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mercoledì 7 ottobre 2015

Diminuiscono i poveri a livello mondiale, ma oltre la metà vive in Africa

Secondo il nuovo rapporto sulla povertà curato dalla Banca mondiale, per la prima volta il numero di persone che vive in condizioni di estrema povertà scenderà, entro la fine di quest’anno, sotto la soglia del 10 per cento della popolazione globale. L’istituzione internazionale che ieri ha presentato le sue ultime proiezioni ha aggiornato la soglia per definire il problema: è in estrema povertà chi ha meno di 1,90 dollari al giorno (prima era 1,25), tenuto conto del reale potere d’acquisto dei singoli Paesi. Il numero delle persone estremamente povere calerà dai 902 milioni (il 12,8% della popolazione) nel 2012 a 702 milioni, ossia il 9,6%, nel 2015.Il miglioramento è dovuto soprattutto agli alti tassi di crescita nei paesi in via di sviluppo, come India e Cina, che hanno permesso un più forte investimento in educazione, sanità e spesa sociale in genere. La Banca Mondiale afferma dunque che si è sulla via giusta per raggiungere l’obiettivo della fine della povertà estrema entro il 2030, anche se non è che si tratti di un percorso proprio senza ostacoli. La Banca Mondiale sottolinea inoltre come le forme della povertà evolvono e si radicano in determinate aree geografiche. Nel 1990, oltre la metà dei poveri viveva in Asia orientale e circa il 15% nell’Africa subsahariana. Oggi la situazione è ribaltata. Milioni di asiatici godono di un migliore tenore di vita (‘solo’ un 12% di questi vive in povertà estrema), grazie al dirompente sviluppo della Cina e dei suoi vicini, mentre l’Africa è ancora prigioniera di guerre, corruzione e sottosviluppo. Così la metà dei “poveri estremi” di oggi vive  nel Continente nero anche se nell’Africa Sub-sahariana la povertà estrema tra 2012 e 2015 è drasticamente diminuita: dal 42,6 al 35,2 per cento della popolazione.In termini numerici siamo passati da 388,5 milioni nel 2012 ai 347,1 milioni a fine 2015.Il trend del fenomeno nelle diverse zone del mondo è illustrato nella tabella di seguito riportata, mentre la situazione del Rwanda era stata illustrata in un  recente rapporto  sulla  le cui risultanze sono consultabili cliccando qui.

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