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domenica 12 aprile 2015

Un papa dall'Africa nera

"Un papa dall'Africa nera", questo il titolo di un articolo del noto vaticanista Sandro Magister leggibile cliccando qui, in cui viene stilato un profilo del cardinale Robert Sarah, africano della Guinea Conakry, a suo tempo nominato vescovo di Conakry da Papa PaoloVI a  soli 33 anni, il più giovane vescovo della Chiesa cattolica, gia' presidente del Pontificio Consiglio "COR UNUM" per la promozione umana e cristiana e' attualmente Prefetto della Congragazione del Culto Divino.Nello stesso articolo vengono riportati alcuni passi di un suo recente libro "Dieu ou rien", un lavoro di quattrocento pagine  che il giornalista definisce "folgoranti per profondità e per nettezza" di cui qui di seguito riportiamo alcune pagine che ben riflettono, per esempio a proposito del Sinodo della Famiglia, molte delle posizioni della Chiesa africana di cui il card. Sarah si sente profondamente figlio e interprete come emerge anche da questa intervista rilasciata alla rivista francese L'Homme nouveau.

  PAGINE SCELTE DA "DIEU OU RIEN"

di Robert Sarah


MISERICORDIA SENZA CONVERSIONE

Ormai non si sbaglia quando si constata che esiste una forma di rifiuto dei dogmi della Chiesa, o una distanza crescente tra gli uomini, i fedeli e i dogmi. Sulla questione del matrimonio, esiste un fossato tra un certo mondo e la Chiesa. La domanda è alla fine molto semplice: è il mondo che deve cambiare attitudine o la Chiesa la sua fedeltà a Dio? Perché se i fedeli amano ancora la Chiesa e il papa, ma non applicano la sua dottrina, non cambiando niente nelle loro vite, nemmeno dopo essersi recati ad ascoltare il successore di Pietro a Roma, che futuro dobbiamo aspettarci?
Molti fedeli gioiscono a sentir parlare della misericordia divina, e sperano che la radicalità del Vangelo potrà mitigarsi anche a favore di coloro che hanno fatto la scelta di vivere in rottura con l'amore crocifisso di Gesù. Pensano che a causa dell'infinita bontà del Signore tutto è possibile, anche decidendo di non cambiare niente della loro vita. Per molti, è normale che Dio versi su di loro la sua misericordia mentre dimorano nel peccato. Non capiscono che la luce e le tenebre non possono coesistere, nonostante i molteplici appelli di san Paolo: "Che diremo dunque? Rimaniamo nel peccato perché abbondi la grazia? No di certo!" […]
Questa confusione esige risposte rapide. La Chiesa non può più andare avanti come se la realtà non esistesse: non può più accontentarsi di entusiasmi effimeri, che durano lo spazio di grandi raduni o di assemblee liturgiche per quanto belle e ricche siano. Non potremo più a lungo risparmiare una riflessione pratica sul soggettivismo in quanto radice della maggior parte degli errori attuali. A che serve sapere che l'account twitter del papa è seguito da centinaia di migliaia di persone se gli uomini non cambiano concretamente le loro vite? A che serve allineare le cifre mirabolanti delle folle che fanno ressa davanti ai papi se non siamo sicuri che le conversioni siano reali e profonde? […]
Di fronte all'ondata di soggettivismo che sembra travolgere il mondo, gli uomini di Chiesa devono guardarsi dal negare la realtà, beandosi di apparenze e di gloria ingannevoli. […] Per mettere in moto un cambiamento radicale della vita concreta, l'insegnamento di Gesù e della Chiesa deve raggiungere il cuore dell'uomo. Due millenni fa, gli apostoli hanno seguito Cristo. Hanno lasciato tutto e la loro esistenza non è stata più la stessa. Ancor oggi il cammino degli apostoli è un modello.
La Chiesa deve ritrovare una visione. Se il suo insegnamento non è compreso, non deve temere di rimettere cento volte alla prova le sue capacità. Non si tratta di rammollire le esigenze del Vangelo o di cambiare la dottrina di Gesù e degli apostoli per adattarsi alle mode evanescenti, ma di rimetterci radicalmente in causa sulla maniera in cui noi stessi viviamo il Vangelo di Gesù e presentiamo il dogma.

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NESSUNO, NEMMENO IL PAPA…

Francesco ha intitolato un capitolo della sua esortazione: "La realtà è più importante dell'idea". […] Io penso che il papa desideri ardentemente dare alla Chiesa il gusto del reale, nel senso che dei cristiani e anche dei chierici possono talvolta avere la tentazione di nascondersi dietro a delle idee per dimenticare le situazioni reali delle persone.
All'opposto, alcuni temono che questa concezione del papa metta in pericolo l'integrità del magistero. Il dibattito recente sul problema dei divorziati e dei risposati è stato spesso condotto da questo tipo di tensione.
Da parte mia, non credo che il pensiero del papa sia di mettere in pericolo l'integrità del magistero. In effetti, nessuno, nemmeno il papa, può demolire o cambiare l'insegnamento di Cristo. Nessuno, nemmeno il papa, può opporre la pastorale alla dottrina. Sarebbe ribellarsi contro Gesù Cristo e il suo insegnamento.

*UNA NUOVA FORMA DI ERESIA

Stando alla mia esperienza, in particolare dopo ventitré anni come arcivescovo di Conakry e nove anni come segretario della congregazione per l'evangelizzazione dei popoli, la questione dei credenti divorziati o risposati civilmente non è una sfida urgente per le Chiese dell'Africa e dell'Asia. Al contrario, si tratta di un'ossessione di certe Chiese occidentali che vogliono imporre delle soluzioni dette "teologicamente responsabili e pastoralmente appropriate", le quali contraddicono radicalmente l'insegnamento di Gesù e del magistero della Chiesa. […]
Di fronte alla crisi morale, in modo particolare a quella del matrimonio e della famiglia, la Chiesa può contribuire alla ricerca di soluzioni giuste e costruttive, ma non ha altre possibilità che di parteciparvi facendo riferimento in modo vigoroso a ciò che la fede in Gesù Cristo apporta di proprio e di unico all'impresa umana. In questo senso, non è possibile immaginare una qualsiasi distorsione tra il magistero e la pastorale. L'idea che consisterebbe nel riporre il magistero in un bello scrigno separandolo dalla pratica pastorale, la quale potrebbe evolvere a seconda delle circostanze, delle mode e delle passioni, è una forma di eresia, una pericolosa patologia schizofrenica.
Affermo dunque solennemente che la Chiesa d'Africa si opporrà fermamente a ogni ribellione contro l'insegnamento di Gesù e del magistero. […]
Come potrebbe un sinodo ritornare sull'insegnamento costante, concorde e approfondito del beato Paolo VI, di san Giovanni Paolo II e di Benedetto XVI? Io pongo la mia fiducia nella fedeltà di Francesco.

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IL VERO SCANDALO, NEL SECOLO DEI MARTIRI

I martiri sono il segno che Dio è vivo e sempre presente in mezzo a noi. […] Nella morte crudele di tanti cristiani fucilati, crocifissi, decapitati, torturati e bruciati vivi si compie "il rovesciamento di Dio contro se stesso" per il sollievo e la salvezza del mondo. […]
[Ma] mentre dei cristiani muoiono per la loro fede e la loro fedeltà a Gesù, in Occidente degli uomini di Chiesa cercano di ridurre al minimo le esigenze del Vangelo.
Arriviamo persino a utilizzare la misericordia di Dio, soffocando la giustizia e la verità, per "accogliere – secondo i termini della 'Relatio post disceptationem' del sinodo sulla famiglia dell'ottobre 2014 – le doti e le qualità che le persone omosessuali hanno da offrire alla comunità cristiana". Questo documento proseguiva inoltre affermando che "la questione omosessuale ci interpella in una seria riflessione su come elaborare cammini realistici di crescita affettiva e di maturità umana ed evangelica integrando la dimensione sessuale". In realtà il vero scandalo non è l'esistenza dei peccatori, poiché la misericordia e il perdono esistono sempre per loro, bensì la confusione tra il bene e il male, operata dai pastori cattolici. Se degli uomini consacrati a Dio non sono più capaci di comprendere la radicalità del Vangelo, cercando di anestetizzarlo, andremo fuori strada. Perché ecco la vera mancanza di misericordia.
Mentre centinaia di migliaia di cristiani vivono ogni giorno con la paura in corpo, alcuni vogliono evitare che soffrano i divorziati risposati, che si sentirebbero discriminati essendo esclusi dalla comunione sacramentale. Malgrado uno stato di adulterio permanente, malgrado uno stato di vita che testimonia un rifiuto di adesione alla Parola che eleva coloro che sono sposati sacramentalmente a essere il segno rivelatore del mistero pasquale di Cristo, certi teologi vogliono dare l'accesso alla comunione eucaristica ai divorziati risposati. La soppressione di questo divieto della comunione sacramentale ai divorziati risposati, che si sono autorizzati essi stessi a passare oltre alla Parola di Cristo – "L'uomo non divida quello che Dio ha congiunto" – significherebbe chiaramente la negazione dell'indissolubilità del matrimonio sacramentale. […]
Esiste oggi un'opposizione e una ribellione contro Dio, una battaglia organizzata contro Cristo e la sua Chiesa. Come comprendere che dei pastori cattolici sottomettano al voto la dottrina, la legge di Dio e l'insegnamento della Chiesa sull'omosessualità, sul divorzio e il secondo matrimonio, come se la Parola di Dio e il magistero debbano ormai essere vidimati, approvati dal voto della maggioranza?
Gli uomini che edificano e strutturano delle strategie per uccidere Dio, demolire la dottrina e l'insegnamento secolari della Chiesa saranno essi stessi inghiottiti, precipitati dalla loro vittoria nella Geenna eterna.

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