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lunedì 17 ottobre 2016

Calendario Kwizera 2017:tre lustri d'impegno in Rwanda a favore del diritto a non emigrare

E' in distribuzione il calendario 2017 dell'Associazione Kwizera onlus di cui riportiamo qui di seguito la presentazione che compare sulla quarta di copertina.

2002-2017: quindici anni d’impegno in Rwanda per dare concretezza al diritto a non emigrare
Il nostro impegno in Rwanda a favore delle popolazioni locali data ormai da quindici anni, tre lustri. 
Pur rinnovandosi anno dopo anno, restiamo fedeli a quella scelta iniziale di portare l’aiuto, nella misura consentitaci dalla generosità di tanti amici e benefattori, là dove queste persone bisognose vivono: il Rwanda.
Ispiriamo questa nostra scelta al  costante magistero pontificio: quello di Benedetto XVI quando, nel  Messaggio per la giornata mondiale del migrante e del rifugiato del 2013,  scrive che “prima ancora che il diritto a emigrare, va riaffermato il diritto a non emigrare, cioè a essere in condizione di rimanere nella propria terra, ripetendo con il santo Giovanni Paolo II che «diritto primario dell’uomo è di vivere nella propria patria: diritto che però diventa effettivo solo se si tengono costantemente sotto controllo i fattori che spingono all’emigrazione» e di  papa Francesco, quando, nello stesso Messaggio del 2016, chiede che milioni di africani possano “vivere con dignità, anzitutto esercitando il diritto a non emigrare per contribuire allo sviluppo del loro Paese ". Soprattutto ci interpellano i vescovi africani che, in occasione di un grande incontro panafricano di giovani,  hanno esortato la loro gioventù a non lasciarsi attrarre dalle sirene di un inesistente posto di lavoro in occidente, ma ad impegnarsi  nei rispettivi paesi per il futuro del continente.
Per noi “Aiutiamoli a casa loro”, lungi dall’essere un abusato e strumentale slogan propagandistico, significa dare concretezza a questi auspici rispondendo innanzitutto a un principio di equità e secondariamente a un efficace utilizzo delle scarse risorse finanziarie disponibili.
E', infatti, equo ricordarci oltre che delle decine di migliaia di migranti economici ( che per correttezza sarebbe bene distinguere dalla minoranza degli aventi diritto alle forme di protezione internazionale) anche delle centinaia di milioni di africani che rimangono nei rispettivi paesi e lì vogliono costruirsi  un futuro dignitoso, anche se  le loro storie non entrano nei dibattiti televisivi o negli approfondimenti giornalistici.
E’ altresì corretto chiedersi quale sia il miglior utilizzo delle ingenti risorse finanziarie che vengono comunque stanziate per far fronte ai flussi migratori, tenuto conto del ben diverso valore di un euro in termini di merci e servizi acquistabili a seconda che lo stesso sia speso  da noi, piuttosto che in Africa.
Dal 2002 ad oggi, anno dopo anno, abbiamo visto quali cambiamenti possano intervenire in un paese  in cui gli aiuti ricevuti da istituzioni e privati vengano messi a frutto, con una gestione corretta.
Nel tempo, a fatica e pur  fra mille contraddizioni, in cui il percorso nella conquista  delle libertà civili è ancora lungo e accidentato e il solco che divide il livello di vita  tra città e campagne  rischia di accentuarsi,  si stanno purtuttavia creando  in Rwanda le condizioni perché il diritto a rimanere non sia un vuoto slogan, ma una reale alternativa, e la tentazione di migrare non faccia breccia nei giovani rwandesi che, in effetti, non sono tra i migranti che sbarcano dai barconi.
Continueremo quindi, anche in questo nuovo anno, nella nostra missione in Rwanda, grazie soprattutto alla concreta vicinanza di tutti voi.


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