Il Parlamento europeo ha approvato nella sessione plenaria di ieri una risoluzione sul Rwanda, e sul caso Ingabire in particolare, in cui si esprime profonda preoccupazione per lo stato dei diritti civili nel paese e, come riferisce un comunicato del Parlamento, per il rifiuto della Corte suprema rwandese di accogliere l'appello e la conseguente condanna di Victoire Ingabire a 15 anni di reclusione e per il peggioramento delle condizioni della sua detenzione. In data 30 ottobre 2012, la signora Ingabire, Presidente delle forze democratiche unificate (UDF), è stata accusata di cospirazione per danneggiare le autorità con atti di terrorismo e di minimizzare il genocidio del 1994.Le autorità del Rwanda dovrebbero garantire che processo di appello di Victoire Ingabire sia giusto, dice il testo. I deputati condannano ogni atto di intimidazione, arresto, detenzione dei leader, iscritti e militanti del partito di opposizione, così come dei giornalisti e delle altre persone percepite come critici del governo rwandese, solo per aver espresso le proprie opinioni.Riconoscendo che il Rwanda è uno dei pochi paesi africani che giocano un ruolo di primo piano nel raggiungimento degli Obiettivi di Sviluppo del Millennio, i deputati sollecitano il governo ad estendere questi risultati economici e sociali al campo dei diritti umani, al fine di completare la transizione verso una democrazia moderna e inclusiva.
Di seguito sono riportate le conclusioni della risoluzione, consultabile cliccando qui.
Il Parlamento Europeo ......
Di seguito sono riportate le conclusioni della risoluzione, consultabile cliccando qui.
Il Parlamento Europeo ......
1. condanna con
forza la natura politica dei processi, i procedimenti giudiziari a carico degli
oppositori politici e l'anticipazione dell'esito del processo; esorta il
governo ruandese a compiere progressi anche nel settore dei diritti umani, come
già fatto in ambito economico e sociale, al fine di completare la transizione
verso una democrazia moderna e inclusiva; sollecita le autorità del paese a
garantire che il processo d'appello di Victoire Ingabire sia equo e conforme
alle norme stabilite dal diritto ruandese e internazionale; sottolinea che i
processi e le accuse a carico degli imputati non possono essere basati su leggi
vaghe e imprecise e sull'utilizzo improprio delle stesse, come nel caso di
Victoire Ingabire;
2. esprime profonda
preoccupazione per il fatto che la Corte suprema del Ruanda ha respinto il
ricorso in appello di Victoire Ingabire, condannandola a 15 anni di reclusione,
come pure per il peggioramento delle sue condizioni di detenzione; ritiene che
il processo d'appello condotto in Ruanda non fosse conforme alle norme
internazionali, tra l'altro per quanto concerne il diritto di Victoire Ingabire
alla presunzione di innocenza;
3. sottolinea che la decisione di uscire dalla
giurisdizione della Corte africana dei diritti dell'uomo e dei popoli presa dal
Ruanda nel marzo 2016, vale a dire solo pochi giorni prima dell'udienza
relativa al ricorso presentato da Victoire Ingabire, è circostanziale e mira a
limitare l'accesso diretto di cittadini e ONG alla Corte;
4. ricorda alle autorità ruandesi che l'UE ha
espresso preoccupazione in merito al rispetto dei diritti umani e del diritto a
un processo equo nel quadro del dialogo politico ufficiale con il Ruanda a
norma dell'articolo 8 dell'accordo di Cotonou; chiede che il caso di Victoire
Ingabire sia sottoposto a un riesame rapido, imparziale, basato sui fatti e a
norma di legge, senza alcuna restrizione, influenza indebita, pressione o
minaccia; chiede che i diritti di Victoire Ingabire siano garantiti in carcere,
in particolare per quanto concerne l'accesso all'assistenza legale nonché a un
regime alimentare e a un trattamento adeguati;
5. condanna
qualsiasi tipo di intimidazione, arresto, detenzione o procedimento giudiziario
nei confronti di leader o membri dei partiti di opposizione, attivisti,
giornalisti e altri presunti oppositori del governo ruandese per il solo fatto
di aver espresso le loro opinioni; esorta le autorità ruandesi, a tale
riguardo, a rivedere e adeguare il diritto nazionale al fine di garantire la libertà
di espressione, con particolare riferimento agli articoli 463 e 451 del codice
penale, che limitano tale libertà;
6. invita il
governo ruandese a dar prova della sua volontà di indagare sui presunti abusi
commessi nei confronti di attivisti dell'opposizione e giornalisti nonché a
garantire che i centri di detenzione militari siano conformi alle leggi del
Ruanda e alle norme internazionali; sollecita le autorità ruandesi a rilasciare
immediatamente tutte le persone e gli attivisti detenuti o condannati per il
solo fatto di aver esercitato il loro diritto alla libertà di espressione,
associazione e riunione pacifica, nonché a garantire la separazione dei poteri
amministrativo, legislativo e giudiziario, e in particolare l'indipendenza
della magistratura;
7. esorta le
autorità del Ruanda a incrementare gli sforzi per indagare sui casi di
Illuminée Iragena, John Ndabarasa, Léonille Gasengayire e delle altre persone
che si teme siano state vittime di sparizione forzata, a rivelare dove si
trovano e, se sono detenute, a rilasciarle o a processarle nonché ad assicurare
un processo equo agli oppositori o contestatori del governo, effettivi o
presunti, inclusi Frank Rusagara, Joel Mutabazi, Kizito Mihigo e i relativi
coimputati;
8. sollecita le
autorità ruandesi a garantire lo svolgimento di elezioni pacifiche, credibili e
trasparenti nel 2017 e invita il governo a collaborare con l'opposizione in
vista dello scrutinio; esprime il proprio sostegno a favore di una missione di
osservazione elettorale dell'UE a lungo termine per le elezioni presidenziali
del 2017, che si concentri sullo spazio politico e sulle libertà fondamentali;
9. ricorda alle autorità del Ruanda che la democrazia si basa su un governo
pluralistico, un'opposizione funzionante, l'indipendenza dei media e della
magistratura, il rispetto dei diritti umani e il diritto di espressione e di
riunione; invita il Ruanda, in tale contesto, ad aprire il suo spazio politico,
ad essere all'altezza di questi standard e a migliorare i suoi risultati in
materia di diritti umani; si attende che il Ruanda attui le raccomandazioni del
relatore speciale delle Nazioni Unite per i diritti alla libertà di riunione
pacifica e di associazione (2014);
10. invita le
autorità ruandesi a procedere con urgenza alla revisione della dichiarazione
che consente a cittadini e ONG di presentare denunce dinanzi alla Corte
africana dei diritti dell'uomo e dei popoli, nonché a ripristinare e
reintrodurre tale dichiarazione;
11. invita l'UE e
i suoi partner internazionali a continuare a sostenere il popolo ruandese nel
suo impegno a costruire la pace e la stabilità nel paese e nella regione nel
suo complesso;
12. chiede alla
Commissione di continuare a valutare con cadenza periodica il sostegno fornito
dall'UE alle istituzioni governative del Ruanda, nell'ottica di garantire che
tale sostegno promuova a pieno titolo i diritti umani, la libertà di
espressione e di associazione, il pluralismo politico e la società civile
indipendente;
13. incarica il
suo Presidente di trasmettere la presente risoluzione al Consiglio, alla
Commissione, al vicepresidente della Commissione/alto rappresentante
dell'Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza Federica
Mogherini, al Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite, al Segretario
generale delle Nazioni Unite, alle istituzioni dell'Unione africana, alla
Comunità dell'Africa orientale, all'Assemblea parlamentare paritetica ACP-UE,
agli Stati membri dell'UE, ai legali di Victoire Ingabire nonché al presidente
del Ruanda.
Nessun commento:
Posta un commento