“Ci auguriamo che
il presidente Paul Kagame si ritiri alla fine del suo mandato”: a dirlo, con
riferimento alla situazione del Rwanda, è stata Samantha Power, ambasciatrice
degli Stati Uniti all’Onu, aggiungendo che il Rwanda "dovrebbe dare un esempio di buon governo".
La Power ha altresì invitato il capo di stato a “mantenere la promessa di lasciare che una nuova generazione guidi il paese”, per poi ricordare che “nessuno è indispensabile”.
E' solo l'ultimo dei caldi inviti che vengono da oltreoceano al governo di Kigali, considerato a lungo un
alleato regionale importante per gli USA, anche se le relazioni si sono
raffreddate negli scorsi mesi, proprio in relazione al possibile terzo mandato
di Kagame.
Proprio il voto del parlamento rwandese sulla
riforma costituzionale che - una volta approvata in un referendum -
permetterebbe a Kagame di restare in carica, potenzialmente, fino al 2034, aveva mosso le critiche, la scorsa settimana, dell'amministrazione USA.
E' altresì “inquietante” , secondo la Power, la tendenza di quei capi di stato che cercano di
aggirare il limite costituzionale dei due mandati, come nei casi di Pierre Nkurunziza del Burundi e Denis
Sassou-Nguesso della Repubblica del Congo, senza dimenticare anche Joseph Kabila della
Repubblica Democratica del Congo, accusato dall’opposizione di voler
prolungare la sua permanenza al potere oltre il 2016. Contro i “presidenti a
vita” si era pronunciato, a luglio scorso durante una visita a Nairobi, anche
lo stesso capo di Stato Usa, Barack Obama.
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