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lunedì 28 marzo 2011

Cartoline dal Rwanda:progetto jatropha a Rulindo

Navigando in internet abbiamo incrociato il blog Cartoline dal Rwanda che volentieri segnaliamo. E' la cronaca dell'esperienza di due simpatiche ragazze, ironicamente autodefinitesi il nano e la mente, che stanno trascorrendo un periodo di volontariato presso la parrocchia di Rulindo, che, salvo un caso di omonimia come ce ne sono tanti tra paesi rwandesi, si trova  sulla strada che da Kigali porta a Ruhengeri. Tra le attività svolte in loco, le solite che un buon volontario si trova ad affrontare in Rwanda, ci ha particolarmente incuriosito un loro post che dava conto di una giornata di lavoro trascorsa  a mettere a dimora seimila semi di jatropha in altrettanti sacchetti riempiti di terra, come documenta la foto che riprendiamo dal blog. Forse non sarebbe male per i nostri amici di Nyagahanga  rendere visita, passando da quelle parti, alla parrocchia di Rulindo per farsi un'idea come viene condotto il loro progetto jatropha; chissà mai che non si possa mutuare qualche buona idea sull'argomento. 

domenica 27 marzo 2011

Dal Rwanda a Goma per sottoporsi ad aborto clandestino

Un’inchiesta dell’Agenzia Syfia Grands Lacs porta alla luce la triste pratica degli aborti clandestini che sempre più di frequente vengono effettuati illegalmente su donne rwandesi nella città congolese di Goma, la città che fronteggia Gisenyi sul lago Kivu. Secondo quanto riferito da Syfia, numerose sono le donne rwandesi, anche adolescenti, che si muovono dal Rwanda, anche da Kigali, per trovare in qualche fatiscente baracca del malfamato quartiere di Birere della città congolese, la soluzione del loro "problema". Qualche compiacente operatore sanitario o, molto più spesso, qualche improvvisato ciarlatano che si spaccia per “professionista della salute” si presterà per praticare un aborto clandestino. Le scarse conoscenze degli operatori, l’assenza di igiene e di sterilizzazione degli strumenti medici rendono questi interventi altamente rischiosi per la salute delle donne e spesso per la loro stessa vita. Per ora l’unico freno al diffondersi di queste pratiche è da ricercarsi nel costo dell’intervento; infatti, non tutte le donne possono permettersi di affrontare la spesa richiesta, ammontante a circa 50 dollari americani.

sabato 26 marzo 2011

Più formazione per fare funzionare le cooperative

Sono oltre trecento le cooperative, regolarmente costituite secondo la normativa vigente, attualmente operanti in Rwanda nei vari comparti dell’economia, formate da migliaia di soci. Tuttavia da ciò che scrive l’editoriale di ieri de The New Times, non tutte sembrerebbe funzionare con successo a causa soprattutto dell’evidenziata carenza di capacità gestionale dei responsabili e della frequente mancanza di principi di prudente gestione. Da qui, l’iniziativa del Ministero del Commercio e dell’Industria di dare avvio, nel prossimo anno, a un collegio avente l’obiettivo di colmare le carenze esistenti e curare la formazione di adeguate figure professionali idonee ad avviare e, soprattutto, gestire con profitto iniziative cooperativistiche. Un movimento, quello cooperativo, che le autorità governative vedono con favore, in quanto trovano più facile sostenere tali forme associative piuttosto che iniziative individuali. Lo strumento cooperativo ha avuto successo a tutte le latitudini, in quanto movimento che origina dal basso come strumento partecipativo delle forze più vive della comunità sociale, e conserva anche nel terzo millennio una sua particolare valenza, pur in un’economia globalizzata. Anche la Dottrina sociale della Chiesa vede nelle imprese cooperative uno degli strumenti che meglio interpreta la logica di un corretto operare in campo economico al servizio dell’uomo, in uno spirito di collaborazione tra le parti sociali.
Meraviglia quindi che allorquando ci si muova per dar vita nelle parrocchie a iniziative della specie si fatichi a trovare qualche formatore che trasmetta ai promotori e ai partecipanti le necessarie conoscenze di base per impiantare  e gestire  correttamente un’impresa cooperativa.
E’ il caso di alcuni interventi pianificati dall’Associazione Kwizera a sostegno di iniziative locali di carattere cooperativistico. Alla prova dei fatti non è ancora stato possibile trovare dei formatori che intrattenessero i partecipanti sullo spirito e sulle regole che dovrebbero animare iniziative della specie, troppo spesso avviate con eccessiva improvvisazione e senza ben conoscerne i meccanismi regolatori, con l’unica conseguenza che ben presto naufragano miseramente. E’ proprio necessario attendere l’iniziativa governativa in questo campo che dovrebbe essere terreno quasi esclusivo dell’iniziativa dei corpi intermedi della società? Non può un’istituzione come l’università di Byumba , l’Institut Polytecnique , farsi carico di creare un nucleo di formatori in campo cooperativistico, visto che gli insegnamenti in materia sono previsti nel corso di studi?
Chissà se, diversamente a quanto  riscontrato in esperienze passate con altre realtà scolastiche, questa volta avremo un riscontro positivo?

venerdì 25 marzo 2011

Per leggere la crisi libica

Nel marasma di informazioni da cui siamo sommmersi in questi giorni sulla crisi libica, segnaliamo questo contributo di Padre Piero Gheddo " Gheddafi dittatore controverso" che ci dà un quadro della situazione libica un po' fuori degli schemi che certi improvvisati commentatori cercano di propinarci dagli schermi televisivi. Quando tutto sarà passato, ci auguriamo presto, saranno gli sviluppi futuri a incaricarsi di fare tabula rasa di tante illusorie analisi sul futuro libico: non vorremmo che si ripetesse quanto già successo con l'avvento del regime degli ayatollah iraniani salutati da molti in occidente come portatori di libertà.  
Sulla crisi libica  possono tornare utili le parole pronunciate da Benedetto XVI alle Nazioni Unite, il 18 aprile 2008, quando il Papa parlò della «responsabilità di proteggere».
«Ogni Stato – disse il Papa – ha il dovere primario di proteggere la propria popolazione da violazioni gravi e continue dei diritti umani, come pure dalle conseguenze delle crisi umanitarie, provocate sia dalla natura che dall’uomo. Se gli Stati non sono in grado di garantire simile protezione, la comunità internazionale deve intervenire con i mezzi giuridici previsti dalla Carta delle Nazioni Unite e da altri strumenti internazionali».
«L’azione della comunità internazionale e delle sue istituzioni, supposto il rispetto dei principi che sono alla base dell’ordine internazionale, non deve mai essere interpretata come un’imposizione indesiderata e una limitazione di sovranità. Al contrario, è l’indifferenza o la mancanza di intervento che recano danno reale. Ciò di cui vi è bisogno – concludeva Benedetto XVI – è una ricerca più profonda di modi di prevenire e controllare i conflitti, esplorando ogni possibile via diplomatica e prestando attenzione ed incoraggiamento anche ai più flebili segni di dialogo o di desiderio di riconciliazione».

P.S. Chissà che qualcuno anche in Africa, magari il piccolo Rwanda con il suo Presidente che ha richiamato il ruolo dell'Unione Africana in questa vicenda, non sappia cogliere il suggerimento di farsi esploratore di una possibile via diplomatica per la soluzione del problema libico?

giovedì 24 marzo 2011

Kagame: ok all’intervento in Libia

In un intervento comparso su The Times di Londra, il presidente rwandese Paul Kagame fa conoscere la posizione ufficiale del suo paese sulla crisi libica, che si discosta da quella rappresentata da un commentatore del giornale rwandese The New Times e di cui avevamo dato conto in un nostro precedente post.Anche alla luce dell’esperienza vissuta nel 1994, quando l’inazione internazionale permise la tragedia rwandese, il Presidente rwandese esprime il suo appoggio alla risoluzione 1973 dell’ONU e all’operazione Odyssey Dawn messa in atto dalla cosiddetta coalizione dei volonterosi per proteggere la popolazione civile in Libia attaccata da Gheddafi . Pur appoggiando la decisione dell’ONU, Kagame non manca tuttavia di "sostenere che la comunità internazionale avrebbe fatto bene a coinvolgere l'Unione africana nel processo decisionale, analogamente a quanto fatto con la Lega araba che è stata consultata : il coinvolgimento dell’UA avrebbe certamente aggiunto legittimità all’intervento.” Non tacendo il fatto che forse non tutti i paesi africani sarebbero stati d’accordo, il Presidente aggiunge: “ma credo la maggioranza degli Stati membri hanno appoggiato la risoluzione 1973 per il semplice motivo che non potevamo continuare a guardare il caos che si stava consumando in Libia mentre la sua gente invocava aiuto”.Pur non potendo fornire un appoggio militare, “l'UA avrebbe potuto offrire qualcosa di molto più prezioso: il sostegno politico e l'autorità morale per le azioni della coalizione a terra”.Kagame conclude con una riflessione impegnativa.“Il sostegno dell'Unione Africana all’operazione Odyssey Dawn avrebbe anche agito come un ulteriore deterrente per altri leader africani che potrebbero essere tentati di indirizzare il proprio popolo con la violenza.La rivolta in Libia ha già inviato un messaggio ai leader africani e non solo: se perdiamo il contatto con il nostro popolo, se non lo serviamo come merita dando soddisfazione alle esigenze avanzate, ci saranno delle conseguenze.Le rimostranze popolari si accumuleranno e, prima o poi, si rivolgeranno contro chi li governa”.

mercoledì 23 marzo 2011

Buoni segnali dell'economia rwandese

Il Prodotti Interno Lordo (PIL) rwandese è cresciuto nel 2010 del 7,5 per cento, a fronte di un incremento del 6,1 per cento dell’anno precedente. Ricordiamo che l’Italia, come quasi tutti i paesi dell’occidente, ha dovuto accontentarsi di un risultato appena superiore all’1 per cento. L'incremento è dovuto principalmente a un aumento dell’8 per cento del settore industriale e del 9 per cento del settore servizi e in generale all’espansione del settore privato. Inferiore è il risultato del comparto agricolo, a conferma di un Rwanda che viaggia due velocità, che aumenta del cinque per cento nel 2010, con una crescita del cinque per cento in colture alimentari e del 14 per cento per quanto attiene le colture destinate all’esportazione, in ripresa dopo un calo del 15 per cento nel 2009. Il buon andamento dell’economia trova riscontro negli ottimi risultati del comparto bancario, da sempre barometro affidabile dell’andamento economico complessivo. Nel 2010, i redditi ante imposte del sistema bancario rwandese si sono attestati a 13,1 miliardi di Frw ( pari a € 15,6 milioni) a fronte di Frw 3,8 miliardi ( € 4,5 milioni) dell’anno precedente. Concorrono a tale risultato la forte dinamica della domanda sia dei prestiti che dei depositi, senza dimenticare l’afflusso di capitali dall’estero provenienti dalla diaspora e da investitori.

martedì 22 marzo 2011

Giornata mondiale dell'acqua


L'acquedotto di Kiruri realizzato nel 2009 da Kwizera Onlus

Nella giornata mondiale dell'acqua, che si celebra oggi 22 marzo, segnaliamo questa riflessione comparsa nel sito La Bussola quotidiana a firma Riccardo Cascioli. Al suo interno si fa riferimento anche alla situazione dell'Africa subsahariana in questi termini "Infine ci sono aree molto ricche d’acqua (vedi i Grandi Laghi in Africa e il bacino del Rio delle Amazzoni) e altre che sono decisamente aride (vedi il Medio Oriente). Eppure mentre i paesi che circondano i Grandi Laghi in Africa sono tra quelli con il maggior numero di persone che non hanno accesso all’acqua". Sappiamo come in Rwanda il problema dell'acqua sia ancora ben presente, soprattutto nelle campagne, dove disporre di acqua potabile non è sempre facile e soprattutto comodo. Il reperimento dell'acqua per uso domestico richiede spesso spostamenti di kilometri per raggiungere i pochi pozzi o sorgenti disponibili. Purtroppo, troppo spesso ci si accontenta di bere acqua attinta in pozze dove ci sguazzano i bambini piuttosto che si abbeverano gli animali, con l'inevitabile rischio di andare incontro a malattie. Il rapporto annuale dell’ONU sullo sviluppo umano evidenzia come ancora 35 rwandesi su 100 non abbiano accesso a una fonte d’acqua, collocandosi al 122 posto al mondo. Si capisce così come tra gli interventi più ambiti, tra quelli promossi dalle organizzazioni di volontariato, ci sia quello di promuovere la costruzione di acquedotti.

domenica 20 marzo 2011

I fatti libici visti da Kigali

E' interessante vedere come i tragici fatti libici che si svolgono sul nostro uscio di casa vengano vissuti in un paese africano come il Rwanda. L’attacco portato alla Libia dalla coalizione internazionale in forza della risoluzione ONU, che qualche perplessità ha sollevato anche in casa nostra, ha destato non poche riserve a Kigali. In un commento su The New Times, solitamente interprete attento delle posizioni del governo, la risoluzione dell’ONU è ritenuta un vero e proprio via libera per un colpo di stato contro Gheddafi per appropriarsi del suo petrolio. In particolare, si condanna l’intervento negli affari interni libici in cui un potere statuale tenta di reprimere una ribellione armata di parte di civili. Infatti, per il commentatore “ uno stato indipendente ha il diritto e l'obbligo di garantire la sicurezza all'interno dei suoi confini”. Non manca poi di sottolineare come “se le truppe libiche avessero attaccato i civili, come le truppe cinesi fecero in piazza Tiananmen, avrei pienamente appoggiato questa risoluzione” e chiedersi “ che  differenza c'è tra questi ribelli e 'combattenti nemici' che combattono contro l'esercito degli Stati Uniti in Iraq e in Afghanistan? Nessuna”. Dopo aver sottolineato come l'Occidente stia calpestando i diritti degli stati meno potenti, il commentatore conclude con una domanda non certo retorica “If they can do that to him, what about us”? "Se possono fare questo a Gheddafi, che dire di noi"?

venerdì 18 marzo 2011

Ultimata la posa della fibra ottica in tutto il Rwanda

La colonnina del cavo a Nyagahanga
Secondo quanto dalle autorità governative rwandesi, è stata completata la posa in opera  di 2.300 km di fibra  ottica in tutto il paese che consentirà di collegare la rete rwandese al cavo sottomarino lungo la costa orientale africana. Il progetto iniziato nell'ottobre 2009, che consentirà un forte sviluppo di tutte le attività che necessitano del supporto di internet, ha richiesto un investimento decisamente importante pari a 95 milioni di dollari usa.Inizialmente la rete sarà gestita da un ente governativo indipendente che gestirà l'accesso alle infrastrutture di telecomunicazioni da parte delle imprese private interessate, salvo poi passare gradualmente la gestione dell'intero progetto a  una società privata. Attualmente  solo il 12% della popolazione ha accesso a Internet, ma la percentuale è destinata a incrementarsi significativamente con l'entrata in servizio della nuova rete nazionale in fibra ottica  che comporterà la riduzione degli attuali alti costi di comunicazione e l'aumento della velocità di navigazione, attualmente decisamente limitante, grazie al collegamento con il resto della rete mondiale  tramite cavo sottomarino attraverso i due collegamenti  di Mombasa in Kenya via Uganda, e di  Dar es Salaam  in Tanzania. Ora aspettiamo che i tre operatori telefonici rwandesi attivino i necessari collegamenti per rendere operativi i collegamenti internet secondo i nuovi standard. Speriamo quindi di avere presto conferma dell'operatività della fibra ottica, sperimentando di persona il salto di qualità dei  collegamenti  via Skype con gli amici rwandesi.

martedì 15 marzo 2011

Essere donna in Rwanda tra vincoli e opportunità

Le donne rwandesi che sono riuscite a conquistare un posto di rilievo in ambito pubblico, tanto da essere maggioranza in una delle camere parlamentari, sono ancora scarsamente presenti  nel mondo degli affari e quasi totalmente assenti  nel commercio formale. Questo è quanto risulta da uno studio condotto su alcuni paesi del bacino del Nilo di cui ha dato notizia l'agenzia Syfia. Lo studio ha, per esempio, messo in evidenza la scarsissima presenza delle donne  nel settore del commercio transfrontaliero di derrate agricole come fagioli e mais, quando  sono soprattutto le donne che  curano la coltivazione dei campi. Le cause che impediscono alle donne di assumere iniziative commerciali  sono attribuite all’impegno nei lavori domestici, alla mancanza di conoscenza e di esperienza, alla carenza di garanzie  per ottenere prestiti e alla riluttanza dei coniugi  a concedere loro un’iniziativa autonoma. Eppure, secondo dati del  Ministero del Commercio, le donne rwandesi gestiscono il 58 % dei piccoli commerci informali e del piccolo artigianato. Non riescono però a fare il salto di qualità per tutti i motivi sopra richiamati e in particolare  perché non hanno sostanzialmente accesso al credito, a causa di una certa sfiducia che le banche nutrono verso le donne.
Comunque, secondo un altro studio  il Rwanda è il secondo paese africano dopo le Seychelles, tra quelli aderenti al Commonwealth, dove è un vantaggio nascere femmina. Infatti, il  Rwanda è stato posto al decimo posto della classifica tra i 54 Paesi del Commonwealth, avendo ottenuto i punteggi più alti, oltre che naturalmente per la partecipazione femminile alla politica, per tasso di fertilità delle ragazze di età compresa tra 15-19 anni e per il basso divario  retributivo in base al genere. Secondo il rapporto, le donne rwandesi hanno un'aspettativa di vita  media di 59 anni, tre anni in più rispetto agli uomini, mentre il numero delle  ragazze  sottopeso è leggermente inferiore a quello dei ragazzi.In termini di educazione, il rapporto dice che le ragazze trascorrono più di 10 anni nella scuola che, tuttavia, non garantisce una formazione adeguata, con tassi deludenti di alfabetizzazione.

domenica 13 marzo 2011

Shahbaz Bhatti, un martire moderno da ricordare

Shahbaz Bhatti
Il  2 di marzo scorso  è stato ucciso da un commando armato di fondamentalisti islamici il ministro pakistano per le minoranze religiose, il cattolico Shahbaz Bhatti. Lo hanno "punito" perché cercava di modificare la Legge sulla blasfemia che in 25 anni di applicazione è costata la vita a centinaia di cristiani.  L’hanno tirato fuori dalla sua auto e hanno aperto il fuoco contro di lui a brevissima distanza, crivellandolo con 30 proiettili prima di fuggire su un’automobile. Di questo martire moderno abbiamo una toccante  testimonianza  di fede vero e proprio testamento spirituale seppur scritto più di due anni fa che riportiamo di seguito. 
A fronte di un simile esempio di uomo e cristiano e al suo messaggio di solidarietà, d’amore, di comprensione, di cooperazione e di tolleranza,  perchè non ricordare Shahbaz Bhatti dedicandogli una delle opere che l'Associazione Kwizera sta realizzando in Rwanda? 
Di seguito riportiamo il testamento  di  Shahbaz Bhatti.

lunedì 7 marzo 2011

Quando i buoni progetti non decollano

In Rwanda, troppi progetti promossi con grande entusiamo e, spesso, con una felice intuizione, sono naufragati miseramente nella fase di attuazione, a causa soprattutto della carenza di pianificazione e dell’inerzia di chi è chiamato alla realizzazione. Non lo diciamo (solo) noi. Lo sostiene un opinionista de The New Times che  cita, come esempio, un progetto di sfruttamento della fibra del banano per trasformarla in tessuti, borse, oggettistica, sandali, ecc. Dopo tre anni che il governo aveva promosso il progetto, coinvolgendo tecnici giapponesi per trasferire in Rwanda le tecnologie e fornire la necessaria formazione ai tecnici locali,  tutto si è fermato pur di fronte alle reali potenzialità del progetto che avrebbe permesso di sfruttare una materia prima ampiamente disponibile sul territorio rwandese. Si sarebbe potuto offrire alle popolazione delle campagne una fonte alternativa di reddito. Eppure tutto si è come afflosciato dopo il momento iniziale di grande entusiasmo.Analoga sorte è toccata al programma di innovazione nell’istruzione tecnico professionale.A fronte all’alto numero di laureati che ogni anno viene sfornato dalle numerose università rwandesi, decisamente superiore a quello che sono le reali richieste del mercato del lavoro, il governo rwandese aveva cercato di promuovere una formazione tecnico professionale più in linea con le reali esigenze del mercato; tuttavia, dopo tre anni,  le scuole rwandesi non si sono ancora allineate alle nuove direttive.Come non essere d’accordo con il commentatore de The New Times. Quante volte, infatti, una buona idea, con reali potenzialità di apportare qualche beneficio alle povere economie locali, dopo gli iniziali entusiasmi è miseramente naufragata fra l’inerzia di chi dovrebbe farsi carico della sua attuazione, la rassegnata indifferenza di chi potrebbe beneficiarne o l’inconstanza di chi dovrebbe impegnarsi anche solo in qualche seduta formativa. E per l’altro verso, quanti neolaureati incapaci di sporcarsi le mani in attività richieste ma non ritenute gratificanti e quanta mancanza di professionalità tecniche: dove lo si trova un buon elettricista, un idraulico, un capomastro provetto o un sarto vero.Se a dirlo non è  solo il muzungu, forse qualcosa di vero ci dovrà pur essere. Riflettiamo!

mercoledì 2 marzo 2011

Per il Rwanda positivo avvio del mercato comune dell'EAC

Dopo appena sei mesi dall’entrata in vigore della zona di libero scambio tra i paesi della comunità economica dell'Africa orientale EAC (Burundi, Kenya, Rwanda,Uganda e Tanzania) già si sentono i positivi effetti. Il commercio interno, di quello che è il primo mercato comune nella storia del continente nero, ha avuto un incremento del 50%. Ne beneficia in maniera particolare il Rwanda che ha visto le sue esportazioni raggiungere i 269 milioni di dollari Usa nel 2010 a fronte dei 170 milioni nel 2009. Oggi, i prodotti ruandesi hanno un mercato di sbocco di 120 milioni di persone che abitano la Comunità dell'Africa orientale, contro gli undici milioni di rwandesi. Dopo l'alleggerimento degli oneri doganali alle frontiere, il costo di alcuni beni di consumo è sceso in Rwanda del 20%. Allo stesso modo, i tempi di consegna delle merci all'interno della zona della Comunità dell'Africa orientale si sono notevolmente accorciati. Così, oggi le merci che provengono dal porto di Dar-es-Salaam in Tanzania raggiungono Kigali in soli due giorni, una cosa impensabile fino a pochi anni fa.Naturalmente esiste anche l’altra faccia della medaglia. Anche se il mercato comune dell'Africa orientale è una manna per il Rwanda, le autorità rwandesi non dovrebbero perdere di vista le possibili criticità  in cui possono incorrere le produzioni locali   esposte alla concorrenza dei prodotti dei paesi vicini. Un’occasione per mettere mano a decisi miglioramenti dei modelli produttivi locali.

martedì 1 marzo 2011

Pubblicato l'elenco dei beneficiari del 5 per mille 2009

L'Agenzia delle Entrate ha pubblicato sul proprio sito gli elenchi definitivi dei beneficiari del 5 per mille, con le scelte espresse dai contribuenti e gli importi assegnati per l'esercizio 2009.  Dei 420 milioni di euro complessivamente attribuiti, oltre 412 milioni sono stati ripartiti mentre la parte rimanente, circa 8 milioni, risulta non assegnabile per errori procedurali nelle dichiarazione o enti non idonei a beneficiarne. In continua crescita risultano sia le somme da erogare, 14,5 milioni di euro  in più rispetto al 2008, sia il numero dei contribuenti che hanno "esplicitato" la loro preferenza, quasi 1 milione in più. 
 Sono oltre 15,4 milioni i contribuenti che per i redditi 2009 hanno espresso la propria scelta in favore di un ente o di una categoria, contro i 14,6 milioni del 2008. I maggiori contributi vengono dai 730 e non dal modello Unico. Tra gli oltre 28.000 beneficiari è presente al  7073 esimo posto anche l'Associazione Kwizera Onlus a cui 204 contribuenti hanno destinato il proprio 5 per mille dell'Irpef per un valore complessivo di euro 5.512,72, in diminuzione rispetto alla precedente assegnazione  del 2008, quando la scelta di 254 contribuenti aveva permesso di vedersi assegnati 7210,99 euro.