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domenica 27 agosto 2017

Se a Kigali i vu cumprà hanno vita meno facile che da noi

I venditori ambulanti si trovano a tutte le latitudini.Mentre però da noi sono un fenomeno che è ormai entrato a far parte della normalità quotidiana, sia in città che nei paesi della provincia, piuttosto che nelle stazioni di vacanze,  e praticamente accettato da chi dovrebbe far rispettare la legge, in una capitale africana come Kigali i responsabili non sembrano disposti a chiudere un occhio e a scendere a compromessi sul fenomeno. E' di questi giorni un'ulteriore stretta da parte delle autorità di polizia intenzionate a stroncare con sequestri e forti multe, 10.000 Frw a venditore ed acquirente ( pari a poco più di 10 euro mezzo mese di paga di un lavorante agricolo), un'attività da tempo oggetto di appositi provvedimenti limitativi.
Giovane madre con bambino chiede un'offerta
E' da almeno il 2015 che a Kigali la vita per gli ambulanti irregolari è estremamente difficile. Da quella data fu, infatti, introdotta un'apposita normativa per stroncare il commercio illegale e allontanare tutti i venditori dalle strade della capitale, costringendoli ad associarsi in cooperative per sviluppare le loro attività in maniera regolare e vendere la loro merce in appositi punti vendita, con il conseguente versamento delle tasse sui loro commerci.  Qualche anno fa furono censiti oltre 6000 venditori ambulanti  operanti nella capitale: si va dalle donne che offrono frutta e verdura provenienti dalla campagna, ai ragazzi  che offrono oggettistica turistica, la più svariata, piuttosto che cartine geografiche o atlanti del Rwanda. Già migliaia di questi sono stati  formati nella gestione d'impresa per aiutarli a formalizzare le loro piccole imprese. Per incentivare questa trasformazione è stato anche offerto un anno di  franchigia fiscale.   "L'attività di vendita ambulante è illegale ed è a questo proposito che noi incoraggiamo tutti i venditori ambulanti della città a rispettare le norme e i regolamenti riguardanti il ​​modo di procedere in qualsiasi attività commerciale, per essere pronti a lavorare nei mini market che la città ha preparato per loro, perché questo li aiuterà a migliorare la loro vita quotidiana, socialmente ed economicamente " ha detto un responsabile comunale. In compenso la città, secondo le intenzioni della municipalità, dovrebbe diventare ulteriormente più pulita e sicura, come autorevolmente riconosciuto da un sondaggio internazionale Gallup che la colloca come la seconda città percepita come più sicura in Africa e 11° al mondo. Rimarranno probabilmente escluse da questi interventi le molte giovani donne, con i loro bambini portati sulle spalle, che spesso s'incontrano in città alla ricerca di un'offerta per sopravvivere.

martedì 22 agosto 2017

Meglio una cooperativa per l'accoglienza in Italia che un acquedotto in Africa?

Rwanda-Kibali:Bambini Batwa orfani inseriti
nel Progetto Adozioni dell'Associazione Kwizera
Giunti al termine della lettura del  messaggio del Papa per la Giornata mondiale del migrante e del rifugiato 2018,  che si articola lungo le linee d’azione dell’accogliere, proteggere, promuovere e integrare, non nascondiamo di aver provato un certo disagio e disorientamento. Sentimenti che nascono dal non aver trovato nel Messaggio alcun accenno alle condizioni di vita di centinaia di milioni di persone,  da cui traggono appunto origine i flussi migratori descritti, e conseguentemente alcun minimo accenno all’azione che migliaia di volontari mettono in campo, alle diverse latitudini, per 
Italia-Pistoia: Migranti in un momento
di relax in  piscina
rimuovere le cause del fenomeno migratorio portando, là dove necessario, qualche forma d’aiuto. Il tutto per tentare di creare i presupposti per dare forma a quel "diritto a non emigrare" che è una costante della Dottrina sociale della Chiesa e che lo stesso papa Francesco ha richiamato nell'analogo
 Messaggio del 2016, quando chiedeva che milioni di africani potessero “vivere con dignità, anzitutto esercitando il diritto a non emigrare per contribuire allo sviluppo del loro Paese ". A questo punto è lecito domandarsi se valga ancora la pena impegnarsi nell’aiuto ai popoli bisognosi, a casa loro, o se non sia meglio attendere comodamente qui, a casa nostra, i migranti, lucrando sulla loro accoglienza con i soldi dello Stato e raccogliendo, in sovrappiù, l’unanime apprezzamento del mondo politico ed ecclesiale. In conclusione: chiudiamo il cantiere per la costruzione di un acquedotto in Africa e apriamo una bella cooperativa dedita all’accoglienza qui in Italia?
Ma, poi, chi lo dice ai nostri amici rwandesi? 
Allora sarà meglio andare avanti sulla strada intrapresa!
Per un'analisi del Messaggio in un'ottica universale, che travalichi le strumentalizzazioni italiane, suggeriamo l'articolo dell'africanista Anna Bono, comparsa sul numero odierno de La nuova Bussola quotidiana (clicca qui).

venerdì 18 agosto 2017

Incontro con suore rwandesi al monastero di Grandate

Suor Eugenia, sr Odette, sr Jeanne d'Arc, sr Rolanda
L'incontro  con le quattro suore rwandesi, impegnate in un periodo di ritiro spirituale nel convento di clausura delle Suore Benedettine di Grandate, è avvenuto con lo scambio di un cordiale mwaramutse-buongiorno all'entrata del convento. Suor Odette, suor Rolanda, suor Jeanne d'Arc e suor Eugenia sono suore dell'ordine Abizeramariya provenienti dalla diocesi di Butare. Sono in Italia da alcuni anni:  presso la parrocchia di Mozzate, nella diocesi di Milano, le prime due e in quella di Castelluccio dei Sauri, in  provincia di Foggia, le altre due. Tutte quattro sono impegnate nell'assistenza pastorale all'interno delle rispettive parrocchie, con particolare attenzione per gli anziani. Una vocazione questa che avevamo già avuto modo di sperimentare nel 2003, a Byumba, quando accompagnati da don Paolo Gahutu avevamo avuto occasione di incontrare  gli anziani ospiti di una casa di accoglienza, proprio di questo ordine religioso. Pur venendo dalla diocesi di Butare, numerose sono risulatate le conoscenze comuni di suore e sacerdoti rwandesi.
 Visita alla casa per anziani di Byumba nel 2003
Sull'onda di questa comunanza, abbiamo fatto una vera e proprio full immersion nel Rwanda, supportati anche dallo scorrere delle immagini del calendario Kwizera e della pubblicazione Kwizera-Rwanda che abbiamo donato quale ricordo di questo imprevisto incontro e che alle nostre suore sono valse un momento di ritorno al paese di origine, dove hanno occasione di recarsi per un periodo di vacanza solo ogni tre anni.
Dobbiamo ringraziare suor Maria Maddalena del Risorto delle Benedettine di Grandate che, conoscendo il nostro interesse per il Rwanda, ci ha prontamente informati di questa presenza delle sorelle rwandesi, offrendoci l'opportunità di un incontro speciale, che potrebbe ripetersi in futuro in  Rwanda, dove, sfruttando l'acquisita conoscenza dell'italiano,  si potrebbe  lavorare insieme. 

The New Times: su Kibeho una bugia e una omissione di troppo

L'editoriale de The New Times di  ieri avanza, sulla scorta delle celebrazioni tenutesi a Kibeho del giorno dell'Assunta, una proposta apparentemente conciliante e di pace ma al fondo "interessata" e strumentale. Sottolineando la folta partecipazione di pellegrini  alla celebrazione e rammentando gli omicidi e le crudeltà che vi furono nel 1994 proprio a Kibeho,  il quotidiano filogovernativo auspica che Kibeho diventi un luogo di pace e a tal fine suggerisce che "il governo e le altre parti interessate dovrebbero approfittare per sollecitare il clero a cogliere questa opportunità per espiare gli errori del passato predicando l'amore e il perdono". E ancora "le organizzazioni religiose potrebbero andare avanti e costruire un centro di pace nel luogo in cui hanno violato i loro voti".Insomma siamo alla solita e periodica richiesta alla Chiesa cattolica di un atto di contrizione propedeutico a una piena riconciliazione.
L'editoriale si ferma qui. Due elementi minano pero' la sincerità della proposta, evidenziandone la strumentalita': una bugia e una omissione.
Non risponde, infatti, a verita' storica il coinvolgimento, come scritto da The New Times, del vescovo del luogo negli eccidi del 1994. Vescovo in quel periodo era mons. Augustin Misago, del quale l'editoriale artatamente non fa il nome ben sapendo che un tribunale della Repubblica del Rwanda ha mandato assolto il vescovo da ogni accusa di coinvolgimento nei fatti del 1994, nel giugno del 2000, dopo oltre un anno di  carcere.
Al riguardo, qualcuno dovrebbe forse farsi carico di difendere la memoria del presule da simili subdole attacchi che, alla luce della citata sentenza , si configurano come diffamazione!
Altrettanto grave e' l'omissione. Parlare di omicidi e crudelta' che hanno avuto come teatro Kibeho senza fare menzione di quanto successo  nell'aprile 1995, proprio a Kibeho, quando militari dell'esercito rwandese irruppero nel campo profughi uccidendo oltre 4000 persone, secondo dati forniti da osservatori internazionali, non depone a favore della credibilita' e imparzialita' della proposta.

mercoledì 16 agosto 2017

Non di solo pane vive l'uomo: parte la raccolta fondi

Il Progetto "Non di solo pane vive l'uomo.." lanciato dall'Associazione Kwizera onlus a sostegno dell'iniziativa delle  suore Clarisse di Kamonyi volta a edificare un nuovo monastero a Nyinawimana, nella diocesi rwandese di Byumba, che accolga le sempre più numerose vocazioni claustrali che fioriscono in Rwanda (clicca qui),  è entrata nella sua fase esecutiva con la prossima individuazione dell’impresa realizzatrice.
Le Clarisse di Kamonyi hanno quindi dato avvio alla raccolta fondi, aprendo un apposito conto corrente su una banca del Rwanda, le cui coordinate bancarie sono riportate qui di seguito:
 Monastère NYINAWIMANA
B.P 5 BYUMBA- RWANDA
N° de Compte: 00040 06945589 40 EUR
Bank of Kigali (BK) -  BKIGRWRWX
Titulaire du Compte: Ordre de Sainte Claire au Rwanda
Tenuto conto degli oneri bancari di trasferimento fondi a livello internazionale, ci permettiamo di segnalare anche le coordinate bancarie del conto dell’Associazione Kwizera onlus, su cui potranno essere accreditati gli importi meno importanti​​​ che saranno bonificati sul conto del monastero, in ununica e più economica soluzione, dando specifica informativa di ogni singolo versamento al Monastero stesso:
Associazione Kwizera onlus
Istituto bancario Credito Valtellinese
IBAN: IT 17 M0521652160000000092361 
Causale: Progetto Non di solo pane vive l’uomo
La proposta dell'Associazione Kwizera è rivolta primariamente ai numerosi operatori italiani ma anche stranieri attivi nella diocesi di Byumba; ad essi  si chiede di concorrere con una percentuale anche contenuta dei fondi destinati alle  loro iniziative- Kwizera destinerà al Progetto il 5% dei fondi destinati al Rwanda per il 2017 - così da poter dare corso, tutti insieme,  alla realizzazione di un progetto, finanziariamente impegnativo ma dall’alto profilo ideale, quale la costruzione del nuovo monastero.Naturalmente saranno ben accetti anche i contributi di singole persone che condividono lo spirito del progetto.Per eventuali contatti diretti con la priora della comunità di Kamonyi, Madre M. Letizia, si potrà ricorrere a: clarisseskamonyi@yahoo.fr​​​.

domenica 13 agosto 2017

Aiutiamoli a casa loro: quando la realtà dei numeri supera ogni ideologismo

Questo video, anche se un po' datato e riferito in particolare alla realtà americana, aiuta a riflettere, con logica stringente, sul fenomeno migratorio, avendo come riferimento la realtà fattuale piuttosto che fuorvianti approcci ideologici, di qualunque colore essi siano. 


venerdì 11 agosto 2017

L' iniziativa "Non di solo pane vive l'uomo..." su Avvenire



Riportiamo il ritaglio stampa dell'articolo, a firma Laura Baradocchi, apparso nell'edizione di ieri di Avvenire, in cui viene ripresa l'iniziativa " Non di solo pane vive l'uomo..." dell'Ass. Kwizera a sostegno delle clarisse di Kamonyi.

mercoledì 9 agosto 2017

Le sfide che attendono Kagame

Vinte le elezioni con un plebiscitario 98,63%, essendosi spartiti il resto dei voti i due altri contendenti nella competizione elettorale, il presidente Paul Kagame si appresta a iniziare un nuovo settennato di governo del Rwanda. Le sfide che lo attendono non sono poche e sono state tutte chiaramente evidenziate dalle più autorevoli testate internazionali in sede di presentazione della recente tornata elettorale. Ne ha fatto una sintesi realistica The Economist in un suo articolo impietosamente intitolato Many Africans see Kagame’s Rwanda as a model. They are wrong, ( Molti africani vedono il Rwanda di Kagame come un modello. Si sbagliano), in cui, dopo aver riconosciuto gli indubbi meriti della governance rwandese  a partire dal 1994, evidenzia le criticità in tema di diritti e libertà democratiche, concludendo con un brutale benservito a Paul Kagame: "Dopo le elezioni  l'uomo forte del Rwanda dovrebbe ritirarsi con grazia". 
Non crediamo che Kagame aderisca al duro diktat del settimanale britannico, e ne avrebbe buon motivo non essendoci, allo stato, un’altra figura in grado di garantire al Rwanda una continuità degli standard attuali di vita civile in termini di sicurezza e di trend di sviluppo economico. Sbaglierebbe comunque a sottovalutare e tacitare, sull’onda della schiacciante vittoria, le critiche avanzate da più parti, opponendo i successi a livello di sviluppo economico e di sicurezza. 

martedì 8 agosto 2017

Padre Albanese: in Rwanda segni di democratizzazione "dal basso"

Segnaliamo questa interessante analisi di padre Giulio Albanese, grande esperto d'Africa, apparsa su Avvenire di sabato, dedicata alla tornata elettorale africana in cui è contenuto anche questo passaggio dedicato al Rwanda. Un'analisi, tutta ancora da riscontrare nella realtà, che nella sua estrema sintesi offre  un elemento di speranza. 
" ....vi sono elementi di novità che non andrebbero sottovalutati. Ad esempio, in un paese come il Ruanda, nonostante la leadership ininterrotta (dal lontano 1994, anno del genocidio) del regime di Paul Kagame – personaggio controverso, feroce con i dissidenti e responsabile di pesanti ingerenze militari nel vicino ex Zaire – si sta affermando un graduale processo di democratizzazione "dal basso", frutto della lenta ma sicura maturazione di un’opinione pubblica interna sensibile alla cittadinanza e al superamento dell’etnocentrismo politico. Il fatto che il governo di Kigali continui a essere saldamente nelle mani del Fronte patriottico ruandese (Fpr), grazie anche ai successi delle politiche di modernizzazione messe in atto in questi anni dal regime, non esclude scenari inediti alla narrazione giornalistica internazionale.Esiste, infatti, una resistenza democratica locale fatta di piccole realtà rurali e cittadine, espressioni eloquenti della società civile, che, con impegno e determinazione, silenziosamente, contribuisce a modificare i meccanismi di relazioni interetniche, rafforzando il ruolo socioeconomico dei territori e delle comunità autoctone. Si tratta di reti di solidarietà che nascono soprattutto tra i giovani e le donne, nuove mentalità di gestione e innovative pratiche di management sociale; gruppi informali i cui attori mutano e si diversificano costantemente, con una coscienza accresciuta dei loro diritti di cittadinanza".

domenica 6 agosto 2017

Plebiscito per Kagame, riconfermato presidente fino al 2024

Al solo fine di fare memoria dell'evolversi istituzionale del Rwanda ricordiamo che la Commissione elettorale nazionale rwandese ha reso noti i risultati delle elezioni presidenziali che si sono tenute venerdì 4 agosto.
I votanti sono stati oltre 6,7 milioni di rwandesi e i tre candidati in lizza hanno ottenuto questi risultati:
il presidente uscente Paul Kagame ha avuto 6,650,722, pari al 98,63 per cento dei voti;
il candidato indipendente Phillippe Mpayimana ha ottenuto il secondo posto con 49,117 voti (0,73 per cento);
il candidato Frank Habineza del Partito verde democratico Rwanda ha ottenuto 31,633 voti (0,47 per cento).
Le elezioni si sono svolte in un clima tranquillo, e i perdenti hanno riconosiuto la sconfitta.
Paul Kagame sarà presidente per i prossimi sette anni, così come previsto dalla riforma costituzionale approvata nel dicembre scorso, e potrà concorrere ai due successivi mandati che avranno una durata di cinque. Potrà quindi rimanere teoricamente alla presidenze fino al 2034, quando avrà 77 anni.

mercoledì 2 agosto 2017

Il nuovo Nunzio: il Rwanda ha bisogno di sacerdoti santi

mons. Andrzej Józwowicz
In attesa di formalizzare la presentazione delle proprie credenziali alle autorità rwandesi, il nuovo Nunzio, mons. Andrzej Józwowicz, ha avuto occasione di presentarsi alla Chiesa rwandese in occasione della solenne cerimonia, tenutasi  a Kabgayi il 22 luglio scorso, in cui sono stati ordinati 63 novelli sacerdoti.  Si celebrava anche il centenario dell'ordinazione dei primi sacerdoti rwandesi, Padre Donat Reberaho e padre Balthazar Gafuku, avvenuta nel mese di ottobre 1917.
Nell'occasione, mons. Józwowicz ha rivolto ai numerosi presenti,  a partire "dall'impressionante numero dei candidati al sacerdozio... segno molto eloquente della benedizione di Dio per il popolo del Ruanda" un forte richiamo "a proclamare la Buona Novella a tutti, ma soprattutto agli emarginati, ai poveri e alla gente afflitta che vivono nella periferia della vita umana". Ricordando le parole del connazionale, san Giovanni Paolo II, ha poi sottolineato l'importanza del ministero della misericordia e della riconciliazione, richiamando gli stessi sacerdoti  a  ricorrere a loro volta regolarmente alla propria  confessione personale e a una direzione spirituale.