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domenica 26 marzo 2017

50° della Populorum Progressio: una sfida ancora attuale

Ricorre oggi il cinquantesimo anniversario della pubblicazione dell’enciclica di Paolo VI Populorum Progressio. Rileggerla oggi  colpisce per  la sua profetica attualità (un'ampia sintesi e un interessante commento si può trovare cliccando qui ). Anche una superficiale conoscenza della realtà africana fa apprezzare la profondità dell'analisi della situazione contenuta nell'enciclica e il realismo di molte delle proposte lì formulate. Soprattutto, risulta ancora sfidante  l'appello finale  di Paolo VI "Ai Nostri figli cattolici appartenenti ai paesi più favoriti Noi domandiamo l’apporto della loro competenza e della loro attiva partecipazione alle organizzazioni ufficiali o private, civili o religiose, che si dedicano a vincere le difficoltà delle nazioni in via di sviluppo. Essi avranno senza alcun dubbio a cuore di essere in prima linea tra coloro che lavorano a tradurre nei fatti una morale internazionale di giustizia e di equità".Qui di seguito riportiamo l'articolo dedicato all'anniversario da parte dell' Osservatore Romano.
Che l’interesse per questa enciclica non si sia affievolito deriva dal fatto che in essa sono messi in luce i grandi problemi umani e sociali del nostro tempo. Alcune importanti affermazioni del documento rimangono un punto di riferimento anche ai nostri giorni per quanto riguarda le questioni socio-economiche e l’evolversi dei processi di globalizzazione
Si tratta di una enciclica sociale che Paolo VI scrisse dopo aver toccato con mano, da un lato, le contraddizioni del boom economico e degli sviluppi della tecnica e, dall’altro, la fame e le ingiustizie da cui era afflitto il terzo mondo. Il testo è una grande lezione di solidarietà planetaria per creare pace, sviluppo e benessere nell’orizzonte di tutti i popoli dell’intero pianeta terra.
L’idea centrale è lo sviluppo. Il testo mette in risalto che esso non si riduce alla semplice crescita economica. Lo sviluppo per essere autentico deve essere integrale e solidale. Esso va orientato alla promozione di ogni uomo e di tutto l’uomo. In altre parole, deve essere ispirato da un umanesimo che garantisca il passaggio, per ciascuno e per tutti, da condizioni meno umane a condizioni più umane.
Fine dello sviluppo è di promuovere un continuo miglioramento delle condizioni di vita, così da permettere alle persone e alle popolazioni di godere di una vita lunga, in buona salute e in una pace creativa.

lunedì 20 marzo 2017

Il presidente Kagame in udienza da papa Francesco

Il Papa e il presidente Paul Kagame ( L'Osservatore romano)
Il Presidente della Repubblica di Rwanda, Paul Kagame, è stato ricevuto oggi in udienza da Papa Francesco. Come riferisce un comunicato della Sala stampa della Santa Sede, successivamente, il Presidente ha incontrato il Segretario di Stato, card. Pietro Parolin, il quale era accompagnato dal Segretario per i Rapporti con gli Stati,  mons. Paul Richard Gallagher.
Durante i cordiali colloqui sono state ricordate le buone relazioni esistenti tra la Santa Sede e il Rwanda. Si è apprezzato il notevole cammino di ripresa per la
stabilizzazione sociale, politica ed economica del Paese. È stata rilevata la collaborazione tra lo Stato e la Chiesa locale nell'opera di riconciliazione nazionale e di consolidamento della pace a beneficio dell’intera Nazione. In tale contesto il Papa ha manifestato il profondo dolore suo, della Santa Sede e della Chiesa per il genocidio contro i Tutsi, ha espresso solidarietà alle vittime e a quanti continuano a soffrire le conseguenze di quei tragici avvenimenti e, in linea con il gesto compiuto da San Giovanni Paolo II durante il Grande Giubileo del 2000, ha rinnovato l'implorazione di perdono a Dio per i peccati e le mancanze della Chiesa e dei suoi membri, tra i quali sacerdoti, religiosi e religiose che hanno ceduto all'odio e alla violenza, tradendo la propria missione evangelica. Il Papa ha altresì auspicato che tale umile riconoscimento delle mancanze commesse in quella circostanza, le quali, purtroppo, hanno deturpato il volto della Chiesa, contribuisca, anche alla luce del recente Anno Santo della Misericordia e del Comunicato pubblicato dall'Episcopato rwandese in occasione della sua chiusura, a “purificare la memoria” e a promuovere con speranza e rinnovata fiducia un futuro di pace, testimoniando che è concretamente possibile vivere e lavorare insieme quando si pone al centro la dignità della persona umana e il bene comune.
Infine, c’è stato uno scambio di vedute sulla situazione politica e sociale regionale, con attenzione ad alcune aree colpite da conflitti o calamità naturali ed è stata espressa una particolare preoccupazione per il grande numero di rifugiati e di migranti bisognosi dell’assistenza e del sostegno della Comunità internazionale e degli organismi regionali. 
Il presidente Kagame, sul suo profilo Twitter, ha così commentato l'incontro:«Gran giornata e grande incontro con Papa Francesco. Un nuovo capitolo nelle relazioni tra Rwanda e Chiesa cattolica e Santa Sede! La capacità di riconoscere e chiedere perdono per gli errori in circostanze del genere – prosegue Kagame – è un atto di coraggio e di alta statura morale tipica di Papa Francesco. Grazie a questo saremmo tutti migliori». 

Nominato il nuovo nunzio apostolico in Rwanda

Il Santo Padre Francesco ha nominato sabato 18 marzo  Nunzio Apostolico in Rwanda Mons. Andrzej Józwowicz, Consigliere di Nunziatura, elevandolo in pari tempo alla sede titolare di Lauriaco, con dignità di Arcivescovo.
Mons. Andrzej Józwowicz è nato a Boćki (Polonia) il 14 gennaio 1965.È stato ordinato sacerdote il 24 maggio 1990 e incardinato a Łowicz.È laureato in Utroque Iure.
Mons.Andrzej Józwowicz
Entrato nel Servizio diplomatico della Santa Sede il 1° luglio 1997, ha prestato successivamente la propria opera presso le Rappresentanze Pontificie in Mozambico, Thailandia, Ungheria, Siria, Iran, Russia. Conosce l’italiano, l’inglese, il francese, il russo, il portoghese.
Il nuovo nunzio prende il posto di mons. Luciano Russo che aveva lasciato il Rwanda lo scorso giugno per assumere la responsabilità della nunziatura in Algeria e Tunisia.
Al nuovo Nunzio un cordiale augurio per l'impegnativa missione in terra rwandese.

giovedì 16 marzo 2017

Bilancio 2016 dell'Associazione Kwizera

Il bilancio 2016 dell’associazione Kwizera si è chiuso con una raccolta netta di 72.760 euro, in forte contrazione rispetto ai 117.850 euro del 2015 causa il venir meno  di alcuni contributi di importanti donatori istituzionali. Va altresì sottolineato  come la tempistica di talune donazioni nel 2015 si sia concentrata sul finire dell'anno consentendo in tal modo di iniziare il 2016 con una significativa disponibilità in Rwanda ( pari a un corrispettivo in franchi rwandesi di 62.000 euro).Le principali voci della raccolta riguardano le adozioni a distanza e il sostegno all’infanzia per 26.252 euro, contributi ed erogazioni liberali per 36mila euro e 7.585 euro revenienti dal 5 per mille del 2014 e 2.400 da sponsor del calendario. In Rwanda sono stati inviati 69.000 euro, pari al 94,83% di quanto raccolto, essendo le spese di funzionamento contenute nei limiti fisiologici di 4776,11 euro, in linea con quella dell’anno precedente (4.642 euro), pur in presenza di una spesa straordinaria  di 1.039 euro destinata all’acquisto di un fibrillatore destinato alla comunità di Gallicano.
 I fondi destinati al Rwanda sono andati al progetto adozioni e assistenza all’infanzia compresa la gestione dell’asilo Carlin, per  21.000 euro circa, in significativa diminuzione  rispetto al 2015 in quanto hanno ultimato il loro ciclo di permanenza nel progetto, per raggiunti limiti di età,  un centinaio di ragazzi, tanto che allo stato attuale sono 200 i bambini adottati a distanza.Circa 40.000 euro sono stati assorbiti dal  Progetto Amazi ( acqua in lingua locale) per la distribuzione di altre  cisterne: nel triennio sono state distribuite complessivamente circa 150 cisterne da 10000 litri cadauna per la raccolta dell'acqua piovana dai tetti degli edifici comunitari. Il completamento della sala polivalente del Centro scolastico di Kiruri, intitolata al prof. Felice Martinelli, ha richiesto un investimento di ulteriori 14.000 euro. Altri progetti hanno assorbito complessivamente 22.000: un impianto di biogas e uno di pannelli  solari ( 5.000 euro), il Progetto JMV, borse di studio agli studenti del Petit Seminaire di Rwesero, (3.500 euro), il  Progetto Mikan Progetto agricolo batwa (4.000), l'erogazione di prestiti ( 6.000 euro), spese varie e di funzionamento della struttura in Rwanda comprensive dell'acquisto di una moto (3.500 euro). Nel corso dell'anno le uscite in Rwanda sono state complessivamente di  Frw 79.112.936,00 ( 97.000 euro).
Il 2017 inizia con una giacenza  in  Rwanda in valuta locale pari a  un corrispettivo di 34.000 euro, in parte già impegnati su progetti già ultimati.

mercoledì 8 marzo 2017

Festa della donna: l'esempio della giovane batwa Delphine

 Delphine NYIRAMINANI
Quella di  Delphine NYIRAMINANI è una piccola storia di riscatto sociale che ben si presta alla celebrazione della Festa della donna. Delphine è, infatti,  una giovane batwa della comunità di Kibali che, partendo da una situazione di grave degrado, quale quella in cui si trovava e, purtroppo si trova ancora a vivere l'intera sua comunità, è riuscita con impegno e dedizione a raggiungere un diploma di scuola secondaria in Costruzioni, una sorta di  diploma di geometra. Nata nel 1995, in una famiglia numerosa cui è venuto a mancare il padre, ha potuto seguire prima la scuola primaria di Kibali, quindi, anche grazie al sostegno dell'Ass. Kwizera, attraverso il programma adozioni, e della Croce rossa rwandese ha proseguito gli studi nella scuola secondaria di Byumba e Rukozo, dove l'anno scorso si è diplomata in Costruzioni, con grande soddisfazione della mamma Maria Goretti. Abbiamo incontrato Delphine in occasione della recente missione Kwizera, scoprendo una ragazza sveglia e volitiva che non nasconde l'aspirazione ad accedere all'università, cosa che potrebbe  concretizzarsi grazie a una borsa di studio dello stato. Nel frattempo le abbiamo offerto qualche giornata di lavoro impegnandola, unitamente al fido Bernard, in una ricognizione sulla sistemazione e sull'utilizzo delle cisterne distribuite, nell'ambito del Progetto Amazi, in diverse parrocchie e comunità religiose della diocesi di Byumba. Successivamente Delphine è stata assunta dall’impresa realizzatrice dell’acquedotto Rubaya-Kabugo dove ha dato prova di capacità e dedizione. Appena l’acquedotto entrerà in funzione, a Delphine è stato demandato il compito di coordinare i comitati di gestione delle singole fontane esistenti. Nel frattempo però per Delphine è arrivata un'altra bella sorpresa: le hano assegnato una borsa di studio per poter frequentare l'università a Ruhengeri.

martedì 7 marzo 2017

Migrazioni imposte, tollerate, pianificate

Proponiamo la sintesi introduttiva al recente IL CAOS DELLE MIGRAZIONI, LE MIGRAZIONI NEL CAOS. VIII Rapporto sulla Dottrina sociale della Chiesa nel mondo ( ed. Cantagalli, pag. 219 euro 14), curata da Stefano Fontana, Direttore dell’Osservatorio Cardinale van Thuân sulla Dottrina sociale della Chiesa.
I grandi fenomeni migratori della nostre epoca sono davanti ai nostri occhi, ma abbiamo ugualmente la sensazione di non saperli spiegare fino in fondo. Conosciamo i dati, anche se solo pochi pazienti specialisti si sforzano di confrontarli e di spiegarli adeguatamente ed anche i mass media ne trattano in modo superficiale ed emotivo, ma i soli dati non bastano a spiegare questo grande fenomeno destinato a cambiare alla radice l’assetto mondiale e interno alle nostre società occidentali. La sensazione diffusa è che “dietro” ci sia qualcosa e che quanto è presentato come un fenomeno improvviso e spontaneo nasconda invece una organizzazione e perfino una pianificazione.
Le motivazioni economiche ci sono ed influenzano il fenomeno, ma non lo spiegano completamente. Dal punto di vista economico rimangono molti angoli bui. Gli immigrati clandestini che provengono per esempio dal Senegal o dal Ghana, ossia da Paesi non in preda a conflitti e con una discreta prospettiva di crescita economica per il futuro, arrivano in Paesi come l’Italia ove il Pil pro capite è in picchiata dal 2001 e la disoccupazioni molto accentuata. I motivi economici non spiegano migrazioni di questo tipo. Non spiegano nemmeno le supposte ragioni economiche dell’accoglienza. Il costo dell’accoglienza di un immigrato è superiore al beneficio economico che egli può dare al Paese che lo accoglie. Non è vero il luogo comune che gli immigrati garantiscono il pagamento del sistema pensionistico in un Paese, come l’Italia per esempio, in cui la fascia della popolazione lavorativa si assottiglia rispetto a quella a riposo. Gli immigrati non rimpiazzano le culle vuote, un immigrato non sostituisce un mancato neonato. Dal punto di vista pensionistico egli fornisce contributi al sistema previdenziale soltanto per la quota, minoritaria, assunta regolarmente e nel frattempo le spese di accoglienza corrodono in partenza il possibile beneficio futuro. Non è nemmeno vero che arrivino in Europa solo i poveri, che nei loro Paesi di origine morirebbero di fame. Ci sono anche questi casi, ma i dati mostrano che spesso a partire sono individui abbastanza benestanti desiderosi di migliorare ulteriormente la propria situazione e non solo di sopravvivere. Le tariffe dei trafficanti di persone non sono accessibili a tutti.
Spiegazioni sociologiche di comodo, come per esempio che i migranti fuggono da Paesi impoveriti dallo sfruttamento occidentale che li ha colonizzati a lungo politicamente e poi economicamente, non reggono. E’ evidente infatti che le difficoltà nello sviluppo di alcuni Paesi, per esempio africani, sono anche endogene e si chiamano corruzione, tribalismo, superstizioni ancestrali. Le interpretazioni pauperista e terzomondista non sono utili a spiegare l’attuale esodo.