La crisi del Kivu, oltre ad aver prodotto migliaia di vittime civili a causa degli scontri fra gli opposti gruppi che si
contendono il territorio e aver creato un clima di forte tensione tra i paesi
confinanti, rischia ora di innescare un pericoloso focolaio di
polemica e contrasto anche a livello religioso. E' di ieri la notizia, apparsa sulla stampa rwandese, che i responsabili religiosi delle varie
confessioni presenti in Rwanda - cattolici, protestanti e mussulmani - hanno
sottoscritto un documento indirizzato al segretario generale dell'ONU, Ban Ki-moon, per rigettare le conclusioni del rapporto degli esperti onusiani che
accusano il governo rwandese di sostenere i ribelli del M23 nel Kivu.Nel
documento interconfessionale vengono messe in dubbio l'integrità degli esperti
che hanno redatto il rapporto, la metodologia impiegata e le conclusioni che
sarebbero basate su prove insufficienti, oltre a sottolineare il fatto che si
sia proceduto alla stesura del rapporto senza ascoltare la difesa delle
autorità rwandesi.Per questo, i responsabili religiosi chiedono che l'ONU abbia
l'umiltà e il coraggio di ritirare il documento, prendendo le distanze da
quanto scritto dagli esperti, fino a quando non sia stata accertata la verità.
Una posizione, quella dei responsabili religiosi, che riprende pari pari la
posizione ufficiale del governo rwandese, ma che li mette in chiara
contrapposizione con i confratelli congolesi delle rispettive confessioni.Infatti,
il 12 luglio scorso, anche i responsabili religiosi delle diverse coffessioni
presenti in Congo avevano indirizzato un documento comune al segretario Ban Ki-moon e al Consiglio di sicurezza intitolato «Il popolo congolese esige la
repressione dei crimini commessi dal Rwanda nella RDC". Nel
documento,molto duro ed esplicito, i leader religiosi evidenziavano come, nel
corso degli ultimi due decenni, vi siano state in Congo numerose violazioni dei
diritti umani, migliaia di donne violentate e più di sei milioni di congolesi
che hanno perso la vita. Questi crimini, si legge nella petizione, continuano
ad essere perpetrati ancora oggi dai ribelli del gruppo M23 con la complicità
del Rwanda. Il documento interconfessionale era stato preceduto da una presa di
posizione dei vescovi cattolici congolesi così riassunta dall'Agenzia Fides del
10 luglio 2012 " i vescovi denunciano “l’occupazione irregolare del
nostro territorio”, e riaffermano l’unità del Paese secondo le frontiere
stabilite nel 1960, anno dell’indipendenza nazionale. “L’integrità del
territorio nazionale non è negoziabile” affermano i presuli. I Vescovi invitano
i responsabili politici e i cittadini congolesi ad un “sussulto patriottico per
non essere complici di questo macabro piano di disintegrazione e di occupazione
territoriale del nostro Paese”.La Conferenza Episcopale Congolese (CENCO) si
rivolge a tutti i congolesi in patria e all’estero, perché si mobilitino per
bloccare il piano di divisione del Paese. A questo fine la CENCO intende
promuovere “azioni concomitanti in tutte le parrocchie della RDC e nelle
cappellanie dei congolesi all’estero, per esprimere il nostro rifiuto
categorico a questo piano e implorare la grazia della pace”. A questo
documento facevano seguito altre prese di posizione molto esplicite dei vescovi
cattolici congolesi, anche in mezzo alla gente del Kivu.
Speriamo che i vescovi congolesi e rwandesi che si ritroveranno all'incontro dei vescovi africani che si terrà a Kinshasa, capitale del Congo, dal 20 al 22 novembre p.v. per dibattere su "L'identità e la Missione di carità alla luce dell'enciclica Deus Caritas est", colgano l'occasione per sgomberare il campo da ogni possibile conflittualità, riprendendo le fila di un dialogo per il bene delle loro popolazioni, traendo ispirazione proprio dall'enciclica papale oggetto del loro incontro.
Speriamo che i vescovi congolesi e rwandesi che si ritroveranno all'incontro dei vescovi africani che si terrà a Kinshasa, capitale del Congo, dal 20 al 22 novembre p.v. per dibattere su "L'identità e la Missione di carità alla luce dell'enciclica Deus Caritas est", colgano l'occasione per sgomberare il campo da ogni possibile conflittualità, riprendendo le fila di un dialogo per il bene delle loro popolazioni, traendo ispirazione proprio dall'enciclica papale oggetto del loro incontro.
Nessun commento:
Posta un commento