La recente decisione del Rwanda Development Board di promuovere il turismo ruandese, attraverso la sponsorizzazione, con il logo "Visit Rwanda", della squadra di calcio inglese dell'Arsenal (vedi precedente post), ha suscitato non poche polemiche a livello internazionale, in particolare in Gran Bretagna e in Olanda. L'accusa è quella di aver utilizzato i fondi degli aiuti internazionali per un'operazione di sponsorizzazione sportiva a favore del turismo ruandese, giudicata alla stregua di una spesa voluttuaria, una sorta di capriccio del presidente ruandese, Paul Kagame, noto tifoso del team inglese.Tali critiche risentono di un forte ed inveterato pregiudizio, come se fino a quando il Rwanda dipenderà dagli aiuti internazionali debba limitarsi alle sole spese di stretta necessità, precludendosi ogni sorta di investimento che vada oltre la lotta contro la povertà. Tralasciando che negli anni il Rwanda è andato via via diminuendo la dipendenza dagli aiuti esteri, che sono arrivati, nell'ultimo bilancio previsionale, ad incidere per circa il 16% dell'intero budget di spesa, va sottolineato come qualsiasi azienda al mondo che fattura 440 milioni di dollari (apporto del turismo nel 2017) ha tra le voci di costo anche quella relativa alla promozione del relativo business, sotto diverse forme, tra cui le sponsorizzazioni sportive. Non è dato conoscere il costo puntuale della sponsorizzazione dell'Arsenal che, secondo esperti della materia, dovrebbe aggirarsi attorno ai 10 milioni di dollari annui, il che porterebbe il costo della sponsorizzazione ad un 2,2% dell'intero fatturato del comparto turistico ruandese, rientrante ampiamente entro i parametri delle spese di promozione e pubblicità. Si tenga altresì conto che nel 2016 sono entrati in Rwanda 1,4 milioni di turisti (+10 % sul 2015) che per il solo costo del visto d'ingresso, pari a 30 dollari a persona, hanno portato direttamente nelle casse pubbliche oltre 42 miloni di dollari. Se può essere criticata la scelta del modello di sponsorizzazione, ma questo lo devono dire gli esperti di marketing, non pare quindi condivisibile la critica sulla spesa, che si configura come un vero e proprio investimento su uno dei principali business del Rwanda, come descritto nel recente libro Aiutiamoli a casa loro Il modello Rwanda, di cui riportiamo qui di seguito il paragrafo relativo agli sviluppi e alle potenzialità del comparto che il logo Visit Rwanda intende promuovere.
Kigali hub congressuale continentale
Il progetto di fare di Kigali il polo congressuale se non dell'intero continente africano,
almeno del centro Africa, si va via via concretizzando, alla luce dei numeri che il turismo congressuale evidenzia. Non passa settimana, infatti, che la capitale ruandese non ospiti una riunione coinvolgente congressisti provenienti dall'intero continente per partecipare a symposium sulle più svariate materie, da quelle politiche istituzionali, a quelle economiche e scientifiche. Kigali beneficia della centralità geografica, dei buoni collegamenti aerei, almeno 5 compagnie aeree extra africane che vi fanno scalo (KLM, Qatar, Emirates, Turkish Airlines e Brussels Airlines) oltre a Kenya Airwais ed Ethiopian e, naturalmente, la compagnia nazionale Rwandair. Soprattutto, la capitale può vantare l'alto livello di sicurezza che le autorità locali sono in grado di garantire, ben al di sopra di qualsiasi altra città africana, come autorevolmente riconosciuto da un sondaggio internazionale Gallup che la colloca come la seconda città percepita come più sicura in Africa e 11° al mondo. Parallelamente c’è stato anche un forte sviluppo della ricettività che ha visto il sorgere di diversi moderni alberghi che sono andati ad affiancare il vecchio Hotel des Mille Collines, conosciuto in tutto il mondo per essere stato il vero protagonista del film Hotel Rwanda. Sono, infatti, presenti nella capitale primarie catene alberghiere internazionali quali Radisson Blu, Park Inn, Marriott, Serena Hotel e Golden Tulip, Wilderness Safari a cui, da ultimo si è aggiunto il Gruppo alberghiero Hilton, con l’assunzione della gestione dell’Ubumwe Grande Hotel nel centro di Kigali, sotto l’insegna DoubleTree by Hilton. Fa da contorno all’offerta alberghiera una variegata presenza di ristorazione internazionale a cui partecipa anche l’Italia con due affermati ristoranti gestiti da nostri connazionali, cui si è aggiunto il Filini restaurant, aperto all’interno del Radisson Blu Hotel, nel contesto del nuovo centro congressi di Kigali, che di italiano sembra però avere solo il nome. L’offerta è stata completata con l’inaugurazione, nel luglio 2016, del Kigali Convention Centre (KCC) una struttura ultra-moderna situata in Kimuhurura, Gasabo District, appena ultimata dalla società turca Summa, subentrata alla società cinese Pechino Construction Engineering Group, che il governo aveva incaricato nel 2009, ma che non era stata in grado di portare a termine i lavori tra inefficienze e ritardi. Il nuovo complesso sfida la Kigali City Tower, una costruzione di 20 piani posta al centro della città, capace di ospitare uffici, banche, negozi vari, un supermercato, una sala cinematografica oltre che spazi espositivi e quattro piani di parcheggi, per aggiudicarsi il titolo di simbolo della capitale. Il KCC che ha richiesto un investimento di 300 milioni di dollari, fa capo a un consorzio di investitori, tra cui il governo, rappresentato dal Prime Holdings, il Rwanda Social Security Board (RSSB) e il Rwanda Investment Group (RIG), nonché la Crystal Ventures Limited. Le strutture includono l'auditorium principale, che può ospitare fino a 2.500 persone, più altre sale riunioni, nonché un parco uffici, cui si affianca il Radisson Blu hotel a cinque stelle con 292 camere. Queste includono 209 camere standard, quattro sale accessibili, 68 sale business, cinque junior suite, cinque suite diplomatiche e una elegante suite reale. La cupola imponente, che è facile prevedere diventerà un simbolo di Kigali, con la sua forma si ispira alle capanne tradizionali del Rwanda, mentre l'hotel è 'avvolto' in bande multicolori, che rappresentano i cestini ruandesi. La gestione dell’impianto è stata affidata al gruppo internazionale Radisson, con il marchio - Radisson Blu Hotel and Convention Centre, Kigali- che impiega 400 collaboratori, per il 98 per cento ruandesi e per il 40 per cento donne. Il Kigali Convention Centre ha esordito ospitando il 27° Summit dell’Unione Africana. Per il futuro si avvia a diventare il fulcro di quel turismo congressuale su cui il Rwanda punta come fattore di sviluppo. La strategia di un turismo congressuale -Meetings, Incentives, Conferences, Events and Exhibitions (MICE)- rivolto all’intero continente trova riscontro nei risultati economici che il settore turismo va segnando di anno in anno: per il 2017 è previsto un apporto di circa 444 milioni di dollari, in crescita rispetto all'anno precedente. L’abolizione del visto d’entrata, a partire dal gennaio 2018, per i viaggiatori provenienti da tutto il mondo non potrà che favorire ulteriormente l’afflusso turistico. Già nel 2016, il contributo del solo MICE è stato di 47 milioni di dollari, frutto delle 32 grandi conferenze tenutesi in Rwanda con una presenza di circa 32.500 delegati, con ulteriori progressi nel 2017 e con prenotazioni che si spingono fino ai prossimi tre anni. Più di 45 conferenze sono già state confermate per il 2018, tra cui l'African Agriculture Revolution Summit (AGRIVIVE), il Mo Ibrahim Foundation Good Governance Meeting, il Transform Africa Summit e il vertice Africa Investment. Il Radisson Blu Hotel and Convention Centre, Kigali è attualmente il terzo centro conferenze più attivo a livello continentale. Secondo l’ultimo report della World Bank, l’apporto del comparto turistico nel 2016 è stato di circa 390 milioni di dollari, rappresentando il 4,6% del PIL, superiore a quello derivante dall’export di caffè, thè e minerali. Tale risultato beneficia di un aumento del numero dei turisti che hanno visitato il Rwanda: nel 2016 sono stati 1,4 milioni, in crescita del 10% sul 2015, attratti oltre che dai numerosi eventi congressuali, anche dal richiamo dei parchi naturalisti. Il più noto è il parco dei Monti Virunga e dei suoi gorilla di montagna, assurto a notorietà internazionale, tanto da richiamare annualmente migliaia di visitatori provenienti da tutto il mondo, che garantiscono l’afflusso di preziosa valuta per l’economia ruandese in via diretta, visto che il costo del biglietto per visitare i gorilla è stato portato a 1.500 dollari nel corso del 2017 dal precedente 750 dollari, oltre a tutto l’indotto. Nonostante l’elevato prezzo del biglietto, nel periodo maggio / luglio 2017, sono stati venduti 6.583 permessi contro i 6.079 dello stesso periodo dell’anno precedente, con un aumento dell'8,3%. C’è il Parco dell’Akagera che ultimamente ha visto un certo ripopolamento della fauna presente, anche con la reintroduzione del leone e del rinoceronte nero, dopo una forte contrazione, all’inizio degli anni novanta, quando il territorio divenne teatro di guerra con le conseguenze facilmente immaginabili. Pur non essendo all’altezza dei parchi dei paesi vicini come il Kenya e la Tanzania, il parco con i suoi ippopotami, zebre, antilopi, giraffe ed elefanti, va a integrare l’offerta del Parco dei Virunga. C’è, infine, il Parco della Foresta di Nyungwe, una foresta pluviale sempreverde ritenuta la più grande foresta dell’Africa orientale, che ospita diverse specie di scimmie e oltre 150 di uccelli che ne fanno un vero paradiso per i patiti del bird watching. Oltre ai parchi, una visita meritano anche il lago Kivu e i tanti altri laghi che costellano il territorio ruandese.
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