel 1985 è entrato nel Seminario propedeutico di Rulindo e ha completato gli studi di filosofia e di teologia presso il Seminario maggiore Interdiocesano di Nyakibanda, a Butare.È stato ordinato sacerdote il 21 luglio 1991.Dopo l’ordinazione ha svolto i seguenti incarichi: 1991-1992: Vicario parrocchiale a Rutongo; 1992-1994: Rappresentante diocesano per l’educazione cattolica; 1994-1996: Direttore del Centro nazionale San Paolo di Kigali; 1997-1998: Rappresentante diocesano per l’Educazione Cattolica; 1998-2003: Direttore di GEMECA-Rwanda; 2003-2010: Studi superiori di Teologia a Napoli, dove ha conseguito un Dottorato in Teologia Dogmatica presso la Facoltà di San Tommaso.Dal 2011 è Segretario Generale della Conferenza Episcopale del Rwanda.

martedì 25 novembre 2014

Il contributo del Rwanda al VII Congresso mondiale della Pastorale dei Migranti

Si è concluso con un'udienza con papa Francesco il VII Congresso Mondiale della Pastorale dei Migranti. Il Papa ha rivolto ai quasi 300 partecipanti, tra cui delegati delle Conferenze episcopali, di commissioni, strutture ecclesiali e organismi di cooperazione, provenienti da 90 Paesi, un discorso consultabile cliccando qui.




In attesa di conoscere le considerazioni e le conclusioni del Congresso che saranno presto pubblicate, presentiamo l'interessante contributo presentato dal segretario della Commissione episcopale per i migranti, don Paolo Gahutu, per conto della Conferenza episcopale rwandese. Il contributo è consultabile cliccando qui.


sabato 22 novembre 2014

Prosegue con successo il Progetto Mikan: tutti i nuovi numeri

Un momento del trasferimento delle capre 
  A fine ottobre erano 34 i gruppi attivi nell'ambito del Progetto Mikan, una storia di successo  dell'attività dell'Associazione Kwizera in Rwanda, come documentato dai numerosi post che gli abbiamo dedicato ( clicca qui). Dall'avvio nell'aprile del 2009  sono così 2.850 le famiglie che, grazie alla particolare dinamica che regola il progetto, hanno beneficiato dell'assegnazione di una capra. Il Progetto Mikan che s'inserisce nel contesto della pastorale familiare ha coinvolto ben 15 delle 18 parrocchie della diocesi di Byumba. Il traguardo delle 3000 famiglie è  ormai a portata di mano; l'appuntamento con la tremillesima coppia che riceve in dotazione una capretta potrebbe scattare quindi agli inizi del nuovo anno, in occasione di una probabile missione dei volontari dell'associazione.Ricordiamo che proprio un anno fa il progetto aveva celebrato il traguardo delle duemila coppie.  

sabato 15 novembre 2014

Inizia lunedì il VII Congresso Mondiale per la pastorale dei migranti

Cooperazione e sviluppo nella pastorale delle migrazioni” è il tema scelto per il VII Congresso Mondiale per la pastorale dei migranti che vedrà riuniti quasi trecento esperti del settore, provenienti da 93 Paesi dei 5 continenti, dal  17 al 21 novembre presso la Pontificia Università Urbaniana a Roma.Un confronto internazionale sulle strategie già in atto e ancora da attuare, nei riguardi di un fenomeno, quello delle migrazioni lavorative, in continua crescita. Anche quest’anno, come ogni cinque anni, l’evento è promosso e organizzato dal Pontificio Consiglio della Pastorale per i Migranti e gli Itineranti. I lavori si apriranno lunedì 17 novembre alle ore 17.30 con l’intervento del card. Antonio Maria Vegliò, Presidente del Pontificio Consiglio, che solleciterà i partecipanti a dare risposte adeguate alle problematiche che la migrazione lavorativa comporta, e si concluderanno venerdì 21 novembre alle 12.00 con l’Udienza con papa Francesco.Un incontro per dare risposte adeguate al fenomeno della migrazione economica e per promuovere il potenziale sociale che i popoli in movimento portano alla Chiesa e all’intera comunita'. Sara' presente anche una delegazione del Rwanda di cui farà parte don Paolo Gahutu.

mercoledì 12 novembre 2014

Parte a Kigali la telefonia di quarta generazione 4G LTE

Attiva da ieri a Kigali la connessione internet più veloce che ci sia, la 4G LTE, che abbina la Long Term Evolution-LTE,la  tecnologia che supera GSM (seconda generazione) e UMTS (terza generazione) con 4G, lo standard di telefonia cellulare di quarta generazione. Lo sviluppo è il frutto di una joint venture tra il governo rwandese e Korea Telecom (KT), il più grande fornitore di servizi di telecomunicazione in Corea del Sud, che ha portato alla creazione di Olleh Rwanda Network società che si propone  la distribuzione di una rete a banda larga 4G ad alta velocità per coprire il 95 per cento della popolazione ruandese in tre anni.  KT oltre che portare il know how ha investito 140 milioni dollari, mentre il governo ha messo a disposizione 3000 km di cavo in fibra ottica già posati sul territorio nazionale. Per ora, 4G LTE è accessibile solo nella capitale Kigali, a prezzi piuttosto alti secondo un primo riscontro dei consumatori, anche se confida molto sulla concorrenza tra gli operatori già attivi sul mercato rwandese: MTN, Airtel e Tigo. Con il lancio del 4G internet il settore  ICT , che ha attirato circa il 45 per cento di tutti gli investimenti diretti esteri in Rwanda riceverà ulteriore slancio che avrà favorevoli risvolti sul PIL con un apporto stimato nel  4 per cento per l'anno prossimo.

martedì 11 novembre 2014

Si terrà la prossima settimana a Byumba il 13° Forum dei giovani cattolici

Dal 19 al 23 novembre si terrà a Byumba il 13° Forum Nazionale dei Giovani del Rwanda a cura della Commissione Episcopale per la Pastorale dei Giovani. Il Forum inizierà il pomeriggio di mercoledì 19 con la santa Messa di benvenuto celebrata dal vescovo di Byumba, mons. Servillien Nzakamwita. Giovedì la santa Messa sarà celebrata dal Nunzio apostolico, mons. Luciano Russo, mentre mons. Antoine Kambanda, vescovo di Kibungo, terrà una conversazione su “Famiglia, scuola della fede ed esperienza dei giovani”. Venerdì sarà la volta di mons. Smaradge Mbonyintege, vescovo di Kabgayi e presidente della Conferenza episcopale del Rwanda,  a  intrattenere i giovani su “La croce di Cristo, nostra speranza”. Ci sarà spazio anche per approfondire, nei Carrefour previsti, problemi che si affacciano all’orizzonte dei giovani come la lotta contro l’Aids, la preparazione al matrimonio, la piaga dell’aborto, senza dimenticare la scoperta della vocazione di ciascuno all’interno della Chiesa. Il noto imprenditore Gerard Sina, che i nostri lettori già conoscono, cercherà di trasmettere ai giovani quello spirito d’intrapredenza che lo ha portato, partendo da ragazzo di strada, a diventare il principale imprenditore privato del Rwanda. La mattinata di sabato sarà dedicata all’Umuganda, i lavori comunitari nel solco della tradizione rwandese. Il Forum si concluderà domenica mattina con la celebrazione della santa Messa, concelebrata dai vescovi presenti, con l’intervento anche delle autorità civili. L’auspicio che in questa occasione possa trovare diffusione tra i giovani partecipanti al Forum la Synthèse du Compendium de la Doctrine sociale de l’Eglise, il manualetto edito a inizio anno dall’Ass. Kwizera.

domenica 9 novembre 2014

Kagame: la costituzione può essere modificata solo dal popolo


Ieri, il presidente Paul Kagame, in occasione di un dibattito tenutosi nell'ambito dell'African Leadership Network 2014 tenutosi a Kigali, è intervenuto  sulla situazione creatasi nel Burkina Faso dove il presidente Blaise Compaoré è stato recentemente costretto a ritirarsi dopo il suo tentativo di modificare la costituzione per ottenere un altro mandato. Rispondendo a una specifica domanda, il presidente Kagame ha detto che "quanto successo in Burkina Faso non sarebbe dovuto accadere, e non credo che nessun paese possa trarre beneficio dal caos. La gente del Burkina Faso dovrebbero essere in grado di risolvere i propri problemi allo stesso modo di qualsiasi altro paese. " Riguardo all'argomento specifico delle modifiche costituzionali Kagame ha poi affermato che " spetta al popolo redigere la costituzione o cambiarla, non al presidente. Non si tratta di persone che manifestano, la gente è libera di fare qualsiasi cosa, alla fine della giornata è il popolo a decidere ". 

venerdì 7 novembre 2014

Il musicista Kizito Mihigo si dichiara colpevole

Il famoso musicista rwandese, Kizito Mihigo, arrestato lo scorso mese di aprile con la pesante accusa di cospirazione contro le istituzioni e complicità in atti di terrorismo (vedi precedente post), alla prima udienza del suo processo iniziato ieri si è dichiarato colpevole di tutte le accuse a lui ascritte e ha chiesto la clemenza della corte. Secondo quanto riferisce RFI, Mihigo ha tenuto a dichiarare che " contrariamente a quanto si dice, nessuno lo ha spinto a confessare". Chissà se anche in questo caso vale il vecchio adagio excusatio non petita.....
Diversamente,  i suoi tre coimputati, un ex militare, un giornalista di una radio di emanazione di un gruppo religioso protestante (vedi precedente post) e uno dei leader del RNC, un partito di opposizione in esilio, si sono dichiarati non colpevoli. Secondo la polizia Mihigo ha ammesso di aver intrattenuto rapporti via internet anche con esponenti delle Forze Democratiche per la Liberazione del Rwanda (FDLR). Secondo l'accusa Mihigo avrebbe anche compilato una lista di "persone da uccidere", che comprendeva il presidente Paul Kagame e ministri di alto livello.

domenica 2 novembre 2014

Il Burkina Faso visto da Kigali

I recenti avvenimenti che hanno interessato il Burkina Faso, di cui ha ripercorso le dinamiche l'africanista Anna Bono in un artitolo apparso su La Bussola quotidiana  che proponiamo ai nostri lettori ( clicca qui), all'apparenza non sembrano aver prodotto echi particolari in Rwanda.Probabilmente la ragione di un atteggiamento così distaccato da quanto sta succedendo in Burkina Faso è riassunto nell’intervento odierno dell’editorialista de The New Times,  Ken Agutamba, che a conclusione di una sua analisi sulla parabola che ha interessato il presidente dimissionario Blaise Compaore, vittima dei suoi errori e forse dell'abbandono delle potenze occidentali che lo avevano sostenuto in passato ora pronti a promuovere una nuova stagione politica, così conclude." Credo che il problema dell'Africa non sia il numero dei mandati di un  leader; il problema è ciò che  i leader fanno mentre sono al potere. Guardiamo ll voto dei cittadini come se avessimo a che fare con gli  azionisti di una società quotata in borsa e il  leader come il CEO dell'azienda. Gli azionisti non lascerebbero mai andare in pensione un eccellente amministratore delegato la cui leadership   ha fatto loro guadagnare enormi  dividendi; farebbero di tutto per farlo rimanere in modo da continuare a incassare i benefici.  In realtà, se le persone sono felici, economicamente progredite, sane e sicure e con cibo a sufficienza sulle loro tavole, la politica è sempre l'ultima delle loro preoccupazioni. La buona politica che si caratterizza per il buon governo è molto rara e nei paesi in cui le persone godono di buon capi supremi se li tengono stretti, anche se i dirigenti vorrebbero  lasciare il potere. Naturalmente è vero anche il contrario”.L'ostentato distacco con cui l'establishment rwandese vive la "primavera nera" del Burkina Faso sta tutto, quindi,  nella convinzione che il Rwanda Inc. e il suo Ceo, Paul Kagame,  abbiano finora presentato  bilanci in utile con il conseguente riconoscimento a tutti i propri "azionisti" dei relativi dividendi.Naturalmente il ragionamento regge fino a quando  sarà accettata l'equiparazione di una realtà statuale   a un'azienda, fino a quando cioè lo status di azionista con il relativo dividendo sarà preferito a quello di cittadino con i relativi diritti.

sabato 1 novembre 2014

La banca interdiocesana RIM premiata come migliore operatore di microfinanza

La banca emanazione dell’episcopato rwandese, Reseau interdiocésain de Microfinance (Rim), si è aggiudicata il premio promosso dall'Associazione delle istituzioni di microfinanza in Rwanda (AMIR), quale miglior operatore finanziario nel settore appunto della microfinanza. La scelta si è basata sul raggiungimento degli obiettivi di settore, l’erogazione dei servizi, la responsabilità e la cura del cliente. Soddisfazione per il riconoscimento è stata espressa dall’amministratore delegato di RIM, signora Diana Uwimbabazi, che ha affermato che  "la vittoria è per noi una sfida a fare di più e continuare ad esercitare la disciplina finanziaria".

giovedì 30 ottobre 2014

La magistratura francese riapre le indagini sull’abbattimento dell’aereo presidenziale

Secondo quanto riferisce RFI-Radio France Internationale , i giudici francesi Marc Trévidic et Nathalie Poux hanno deciso inaspettatamente di riaprire le indagini sul caso dell'attentato contro l'aereo del presidente Habyarimana abbattuto il 6 aprile 1994. Una riapertura dell'inchiesta, dichiarata chiusa solo tre mesi fa, che ha sorpreso tutte le parti in causa. Secondo quanto trapelato dalla giustizia francese, il processo riprende in presenza di uno o più elementi che costringerebbero i giudici a procedere a nuovi accertamenti. Allo stato non si hanno ulteriori informazioni, anche se da fonti attendibili, secondo quanto riferisce RFI, ci sarebbe uno o più testimoni pronti a rendere nuove testimonianze su quello che da più parti viene ritenuta la causa scatenante degli eccidi della primavera 1994.

mercoledì 29 ottobre 2014

Più facile fare impresa in Rwanda che in Italia

Ogni anno, la Banca Mondiale stila una classifica dei paesi dove è più facile fare impresa. Il rapporto denominato Doing Business, arrivato quest’anno alla sua 12° edizione, fornisce un giudizio sui diversi paesi sulla base di una serie di parametri che entrano in gioco nel momento in cui un imprenditore intende avviare una nuova impresa. I parametri presi in esame sono dieci: si va dalla facilità di avviare un'impresa, ai tempi di ottenimento di permessi di costruzione all’accesso all’energia elettrica, dalla registrazione dei titoli di proprietà all’accesso al credito fino alla tutela degli investitori di minoranza e alla risoluzione degli stati di insolvenza. 
In questa classifica che vede al primo posto Singapore, il Rwanda si posiziona al 46° posto, in miglioramento di due posizioni rispetto all’anno precedente,  ben dieci posizione davanti all’Italia che è solo 56°. Il confronto tra Rwanda e Italia è umiliante nell'accesso al credito 4° posto contro 89°, piuttosto che nella facilità di ottenere un permesso di costruzione (34° posto contro 116°) o nel carico fiscale complessivo (27° contro141° posto).
 Nell’ultimo anno il Rwanda ha fatto i maggiori progressi nell’ottenimento dei permessi di costruzione e nell’accesso all’energia elettrica, mentre il vero punto di forza risulta l’accesso al credito  dove il Rwanda si posiziona al quarto  posto a livello mondiale.Il Rwanda e' il terzo miglior paese africano dove fare affari dopo Mauritius e Sud Africa. Non solo il Rwanda ma anche tutti gli  altri paesi dell'Africa sub-sahariana hanno migliorato il contesto normativo per le piccole e medie imprese, tanto che  nel corso degli ultimi cinque anni, ben 11 diversi paesi dell’Africa Sahariana sono apparsi nella lista annuale delle 10 economie che hanno compiuto i maggiori progressi.
Nonostante il buon risultato complessivo, le autorità rwandesi si sono però lamentate con la Banca Mondiale per aver modificato senza preavviso  la metodologia utilizzata nella stesura del Rapporto 2015, tanto da far dire a un responsabile rwandese " di aver spostato i pali della porta dopo che la palla aveva superato la linea". In particolare i nuovi criteri applicati hanno comportato una penalizzazione del Rwanda  che secondo i vecchi modelli si trovava in 32° posizione nella classifica complessiva, corrispondente al 48° posto con i nuovi criteri; pesantemente penalizzante è stata la modifica dei requisiti presi in considerazione per quanto attiene l’avvio di un’impresa che vede  il Rwanda  classificato al 112° posto  dal 72 ° precedente, che con la vecchia metodologia corrispondeva all’8 ° posto. Proprio su questo dato si sono incentrate le lamentele rwandesi.

martedì 28 ottobre 2014

Fatica a decollare il programma di alimentazione scolastica

Gli scolari bisognosi di Nyagahanga consumano
un pasto grazie al sostegno dell'Associazione Kwizera
Le autorità rwandesi hanno messo in campo, con l’inizio del nuovo anno scolastico, un programma di alimentazione scolastica rivolto agli alunni del ciclo base dei 12 anni (12YBE). Nelle intenzioni del governo il programma dovrebbe vedere il coinvolgimento anche dei genitori secondo tre diverse opzioni. La prima prevede che i genitori contribuiscano con un importo fisso di denaro nell’ordine di 200-300 Frw  al giorno per alunno; la seconda che i bambini si portino da casa il cibo da consumare a scuola, mentre la terza opzione  permette ai genitori che non possono permettersi le prime due opzioni di  lavorare come braccianti occasionali presso la stessa scuola che si farebbe quindi carico di fornire il cibo ai loro figli. Il Ministero della Pubblica Istruzione, pur riconoscendo la complessità della questione, si sta prodigando nel sensibilizzazione i leader locali nel sostegno dell’iniziativa e per ottenere il coinvolgimento di tutti i genitori interessati affinchè a nessun scolaro manchi un pasto. Purtroppo il percorso del nuovo programma è tutt’altro che facile, dovendo scontare un certo scetticismo dei genitori, molti dei quali dichiarano apertamente di non disporre dei soldi necessari, soprattutto quando, come capita spesso, i figli coinvolti siano due o addirittura tre: in  quel caso per pagare le rette se ne va il salario mensile di un agricoltore.  Capita così, come riferisce The New Times, che i bambini i cui genitori non hanno versato il costo del pranzo  debbano assistere in disparte al pranzo dei loro compagni. Di fronte alle sollecitazioni che vengono dalle autorità di governo e dai responsabili locali molti  dirigenti scolastici ricorrono all’aiuto delle numerose ong che operano sul territorio  rwandese.Al riguardo merita di essere ricordata l'esperienza dell'Associazione Kwizera che da diversi anni garantisce l'erogazione di una settantina di pasti giornalieri ai bambini bisognosi della scuola primaria di Nyagahanga.  Nonostante le buone intenzioni, il programma fatica a decollare e da più parti si sollecita un intervento diretto del governo per fornire i mezzi necessari a garantire a tutti l’accesso a un pasto durante l’orario scolastico. Lo stesso Ministro per la scuola  primaria e secondaria,Olivier Rwamukwaya, ha ammesso che il programma di alimentazione scolastica ha bisogno di essere rivisitato, “almeno per poter aiutare i bambini provenienti da famiglie povere” che, nelle campagne, sono piuttosto numerosi. Anche l’opzione che prevede il coinvolgimento dei genitori in lavori a favore della scuola non sembra incontrare un particolare successo: gli insegnanti dicono che sia troppo difficile insistere nel richiamare i genitori al rispetto di questo loro impegno.

sabato 25 ottobre 2014

Le autorità rwandesi sospendono le trasmissioni radio BBC in kinyarwanda

Dopo che ieri il presidente della Commissione di regolamentazione dei media ruandesi (RMC), Fred Muvunyi, resistendo anche a formali richieste dei deputati rwandesi, aveva escluso qualsiasi intervento di sospensione della licenza alle trasmissioni radio in Kinyarwanda della BBC, quale reazione alla messa in onda su BBC2 del controverso documentario "La storia mai raccontata del Rwanda", che ha causato fortissime reazioni in tutto il Rwanda ma anche all'estero, si assiste oggi a un clamoroso dietrofront. La Rwanda Utilities Regulatory Authority (Rura)  ieri ha, infatti, sospeso il servizio della BBC in kinyarwanda dopo le numerose richieste di esponenti della società civile e delle forze politiche di revocare la licenza per le trasmissioni radio alla BBC."Dopo aver esaminato le denunce, Rura ha valutato che queste accuse abbastanza gravi, tali da giustificare la sospensione temporanea di tutti i programmi della BBC in lingua Kinyarwanda, mentre altre indagini sono svolte dal regolatore", hanno riferito esponenti della stessa Autority. Già nel 2009, il Rwanda aveva sospeso per due mesi le trasmissioni della BBC in Kinyarwanda, avviate sulla base di un accordo bilaterale firmato nel 1997, con l'accusa di dare voce ai "negazionisti" e mettere a repentaglio il processo di riconciliazione nazionale nel paese. La BBC, già nei giorni scorsi, a proposito del documentario aveva negato le accuse di negazione del genocidio, convinta che il programma abbia fornito "un prezioso contributo alla comprensione della tragica storia del paese e della regione."

mercoledì 22 ottobre 2014

L’Olanda muove gravi accuse contro il marito di Victoire Ingabire

Lin Muyizere, marito della dissidente Victoire Ingabire, leader dell'opposizione rwandese  condannata a 15 anni di prigione con l'accusa di terrorismo e di negazionismo, potrebbe essere privato della cittadinanza olandese ed essere deportato a Kigali, in quanto accusato di genocidio da parte dei servizi di immigrazione olandesi sulla base di tre fonti anonime che affermano di averlo visto, all’epoca, con la milizia.Muyizere era già stato oggetto di un'indagine amministrativa da parte delle autorità di immigrazione olandesi nel 2010, epoca in cui la moglie Victoire era rientrata in Rwanda per partecipare alle elezioni presidenziali. a cui non potè partecipare perché immediatamente accusata delle colpe che l’hanno successivamente portata in carcere. Quello che è strano nel comportamento delle autorità olandesi è che, secondo quanto risulta all’agenzia RFI,  allo stato nessuna accusa è stata mossa contro Lin Muyizere dalla giustizia rwandese. Siamo quindi in presenza da parte delle autorità olandesi di un eccesso di zelo di cui sfuggono le reali motivazioni: quando si vuole essere più realisti del re!

venerdì 17 ottobre 2014

Il contributo della Chiesa rwandese al Sinodo a sostegno della famiglia

Usciti frastornati dalla lettura della  Relatio post disceptationem presentata lunedì mattina dal cardinale Péter Erdö, relatore generale del Sinodo, e in attesa che i dieci circoli minori, in cui e' stato discusso il documento, propongano la riscrittura di talune parti un po' " forzate", come quella relativa ai gay, è consolante leggere la relazione presentata al Sinodo dal presidente della conferenza episcopale rwandese (C.EP.R) mons.   Smaragde MBONYINTEGE, vescovo di Kabgayi.
Si tratta di un testo che rappresenta in termini realistici la situazione della famiglia rwandese, quella ordinaria che così poco spazio ha trovato nella Relatio, dove l'attenzione e' stata monopolizzata dalle situazioni anomale, anche quelle statisticamente irrilevanti come quelle dei gay. Quasi si fatica a pensare che tale intervento sia avvenuto in un consesso che ha poi licenziato la Relatio che ha fatto la gioia dei media mondiali per le sue impreviste aperture. Nella relazione del presidente della Conferenza episcopale rwandese si rappresentano, infatti, le proposte pastorali che la Chiesa rwandese mette in campo a favore delle famiglie che vogliono vivere, nell'ordinaria quotidianità, la propria unione alla luce della fede a fronte delle sfide della modernità. In proposito, la Chiesa rwandese ha messo in campo una serie di iniziative: dalla preparazione dei fidanzati al controllo delle nascite, tramite la diffusione dei metodi naturali, attraverso il servizio Action Familiale che ha raccolto se non l'apprezzamento da parte del governo almeno la tolleranza. Non poco di questi tempi in cui gli organismi e le Ong internazionali hanno la pretesa di infilarsi in camera da letto delle coppie. Non si tace delle sfide che arrivano dai matrimoni misti, in prevalenza con altre confessioni cristiane, e dal proliferare dei divorzi con il conseguente problema dei figli. Importante, a nostra avviso, la sottolineatura che mons. MBONYINTEGE  fa di un argomento fondamentale per l'equilibrio della coppia, quale il ruolo della donna in seno alla famiglia e alla conciliazione tra la sua legittima aspirazione a recitare un proprio ruolo nella società e nel lavoro e "l'inalienabile ruolo di madre di famiglia". L'auspicio del presule è che si possa riflettere "sull'equilibrio che va trovato tra la promozione femminile e la responsabilità materna della donna rwandese". Crediamo che questa sfida, che non riguarda la società rwandese ma in maniera più dirompente l'intero occidente, meritasse un adeguato spazio anche nella Relatio. Nella relazione del presidente della C.EP.R non si trova alcun riferimento all'omosessualità. Forse per questo il cardinale Walter Kasper, al quale era stata affidata la fase preparatoria del Sinodo, facendo il punto della situazione, si è lasciato andare, in un'intervista all'agenzia Fides che ha tentato goffamente di smentire (leggi qui), a giudizi non proprio eleganti sui vescovi africani che si erano opposti piuttosto vigorosamente a certe affermazioni contenute nella Relatio, soprattutto in materia di omosessualità. Kasper ha, infatti, sostenuto che – siccome in Africa e nei paesi mussulmani l'omosessualità è un tabù – è bene che i vescovi di quel continente si rassegnino a quel che decidono gli europei, trovando soluzioni locali alle loro riserve. Anche per questo siamo grati a mons.  Smaragde MBONYINTEGE per la sua testimonianza.

giovedì 16 ottobre 2014

Primi passi verso una riforma costituzionale che permetta un terzo mandato a Kagame

Come era facilmente prevedibile, la possibile riforma costituzionale volta a cassare il limite dei due mandati presidenziali sta muovendo i primi passi.Da tempo l'argomento era sul tappeto: piu' volte lo stesso Kagame, interpellato in proposito, senza escludere alcuna opzione  aveva suggerito che  il problema fosse affrontato avendo come riferimento " il cambiamento, la stabilta' e la continuita'". Nel gioco delle parti, la proposta non parte dal FPR, il partito del presidente  Paul Kagame, ma da tre partiti, che collaborano con il partito di maggioranza, che si sono dichiarati favorevoli alla promozione di un referendum che apra la strada a una revisione della Costituzione, così da consentire a Paul Kagame di correre per un terzo mandato che gli sarebbe precluso dalle attuali previsioni costituzionali che limitano a due i mandati presidenziali. I tre partiti, il PS-Imberakuri, il Partito democratico islamico (PDI) e il PSP, intendono appellarsi al popolo perché si pronunci sulla modifica costituzionale necessaria a superare la norma vigente. A questo punto i giochi sembrano aperti e neppure la raccomandazione degli Stati Uniti, formulata nel recente vertice USA-Africa di agosto, di evitare ogni riforma costituzionale volta a perpetuare il potere degli uomini forti africani, sembra poter frenare un processo ormai innescato.

mercoledì 15 ottobre 2014

La testimonianza di una coppia rwandese al Sinodo sulla famiglia

Al Sinodo sulla famiglia tenutosi in questi giorni a Roma, erano presenti i coniugi rwandesi  Jean Dieudonné e Emerthe Gatsinga del movimento dei Focolari.Economista lei, ginecologo lui, sono animatori di una clinica a Kigali con una ventina di posti letto.  Si occupano di formazione delle famiglie, dei giovani sposi, dei fidanzati e della preparazione al matrimonio. Sono responsabili del movimento dei Focolari oltre che per il Rwanda anche per il Burundi, Kenya e Uganda. Sposati da 26 anni, hanno quattro figli naturali  e quattro adottivi. Questa è una breve intervista, in un eccellente italiano,  rilasciata a margine dei lavori sinodali.




martedì 14 ottobre 2014

Continua la Makuza dinasty: Bernard Makuza eletto presidente del Senato

Bernard Makuza è stato eletto oggi presidente del senato con 25 voti su 26 votanti. Prende il posto del dimissionario Jean-Damascène Ntawukuliryayo che ha lasciato la seconda carica dello stato in un modo che ha sollevato qualche dubbio.Continua in questo modo la storia della Makuza dinasty di cui abbiamo riferito in un nostro precedente post. Bernard Makuza, già primo ministro per un decennio a partire dal 2000, ritorna pieneamente in pista dopo che di recente voci incontrollate lo avevano dato in disgrazia, nonostante quella specie di autocritica cui si era sottoposto in occasione del programma Ndi Umunyarwanda ( Io sono rwandese) in cui aveva chiesto scusa per le "colpe" del padre Anastase.

martedì 7 ottobre 2014

Ecco il documentario della BBC che ha fatto scandalo in Rwanda

Ecco  il documentario messo in onda il primo ottobre dalla BBC, con il titolo Rwanda: The untold Story, che ha suscitato virulente  reazioni in Rwanda.
Qui si possono leggere, in inglese, le critiche ai contenuti del documentario, a firma Andrew Wallis, apparsa oggi su The New Times. (leggi qui)




giovedì 2 ottobre 2014

Rwanda contesta il giudizio del Mo Ibrahim Index sullo stato dei diritti umani

Lunedì scorso è stato reso noto il  Mo Ibrahim Index sulla governance africana (IIAG) da cui si ricava che il  Rwanda si posiziona all’11° posto  su 52 paesi, con un punteggio complessivo di governance del 60,4 per cento, migliorando la propria posizione di quattro posti rispetto allo scorso anno.Il Mo Ibrahim Index è un nuovo indice che giudica, secondo parametri obbiettivi e quantificabili, i governi dei paesi africani subsahariani in funzione della qualità del loro governo. L'Indice valuta i progressi realizzati da ogni nazione nei cinque principali ambiti che insieme costituiscono una definizione di buon governo:Sicurezza e protezione;Applicazione della legge, trasparenza e corruzione;Partecipazione e diritti dell'uomo;Sviluppo economico durevole;Sviluppo umano. Nonostante il buon risultato complessivo riportato, è stato però contestata per bocca del Prof. Anastase Shyaka, l'amministratore delegato delRuanda Governance Board (RGB), la metodologia che ha portato a formulare il punteggio attribuito nella speciale sezione riguardante la Partecipazione e i diritti umani, dove il Rwanda scende al 27° posto con un punteggio di 47,7 per cento. La situazione sarebbe stata ben più penalizzante se questo risultato non fosse il frutto di tre diverse categorie: la Partecipazione, i Diritti Umani e Diritti Gender.Il  secondo posto con un 87 per cento nella categoria dei Diritti Gender,  nasconde,  infatti, i giudizi particolarmente negativi che emergono nella specifica sottosezione relativa alla Partecipazione, dove  il Rwanda precipita al 45°posto con un 19,3 per cento e in quella dei Diritti umani con il 40° posto con un 36,3 per cento. Di fronte a questi giudizi penalizzanti, immediata si è levata da parte rwandese la contestazione dei metodi utilizzati, cercando anche di mischiare le carte, confondendo lo stato di sicurezza vigente in Rwanda, che tutti tranquillamente riconoscono,   con il rispetto dei diritti umani su cui evidentemente i metri di giudizio delle autorità rwandesi sono ben lontani da quelli comunemente accettati a livello mondiale. Forse troppo abituati a primeggiare nelle diverse classifiche mondiali, a volte per meriti effettivi a volte magari solo per buone capacità relazionali, le autorità rwandesi dimostrano di mal sopportare giudizi men che lusinghieri sul loro operato.

sabato 27 settembre 2014

Negli ospedali rwandesi gli ammalati devono provvedere ai propri pasti

Anche per chi si ritiene conoscitore del Rwanda qualche volta capita di  imbattersi in vere e proprie sorprese. E’ quanto abbiamo appreso da un articolo apparso su The New Times, in cui una vecchia conoscenza di questo blog,  Sunny Ntayombya, ci apre uno scenario per noi sconosciuto e, a dire il vero, sorprendente. Riferendo, infatti, di una sua partecipazione a una manifestazione per la raccolta fondi a favore di una Ong locale, Africa Solid, non nascondeva la propria sorpresa nell’apprendere che i fondi raccolti servivano per finanziare l’acquisto di pasti da portare agli ammalati dell’Ospedale universitario di Kigali (CHUK), non in grado di provvedere autonomamente. L’autore dell’articolo si domanda, quasi sconsolato “perché dovrebbero essere le famiglie piuttosto che delle Ong a dover pensare a nutrire i pazienti nei nostri ospedali, quando in tutto il mondo gli ospedali nutrono i loro pazienti?” La risposta gli arriva da uno dei volontari di Africa Solid: “perché il CHUK e gli altri ospedali in tutto il paese semplicemente non hanno fondi sufficienti  per comprare le medicine  e provvedere all'alimentazione dei pazienti”.L’articolo, che ha suscitato numerose reazioni tra i lettori de The New Times, si conclude con l’invito alle assicurazioni sanitarie, probabilmente la tanto pubblicizzata Mutuelle de Santé che dovrebbe coprire tutti i cittadini rwandesi, perché si facciano carico, magari aumentando i premi assicurativi, dei pasti dei loro assistiti. Diversamente provveda il governo.Come si vede siamo di fronte a uno scenario sorprendente:  scoprire un aspetto non propriamente in linea con i tanto conclamati progressi della società rwandese.

mercoledì 24 settembre 2014

Dall'UE due miliardi di euro per l'energia a cinque paesi africani

L'Unione Europea ha concesso una sovvenzione di 2 miliardi di euro  a cinque paesi africani da utilizzare per incentivare investimenti privati in progetti di energia sostenibile nei prossimi cinque annui.L'accordo è stato firmato  ieri a New York dal presidente della Commissione europea José Manuel Barroso, dal presidente rwandese Paul Kagame e  i capi di stato degli altri paesi beneficiari: Capo Verde, Costa d'Avorio, Liberia e Togo. I richiamati paesi sono stati scelti dall'UE in quanto meritevoli per aver promosso progetti per l'accesso all'energia elettrica. I fondi di pertinenza del Rwanda, di cui al momento non si conosce ancora l'ammontare, saranno gestiti dal Ministero delle Finanze e della Programmazione Economica e saranno riservati a investitori privati con progetti di sviluppo di energia sostenibili.Il ministero si riserva di valutare i progetti presentati e decidere l'ammontare del sostegno che verrà erogato.I nuovi fondi vanno ad aggiungersi  a quelli previsti dall'accordo firmato due settimane fa, tra il Rwanda e l'UE , che prevede un sostegno di 200 milioni di euro per favorire la produzione di energia per le famiglie urbane e rurali e la riduzione della dipendenza dal gasolio e dalle biomasse. L'UE è tuttora impegnata in una serie di altri progetti energetici in Rwanda, compresi gli impianti solari in 300 scuole rurali, le esplorazioni geotermiche e nel cofinanziamento della micro centrale idroelettrica Rukarara II.

martedì 23 settembre 2014

Il messaggio di papa Francesco per la Giornata mondiale del migrante


Chiesa senza frontiere: madre di tutti è il tema scelto dal Papa per la prossima Giornata Mondiale del Migrante e del Rifugiato, che - a livello ecclesiale - sarà celebrata domenica 18 gennaio 2015. La Radio Vaticana ne ha fatto questa sintesi: "La Chiesa allarga le sue braccia per accogliere tutti", in particolare quei migranti e rifugiati che "cercano di lasciarsi alle spalle dure condizioni di vita e pericoli di ogni sorta". Papa Francesco inizia così il suo Messaggio per la Giornata del migrante e del rifugiato e subito ribadisce che la Chiesa è chiamata a diffondere "nel mondo la cultura dell'accoglienza e della solidarietà, secondo la quale nessuno va considerato inutile, fuori posto o da scartare". Alla "globalizzazione del fenomeno migratorio – esorta il Papa – occorre rispondere con la globalizzazione della carità e della cooperazione, in modo da umanizzare le condizioni dei migranti". E denuncia con forza "il vergognoso e criminale traffico di esseri umani", come "tutte le forme di violenza, di sopraffazione e di riduzione in schiavitù". Fenomeni che necessitano una "lotta" più "incisiva ed efficace, che si avvalga di una rete universale di collaborazione, fondata sulla tutela della dignità e della centralità di ogni persona umana". Dal Papa, dunque, l'esortazione a una fattiva "collaborazione che coinvolga gli Stati e le organizzazioni internazionali" nel gestire e regolare i movimenti migratori.Al tempo stesso, avverte il Pontefice, "occorre intensificare gli sforzi per creare le condizioni" volte a diminuire le "ragioni che spingono interi popoli a lasciare la loro terra natale a motivo di guerre e carestie". I movimenti migratori, fa poi notare Francesco, non di rado "suscitano diffidenze e ostilità, anche nelle comunità ecclesiali, prima ancora che si conoscano le storie di vita, di persecuzione o di miseria delle persone coinvolte". In tal caso, prosegue, "sospetti e pregiudizi si pongono in conflitto con il comandamento biblico di accogliere con rispetto e solidarietà lo straniero bisognoso". Gesù, si legge nel messaggio, "si è identificato con lo straniero, con chi soffre, con tutte le vittime innocenti di violenze e sfruttamento". E ci ha chiesto di "toccare la miseria umana e mettere in pratica il comandamento dell'amore"."Il coraggio della fede, della speranza e della carità – sottolinea il Papa – permette di ridurre le distanze che separano dai drammi umani". Gesù, ribadisce, "è sempre in attesa di essere riconosciuto nei migranti e nei rifugiati, nei profughi e negli esuli, e anche in questo modo ci chiama a condividere le risorse, talvolta a rinunciare a qualcosa del nostro acquisito benessere". Il carattere "multiculturale delle società odierne – soggiunge – incoraggia la Chiesa ad assumersi nuovi impegni di solidarietà, di comunione e di evangelizzazione". Non può "bastare la semplice tolleranza", ammonisce Francesco, la Chiesa è chiamata a "superare le frontiere e a favorire il passaggio da un atteggiamento di difesa e di paura" a un "atteggiamento che abbia alla base la cultura dell'incontro". 
Per leggere il testo del Messaggio clicca qui.

domenica 21 settembre 2014

Dal Rwanda un esempio per l’Italia di gestione della spesa farmaceutica

Viene dal Rwanda un esempio di razionalizzazione della spesa sanitaria che potrebbe fare comodo al commissario alla  spending review  Carlo Cottarelli. Da qualche mese è stato,infatti, lanciato  un nuovo sistema di distribuzione su scala nazionale dei farmaci per le diverse  strutture sanitarie del paese. Il programma chiamato Logistics Management Information System  (IMEL), basato sul web, mette in rete 42 ospedali distrettuali, 30 farmacie distrettuali, cinque ospedali di riferimento e oltre 400 centri sanitari. Superando la precedente gestione cartacea, fonte di innumerevoli imprecisioni e sprechi, il nuovo sistema consente un controllo centralizzato delle giacenze di farmaci e una pianificazione del fabbisogno di ogni singola unità sanitaria, dalle più importanti della capitale  a quelle periferiche. Il sistema, che è costato più di un milione di dollari, consentirà di ridurre le spese in particolare monitorando le scadenze dei farmaci,  aiutando i medici a identificare i farmaci che si devono utilizzare prioritariamente, evitando che questi arrivino a scadenza con il relativo spreco. Il sistema permette altresì di ridurre drasticamente i tempi di consegna riducendoli da due settimane a due giorni, anche grazie alla creazione di un unico magazzino centrale meccanizzato a Kigali.

sabato 20 settembre 2014

Rapporto Fao: Rwanda non ancora sconfitta la sottoalimentazione

Sono circa 805 milioni le persone - vale a dire una su nove - che al mondo soffrono la fame, secondo il nuovo rapporto dell'ONU Lo Stato dell'insicurezza alimentare nel mondo (SOFI 2014) appena pubblicato.Il rapporto ha confermato un trend positivo, una diminuzione del numero di persone che soffrono la fame a livello globale di oltre 100 milioni di unità negli ultimi dieci anni e di oltre 200 milioni rispetto al biennio 1990-92. Il rapporto è pubblicato annualmente ed è frutto di un lavoro congiunto delle tre agenzie ONU di Roma, l'Organizzazione per l'Alimentazione e l'Agricoltura (FAO), il Fondo Internazionale per lo Sviluppo Agricolo (IFAD) e il Programma alimentare mondiale (PAM). La tendenza generale nella riduzione della fame nei paesi in via di sviluppo indica che l'Obiettivo di Sviluppo del Millennio (MDG) di dimezzare la percentuale delle persone sottonutrite entro il 2015 è ancora raggiungibile.Il SOFI 2014 fa notare come l'accesso al cibo sia migliorato in modo rapido e significativo in quei paesi che hanno sperimentato un progresso economico globale.
Nonostante i progressi significativi, diverse regioni e sub-regioni continuano a restare indietro. In Africa sub-sahariana, più di una persona su quattro rimane cronicamente sottoalimentata, dal 1990/92 al 2012/14 la percentuale della popolazione sottoalimentata è passata dal 33% al 23,8%,  interessando circa 214 milioni di persone contro i 176 milioni dell’inizio anni 90.
Nello stesso periodo il Rwanda  è passato dal 55,6% al 33,8%  interessando ancora 4 milioni di abitanti contro i 3,8 del 1990/92.Secondo il Rapporto l'attuale trend di riduzione della sottoalimentazione non consentirebbe al Rwanda di raggiungere l'Obiettivo di Sviluppo del Millennio (MDG) entro il 2015.Nonostante i miglioramenti messi in atti nel ventennio, la percentuale della popolazione rwandese sottoalimentata è ancora più alta di quella media dell'area subsahariana e dei paesi vicini come Kenia 24,3%, Uganda 25,7% e RD Congo 31,5%. Solo cinque altri paesi hanno una percentuale più alta: Zambia 48,3%,Centraafrica 37,6%, Etiopia 35% e Ciad 34,8%, Tanzania 34,6%

giovedì 18 settembre 2014

Improvvise "dimissioni" del presidente del senato rwandese

Ieri si è improvvisamente dimesso, per ragioni personali, il  presidente del Senato rwandese, Jean-Damasceno Ntawukuliryayo, la seconda carica dello Stato. In realtà, le dimissioni sono giunte dopo una petizione di 15 senatori che contestavano il suo modo troppo personalistico di guidare i lavori del senato, ritenuto dai richiedenti non conforme a un corretto processo decisionale che dovrebbe caratterizzare i lavori parlamentari. Le dimissioni sono state accettate all’unanimità. Non sembra secondario il  fatto che  a motivare la richiesta di dimissioni sia stato  Tito Rutaremara, un esponente di spicco del partito di governo, FPR. Secondo quanto riferisce l’agenzia RFI, sulla base di un documento distribuito ai giornalisti, l'ex presidente del Senato è anche accusato dai suoi colleghi di cattiva gestione del denaro pubblico e incontro con  diplomatici stranieri senza informare il suo ufficio. Un tale contesto ha fatto avanzare a qualcuno il dubbio che più che di dimissioni si debba parlare di dimissionamento.Jean-Damasceno Ntawukuliryayo è esponente del partito socialdemocratico rwandese, uno dei partiti che collaborano con il FPR, e in passato ha ricoperto diversi incarichi ministeriali, mentre nelle ultime elezioni presidenziali del 2010 aveva  "sfidato" Paul Kagame, dando una parvenza di competizione ma in realtà  riportando solo un modesto 4,9% dei voti. 

martedì 16 settembre 2014

Vergogna Italia: solo una semplice incaricata d’affari ai funerali delle suore

I sospetti avanzati nel nostro precedente post hanno purtroppo trovato conferma. L'Italia ufficiale non era rappresentata a livelli istituzionalmente adeguati ai funerali delle tre suore trucidate in Burundi. Ne abbiamo finalmente avuto conferma, dopo un'inspiegabile attesa di un paio di giorni, dall'ufficio stampa del Ministero degli esteri, dopo aver inutilmente atteso una risposta dalla nostra ambasciata a Kampala,competente per il Burundi, anche in altre occasioni non particolarmente disponibile,  e dal consolato di Buyumbura, appositamente interpellati. L'Italia ha ritenuto si farsi rappresentare al funerale delle tre connazionali morte in Missione da una semplice incaricata d'affari, la dott.sa Serena Muroni, e dal console onorario in Burundi, signor Guido Ghirini.
 Neppure l'ambasciatore a Kampala, Stefano Antonio Dejak, ha ritenuto opportuno muoversi dall'ambasciata per presenziare al funerale delle tre connazionali. Chissà quali superiori impegni l'avranno trattenuto in sede. Non osiamo immaginare cosa sarebbe successo sulla stampa e in parlamento se una delegazione di così basso livello fosse stata designata a rappresentare l'Italia ad analogo evento che non riguardasse tre semplici suore.

domenica 14 settembre 2014

Tre suore massacrate: in una settimana tutto dimenticato

E' passata solo una settimana dai tragici fatti di Bujumbura e già l'eco della tragica fine delle tre suore saveriane massacrate nel convento dove esercitavano la loro missione è decisamente scemata:gli italiani hanno altro a cui pensare. Dopo le notizie dei primi due giorni, con l'immancabile telegramma di cordoglio della presidenza della repubblica e una dichiarazione del ministro degli esteri, l'avvenimento è passato decisamente in secondo piano a tutti i livelli, sia politici che comunicativi. Nessun giornale o televisione ha scomodato propri inviati per coprire l'avvenimento: in fondo si trattava "solo" di tre anziane suore che avevano dedicato la loro esistenza all'annuncio del Vangelo e a portare aiuto agli ultimi; non avevamo a che fare con delle giovincelle in cerca di emozioni e di foto, con cui arricchire il proprio profilo facebook, su cui si possono intessere storie e coltivare emozioni. Nessun politico è volato in Burundi per presenziare ai funerali.Non essendo prevista la presenza di telecamere Rai o Mediaset, a che pro sobbarcarsi un viaggio, certo gratis, ma così massacrante; in fondo non si trattava di portare in Italia qualche bambino dal Congo. Speriamo almeno che qualcuno di adeguato standing istituzionale, anche se nelle cronache non ne abbiamo trovato menzione, sia stato incaricato di rappresentare l'Italia ai funerali; in fondo tre connazionali erano morte sul campo nello svolgimento della loro Missione, onorando anche il paese d'origine: l'Italia.

lunedì 8 settembre 2014

In ricordo delle tre suore martiri in Burundi


A ricordo del sacrificio delle tre suore trucidate in Burundi, segnaliamo il pezzo di Cristiano Gatti apparso sull'edizione odierna de Il Giornale, dal titolo:

Sono martiri "banali". Nelle piazze e in rete nessuno si indigna
Suor Olga, suor Lucia e suor Bernardetta aiutavano i diseredati nonostante l'età. Ma per l'Italia civile i religiosi missionari devono mettere in conto il peggio. Non come le "eroine" laiche

Per leggere l'articolo clicca qui.

venerdì 5 settembre 2014

Il Rwanda 62° paese al mondo per livello di competitività economica

E’ stato rilasciato nei giorni scorsi il Secondo il Rapporto sulla competitività globale 2014-2015 pubblicato dal World Economic Forum. Nella sua valutazione annuale dei fattori che determinano la produttività e la prosperità, la relazione individua grandi differenze nell'attuazione delle riforme strutturali tra le regioni e livelli sviluppo come la sfida principale da superare per raggiungere una crescita economica sostenibile.In particolare evidenzia come l'innovazione e la gestione dei talenti siano due settori in cui leader dei settori pubblico e privato devono lavorare insieme per raggiungere un migliore sviluppo economico sostenibile e inclusivo. Nella classifica del World Competitiveness Index (GCI), che copre 144 economie, il Rwanda si posiziona al 62° posto con un punteggio di 4,3. Andando a indagare nel dettaglio dei vari parametri presi in esame, come illustrati nella scheda consultabile qui, si notano i punti di forza e di debolezza. Tra i primi va sottolineato il 18° posto, sui 144 paesi presi i esame, che viene riconosciuto al Rwanda per quanto attiene l’apparato istituzionale, inteso come quadro giuridico e amministrativo all'interno del quale  individui, imprese e governo interagiscono per generare ricchiezza,  con punti di vera e propria eccellenza per quanto attiene il basso livello di corruzione, l’efficienza del governo, la correttezza nella gestione dei fondi pubblici, la sicurezza per gli investitori e il basso livello di criminalità. Di rilievo risulta anche  l’efficienza del mercato del lavoro. Punti di debolezza  riguardano invece l’apparato infrastrutturale, la dimensione del mercato, l’innovazione, l’educazione e la formazione superiore. Per tutti i parametri presi in esame, con la ovvia sola dimensione del mercato, il Rwanda evidenzia risultati migliori del resto dell’Africa sub sahariana.

mercoledì 3 settembre 2014

I tre gemelli di Bumgwe crescono



Sandrine, Sarah e Cedric i tre gemelli di Bungwe dei quali abbiamo raccontato la storia, a partire dalla loro nascita nel novembre del 2011 (leggi qui ) quando si sono aggiunti ai cinque fratelli già presenti in famiglia, crescono sereni con i loro genitori. Lo dimostra questa fotografia, ricevuta dalla benefettrice italiana che, a fronte dell'appello che avevamo lanciato alla loro nascita, li ha adottati nell'ambito del programma adozioni dell'Associazione Kwizera. Alla nascita, presso l'ospedale di Byumba, i tre piccoli, come dimostra la foto qui accanto, erano veramente tre frugoletti che pesavano rispettivamente 1,5 e  1,3 kilogrammi le bambine e  1,6 kilogrammi il bambino.La mamma, Tanasia Nyirabarimwabo,  evidentemente ha fatto fin qui un buon lavoro.


martedì 2 settembre 2014

Ultimato il locale servizi del centro scolastico di Kiruri

Vedute esterne del locale servizi di Kiruri

Sono stati ultimati i lavori di realizzazione del locale servizi del centro scolastico di Kiruri. Come per le precedenti realizzazioni che hanno interessato questo villaggio (l'acquedotto, l'aula scolastica e la linea elettrica), l'opera è stata seguita da un comitato locale ormai ampiamente rodato.I nuovi locali ospitano, su una superficie di poco più di 35 mq, servizi igienici  e docce, suddivisi per studenti e studentesse, e all'esterno una serie di lavandini. L'iniziativa s'inquadra nel progetto, lanciato dall'Associazione Kwizera, denominato "Adottiamo una scuola". Con un importo analogo   a quello delle adozioni a distanza, cioè 115,00 euro, questa proposta indirizza l’aiuto verso un’ampia fascia di beneficiari e consiste nel realizzare opere o iniziative di interesse generale per migliorare le spesso fatiscenti strutture scolastiche,  sovente prive di servizi igienici o, dove esistono, inadeguati  alle necessità della comunità infantile, perché privi di acqua per lavarsi le mani. In altri casi le strutture scolastiche necessitano di interventi migliorativi o di ampliamento per poter raccogliere un numero di bambini in continua crescita, o più semplicemente, molto spesso, i banchini sono insufficienti o inadeguati.  Certamente questo progetto non ha il fascino dell’adozione a distanza classica, dove si crea un vero e proprio legame tra il bambino e la famiglia che lo aiuta, ma siamo certi che avrà un riflesso positivo sull’intera comunità infantile. 

sabato 30 agosto 2014

Il mistero dei cadaveri ritrovati sul lago Rweru

Nella ultime settimane, diversi cadaveri sono stati visti galleggiare sul lago Rweru, un lago tra il Burundi e il Rwanda, vicino al confine con la Tanzania. Le autorità della provincia del Burundi, dove sono stati visti i corpi, escludono che si tratti di cittadini del Burundi, affermando che i cadaveri proverrebero dal Rwanda, trasportati dal fiume Akagera. Altrettanto ha fatto la Polizia Nazionale del Rwanda negando che cittadini rwandesi risultino dispersi.I pescatori del posto sostengono di aver notato i cadaveri da un paio di settimane; in tutto sarebbero una quarantina i cadaveri visti galleggiare sulle acque del lago. Edouard Nduwimana, ministro degli interni del Burundi, ha detto a France-Presse : "Ci sono molti corpi, alcuni legati, galleggianti sul lago Rweru, anche se probabilmente la cifra di 40 segnalata dai pescatori è esagerata." Nduwimana ha detto che non è stato ancora possibile confermare la loro origine e quindi  " sono necessarie  indagini  per confermare o meno se questi corpi vengano dal Rwanda, o se siano stati gettati nel lago in Burundi".
 Come riferisce la BBC che ha raccolto la testimonianza di un funzionario burundese, alcuni corpi sono stati trovati   racchiusi in sacchi, altre testimonianze parlano di corpi  con  le mani legate dietro la schiena ; modalita' che farebbero pensare a delle esecuzioni.Di fronte al mistero di questi cadaveri figli di nessuno si e' levata la richiesta dei partiti dell'opposizione rwandese di dare avvio a un'inchiesta indipendente per  procedere all'identificazione dei cadaveri, sulla base delle impronte digitali disponibili per i cittadini rwandesi che dispongono della carta d'identita, per poter escludere  che si tratti di rwandesi di cui e' stata denunciata la scomparsa negli ultimi mesi.

giovedì 28 agosto 2014

I preziosi consigli di Tony Blair ai capi di stato suoi assistiti

l'articolo de la Repubblica
In un recente articolo il Telegraph mette sotto accusa l'ex premier britannico Tony Blair per la sua disinvolta attività di consulente, profumatamente remunerato, di diversi governi che non brillano per il loro grado di democraticità. Per illustrare in che cosa si sostanzi questa attività, il giornale inglese porta ad esempio una lettera che Blair ha inviato al suo cliente, il premier kazako Nazarbayev, in cui gli  spiega il modo per ripulire l'immagine dopo l'uccisione da parte della polizia di 14 operai dell'area petrolifera di Zhanaozen che protestavano per le condizioni di lavoro. Nella misssiva Blair scrive che quei morti   «non devono oscurare gli enormi progressi fatti dal Kazakhstan» e consiglia al suo cliente come deve rapportarsi con i media occidentali. Come scrive Repubblica nell'articolo riportato qui a fianco "allegata, c' è un' intera pagina di testo da aggiungere al discorso che il premier avrebbe dovuto tenere a  Cambridge. Blair propone a Nazarbayev quelle frasi spiegando che servono ad «affrontare la questione Zhanaozen» nel «modo migliore per i media occidentali », ovvero parlandone, ma aggiungendo, come dice l' allegato: «Ci sono problemi di democrazia e diritti umani essenziali da affrontare. Io comprendo e ascolto ciò che dicono i nostri critici. Ponete le vostre questioni, sarete ascoltati. Ma dateci credito per l' enorme cambiamento positivo che abbiamo compiuto nel nostro Paese. Dobbiamo andare avanti un passo alla volta». La lettera è un concentrato di trucchi da politici navigati: con quel discorso a Cambridge Nazarbayev si conquistò non pochi titoli dei giornali sul leader «visionario » che aveva migliorato il suo Paese."  Tony Blair è consulente anche del governo rwandese ( vedi precedente post). Anche per il presidente Paul Kagame, come per il suo omologo kazaco, Blair ha coniato l'immagne di leader "visionario", titolo che evidentemente non è coperto da copyright e di esclusiva per cui viene usato con molta larghezza per ogni cliente della Tony Blair Associates,  Per la cronaca  il Kazakhstan corrisponde alla Tony Blair Associates circa sette milioni di sterline l' anno, per consulenze governative sulle riforme. 
Non conosciamo se l'attività consulenziale a favore del governo rwandese, peraltro svolta sotto un'altra sigla, l'Africa Governance Initiative-AGI, preveda un corrispettivo diretto ed eventualmente a quanto ammonti.
L'AGI ha rilasciato nei mesi scorsi uno studio sul lavoro svolto a favore del governo rwandese dal titolo "Two steps at a time" consultabile cliccando qui.