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mercoledì 21 agosto 2013

Battezzata alla vigilia dei novantanni

Un momento del rito battesimale
Spesso il programmato svolgersi di una missione  vede irrompere improvvisamente nello scadenziato susseguirsi dei diversi impegni  un accadimento imprevisto che dà alle persone la sensazione di vivere un momento forte,  capace di segnare nel tempo l’intera spedizione. E’ quello che è successo domenica ai volontari dell’Associazione Kwizera  nella tappa che li ha portati  a Kagera, una centrale della parrocchia di Nyagahanga, nella profonda campagna rwandese, là dove per molti dei più piccoli è la prima volta che vedono un muzungu, l’uomo bianco, e dove  la presenza di diversi bambini dalle pance rigonfie, segno evidente  della sindrome di kwashiorkor  sintomo della malnutrizione, ricorda che c’è anche un altro  Rwanda oltre quello rappresentato dalla cartolina di Kigali tante volte descritta dai frettolosi giornalisti impegnati nello stereotipato ritratto del moderno Rwanda. E’ invece nel Rwanda  della tradizione che attinge quanto avvenuto durante la celebrazione della santa messa tenutasi domenica scorsa nella piccola  e modesta chiesa di Kagera, una costruzione bassa con il tetto di lamiere identificabile  solo per la  croce  posta sul tetto. Qui si sono date appuntamento per la santa messa domenicale, avvenimento che data l’estensione della parrocchia si concretizza solo con cadenza più che mensile,  alcune centinaia  di fedeli stipati  in un’atmosfera afosa che toglieva il respiro almeno ai bazungu, fatti opportunamente accomodare nelle prime file in prossimità di una finestra, da dove di tanto in tanto qualche debole folata di aria fresca attenuava la sensazione di soffocamento. Al primo banco quasi accovacciata su una bassa panca fissata al pavimento aveva preso posto una signora anziana in abito tradizionale con tonalità azzurre, le spalle ricoperte da un ampio telo bianco  e con il capo ricoperto da un fazzoletto ricamato sempre  bianco e un sottile braccialetto di metallo al braccio destro, con al proprio fianco una signora più giovane e con un lungo bastone appoggiato al muro.
Solo con l’inizio della celebrazione se ne è compresa appieno la presenza, allorquando il parroco, l'abbé Deo Gratias, ha annunciato che durante la celebrazione sarebbe stato amministrato un battesimo. Già l’annuncio di un solo battesimo in una chiesa africana suonava un po’ come un fatto speciale i cui contorni sono andati definendosi quando  il celebrante ha disvelato l’identità dell’eccezionale catecumeno: la signora Gaudence Kanyange. Un’anziana contadina, classe 1924, vedova e madre tre figli ormai  più che adulti, che  alla vigilia del suo novantesimo compleanno, dopo una vita trascorsa nelle pratiche della religione tradizionale si è lasciata conquistare dal messaggio evangelico che una catechista le ha saputo proporre, con pazienza e dedizione, fino a far maturare nell’anziana la decisione di fare il grande passo, dopo un percorso catecumenale esclusivo. Bisognava vedere la gioia composta con cui Gaudence, dopo essersi retta a fatica in piedi appoggiata al suo inseparabile bastone, che supplisce alla debole portata di una gamba oggetto di un intervento conseguente alla rottura del femore, rispondeva alle domande introduttivo del rito del battesimo che il sacerdote le rivolgeva. Sempre assistita,  dall’amica catechista che l’aveva accompagnata a questo suo passo decisivo, e che nell’occasione aveva preso posto alle sue spalle, quale angelo custode. Gaudence ha vissuto tutti momenti battesimali, abbarbicata all’inseparabile bastone, con attenzione e  comprensibile coinvolgimento, per nulla distratta dai flash degli improvvisati fotografi desiderosi di immortalare l’eccezionale momento. Al culmine del rito, dopo aver ricevuto sul capo l’acqua battesimale,  quasi spossata per tanto sforzo, Gaudence si è accovacciata di nuovo sulla panca dalla quale, dopo aver ricevuto un velo bianco quale veste battesimale, si rialzava per ricevere la comunione e per portare all’altare, sulla scia degli altri fedeli, la sua offerta, l’offerta evangelica di un’anziana  vedova che alla vigilia dei suoi novanta anni aveva fatto il suo ingresso nella comunità cristiana. 

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