Lunedì scorso è stato reso noto il Mo Ibrahim Index sulla
governance africana (IIAG) da cui si ricava che il Rwanda si posiziona all’11° posto su 52 paesi, con un punteggio complessivo di
governance del 60,4 per cento, migliorando la propria posizione di quattro
posti rispetto allo scorso anno.Il Mo Ibrahim Index è un nuovo indice che giudica, secondo parametri obbiettivi
e quantificabili, i governi dei paesi africani subsahariani in funzione della
qualità del loro governo. L'Indice valuta i progressi realizzati da ogni
nazione nei cinque principali ambiti che insieme costituiscono una definizione
di buon governo:Sicurezza e protezione;Applicazione della legge, trasparenza e corruzione;Partecipazione e diritti dell'uomo;Sviluppo economico durevole;Sviluppo umano. Nonostante il buon risultato complessivo riportato, è
stato però contestata per bocca del Prof. Anastase Shyaka, l'amministratore delegato delRuanda Governance Board (RGB), la metodologia che ha portato a formulare il punteggio attribuito nella speciale sezione riguardante
la Partecipazione
e i diritti umani, dove il Rwanda scende al 27° posto con un punteggio
di 47,7 per cento. La situazione sarebbe stata ben più penalizzante se questo
risultato non fosse il frutto di tre diverse categorie: la Partecipazione, i
Diritti Umani e Diritti Gender.Il secondo posto con un 87 per cento nella
categoria dei Diritti Gender, nasconde, infatti, i giudizi particolarmente negativi
che emergono nella specifica sottosezione relativa alla Partecipazione, dove il Rwanda precipita al 45°posto con un 19,3
per cento e in quella dei Diritti umani con il 40° posto con un 36,3 per cento. Di fronte a
questi giudizi penalizzanti, immediata si è levata da parte rwandese la
contestazione dei metodi utilizzati, cercando anche di mischiare le carte,
confondendo lo stato di sicurezza vigente in Rwanda, che tutti tranquillamente
riconoscono, con il rispetto dei diritti umani su cui
evidentemente i metri di giudizio delle autorità rwandesi sono ben lontani da
quelli comunemente accettati a livello mondiale. Forse troppo abituati a
primeggiare nelle diverse classifiche mondiali, a volte per meriti effettivi a
volte magari solo per buone capacità relazionali, le autorità rwandesi
dimostrano di mal sopportare giudizi men che lusinghieri sul loro operato.
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