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lunedì 26 gennaio 2015

Inizia il nuovo anno scolastico al Petit Seminaire di Rwesero

Il nuovo muro di cinta del Petit Seminaire
 Domenica giornata di arrivi degli studenti al Petit Seminaire di Rwesero: da domani, come per il resto delle scuole rwandesi, inizierà il nuovo anno scolastico che si protrarrà fino a novembre.Li accoglie una novità; nella pausa delle vacanze il rettore Don Paolo  Gahutu ha disposto la realizzazione di un muro di cinta che protegge l’intero complesso del campus scolastico rimanendo esclusi solo i locali che ospitano gli animali della fattoria e i terreni agricoli. L’opera sostenuta da diversi benefattori, ivi compresa l’Associazione Kwizera, oltre a offrire un gran bel colpo d’occhio, mette in sicurezza i giovani  che frequentano la scuola che da qui in avanti non avranno neppure la tentazione di qualche scappatina fuori ordinanza. 
L'entrata riportata a nuovo
Oggi dunque sono arrivati da tutti i villaggi delle diocesi di Byumba oltre che, in numero significativo, dalla capitale. Arrivati con i mezzi più svariati all’imponente suv del ricco commerciante della capitale o con i minivan del trasporto pubblico per i meno abbienti, sono tutti accompagnati dai genitori. Si portano al seguito le valigie contenti il proprio corredo e una serie di attrezzature e materiali (si va da quelli d’uso personale come la carta igienica e le zanzariere oltre che a  un secchio per uso per far il bucato, per arrivare a quello di uso comunitario come  gli spazzoloni per le pulizie o risme di carta fino a zappe per l’agricoltura) che depositeranno  all’entrata al momento della registrazione, dove per i nuovi si procede anche alla presa delle misure per il confezionamento della divisa della scuola, camicia bianca pantaloni beige e maglioncino grigioverde. In totale gli iscritti per l’anno scolastico 2015 sono 380 suddivisi in due cicli scolastici, entrambi triennali: il primo è frequentato dai ragazzi appena usciti dalle scuole primarie, le nostre elementari, che qui si articolano su un arco di sei anni; il secondo triennio porterà i giovani alla maturità e dischiuderà loro le porte del seminario maggiore, per chi intende proseguire il percorso verso il sacerdozio, o dell’università per la maggior parte di essi. La retta è di 300.000 franchi annui (circa 370 euro) : il salario annuo di un agricoltore delle campagne ( o il costo di una buona mucca) o quello mensile di un funzionario ministeriale  medio a Kigali.  Per ulteriori elementi di conoscenza della realtà dei Petit Seminaire rwandesi, rimandiamo a un nostro precedente post leggibile qui di seguito.
Quale futuro per i Petits Seminaires rwandesi?
A 100. anni dalla fondazione a Kabgayi del primo degli attuali otto Petits Seminaires, uno per ognuna delle diocesi rwandesi con la sola esclusione della diocesi di Gikongoro, queste istituzioni si trovano a interrogarsi sul proprio futuro. Nati per avviare al sacerdozio giovani aspiranti, fin dall’origine hanno svolto la funzione di fornire un’istruzione superiore anche a un più largo strato della popolazione giovanile rwandese concorrendo in tal modo a formare  una buona parte del ceto dirigente del paese nei diversi campi della vita civile . Oggi queste istituzioni, uno dei  titoli di orgoglio della giovane Chiesa locale, devono scontare, per assurdo, il loro stesso successo. Infatti, le posizioni  di  vertice che annualmente i Petits Seminaires occupano nelle speciali classifiche che riconoscono la qualità didattica delle diverse scuole sulla base della preparazione dei rispettivi studenti, è un forte richiamo per nuovi studenti. Soprattutto le famiglie della nascente borghesia cittadina rwandese, fatta di commercianti, operatori economici, alta burocrazia statale e ceto politico, trovano particolarmente attrattive  queste scuole, dalla dichiarata ispirazione religiosa, che garantiscono un ottimo livello didattico,  in un contesto di vita comunitaria più affidabile di altre realtà scolastiche cittadine non esenti da quelle criticità che cominciano a  far capolino anche tra le giovani generazioni rwandesi, e, fattore non secondario, scontano rette scolastiche inferiori a quelle delle molte scuole private presenti soprattutto nella capitale. Tutti questi fattori hanno portato i vari Petits Seminaires, seppure in maniera differenziata, a veder lievitare i propri alunni,  frequentanti le tre classi dell’ultimo ciclo delle primarie e le  tre classi delle secondarie. Questa dilatazione delle iscrizioni comporta inevitabilmente il formarsi di un universo molto variegato di alunni, dove a fianco del ragazzo che sceglie il Petit Seminaire, sempre che le capacità economiche della propria famiglia glielo consentano, perché intenzionato a seguire quella che ritiene essere una sua vocazione al sacerdozio, troviamo il ragazzo messo qui dalla propria famiglia, per le ragioni che abbiamo detto, senza peraltro avere  la più lontana intenzione di arrivare al sacerdozio, per tacere di coloro  per i quali ogni pratica religiosa risulta un peso. E’ abbastanza evidente come il dover tenere conto delle diverse esigenze di un universo così segmentato, con quei genitori che cercano semplicemente una buona scuola per i propri figli pronti a far sentire le proprie ragioni,  non sia facile per i rettori trovare il giusto mix per una proposta formativa e un modello di vita comunitaria che soddisfino le esigenze di tutti, ma soprattutto rispettino quella che dovrebbe essere la mission primaria di un seminario: formare futuri sacerdoti. E’ abbastanza evidente che nel Petit Seminaire di oggi questa finalità originaria conviva con quella che potrebbe definirsi la mission di una moderna scuola superiore di ispirazione cattolica: offrire un percorso formativo a giovani che entreranno a pieno titolo nella vita civile da laici portatori di principi e valori fondati sulla fede cristiana. All’interno di questo quadro, che risente forse di un’eccesiva schematizzazione, si snoda il dibattito sul futuro dei Petits Seminaires che comincia a far breccia tra i responsabili della Chiesa. Tra i possibili scenari, il primo potrebbe ridursi al mantenimento dello stato quo; una scelta che rinvierebbe semplicemente il problema a quando il Petit Seminaire diventerà, nei comportamenti negativi dei suoi studenti, come una qualsiasi altra scuola pubblica o privata, che ogni tanto assurge all’onore delle cronache, con grande danno sia per gli studenti sani, cui comunque non si confarebbero certi stili di vita di questi compagni discoli, che per l’immagine dell’istituzione. L’alternativa del cambiamento potrebbe portare a compiere un passo di estrema trasparenza proponendosi semplicemente come scuola superiore d’ispirazione cattolica  conservando tutti gli attuali criteri distintivi che hanno decretato il successo dei Petits Seminaires. Anche se  una scuola di questo tipo sarebbe sicuramente terreno fertile perché il seme di eventuali vocazioni possa germogliare, una  o più delle strutture esistenti potrebbe comunque essere destinata, in un’ottica sovra diocesana a seconda delle esigenze della Chiesa nazionale, alla funzione propria originaria di seminario a tutti gli effetti, magari beneficiando del sostegno economico degli altri istituti convertiti, anche in una logica economica, a scuole private  cattoliche  così che un ragazzo meritevole possa compiere i propri studi anche se privo dei mezzi economici necessari.

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