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mercoledì 27 febbraio 2013

Quando Grillo parlava del Rwanda

All'esito delle elezioni italiane riproponiamo, per chi l'avesse perso, il post pubblicato il 20 agosto scorso, tanto per dare un'idea del personaggio.
Il comico Beppe Grillo fondatore del movimento politico M5S, lamentandosi del trattamento che la stampa italiana riserverebbe al movimento da lui promosso, si è imbarcato in un paragone che sfiora la categoria dell'osceno. Così scrive, fra l'altro, sul suo blog: "Il segnale dell'inizio delle ostilità è stata la vittoria di Parma. Da allora, l'informazione italiana ha un solo bersaglio, il M5S. Chi ne fa parte è diventato un illuso o uno scarafaggio, un "cafard" da denigrare, da eliminare dalla vista degli italiani. La Radio Televisione Libera delle Mille Colline Italiana sta facendo a tempo pieno il suo sporco lavoro per garantire la continuità del Sistema alle prossime elezioni politiche. E' necessario "tagliare la cima degli alberi alti" per mantenere l'attuale classe politica al potere. Un'informazione simile a quella del Rwanda nel 1994. Qui siamo più civili. Non usiamo il machete….. La Radio delle Mille Colline rwandese (RTLM) aveva un solo speaker, quella italiana ne ha un numero quasi infinito, non sono di destra o di sinistra, sono servi ed eseguono gli ordini".

Chissà quanto i superstiti della tragedia rwandese, che è costata centinaia di migliaia di vittime, apprezzeranno veder paragonati i loro morti ai grillini alle prese con la banale quotidianità della disputa politica italiana, scomodare le componenti di una tragedia epocale per spiegare una commedia all'italiana.

martedì 26 febbraio 2013

Ripensare le modalità di utilizzo delle scarse risorse disponibili

Due notizie apparse ieri, su un giornale italiano e su uno rwandese, invitano a una riflessione. Da una parte il quotidiano economico italiano Il Sole 24 Ore dà notizia di una ricerca da cui emerge che “siamo pur sempre un popolo di donatori, ma questa crisi non Scherza e, con minori risorse a disposizione, anche la generosità deve fare esercizio di prudenza. Così le "buone cause" non sono riuscite a guadagnare terreno a fine 2012. I benefattori sono rimasti, più o meno, quelli di un anno prima: uno ogni tre italiani."
Dall’altra l’intervento su The New Times  dell’Amministratore Delegato del  Rwanda Governance Board (RGB), lo sceicco Prof. Shyaka Anastase, molto critico delle modalità con cui le 165 ONG registrate in Rwanda intervengono nel paese, con grandi budget ma con un impatto delle loro attività sui beneficiari non evidente.
Secondo Habimana, "il bilancio di tutte le organizzazioni della società civile nel paese è il doppio di quella del governo, ma non vediamo l'impatto concreto di quel denaro sullo  sviluppo socio-economico dei rwandesi,''  aggiungendo che il governo richiederà  ora a tutte le ONG di destinare l'80 per cento del loro bilancio per attività a favore della società rwandese. Operando però entro un quadro programmatorio, pianificato d’intesa  con le autorità governative che rivendicano il diritto di poter monitorare gli interventi portati a termine sul territorio, evitando certe sovrapposizioni tra le stesse ONG che si trovano a volte a operare senza un pur minimo coordinamento ( nel piccolo è sintomatica l’esperienza della Comunità batwa di Kibali destinataria di interventi di più benefattori). 
Ecco, alla luce di questi due diversi interventi anche l’operatività delle piccole Onlus va forse ripensata in alcune sue forme d’intervento. I fondi affluiscono dai benefattori con sempre maggiore difficoltà, complice la grave crisi che attanaglia il nostro paese; si rende quindi necessario un uso delle risorse più attento, ripensando con intelligenza e inventiva le stesse modalità d’intervento.Per esempio sono ormai maturi i tempi di un maggior coinvolgimento dei destinatari degli aiuti, chiedendo loro una diversa assunzione di responsabilità personale. Per questo, l’Associazione Kwizera, a partire da quest’anno, comincerà a prenderà in cosiderazione  progetti presentati dalla società civile rwandese, parrocchie e comunità locali,  privilegiando quelli capaci di promuovere la creazione di posti di lavoro ed avere un proprio equilibrio economico. Per questo, a fianco dei contributi a fondo perduto si renderanno disponibili prestiti in denaro, senza interessi, che dovranno essere restituiti, attingendo alla redditività del progetto presentato. In questo modo si potrà impiegare efficacemente le scarse risorse disponibili, ampliandone l'impatto, favorendo altresì una crescita responsabile degli amici rwandesi.    

venerdì 22 febbraio 2013

Si apre il confronto sulle presidenziali del 2017: terzo mandato per Kagame?

Paul Kagame allo stadio di Byumba nel 2003
Fino a qualche tempo fa l’argomento era tabù; nessuno ne parlava apertamente, poi improvvisamente è diventato oggetto di dibattito pubblico, esploso anche sui giornali, come il The New Times, dove quasi ogni giorno qualcuno scrive in proposito. Stiamo parlando di cosa succederà nel 2017 quando l’attuale presidente rwandese, Paul Kagame, porterà a termine il suo secondo mandato presidenziale, l' ultimo secondo la vigente costituzionale ( art.101) : il presidente uscente passerà il testimone a un nuovo eletto, oppure si farà in modo di bypassare l’attuale previsione costituzionale, apportando le modifiche atte a consentire un terzo mandato? Il primo segnale che l’argomento poteva essere oggetto di discussione lo ha dato lo stesso Kagame quando in una recente intervista alla CNN non si  era sottratto a una domanda, forse non imprevista, appunto sulle elezioni del 2017, a cui aveva dato un risposta un po’ sibillina. Da lì l’argomento è stato sdoganato. Fino a quando , un paio di settimana fa, in occasione degli stati generali del Fronte Patriottico Rwandese, il partito al governo,  il presidente  Kagame ha rotto gli indugi e ha dato incarico a tre esponenti di vertice del partito di procedere ai necessari approfondimenti per trovare una soluzione prima del 2017. I tre saggi, Tito Rutaremara, Joseph Karemera e Antoine Mugesera sono chiamati a trovare una formula in grado di garantire "cambiamento, continuità e stabilità" nel passaggio elettorale del 2017. La formula potrebbe essere sbrigativamente liquidata come un escamotage cucito su misura per una riconferma del presidente uscente. In realtà  è difficile negare che il popolo rwandese abbia bisogno proprio di un cambiamento che non intacchi la  stabilità conquistata, semmai è da vedere come declinare la  continuità. Naturalmente tutti danno per scontato che la continuità si concretizzerà in una riconferma dell'attuale presidente, come già tante volte abbiamo visto succedere in diversi paesi africani, ma non solo, non escluso qualche paese europeo  di recente democrazia ( vedi la staffetta Putin-Medvedev in Russia). Sarebbe però limitativo fermarsi qui e liquidare il tutto come l'ennesimo vulnus portato alla democrazia, come intesa da noi occidentali, storicamente consolidata attraverso secoli di dibattiti e confronti non sempre pacifici ( non scordiamoci le diverse guerre civili che hanno insanguinato, nella prima metà del secolo scorso, almeno tre paesi europei come Spagna, Italia e per certi versi la Francia con la succesiva esperienza di una personalità forte come De Gaulle). Allora, in attesa di vedere come andrà a finire,  cominciamo a evidenziare almeno un aspetto positivo della questione. L'apertura di un dibattito di questa portata, in anticipo di  quattro anni sulla prossima scadenza elettorale, potrebbe dare vita a una zona franca di confronto, estesa nel tempo, che potrebbe innescare favorevoli e imprevedibili dinamiche  nel contesto rwandese. Tutto sta a saperla utilizzare con intelligenza e ponderazione da parte di chi ha idee e voce per farsi sentire.

mercoledì 20 febbraio 2013

Kwizera: nel 2012 realizzati progetti per 102mila euro in Rwanda

Progetti per 102mila euro sono stati portati a termine nel 2012 dall'Associazione Kwizera Onlus in Rwanda. E' questo il dato che emerge dal bilancio sociale approvato dal  consiglio direttivo dell'Associazione Kwizera Onlus, riunitosi lunedì sera. Nel dettaglio, a fronte di entrate per 110.137,02 euro, il funzionamento dell'Associazione ha assorbito solo 6.584,82 euro  per le spese postali e di cancelleria, di riscaldamento, per utenze varie e per la realizzazione di calendari, il resto, pari a 102.123,00 euro, ha preso il via verso il Rwanda per il finanziamento dei progetti associativi portati a termine nel corso del 2012. 
In particolare ricordiamo i due progetti in essere da anni, il Progetto Adozioni a distanza e il Progetto Mikan, la realizzazione della casa parrocchiale  di Mutete, la linea elettrica rurale di Kiruri ed altre, finanziariamente meno impegnative, come l'assistenza agricola alla comunità Batwa di Kibali e all'asilo di Kagera, piuttosto che la realizzazione dei primi due impianti di biogas a Byumba e a Nyagahanga. 
Un risultato importante conseguito grazie alla generosità dei sostenitori e degli sponsor, alla vicinanza di tanti amici e all'impegno dei volontari. Purtroppo le previsione per il 2013 non sono altrettanto favorevoli, stante la grave crisi economica che sta interessando il nostro paese; siamo comunque certi che i volontari dell'Associazione faranno del loro meglio per far arrivare in Rwanda contributi significativi anche per l'anno in corso. 
 Nella slideshow, che mostra alcuni momenti  della Missione Kwizera 2012,  sono visibili alcuni dei progetti portati a termine lo scorso anno.                        

martedì 19 febbraio 2013

Società italiana si aggiudica la progettazione di centraline idroelettriche in Rwanda

Linea elettrica rurale a Kiruri
 realizzata dall'Ass. Kwizera
L'EWSA (Energy, Water and Sanitation Authority), l'autorità  rwandese preposta al settore dell'energia ha conferito alla compagine italiana EPF Energy, in partnership con SG Studio Galli (Padova) e SC Senbenelli (Milano), l'incarico di  progettazione del primo di 5 lotti  per la  realizzazione di 69 centrali idroelettriche in Rwanda. Il primo lotto è costituito da 6 centrali con potenza che va dai 90 kw ad 1 MW. Il gruppo di lavoro ha effettuato nelle scorse settimane un sopralluogo tecnico nelle regioni settentrionali del paese interessate dagli interventi.
Ad oggi, quasi il 20 per cento dei rwandesi è raggiunto dall’elettricità, contro il 6 per cento del 2008. Secondo dati della Banca Mondiale  le connessioni sono aumentate, dal  2009 al 2012, da 110 000 a 332 000. Ad una lettura attenta dei dati si può comunque notare come il 20 per cento dei rwandesi sia  un dato quasi uguale a coloro che vivono negli agglomerati urbani; l'elettricità è distribuita nelle città, a partire dalla capitale, ma stenta a raggiungere i villaggi della campagna rwandese, dove sono veramente rari i collegamenti alla rete elettrica, per la gran parte frutto di iniziative di donatori stranieri.Può essere che i progetti affidati alla società italiana mirino a distribuire sul territori delle piccole centrali preposte al servizio dei villaggi.

sabato 16 febbraio 2013

Abbiamo ritrovato Sunny

Sunny prima
...e dopo
Nell'ottobre del 2011, avevamo lasciato il giornalista  de The New Times, Sunny Ntayombya, in partenza per un viaggio nei villaggi rwandesi per rendersi conto, come diceva lui, della situazione del Rwanda rurale. Invano abbiamo atteso i suoi resoconti, come auspicato nel nostro post del 2  ottobre di quell'anno, Buon viaggio Sunny: raccontaci anche l'altro Rwandatanto che ci chiedevamo dove fosse andato a finire, non trovando più la sua simpatica immagine  su The New Times. Questa mattina leggendo il pezzo, "Goodbye Pope Benedict XVI, I won’t miss you though - Arrivederci Papa Benedetto XVI, anche se non vorrei perderti" un opinabile intervento critico sulla Chiesa, abbiamo scoperto che la firma era proprio del nostro  simpatico Sunny, la cui ricomparsa sulle colonne del giornale ci era francamente sfuggita perchè da tempo la sua immagine era cambiata:  quella sorridente del Sunny del 2011  aveva, infatti, lasciato il posto a questa un po' più appesantita, dove il sorriso  di una volta ha perso molto della sua solare originaria  empatia. 
Che l'abbia smarrita nei villaggi della campagna rwandese? 
Non lo sapremo mai, visto  che non ha voluto condividere  questa sua esperienza con i suoi affezionati lettori

giovedì 14 febbraio 2013

San Valentino speciale a Burehe


Oggi in tutto il mondo si festeggia San Valentino, patrono degli 
innamorati. Naturalmente lo si fa anche in Rwanda, probabilmente questa sera a Kigali le discoteche e i locali di ritrovo saranno pieni e i festeggiamenti avverranno in maniera non troppo diversa che da noi. Un modo del tutto particolare per festeggiare San Valentino ce lo  segnala il parroco di Burehe, l'abbé Isidore, con  e mail che è arrivata proprio oggi. Più di 120 coppie dei differenti gruppi parrocchiali partecipanti al Progetto Mikan si sono riunite a Muvumo, nei pressi di Kiruri, per festeggiare insieme, in una maniera del tutto particolare, San Valentino.Oltre ai tradizionali scambi di doni, c'è stata anche la consegna di 25 caprette  da parte di un gruppo, che terminava il proprio percorso all'interno del Progetto, a 25 nuove coppie che cominciano così la loro esperienza nel Progetto Mikan. Come prevede il Progetto, le capre frutto di parti gemellari sono  state così assegnate: due  alla parrocchia e una al referente del gruppo. Un quarto capretto è stato destinato a una vedova del luogo molto povera,  con la quale il gruppo ha voluto condividere la sua gioia. La giornata, che ha procurata "un'immensa gioia" a don Isidore, si è conclusa con le tradizionali danze, gli immancabili discorsi e, sicuramente anche se l'email non ne faceva menzione, qualche birra.


Parte il progetto biogas in otto parrocchie della diocesi di Byumba

Il nuovo parroco di Nyagahanga, l'abbé Deogratias  Nshimiyimana, che dal scorso ottobre ha preso il posto di don Paolo Gahutu alla guida della parrocchia, ci comunica che l'impianto di biogas che era in fase di realizzazione nella scorsa estate è entrato in funzione.Come si può vedere dalla foto qui accanto la cucina parrocchiale funziona ormai con fornelli a metano. E' questo il secondo impianto realizzato nella diocesi di Byumba, dopo quello della sede vescovile. Alla luce di queste prime esperienze, l'Associazione Kwizera finanzierà nel corso del 2013 altri 8 impianti in altrettante parrocchie della diocesi. Questi impianti, che da qualche anno stanno trovando diffusione in Rwanda, consentono la   produzione di biogas ricavato dalla fermentazione di materia organica prodotta nelle stalle o in comunità, stoccate in apposite vasche in cemento. Il gas  naturale prodotto in seguito ad un processo batterico di fermentazione anaerobica a 38°C della materia organica, composto dal 60-70% di metano (CH4), può fornire un’ottima fonte di energia ad uso domestico per la cucina e per l’illuminazione con apposite lampade a gas. Il residuo della fermentazione può essere reimpiegato come ottimo fertilizzante in agricoltura. Gli impianti che si stanno diffondendo nei villaggi rwandesi consentono anche di evitare l’utilizzo della raccolta di legna da ardere, con indubbi benefici sullo scarso patrimonio boschivo locale, oggetto di pratiche di disboscamento con gravi conseguenze erosive del territorio collinare. Secondo un capitolato di realizzazione estremamente dettagliato, messo a punto dalle competenti autorità rwandesi, per un impianto di medie dimensioni, il costo di realizzazione è previsto  in Frw 2.400.000.

lunedì 11 febbraio 2013

Anche l'Africa perde una guida illuminata


Benedetto XVI ha annunciato questa mattina la propria rinuncia alla cattedra di Pietro, a partire dal prossimo 28 febbraio, con queste parole: "Dopo aver ripetutamente esaminato la mia coscienza davanti a Dio, sono pervenuto alla certezza che le mie forze, per l'età avanzata, non sono più adatte per esercitare in modo adeguato il ministero petrino". L'addio di un grande Pontefice che ha segnato fortemente la storia della Chiesa. Anche il continente africano perde un pastore attento ai bisogni della sua gente.
 Ne sono testimonianza i molti interventi che Benedetto XVI ha dedicato, direttamente o indirettamente, all'Africa e che da tempo abbiamo raccolto in un'apposita sezione nella colonna qui a destra.

domenica 10 febbraio 2013

A Kibali arrivano gli svizzeri

Abbiamo di recente riferito degli sviluppi del progetto agricoltura promosso dall'Associazione Kwizera presso la comunita' batwa di Kibali. In quella sede avevamo anche dato notizia di interventi di altre associazione in aiuto dei batwa, in particolare con l'assegnazione di capre e pecore. In proposito, abbiamo trovato la notizia su internet dell'intervento da parte dell'associazione svizzera Insieme per la pace a favore della comunita' batwa di Kibali.

giovedì 7 febbraio 2013

Il Progetto Mikan arriva alla parrocchia di Muyanza

La consegna delle capre
 Il parroco di Muyanza, l'abbé Jean Népomuscène, ci comunica l'avvio del Progetto Mikan, promosso dall'Associazione Kwizera Onlus in quella parrocchia.Dopo aver ricevuto la somma prevista, 375 mila franchi rwandesi, si è proceduto all'acquisto di 25 capre da assegnare al gruppo formato da altrettante famiglie. La consegna è avvenuta il primo febbraio scorso, dopo che le coppie avevano avuto la prescritta formazione sull'allevamento delle capre a cura del veterinario del Piccolo seminario di Rwesero, J.m.v. Muvandimwe, affiancato dal veterinario del settore.Ricordiamo che le coppie che partecipano al Progetto Mikan rientrano tra quelle che partecipano al percorso di pastorale familiare parrocchiale. 
La testimonianza
 Nel giorno della consegna delle capre, oltre alla presentazione del progetto e      delle sue regole da parte del veterinazio di Rwesero,  c'è stata la testimonianza  di una coppia di Nyagahanga, già partecipante del progetto, che ha illustrato la propria esperienza e i benefici che ne ha potuto trarre.
Più si procede con questo progetto, sono ormai ben più di mille le famiglie fin qui coinvolte in diverse parrocchie della diocesi di Byumba, e più ci si rende conto della sua efficacia, frutto di un'attenta organizzazione e di un coinvolgimento profondo dei beneficiari.

mercoledì 6 febbraio 2013

martedì 5 febbraio 2013

I progetti agricoli della comunità batwa di Kibali

L'agronomo Michel controlla il grano 
L'agronomo Michel Habakurama incaricato di seguire, per conto dell'Ass. Kwizera,  il progetto di messa a coltura dei terrazzamenti del villaggio della comunità batwa di Kibali ci aggiorna sull'andamento del progetto stesso. Alla fine di ottobre sono stati messi a coltura un ettaro a grano, un ettaro a patate e 9 are dedicate alla coltura di zucchine. Dopo un periodo di siccità durante tutto il mese di gennaio, è  finalmente arrivata la pioggia e le colture hanno ripreso il loro ciclo naturale, tanto che si può prevedere che il raccolto del grano e delle patate avverrà regolarmente all'inizio di marzo, mentre le zucchine, la cui coltivazione era affidata alle singole famiglie, fra qualche giorno saranno disponibili per la     vendita sul mercato locale.
Al lavoro nel campo di patate
Parallelamente al progetto agricolo, ci sono novità anche sul fronte dell'allevamento. Infatti, la comunità batwa è stata sommersa da una vera e propria pioggia di donazioni. La Croce rossa ha donato 80 capre e, unitamente al Global Fund, 5 mucche, mentre la diocesi di Byumba  ha donato 43 pecore. Gli animali sono stati assegnati alle due cooperative la Twisungane e  la  Hagurukureba, formate rispettivamente  da 25 e 19 famiglie, le stesse che s'impegnano, unitamente a una terza cooperativa di giovani, nella coltivazione del grano e delle patate. Da qui in avanti la comunità batwa che, ricordiamolo, è formata da una cinquantina di nuclei familiari per un totale di circa 250 abitanti, dovrebbe essersi assicurata fonti sicure per una  più che dignitosa sopravvivenza. Certo tutto dipende da quanto i simpatici batwa sapranno impegnarsi nelle nuove attività, ma, soprattutto, quanto i benefattori sapranno coordinarsi per garantire un'assistenza e un acccompagnamento nel tempo. A questo proposito sarà opportuno ritornare in argomento.

lunedì 4 febbraio 2013

Il nunzio all'Assemblea Caritas: "Mostrate solidarietà nella fede"

“L’Anno della fede, indetto da Benedetto XVI per commemorare i 50 anni del Concilio Vaticano II, deve essere un’occasione per dimostrare la necessità della solidarietà nella fede”: sono le parole di mons. Luciano Russo, nunzio apostolico in Rwanda. Il presule è intervenuto all’Assemblea annuale della Caritas del Paese, presieduta da mons. Thaddé Ntihinyurwa. “C’è bisogno – ha detto mons. Russo – di una solidarietà nuova che vada al di là del semplice aiuto materiale: c’è bisogno di una solidarietà dello spirito”, perché “sebbene la dimensione caritativa e sociale sia un elemento fondamentale, è lo spirito di comunione che rappresenta un aspetto di notevole importanza per la missione della Chiesa”. Definendo, poi, la Caritas del Rwanda “un’istituzione meritevole”, il presule ha colto l’occasione per ringraziare tutti coloro che dedicano “il loro tempo, le loro energie, il loro zelo e le loro competenze professionali ad offrire risposte sempre più adeguate ai bisogni dei poveri, dei bisognosi e degli emarginati”. Quindi, mons. Russo ha evidenziato come “le opere caritative e sociali della Chiesa cattolica non consistono affatto in attività opzionali o marginali, bensì esse sono una dimensione fondamentale della sua missione”. Infine, il nunzio in Rwanda ha richiamato quanto scritto da Benedetto XVI nella sua prima enciclica, Deus Caritas est, ovvero che “l'intima natura della Chiesa si esprime in un triplice compito: annuncio della Parola di Dio, celebrazione dei Sacramenti, servizio della carità”, compiti che, come afferma il Papa, “si presuppongono a vicenda e non possono essere separati l'uno dall'altro”, perché “la carità non è per la Chiesa una specie di attività di assistenza sociale che si potrebbe anche lasciare ad altri, ma appartiene alla sua natura, è espressione irrinunciabile della sua stessa essenza”. (Radio vaticana)