Segnaliamo questo interessante reportage apparso su Il Giornale a firma Luigi Guelpa.
Charles Baudelaire in Rêve
Parisien immagina una città fantastica di metallo, di marmo e d'acqua. Una
città da sogno che anticipa soluzioni urbanistiche modernissime. Una città
razionale da capo a fondo.Ci sono parecchi punti di convergenza tra il poema
dello scrittore francese e la nuova Kigali, capitale di un Ruanda che proprio
in questi giorni festeggia il 25° anniversario della fine del terribile
massacro tra hutu e tutsi. Un Ruanda che all'apparenza non ti aspetti perché ha
avuto la forza d'animo di scrollarsi di dosso le macerie non solo come
metafora. Oggi è un Paese completamente diverso che ha saputo rinascere e
ricostruirsi un'identità. Non ci sono più le divisioni etniche, all'epoca
appuntate addirittura sui documenti di riconoscimento, ma una sola popolazione
unita e con pari diritti. Questo piccolissimo paese, poco più grande del
Veneto, dalle mille colline ricoperte di coltivazioni di tè e caffè, è tornato
a essere quell'angolo di paradiso nel cuore dell'Africa narrato da scrittori ed
esploratori fino agli anni Settanta.La capitale Kigali, con i suoi 1,2 milioni
di abitanti, somiglia davvero ai guizzi onirici di Rêve Parisien. Non sembra
una città africana, bensì un'ordinata città europea: grandi palazzi di vetro,
strade ordinate, una pulizia sbalorditiva (per chi fuma è consigliato non
gettare i mozziconi per terra). Ogni mese tutto il Paese, incluso il
presidente, partecipa a una giornata di pulizia obbligatoria, chiamata
Umuganda, a cui nessuno può esimersi dal partecipare. E poi ancora parcheggi a
pagamento lungo le strade, uffici pubblici molto efficienti e tecnologici,
plastic free. Insomma, tutto quello che ci si aspetta in una città europea, ma
non di certo in una capitale africana. La sera si può girare in tutta
tranquillità con il taxi o con le moto-taxi e non si ha mai la sensazione di
disagio o pericolo. La gente è cordiale e sorridente, al punto che viene da
domandarsi se davvero il massacro sia avvenuto da queste parti solo un quarto
di secolo fa. L'hotel Milles Collines, simbolo di quei cento giorni di follia è
una struttura moderna, luogo di ritrovo dei ricchi ruandesi per l'aperitivo e
del gran numero di stranieri che soggiornano a Kigali per lavoro.
Molti di loro
si muovono con l'autista per paura di essere fermati dalla polizia che non
esita a sottoporre chiunque all'alcol test.Dicono che il tempo sia galantuomo e
aiuti nel cicatrizzare le ferite. Il Ruanda ha deciso di cambiare narrativa,
raccontare di sé una nuova storia: non più gli orrori del passato, ma le
meraviglie del presente e il sogno di sviluppo e di benessere della nuova
classe media africana. E di questa sua nuova narrazione al mondo Kigali è il
fulcro e il modello da esibire. Anche dal punto di vista tecnologico, la
capitale ruandese è all'avanguardia, grazie a infrastrutture moderne e una rete
a fibra ottica che ha fatto eleggere Kigali come il secondo luogo più adatto in
Africa per fare business secondo la World Bank. Innovazione, FabLab per
sviluppare nuove idee e invenzioni, Impact hub per mettere in rete i pensatori,
una vibrante comunità artistica con interessanti esperienze creative.Il fiore
all'occhiello è rappresentato dall'economia, la cui crescita è a dir poco
sensazionale. Nel 2018, come riferisce il Fondo monetario internazionale, ha
raggiunto il 7,2%. Si stima che al termine del 2019 il Pil si attesterà intorno
al 7,5%, risultati da fare invidia alla tigre cinese che a queste latitudini
non ha sfondato come in altri Paesi dell'Africa nera. Il presidente Paul Kagame
(in carica da quasi vent'anni) e il premier Edouard Ngirente hanno preferito
stringere accordi con altre nazioni industrializzate, privilegiando ad esempio
importanti scambi commerciali con il Giappone e la Corea del Sud. «La crescita
a medio termine dovrebbe rimanere pari o superiore alle medie storiche - spiega
il ministro dell'Economia Claver Gatete - sulla base di una forte progettualità
nel turistico e del turismo d'affari, nuove operazioni minerarie,
un'agricoltura più resiliente, esportazioni nuove e più diversificate e la
costruzione di un nuovo aeroporto. Senza dimenticare che siamo la nazione con
il tasso di corruzione più basso di tutto il continente».Il Ruanda conta la più
alta percentuale al mondo di donne presenti al Parlamento (63%). Nel 2000
l'acqua potabile era accessibile al 47% della popolazione, mentre oggi si
supera il 70%. L'aspettativa media di vita nei primi anni Novanta era sotto i
40 anni, oggi è di 64. Dal 2003 il governo ruandese ha introdotto un programma
di assicurazione legato alla salute e oggi quasi il 100% dei bambini riceve le
vaccinazioni. È il Paese del Centro Africa con il più basso rapporto di debito,
è il primo del continente per l'incorruttibilità e la trasparenza del governo e
al secondo posto in Africa per sicurezza e fiducia dei cittadini nella polizia
locale. Per la Banca mondiale è la nazione dell'Africa continentale dove è più
facile fare impresa, nel 2018 sono stati oltre due miliardi di dollari gli
investimenti esteri. Tra i settori in crescita ci sono le infrastrutture e il
turismo e anche una notevole spinta per il miglioramento dell'istruzione. Dal
2013 il ministero dell'Educazione ha lanciato una serie di sfide per combattere
la dispersione scolastica, soprattutto nelle zone rurali. Il turismo, inoltre,
grazie ai parchi nazionali che proteggono le specie in via di estinzione, tra
cui i gorilla, rappresenta il settore di maggiore ingresso di valuta estera,
con una crescita negli ultimi 5 anni del 25%.È il Ruanda che non ti aspetti,
risorto dall'enorme desiderio di riscatto e di costruzione della pace sociale a
livello comunitario. Gli orrori hanno generato insegnamenti e in questo senso,
nel tempo, anche la politica ha compiuto notevoli passi avanti, con una
legislazione che oggi è molto avanzata e con le donne, per esempio, che sono le
vere protagoniste del cambiamento occupando la metà dei ministeri del governo
Ngirente.
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