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martedì 22 agosto 2017

Meglio una cooperativa per l'accoglienza in Italia che un acquedotto in Africa?

Rwanda-Kibali:Bambini Batwa orfani inseriti
nel Progetto Adozioni dell'Associazione Kwizera
Giunti al termine della lettura del  messaggio del Papa per la Giornata mondiale del migrante e del rifugiato 2018,  che si articola lungo le linee d’azione dell’accogliere, proteggere, promuovere e integrare, non nascondiamo di aver provato un certo disagio e disorientamento. Sentimenti che nascono dal non aver trovato nel Messaggio alcun accenno alle condizioni di vita di centinaia di milioni di persone,  da cui traggono appunto origine i flussi migratori descritti, e conseguentemente alcun minimo accenno all’azione che migliaia di volontari mettono in campo, alle diverse latitudini, per 
Italia-Pistoia: Migranti in un momento
di relax in  piscina
rimuovere le cause del fenomeno migratorio portando, là dove necessario, qualche forma d’aiuto. Il tutto per tentare di creare i presupposti per dare forma a quel "diritto a non emigrare" che è una costante della Dottrina sociale della Chiesa e che lo stesso papa Francesco ha richiamato nell'analogo
 Messaggio del 2016, quando chiedeva che milioni di africani potessero “vivere con dignità, anzitutto esercitando il diritto a non emigrare per contribuire allo sviluppo del loro Paese ". A questo punto è lecito domandarsi se valga ancora la pena impegnarsi nell’aiuto ai popoli bisognosi, a casa loro, o se non sia meglio attendere comodamente qui, a casa nostra, i migranti, lucrando sulla loro accoglienza con i soldi dello Stato e raccogliendo, in sovrappiù, l’unanime apprezzamento del mondo politico ed ecclesiale. In conclusione: chiudiamo il cantiere per la costruzione di un acquedotto in Africa e apriamo una bella cooperativa dedita all’accoglienza qui in Italia?
Ma, poi, chi lo dice ai nostri amici rwandesi? 
Allora sarà meglio andare avanti sulla strada intrapresa!
Per un'analisi del Messaggio in un'ottica universale, che travalichi le strumentalizzazioni italiane, suggeriamo l'articolo dell'africanista Anna Bono, comparsa sul numero odierno de La nuova Bussola quotidiana (clicca qui).

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