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sabato 31 agosto 2013

Spigolature rwandesi

Nuova toponomastica a Kigali
Tra le novità in cui ci siamo imbattuti nel nostro recente viaggio, merita di essere ricordata la completa innovazione cui e' stata sottoposta la toponomastica della capitale Kigali. Al posto delle vecchie denominazioni, le vie cittadine, anche le più sperdute viuzze  della periferia, sono state denominate con una sigla alfanumerica composta dalla K di Kigali seguita da una seconda lettera dell'alfabeto, indicante il distretto di riferimento, N per il distretto di Nyarugenge piuttosto che K per quello di Kicukiro o G per quello di Gasabo e cosi' via , quindi dal numero assegnato alla via e l'indicazione se si tratti di una road-Rd, avvenute-Av o street - St. Cominciano anche a comparire i numeri civici sulle case. I rwandesi devono cominciare a prendere confidenza con queste nuove indicazioni che creano non pochi disguidi in una città che sta ormai assumendo il volto di una vera grande metropoli, dove puo' anche capitare, come e' successo a noi,  di non riuscire ad avere, in pieno centro di Kigali, un'indicazione utile per recarsi in boulevard de l'Umuganda, via dove si trovano alcune delle principali ambasciate straniere.
Il nuovo centro commerciale cinese
Il vecchio magazzino commerciale gestito da cinesi, che per anni ha accolto migliaia di clienti in un seminterrato, si e' trasferito in  un nuovo edificio a piu' piani, dotato anche di uno spazioso garage. Oltre al vero e proprio supermercato, dove si trova ogni genere di prodotto, alimentare e no, il centro ospita un bar fast food all'entrata e un ristorante cinese all'ultimo piano. A proposito di ristoranti etnici, nell'ultima serata prima della partenza siamo finiti a mangiare in un ristorante indiano non adeguatamente segnalato come tale all'esterno, con la conseguenza che al posto di una tilapia, come avremmo voluto, abbiamo dovuto prendere un piatto in cui il pesce aveva la forma di cubetti arrostiti accompagnati dagli immancabili intingoli e salse proprie di quella cucina.

venerdì 30 agosto 2013

Batwa di Kibali: un aggiornamento

In merito al precedente post sulla comunità batwa di Kibali, al nostro rientro in Italia veniamo raggiunti da questo aggiornamento puntuale stilato da un tecnico di fiducia che ha seguito l'intera vicenda.
Delle 47 capre consegnate dalla Croce rossa-Rwanda, una per ognuna delle famiglie presenti nella comunità, rimangono due sole capre con i loro piccoli; le altre sono state mangiate o vendute.Stessa sorte è toccata ai 47 ovini consegnati dalla diocesi di Byumba: è sopravvissuta una sola pecora avendo le rimanenti 46 seguito la stessa sorte della capre. Il giudizio del tecnico è drastico " l'insuccesso che i donatori hanno avuto deriva dall'aver distribuito gli animali senza preparare adeguatamente i destinatari di questi animali e senza prevedere che  la comunità non disponeva del foraggio necessario alla loro alimentazione".
Il tecnico ci conferma che il progetto agricolo promosso dall'associazione Kwizera, che vedeva la coltivazione di 100 are a mais e altre 150 are  di legume diversi è stato duramente colpito dalla siccità particolarmente intensa che ha interessato il Rwanda; le coltivazioni sono state totalmente distrutte. Le due associazioni che la comunità ha formato per seguire questo progetto non hanno però gettato la spugna e si apprestano a dare corso a nuove semine. 
Vedremo se sarà possibile ripartire da qui. Naturalmente tenendo in debito conto l'esperienza toccata al progetto allevamento dove le colpe non erano certo dei soli batwa e, men che meno, del povero Raphael che forse, nel caso specifico, ha scontato  la sua notorietà pagando per tutti.

martedì 27 agosto 2013

Le disavventure di Raphael e la parabola dei batwa

Raphael di ritorno dal suo giro a Byumba
Al più attento dei nostri quattro lettori non sarà sfuggito che finora non abbiamo parlato della consueta visita alla comunità batwa di Kibali. La visita, in effetti,  c’è stata in uno dei primissimi giorni del viaggio, ma abbiamo atteso a parlarne per farlo a mente fredda, avendo lasciato decantare per qualche giorno le prime impressioni avute nell'occasione.  Quella che fino a cinque anni fa era una tradizionale comunità batwa che viveva in rifugi, che non si potevano neppure definire delle capanne, essendo fatti di frasche e qualche telo raccattato qua e là, nel 2008 era passata a vivere in casette in muratura e copertura in tegole realizzate dall’Associazione Kwizera: una casetta per ognuna della 47 famiglie di cui si componeva quella comunità. Smentendo le negative previsioni di molti dei nostri amici rwandesi, portatori di quello che è un pregiudizio negativo che attraversa l’intera società rwandese a tutti i livelli  nei confronti dei batwa, i nuovi inquilini si sono adattati a vivere nelle nuove costruzioni non ripetendo quanto fatto in una precedente analoga esperienza quando smantellarono le casette ricevute dalla comunità protestante, vendendo tutto ciò che era vendibile: infissi,  coperture e altro. Si è andati avanti così per cinque anni, mentre nel frattempo l’Associazione Kwizera, dopo aver costruito il villaggio, provvedeva a terrazzare otto ettari di collina, avviando la coltivazione su due con l’assistenza di un agronomo che formava e seguiva i batwa in questa, per loro nuova, attività che ha portato al raccolto dei frutti della terra in due annate agricole ( vedi tutti i post in argomento).

lunedì 26 agosto 2013

Alla chiesa di Bugarama





L'accoglienza dei volontari e l'interno della chiesa
La santa messa nella Chiesa di Bugarama suggella tradizionalmente la fine della Missione Kwizera. E dal 2008, anno di costruzione di questa chiesa (vedi foto), che questo appuntamento si ripete ogni anno. Anche lunedì la popolazione della collina è accorsa numerosa riempiendo la piccola chiesa, non prima di aver accolto con molto calore i volontari sullo spiazzo antistante. La santa messa celebrata da Don Paolo Gahutu ha visto anche l’amministrazione di 14 battesimi a bambini del luogo, dando così ulteriore rilievo alla celebrazione. Sembra che quello di agosto sia l’appuntamento dell’anno per la comunità locale che può contare sulla celebrazione di una santa messa solo ogni mese e mezzo, dovendosi accontentare nelle altre domeniche della celebrazione della parola da parte dei catechisti e alla distribuzione dell’eucarestia. Con l’occasione, Don Paolo, sulla scia della recente consacrazione  alla famiglia del santuario di Grosotto in Valtellina, con cui la chiesa di Bugarama ha un legame strettissimo,(vedi qui la storia dell’origine di questo gemellaggio) ha voluto fare altrettanto dedicando  la chiesa in special modo alla pastorale della famiglia su cui la diocesi di Byumba è particolarmente impegnata, anche con il contributo dell’associazione Kwizera attraverso il Progetto Mikan.

venerdì 23 agosto 2013

Progetto Mikan: tutti i numeri di una iniziativa vincente

Questi ultimi giorni della Missione Kwizera 2013 vengono dedicati al Progetto Mikan. In particolare, mercoledì si è dato corso al passaggio di testimone, con la consegna della caprette, tra due gruppi della Parrocchia di Rwamico  arrivata così ad avere ben 15 gruppi, vale a dire 375 famiglie coinvolte nel Progetto: un vero e proprio record. Giovedì è stata la volta dell’avvio di due nuovi gruppi nella Parrocchia di Nyagatare e oggi di un gruppo rispettivamente nella Parrocchia di Rukomo e in quella di Nyarurema. Lunedì toccherà alle Parrocchie di Muhura e a quella di Kiziguro. A quel punto tutte le Parrocchie della diocesi di Byumba con la sola esclusione di quella di Byumba e di quella di Rushaki, peraltro a breve coinvolte nel progetto, sono state toccate dal Progetto Mikan. Nel dettaglio, a partire dal 2009, quando l’iniziativa di due giovani sposi italiani, Michele e Anna, fornì con un proprio atto di generosità  lo spunto all’Associazione Kwizera per avviare questo Progetto ( scopri come tutto è iniziato cliccando qui), all'inizio della Missione 2013 erano ben 70 i gruppi, ciascuno di 25 famiglie,  che sono stati coinvolti nell’iniziativa. Un totale di 1750 famiglie hanno potuto beneficiare di una capretta. Trenta gruppi, in aggiunta a quello iniziale promosso da Michele e Anna, hanno ricevuto la capra direttamente dall’Associazione Kwizera, mentre i rimanenti 39 gruppi hanno ricevuto la propria capretta, da un altro gruppo preesistente. Il particolare meccanismo del Progetto Mikan ha un effetto moltiplicatore che a macchia d’olio espande i propri frutti in tutte le Parrocchie, concorrendo in particolare a sostenere la pastorale familiare della stesse parrocchie, dato che le famiglie coinvolte nel Progetto Mikan vengono appunto  attinte tra quelle inserite nei percorsi parrocchiali riservati alle coppie. Nel Progetto Mikan è racchiusa tutta la filosofia dei piccoli passi che caratterizza l’attività dell’Associazione Kwizera che ha saputo trasfondere in questo progetto, semplice ed efficace a un tempo, le migliori pratiche in iniziative di questo genere. Come scrivevamo in un precedente post, queste sono le componenti vincenti del Progetto Mikan: una forte responsabilizzazione dei destinatari dell'aiuto sia in termini di impegno personale ( formazione per essere in grado di avere cura della propria capra fino al momento dello svezzamento del primo nato) sia in termini di lavoro di gruppo per il raggiungimento dell'obiettivo della consegna di 25 caprette ad altrettante famiglie, una buona organizzazione fatta  di  regole di funzionamento chiaramente definite e codificate in un manualetto, che proprio in questi giorni è stato distribuito in una nuova edizione che ha beneficiato del contributo per la stampa del Comune di Gallicano ( Lu). Importante  è altresì il contenuto investimento monetario ( circa 800 euro per ogni nuovo gruppo promosso) in grado di innescare un processo moltiplicativo delle caprette  a costo zero ( salvo i costi organizzativi). In sintesi: buona organizzazione con regole chiare e definite,   formazione e responsabilizzazione delle persone coinvolte, ottimo rapporto costi/benefici e la capacità di autofinanziare il Progetto.

giovedì 22 agosto 2013

Lake Angels, ci siete mancati


Nella recente visita a Nyagahanga non poteva mancare una tappa al Lake Angels Point, il gazebo del Centro Parrocchiale intitolato al gruppo di Barga con il quale l'Associazione Kwizera ha collaborato per anni, portando a termine  diverse iniziative insieme, prima fra tutte l'acquedotto di Kiruri. Nel momento di sedersi per sorseggiare una birra tutti hanno avuto netta la sensazione che la compagnia non fosse al completo, mancavano appunto i rappresentanti o per lo meno lo spirito dei Lake Angels.Uno spirito che nelle spedizioni passate è sempre stato presente, un paio di volte anche con una presenza fisica di rappresentanti del gruppo, dando un significativo apporto d'entusiasmo in aggiunta ai cospicui mezzi finanziari resi disponibili per l'attività associativa. Si sa, a volte per far tornare l'entusiasmo dei gruppi basta la scintilla di un momento.Allora, perchè non ritrovarsi in una serata Rwanda per ripescare nei ricordi del passato nuova linfa per riprendere  un percorso assieme a favore degli amici rwandesi?  

mercoledì 21 agosto 2013

Battezzata alla vigilia dei novantanni

Un momento del rito battesimale
Spesso il programmato svolgersi di una missione  vede irrompere improvvisamente nello scadenziato susseguirsi dei diversi impegni  un accadimento imprevisto che dà alle persone la sensazione di vivere un momento forte,  capace di segnare nel tempo l’intera spedizione. E’ quello che è successo domenica ai volontari dell’Associazione Kwizera  nella tappa che li ha portati  a Kagera, una centrale della parrocchia di Nyagahanga, nella profonda campagna rwandese, là dove per molti dei più piccoli è la prima volta che vedono un muzungu, l’uomo bianco, e dove  la presenza di diversi bambini dalle pance rigonfie, segno evidente  della sindrome di kwashiorkor  sintomo della malnutrizione, ricorda che c’è anche un altro  Rwanda oltre quello rappresentato dalla cartolina di Kigali tante volte descritta dai frettolosi giornalisti impegnati nello stereotipato ritratto del moderno Rwanda. E’ invece nel Rwanda  della tradizione che attinge quanto avvenuto durante la celebrazione della santa messa tenutasi domenica scorsa nella piccola  e modesta chiesa di Kagera, una costruzione bassa con il tetto di lamiere identificabile  solo per la  croce  posta sul tetto. Qui si sono date appuntamento per la santa messa domenicale, avvenimento che data l’estensione della parrocchia si concretizza solo con cadenza più che mensile,  alcune centinaia  di fedeli stipati  in un’atmosfera afosa che toglieva il respiro almeno ai bazungu, fatti opportunamente accomodare nelle prime file in prossimità di una finestra, da dove di tanto in tanto qualche debole folata di aria fresca attenuava la sensazione di soffocamento. Al primo banco quasi accovacciata su una bassa panca fissata al pavimento aveva preso posto una signora anziana in abito tradizionale con tonalità azzurre, le spalle ricoperte da un ampio telo bianco  e con il capo ricoperto da un fazzoletto ricamato sempre  bianco e un sottile braccialetto di metallo al braccio destro, con al proprio fianco una signora più giovane e con un lungo bastone appoggiato al muro.

lunedì 19 agosto 2013

All'asilo "Carlin" di Kagera

Da Kagera un  ringraziamento alla comunità di Grosio
Domenica l'appuntamento per i volontari di Kwizera è fissato a Kagera, per un incontro con quella comunità e in particolare con i bambini dell'asilo "Carlin". L'incontro con i bambini, le loro insegnanti e una rappresentanza dei genitori è servito per fare il punto sull'andamento dell'asilo a suo tempo realizzato dall'Associazione Kwizera con il contributo di diverse realtà. Dopo il suo avvio, l'asilo intitolato l'anno scorso al compianto Carlo Rodolfi, è stato "adottato" dalla comunità di Grosio che ne ha consentito il funzionamento mettendo a disposizione i fondi per il compenso alle tre insegnanti e per le altre spese minimali.L'asilo, che conta attualmente 109 bambini, ha cominciato a dare i  primi frutti; per ammissione del direttore della vicina scuola elementare, i bambini che escono dall'asilo "Carlin" risultano avere un approccio alla scuola sensibilmente migliore rispetto agli altri scolari. Per il prossimo anno don Paolo Gahutu, inziatore a suo tempo di questa splendida avventura, ha lanciato una nuova sfida. Raccogliendo la richiesta dei genitori, ai quali peraltro ha sollecitato un piccolo impegno finanziario dell'ordine di 300 Frw mensili ( circa 35 centesimi di euro), vorrebbe garantire a questi bambini anche un piccolo pasto quotidiano, secondo modalità da definirsi. Vedremo se la comunità di Grosio risponderà con la consueta generosità anche a questo appello.
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domenica 18 agosto 2013

Quale futuro per i Petits Seminaires rwandesi?

A cento anni dalla fondazione a Kabgayi del primo degli attuali 0tt0 Petits Seminaires, uno per ognuna delle diocesi rwandesi con la sola esclusione della diocesi di Gikongoro, queste istituzioni si trovano a interrogarsi sul proprio futuro. Nati per avviare al sacerdozio giovani aspiranti, fin dall’origine hanno svolto la funzione di fornire un’istruzione superiore anche a un più largo strato della popolazione giovanile rwandese concorrendo in tal modo a formare  una buona parte del ceto dirigente del paese nei diversi campi della vita civile . Oggi queste istituzioni, uno dei  titoli di orgoglio della giovane Chiesa locale, devono scontare, per assurdo, il loro stesso successo. Infatti, le posizioni  di  vertice che annualmente i Petits Seminaires occupano nelle speciali classifiche che riconoscono la qualità didattica delle diverse scuole sulla base della preparazione dei rispettivi studenti, è un forte richiamo per nuovi studenti. Soprattutto le famiglie della nascente borghesia cittadina rwandese, fatta di commercianti, operatori economici, alta burocrazia statale e ceto politico, trovano particolarmente attrattive  queste scuole, dalla dichiarata ispirazione religiosa, che garantiscono un ottimo livello didattico,  in un contesto di vita comunitaria più affidabile di altre realtà scolastiche cittadine non esenti da quelle criticità che cominciano a  far capolino anche tra le giovani generazioni rwandesi, e, fattore non secondario, scontano rette scolastiche inferiori a quelle delle molte scuole private presenti soprattutto nella capitale. Tutti questi fattori hanno portato i vari Petits Seminaires, seppure in maniera differenziata, a veder lievitare i propri alunni,  frequentanti le tre classi dell’ultimo ciclo delle primarie e le  tre classi delle secondarie.

sabato 17 agosto 2013

Le tappe della Missione Kwizera: Rushaki

La collaborazione con la Parrocchia di Rushaki data da due anni fa quando fu finanziata dapprima  una scuola laboratorio di cucito e successivamente  il terrazzamento di due ettari di terreno parrocchiale che ,nell'anno in corso, avrebbe dovuto produrre il primo raccolto di patate. Purtroppo la stagione particolarmente secca ha praticamente distrutto tutto il raccolto, tanto che l'associazione ha dovuto rinviare il rientro del prestito erogato a suo tempo per l'acquisto delle sementi e dei concimi per la messa a coltura dei terreni. Nell'anno in corso la Parrocchia è stata prescelta per condurre un progetto pilota di allevamento di galline ovaiole. Durante la visita svoltasi mercoledì, i volontari dell'Associazione Kwizera hanno potuto  verificare, accompagnati dal parroco abbé Gaudiose, lo stato di avanzamento del progetto: le cento galline, sistemate in appositi locali coperti arricchiti da uno spazio recintato, sono ormai pronte per entrare in produzione nel prossimo mese di settembre. Dal momento in cui le galline entreranno in produzione si valuterà la validità del progetto, per esportarlo anche nelle parrocchie, che avevano espresso l'intenzione di cimentarsi in una simile intrapresa, secondo le stesse modalità del prestito da restituire nel tempo.  Sul fronte agricolo, nelle prossime settimane si procederà alla semina dei fagioli che si spera possano dare un buon raccolto nel prossimo mese di gennaio. Va ricordato che tutte queste iniziative sono adeguatamente supportate dai parrocchiani che tradizionalmente si rendono disponibili a offrire mensilmente giornate di lavoro gratuito sul modello dell'umuganda.

Il Rwanda visto da The New York Times

Segnaliamo un’ampia e articolata analisi dell’attuale situazione rwandese apparsa su The New York Times a firma di David Kampf, direttore delle comunicazioni presso il Carnegie Endowment for International Peace, che ha lavorato su progetti di sviluppo in Rwanda dal 2006 al 2008. L'editorialista fa un fotografia realistica dell'attuale situazione interna e internazionale del Rwanda, evidenziando anche talune criticità che accompagnano la storia di successo dell'ultimo ventennio rwandese e che ne potrebbero minare l'equilibrato sviluppo futuro, per concludere la propria analisi in questi termini:  “Il governo rwandese ha il merito dei  rapidi progressi economici e politici attuati negli anni a partire dal genocidio del 1994 -  progressi che nessuno pensava possibili. Ma ora il Rwanda ha bisogno di diventare un attore regionale più responsabile e di affrontare senza mezzi termini  i problemi che minacciano il suo futuro. La comunità internazionale deve fare pressione su Kigali a farlo.”

L'articolo è consultabile cliccando qui.

I luoghi della Missione Kwizera: Rwesero

L'entrata del ristorante
Una delle basi della Missione Kwizera è stato il Petit Seminaire di Rwesero di cui è rettore dallo scorso ottobre l’abbé Paul Gahutu. Situato sulle rive del lago Muhazi in edifici costruiti dai Salesiani a metà degli anni cinquanta, il Petit Seminaire ospita oltre 400 ragazzi che vi frequentano i tre anni del ciclo primario e i tre anni di quello secondario, molti dei quelli provenienti dalla vicina capitale. Come gli altri  sette Petits Seminaires,  anche quello di  Rwesero si trova a vivere un momento particolare  nella realtà civile e religiosa rwandese come abbiamo tentato di rappresentare in un  post specifico dedicato appunto a queste istituzioni.  Ma torniamo  al Petit Seminaire di Rwesero. Un’estesa fattoria fornisce  tutto quanto necessario all’alimentazione degli ospiti, dai cavoli alle patate di ogni tipo, fino alle  immancabili banane; non manca l’allevamento di maiali, polli  e perfino delle vasche per l’acquacultura. Il Seminario è noto, oltre naturalmente  all’alto livello dell’istruzione impartita a suoi giovani ospiti, anche perché dispone di un bel punto di ristoro, immerso in una lussureggiante vegetazione sulle rive del lago. Gli ospiti possono consumare i piatti tipici preparati dal cuoco Alphonse, le immancabili brochettes  di capra e le tilapie, i gustosi pesci pescati nel vicino lago, in accoglienti gazebo piuttosto che sul pontile che si slancia sulle acque del lago. Un servizio di barca permette romantiche gite sul lago, compresa la visita a un Museo aperto di recente, sulla vicina sponda  di fronte, che ospita attrezzi della tradizione e strumentazione moderna relativa alle comunicazioni La  clientela, prevalentemente proveniente dalla capitale, trova qui una piacevole oasi di relax in un ambiente accogliente e tranquillo. Durante il periodo della Missione Kwizera, i volontari Alessandro, esperto di ristorazione, unitamente alla moglie Perla si è dedicato a una rivisitazione organizzativa del servizio con suggerimeni e consigli che hanno immediatamente migliorato l’efficienza della brigata di cucina, in attesa di fare altrettanto con il servizio ai tavoli.

giovedì 15 agosto 2013

Missione Kwizera a Mutete

Progetto Mikan: lo scambio delle capre
Domenica i volontari dell'Associazione Kwizera hanno fatto tappa a Mutete, la Parocchia dove negli ultimi due anni sono stati portati a termine due importanti interventi: la realizzazione della sala parrocchiale e della casa dei sacerdoti. Anche nell’anno in corso l’associazione è intervenuta finanziando la realizzazione dell’impianto per il biogas che è stato portato a termine proprio in questi giorni. L’accoglienza della comunità guidata per l’occasione dal vicario abbé Joseph Wetaase, essendo in Italia il parroco abbé Narcisse, è stata, come di consueto, particolarmente calorosa.Alla santa messa in cui sono stati amministrati dall’abbé Paul Gahutu, oltre 140 battesimi per altrettanti bambini, anche di età avanzata, ha fatto seguito il momento ufficiale con il contorno della consuete danze accompagnate dal ritmo dei tamburi. I rappresentanti della comunità hanno portato all’attenzione degli ospiti  programmi ed  esigenze della parrocchia. In particolare, il responsabile della pastorale familiare ha illustrato il percorso in cui sono coinvolte  221 famiglie, partecipanti anche al Progetto Mikan.Il saluto dell’Associazione Kwizera è stato portato dal segretario Angelo Bertolucci che ha voluto ricordare ai presenti la figura del martire Shahbaz Bhatti, al quale è dedicata la sala parrocchiale, proponendo il testo del suo testamento spirituale. La cerimonia è stata suggellata da  un momento forte del Programma Mikan, il trasferimento delle capre da un vecchio e un nuovo gruppo. Infatti, due gruppi di venticinque famiglie che avevano ricevuto, nell’agosto dell’anno scorso, le capre hanno consegnato a due nuovi gruppi le 50 caprette che nel frattempo erano nate. 

Portato a termine il progetto biogas

L’impegno finanziariamente più importante che l’Associazione Kwizera ha assunto nell’anno in corso, a parte quello delle adozioni che assorbe circa un terzo del bilancio associativo, è stato quello di sostenere la realizzazione di otto impianti di biogas in altrettante parrocchie della diocesi di Byumba:Bungwe, Byumba, Gituza, Matimba, Muyanza, Mutete, Ngarama e Nyinawimana. Ogni  impianto  permette la produzione di biogas, ricavato dalla fermentazione di materia organica prodotta nelle stalle o in comunità, che può fornire un’ottima fonte di energia specie per l’utilizzo domestico in sostituzione della legna, mentre il residuo della fermentazione può essere reimpiegato come ottimo fertilizzante in agricoltura(vedi un nostro precedente post). Il biogas può anche alimentare apposite lampade e dei motori per generatori elettrici. Ogni impianto, che viene realizzato secondo precise specifiche tecniche fissate  alla National Domestic Biogas Program (NDBP) , ha costi di realizzazione, per la dimensione  adottata dalle parrocchie,  che si aggirano intorno a Frw 2,5 milioni di cui l’Associazione Kwizera ha contribuito per FRw 2,1 milioni per ogni impianto. Per il reperimento della somma complessiva di Frw 16,8 milioni ( pari a circa 20.000 euro ai cambi medi di periodo) l’Associazione Kwizera ha potuto beneficiare di un contributo della Fondazione Cassa di Risparmio di Lucca e dei fondi del 5 per mille.

sabato 10 agosto 2013

E’ iniziata la missione Kwizera 2013

Dopo nove ore di volo da Bruxelles per il primo gruppo di volontari, piuttosto che otto da Amsterdam per chi è  arrivato dopo un paio di giorni,  si atterra a Kigali. Biglietto aereo piuttosto salato, anche se acquistato con qualche mese di anticipo e nonostante che siano ormai cinque le compagnie che vanno in Rwanda dall’Europa. Il problema è che non si fanno alcuna concorrenza e quindi in questo periodo un biglietto andata e ritorno alla tariffa più economica costa dagli 850 a 1000 euro ( forse uno dei costi/kilometro più alti tra tutte le tratte aeree mondiali) a seconda del periodo in cui si acquista il biglietto. Peraltro basterebbe posticipare il viaggio di qualche settimana e a settembre si trovano biglietti anche sotto i  600 euro. Bisognerà pensarci per il futuro, visto che i volontari  dell'Associazione viaggiano a proprie spese. Tutte le formalità da adempiere per il viaggio sono state dettagliatamente illustrate nel libro Kwizera-Rwanda, che potete scaricare dal link della colonna di destra, e quindi non ci soffermeremo. All’aeroporto ci accoglie una novità; al momento della verifica del visto, si viene fotografati e viene assunta elettronicamente l’impronta del pollice della mano sinistra, da qui in avanti per il cervellone elettronico dell’amministrazione ruandese non abbiamo più segreti. Una rappresentanza della diocesi di Byumba fa gli onori di casa. Dopo la consueta tappa per una pizza al ristorante Sole e Luna del vicentino signor Dionigi, un volontario che ha trovato l’America in Rwanda con un ristorante tra i meglio frequentati della capitale, ci si avvia verso Byumba con destinazione le accoglienti camere della foresteria diocesana. Il tempo di un riposo ristoratore e al mattino del primo giorno si comincia con l’incontro con i bambini e ragazzi della zona di Byumba inseriti nel Programma adozioni che madame Pascasia e Bernard, i due referenti locali di Kwizera, si sono premurati di convocare per il consueto incontro/colloquio in cui annualmente i volontari dell’Associazione verificano che tutto proceda nel migliore dei modi. Ieri è stata la volta dei ragazzi della zona di Nyinawimana e oggi di quelli di Bungwe. Ovunque si ripete il consueto e ormai consolidato rituale dei bambini che si accalcano sulla porta degli uffici in attesa di essere ammessi davanti agli “esaminatori” ai quali esibiranno la pagella scolastica per sentirsi dare un apprezzamento per i migliori, un incoraggiamento per gli altri o, quando ci vuole ci vuole, una ramanzina per quelli che si trovano nelle ultime posizioni nelle graduatorie di merito, documentate in pagella.in occasione dell'incontro, madame Pascasia procede ad autorizzare il prelievo di una tranche del contributo per l'adozione il cui intero ammontare è accreditato su un libretto bancario intestato ad ogni bambino.

domenica 4 agosto 2013

Rwanda: le schede telefoniche diventano nominative


Da giovedì primo agosto, per chi arriva a Kigali e desidera dotarsi di una scheda telefonica locale non basterà più acquistarne una al primo box di una delle tre  compagnie telefoniche operanti nel paese, ma dovrà sottoporsi alla registrazione di tutti i dati anagrafici e produrre un documento d’identità, così come siamo abituati a fare nel nostro paese. Dal primo agosto è entrata, infatti, in vigore la disposizione che prevede l’identificazione del titolare della scheda per evitare ogni genere di abuso derivante dall’utilizzo di schede sostanzialmente anonime, come avveniva in Rwanda dall'introduzione della telefonia mobile. La normativa entrata in vigore nel febbraio scorso ha lasciato tempo fino al 31 luglio ai rwandesi per rendere nominative le schede in circolazione. Alla mezzanotte del 31 luglio un totale di 485.867 utenti di telefonia mobile sono stati disconnessi per la mancata registrazione delle loro schede SIM in  esercizio. In compenso hanno regolarizzato la propria scheda ben   6.110.138 proprietari di telefoni,  il 92,6 per cento del totale delle schede di telefonia mobile circolanti nel paese.
Per curiosità  diamo i dati forniti dai tre operatori: Tigo ha regolarizzato il 96 per cento dei suoi 1,9 milioni abbonati, Airtel il 94 per cento dei suoi 953.949 clienti, mentre il più grande provider di telecomunicazioni, MTN, ha regolarizzato  il 90 per cento delle 3,6 milioni di SIM in circolazione. Il processo di renedere nominative le schede telefoniche è in corso, con diverse tempistiche, anche in Kenya, Uganda e Burundi.

giovedì 1 agosto 2013

Il Parlamento rwandese rivede la legge sull'ideologia genocidaria

Il Senato rwandese ha approvato ieri, due settimane dopo la Camera, il testo di riforma della controversa legge sulla "ideologia del genocidio", accusato da diverse parti di prestarsi, per la sua eccessiva indeterminatezza, a un uso strumentale per limitare la libertà di espressione.Potrebbe essere questo l’ultimo atto legislativo della legislatura; all’inizio del prossimo settembre saranno, infatti,rinnovate le due camere legislative entrate in carica nel 2008.
La nuova legge, che entrerà in vigore dopo la firma del presidente rwandese e la successiva pubblicazione  sulla Gazzetta Ufficiale, cerca di rispondere alle critiche mosse al precedente testo tentando di definirne meglio i contenuti e limitando drasticamente la pena abbassandola da venticinque a nove anni di carcere.In particolare, il nuovo  testo  "sulla ideologia di genocidio e crimini correlati" punisce "un atto intenzionale, commesso in pubblico (...) che può  indicare che una persona è caratterizzata da pensieri fondati su base di etnia, religione, nazionalità o razza miranti a fomentare il genocidio e / o sostenere il genocidio "
La nuova legge, generalmente accolta positivamente anche a livello internazionale, lascia ancora qualche margine di indeterminatezza specie per quanto attiene il contesto pubblico in cui determinati fatti devono essere collocati. Infatti, la dizione "in pubblico"cioè - "in presenza o in un luogo accessibile da più di una persona" è così ampia da poter comprendere, a detta di diversi osservatori,  anche la cerchia familiare, con tutte le conseguenze del caso. Comunque sia,  un piccolo passo da salutare con favore.