Pagine

mercoledì 30 dicembre 2015

Il Progetto Mikan chiude l'anno con 3.300 famiglie coinvolte

Il traguardo delle 3.000 famiglie
Con i trasferimenti avvenuti alla vigilia dii Natale presso le parrocchie di Gituza e di Burehe il Progetto Mikan ha raggiunto 3.300 famiglie.Tenuto conto che molte famiglie hanno già dei figli si può dire che il Progetto abbia fin qui coinvolte oltre 7.000 persone.  Un bel cammino da quell'inizio nel lontano 2009 quando il tutto è cominciato per un gesto di generosità e al tempo stesso di una felice intuizione dii una giovane coppia italiana. Leggi qui tutta la storia di questo Progetto.


martedì 22 dicembre 2015

E adesso cosa farà Kagame?

Paul Kagame ha preso atto con estrema soddisfazione dell'esito del referendum costituzionale, non solo perchè, volendo,  gli spianerebbe la strada per rimanere in carica fino al 2034, ma, soprattutto, perchè dalle urne esce un Rwanda "più forte", che non si è lasciato intimidire dalle pressioni provenienti dall'estero, dagli USA e dall'Unione Europea. I commenti di Kagame si sono fermati qui; nulla ha lasciato trapelare circa la sua intenzione di ripresentarsi nel 2017.Nel frattempo, sono arrivati  nuovi inviti direttamente dalla Casa Bianca perchè il presidente uscente non approfitti delle nuove norme costituzionali per perpetuare nel tempo la permanenza al vertice dello stato. In particolare, il comunicato della Casa Bianca dopo aver riconosciuto i meriti di Kagame nella ricostruzione e sviluppo del Rwanda auspica che lo stesso  " onori il proprio impegno a rispettare i limiti di mandato .....concorrendo  in tal modo  a dare una base credibile alla democrazia in Rwanda e rafforzare i significativi progressi compiuti per il mantenimento della pace e della prosperità per tutti i rwandesi e dare un lodevole esempio, non solo in Rwanda, ma nell'intera  regione e al mondo ".
La dichiarazione  non ha mancato di aggiungere che "Washington è preoccupata anche per una limitazione generale delle libertà democratiche in Rwanda...Gli Stati Uniti rimangono preoccupati per le restrizioni da lunga data alla libertà di riunione pacifica, di associazione e di espressione in Rwanda...Chiediamo al governo rwandese di consentire il pieno esercizio di tali libertà fondamentali nel momento in cui il paese va alle elezioni locali nel 2016, alle elezioni presidenziali nel 2017 e alle elezioni parlamentari nel 2018",

domenica 20 dicembre 2015

Esito scontato del referendum costituzionale: 98,3% di sì

E' finita come doveva finire, con la totalità dei rwandesi che si esprimono a favore della nuova costituzione. Da oggi, il mondo giornalistico sarà tentato di cambiare termini per  definire l'esito plebiscitario di una qualsivoglia votazione: si potrebbe non  più parlare, come fatto fino ad oggi, di una maggioranza "bulgara", eredità delle votazioni nel  regime comunista del secolo scorso, ma di una maggioranza "rwandese". Che dire, infatti, dei numeri del referendum costituzionale tenutosi nella giornata di ieri: votanti oltre il 98% dei 6,3 milioni di rwandesi aventi diritto, favorevoli 98,3% quando sono stati scrutinati quasi tutti i 30 distretti del paese e i voti dei rwandesi della diaspora. La percentuale dei contrari1,6%  è del tutto irrilevante; in una votazione normale sarebbe stato  maggiore il numero delle schede nulle, anche se in questo caso era difficile sbagliare dovendo scegliere tra il sì-Yego e il no-Oya. Il presidente in carica, Paul Kagame, può ora legittimamente concorrere alle elezioni presidenziali che lo potrebbero vedere presidente fino al 2034, anche se lui ha già detto che "non vuole essere presidente a vita".
Unico dato sorprendente di una votazione scontatissima e' che, a oltre 24 ore dalla chiusura dei seggi , non si conoscano ancora i dati definitivi di una votazione che chiedeva solo un si' o un no: poca efficienza o altro?

giovedì 17 dicembre 2015

HDI-Indice di sviluppo umano: il Rwanda al 163° posto su 188 paesi

E' stato presentato lunedì ad Addis Abeba il Rapporto sullo Sviluppo Umano 2015, curato dall'ONU, dal titolo ‘"Lavoro per lo Sviluppo Umano". In particolare il rapporto affronta le priorità fondamentali del continente africano e cioè  la trasformazione strutturale necessaria alla creazione di occupazione e di sviluppo inclusivo.  La relazione riconosce enormi progressi, seppure eterogenei tra le regioni, tradotti in un miglioramento della speranza di vita, dell'educazione, dell'accesso all'acqua potabile e ai servizi igienici di base, nonché l’aumento del reddito pro capite.L’Africa in generale, e la regione subsahariana in particolare, ha registrato una crescita dell'indice di sviluppo umano annuo del 1,08% in media per il periodo 1990-2014, posizionando la regione come il terzo miglior performer dopo Asia meridionale e orientale e il Pacifico.Il Rapporto evidenzia anche le rimanenti sfide che comprendono una serie di questioni: povertà persistente, aumento delle disuguaglianze, vulnerabilità agli shock e rischi e il cambiamento climatico. Tutti questi problemi sono estremamente rilevanti e in sintonia con la propria agenda di Africa 2063. 
Dalla scheda paese del Rwanda  ( clicca qui per consultarla in inglese) apprendiamo che il valore HDI del Rwanda per il 2014 è 0.483- che colloca il  paese nella fascia bassa della categoria di sviluppo umano - posizionandolo al 163° posto su 188 paesi, era 151° nel 2014i.Tra il 1980 e il 2014, il valore HDI del Rwanda è aumentato da 0,299 a 0,483, con un incremento del 61,6 per cento e un incremento medio annuo di circa il 1,42 per cento. Il quotidianno filogovernativo, The New Times, che ha sbrigativamente liquidato il rapporto citando appunto questo unico dato.
Il range è analogo a quello di  Haiti e Uganda. Nonostante i progressi, il livello del HDI del Rwanda  è pero' inferiore alla media di 0,505 per i paesi del gruppo a basso sviluppo umano e al di sotto della media di 0,518 per i paesi dell'Africa sub-sahariana.Il Reddito Nazionale Lordo-RNL del Rwanda pro capite sulla base del potere d'acquisto (PPP) è aumentato di circa il 40,9 per cento tra il 1980 e il 2014, collocandosi a 1.454 dollari,  meno però della metà della media dell’area subsahariana che è di $ 3.363.

martedì 15 dicembre 2015

Lettera da Matimba: dal progetto Mikan una storia dal sapore natalizio

Riceviamo da Matimba, un villaggio del nord est del Rwanda sul confine con l’Uganda e la Tanzania, questa lettera del parroco abbé Emmanuel Ndatimana.
Le famiglie di Matimba
Vi scrivo per esprimere i riconoscenti ringraziamenti da parte delle famiglie  di una delle centrali della nostra parrocchia.Infatti, 30 coppie  di Kijojo, dopo aver ricevuto le capre del progetto Mikan e aver portato a termine il programma con la consegna del primogenito a un altro gruppo di famiglie, hanno continuato il percorso di  solidarietà tra di loro.Hanno, infatti, creato un fondo comune, dove ogni settimana conferivano una somma di denaro,  che li ha messi in grado, il mese scorso, di acquistare un buon materasso per  ogni famiglia. Abbiamo celebrato questo avvenimento anche alla presenza delle autorità locali che hanno ringraziato il progetto MIKAN per l'iniziativa di  assegnare le capre ai gruppi. Le coppie hanno espresso profondo apprezzamento al progetto Mikan.In effetti, l'iniziativa dei materassi ha tratto origine dall’esperienza di gruppo vissuta  dalle famiglie che hanno ricevuto le capre nell’ambito del progetto Mikan. A partire da  questa esperienza queste famiglie hanno pensato di dare vita a qualcosa d’altro che possa  contribuire al loro sviluppo  solidale. Dopo i materassi, queste famiglie si sentono in grado di continuare nel conferimento di contributi alla cassa comune per riuscire prossimamente ad acquistare le lamiere per la copertura delle  loro case; anche se ci vorrà molto tempo, perché le lamiere  sono costose,  queste famiglie sono determinate a perseguire questo loro progetto. In effetti, le case degli abitanti di Matimba sono molto piccole dal momento che questi abitanti venuti da ogni parte per cercare un terreno redditizio sono poveri. Formulo i miei migliori auguri per il Natale e felice 2016!
Dio vi benedica e benedica tutte le opere dell'Associazione Kwizera
Abbé Emmanuel Ndatimana
Parroco  di Matimba 

sabato 12 dicembre 2015

Lettera di fine anno dell'Associazione Kwizera

Care amiche, cari amici,
 nell’agosto scorso i vescovi africani hanno lanciato un appello ai giovani del continente perché, sfuggendo all’ingannevole  illusione di lasciare i rispettivi  Paesi alla ricerca di impieghi inesistenti in Europa e in America, utilizzassero  i propri talenti e altre risorse disponibili per rinnovare e trasformare il  continente.
Da anni la nostra Associazione è impegnata, nei limiti delle proprie possibilità, per costruire le condizioni perché questo appello non cada nel vuoto  e “il diritto a non emigrare per contribuire allo sviluppo del Paese d'origine” come autorevolmente auspicato da papa Francesco nel  Messaggio per la prossima Giornata Mondiale del migrante e del rifugiato, diventi realtà. 
Grazie al vostro fattivo e generoso sostegno, anche nel 2015, l’Associazione ha onorato questo impegno attraverso molteplici  iniziative a favore delle popolazioni del Rwanda.
Visto l’interesse manifestato nello scorso anno, abbiamo riproposto il  Progetto Amazi, che ha visto la distribuzione di altre cisterne da 10.000 litri cadauna per la raccolta dell’acqua piovana in 13  comunità parrocchiali della diocesi di Byumba: in due anni sono state oltre 100 le cisterne distribuite.

mercoledì 9 dicembre 2015

Si va di fretta: il referendum costituzionale fissato per il 18 dicembre

Il governo rwandese ha deciso di indire per il 17 ( per i residenti all'estero) e 18 dicembre ( in Rwanda) il referendum di conferma della legge che modifica la costituzione, approvata nel novembre scorso, che prevede nella sostanza la possibilita' per il presidente in carica di concorrere per un nuovo mandato presidenziale, superando il limite dei due mandati presidenziali previsti nella vecchia costituzione.
Con questa scelta di dare esecuzione immediata al referendum, che rende oltretutto  nei fatti quasi impossibile ogni tipo di propaganda elettorale, le autorita' rwandesi sembrano rispondere alle riserve espresse da Usa e dall'Unione Europea proprio sul superamento dei limiti costituzionali ai mandati presidenziali.

domenica 6 dicembre 2015

Arrestato il vice presidente del partito d'opposizione FDU

 Bonifacio Twagirimana,  vicepresidente  del partito d'opposizione FDU- Forze  democratiche unificate, formazione non riconosciuta legalmente di cui  e' presidente Victoire Ingabire attualmente in carcere, e' da venerdì' scorso in stato di fermo in quanto destinatario di un'inchiesta per accuse di cui deve rispondere. Lo ha comunicato il portavoce della polizia, Celestin Twahirwa, secondo quanto riferito dall'AGF,  senza pero' rivelare l'oggetto delle accuse.

venerdì 4 dicembre 2015

Riserva anche dall'Unione Europea sulle modifiche costituzionali rwandesi

" L'adozione di norme che possono applicarsi ad un solo individuo indebolisce la credibilità del processo di riforma costituzionale, in quanto mina il principio della variazione di governo democratico, sancito dall'articolo 23 della Carta africana sulla democrazia, elezioni e governance. Le modifiche alla Costituzione rwandese recentemente approvata dal Parlamento - se confermato da un referendum - potrebbero dare origine a questa situazione". Questa la chiara presa di posizione  dell'Alto rappresentante per la politica estera, Federica Mogherini, a nome dell'Unione europea a proposito della riforma della Costituzione recentemente approvata che dischiude la possibilità all'attuale presidente Paul Kagame di rimanere legittimamente in carica fino al 2034, essendo in pratica dominus del Rwanda dal 1994.
"L'UE sostiene fermamente il principio di transizione democratica, basata su processi trasparenti, inclusivi e responsabili come stabilito dalla Carta africana". Anche perchè l'esperienza dimostra che nei paesi che hanno  rispettato i limiti di mandato consentendo il cambiamento,  le società sono diventate più resistenti e le istituzioni più credibili.
 Per questo, "l'UE resterà impegnata a sostegno della pace e della prosperità nella regione dei Grandi Laghi e attende con interesse il dialogo costante con le autorità rwandesi".

giovedì 3 dicembre 2015

Ennesimo richiamo USA a Kagame perchè rinunci al terzo mandato

“Ci auguriamo che il presidente Paul Kagame si ritiri alla fine del suo mandato”: a dirlo, con riferimento alla situazione del Rwanda, è stata Samantha Power, ambasciatrice degli Stati Uniti all’Onu, aggiungendo che il Rwanda "dovrebbe dare un esempio di buon governo".
La Power ha altresì invitato il capo di stato a “mantenere la promessa di lasciare che una nuova generazione guidi il paese”, per poi ricordare che “nessuno è indispensabile”.
 E' solo l'ultimo dei caldi inviti che vengono da oltreoceano al governo di Kigali, considerato a lungo un alleato regionale importante per gli USA, anche se le relazioni si sono raffreddate negli scorsi mesi, proprio in relazione al possibile terzo mandato di Kagame.
Proprio  il voto del parlamento rwandese sulla riforma costituzionale che - una volta approvata in un referendum - permetterebbe a Kagame di restare in carica, potenzialmente, fino al 2034, aveva mosso le critiche, la scorsa settimana, dell'amministrazione USA.
E' altresì “inquietante” , secondo la Power, la tendenza di quei capi di stato che cercano di aggirare il limite costituzionale dei due mandati, come nei casi di Pierre Nkurunziza del Burundi e Denis Sassou-Nguesso della Repubblica del Congo, senza dimenticare anche Joseph Kabila della Repubblica Democratica del Congo,  accusato dall’opposizione di voler prolungare la sua permanenza al potere oltre il 2016. Contro i “presidenti a vita” si era pronunciato, a luglio scorso durante una visita a Nairobi, anche lo stesso capo di Stato Usa, Barack Obama.

mercoledì 2 dicembre 2015

Sprezzante giudizio del sito della Chiesa tedesca sui cattolici africani

Forse contagiata dall’arrogante politica continentale della propria cancelliera, anche la Chiesa tedesca sale in cattedra a dare lezioni all’universo mondo, forse confidando più sulle proprie risorse finanziarie  che di quelle di fede. Ci riferiamo all’articolo apparso sul sito ufficiale della Chiesa tedesca katholisch.de, a firma Björn Odendahl, in cui dopo aver ricordato la dura reprimenda che il Papa ha recentemente riservato ai vescovi tedeschi in visita ad limina, in cui vengono messe in evidenza le clamorose contraddizioni di una Chiesa ricca di risorse finanziarie ma povera di fedeli e di fede, si lascia andare, incomprensibilmente, a giudizi per lo meno discutibili sulla Chiesa africana. 
«Naturalmente la Chiesa sta crescendo in Africa,- scrive l’articolista- cresce, perché la gente è socialmente dipendente e spesso non ha nulla a parte la propria fede. Cresce, perché la situazione sul fronte dell’educazione si colloca, in media, a un livello alquanto basso e la gente accetta risposte semplici alle domande difficili sulla fede. Risposte, come quelle date dal cardinale Sarah della Guinea. Compreso il crescente numero di sacerdoti, anch’essi risultato non solo dello zelo missionario, bensì anche delle scarse possibilità di contare su di una sicurezza sociale nel Continente nero».  
Un giudizio che ci saremmo potuti attendere da qualche esponente di una grande ONG abituato, in forza degli aiuti erogati, a imporre alle popolazioni aiutate anche modelli e comportamenti  estranei alla loro cultura, non certo da una chiesa consorella.
Le reazioni non si sono fatte attendere tanto da consigliare all’imprudente autore di fare una precisazione, un po’ stiracchiata per la verità, sul proprio profilo Facebook.

martedì 1 dicembre 2015

Per comprendere il fenomeno migratorio


Che differenza c'è tra profugo, rifugiato e richiedente asilo? Quanti sono gli emigranti irregolari che arrivano in Europa? Quali sono le rotte attraverso cui passa il traffico migratorio? E cosa accade in questi passaggi? A queste e tante altre domande risponde, con un adeguato supporto numerico e documentale, Migrazioni, emergenza del XXI secolo, ( ed. Omni Die pag. 106, euro 10) una guida agile e pratica, 106 pagine in tutto, per comprendere quella che è una emergenza mondiale e i criteri con cui è possibile affrontarla. Ne è autrice Anna Bono, docente di storia e di istituzioni dell’Africa all’università di Torino, che ci fornisce le conoscenze di base atte a permetterci di maturare giudizi autonomi su un fenomeno troppo spesso analizzato con le lenti deformanti dell’ideologia buonista da una parte e cripto xenofoba dall’altra.  Per cominciare l’autrice fornisce, appunto, un quadro di riferimento normativo che chiarisce cosa si intenda per profughi, rifugiati ed emigranti; premessa non superflua visto l’abuso strumentale che si è fatto fino a tempi recenti, definendo come profughi aventi diritto d’asilo indistintamente tutti coloro che sbarcavano sulle nostre coste.