Nella ultime settimane, diversi cadaveri sono stati visti galleggiare sul lago Rweru, un lago tra il Burundi e il Rwanda, vicino al confine con la Tanzania. Le autorità della provincia del Burundi, dove sono stati visti i corpi, escludono che si tratti di cittadini del Burundi, affermando che i cadaveri proverrebero dal Rwanda, trasportati dal fiume Akagera. Altrettanto ha fatto la Polizia Nazionale del Rwanda negando che cittadini rwandesi risultino dispersi.I pescatori del posto sostengono di aver notato i cadaveri da un paio di settimane; in tutto sarebbero una quarantina i cadaveri visti galleggiare sulle acque del lago. Edouard Nduwimana, ministro degli interni del Burundi, ha detto a France-Presse : "Ci sono molti corpi,
alcuni legati, galleggianti sul lago Rweru, anche se probabilmente la cifra di
40 segnalata dai pescatori è esagerata." Nduwimana ha detto che non
è stato ancora possibile confermare la loro origine e quindi " sono necessarie indagini per confermare o meno se questi corpi vengano dal Rwanda, o se siano
stati gettati nel lago in Burundi".
Come riferisce la BBC che ha raccolto la testimonianza di un funzionario burundese, alcuni corpi sono stati trovati racchiusi in sacchi, altre testimonianze parlano di corpi con le mani legate dietro la schiena ; modalita' che farebbero pensare a delle esecuzioni.Di fronte al mistero di questi cadaveri figli di nessuno si e' levata la richiesta dei partiti dell'opposizione rwandese di dare avvio a un'inchiesta indipendente per procedere all'identificazione dei cadaveri, sulla base delle impronte digitali disponibili per i cittadini rwandesi che dispongono della carta d'identita, per poter escludere che si tratti di rwandesi di cui e' stata denunciata la scomparsa negli ultimi mesi.
▼
Pagine
▼
sabato 30 agosto 2014
giovedì 28 agosto 2014
I preziosi consigli di Tony Blair ai capi di stato suoi assistiti
l'articolo de la Repubblica |
In un
recente articolo il Telegraph mette sotto accusa l'ex premier
britannico Tony Blair per la sua disinvolta attività di consulente,
profumatamente remunerato, di diversi governi che non brillano per il loro
grado di democraticità. Per illustrare in che cosa si sostanzi questa attività,
il giornale inglese porta ad esempio una lettera che Blair ha inviato al suo
cliente, il premier kazako Nazarbayev, in cui gli spiega il
modo per ripulire l'immagine dopo l'uccisione da parte della polizia di 14
operai dell'area petrolifera di Zhanaozen che protestavano per le
condizioni di lavoro. Nella misssiva Blair scrive che quei morti «non
devono oscurare gli enormi progressi fatti dal Kazakhstan» e consiglia al suo
cliente come deve rapportarsi con i media occidentali. Come scrive Repubblica
nell'articolo riportato qui a fianco "allegata, c' è un' intera pagina di
testo da aggiungere al discorso che il premier avrebbe dovuto tenere a
Cambridge. Blair propone a Nazarbayev quelle frasi spiegando che servono
ad «affrontare la questione Zhanaozen» nel «modo migliore per i media
occidentali », ovvero parlandone, ma aggiungendo, come dice l' allegato: «Ci
sono problemi di democrazia e diritti umani essenziali da affrontare. Io
comprendo e ascolto ciò che dicono i nostri critici. Ponete le vostre
questioni, sarete ascoltati. Ma dateci credito per l' enorme cambiamento
positivo che abbiamo compiuto nel nostro Paese. Dobbiamo andare avanti un passo
alla volta». La lettera è un concentrato di trucchi da politici navigati:
con quel discorso a Cambridge Nazarbayev si conquistò non pochi titoli dei
giornali sul leader «visionario » che aveva migliorato il suo Paese."
Tony Blair è consulente
anche del governo rwandese ( vedi precedente post). Anche per il
presidente Paul Kagame, come per il suo omologo kazaco, Blair ha coniato
l'immagne di leader "visionario", titolo che evidentemente non è
coperto da copyright e di esclusiva per cui viene usato con molta larghezza per
ogni cliente della Tony Blair Associates, Per la
cronaca il Kazakhstan corrisponde alla Tony Blair
Associates circa sette milioni di sterline l' anno, per consulenze
governative sulle riforme.
Non conosciamo se l'attività consulenziale a favore del
governo rwandese, peraltro svolta sotto un'altra sigla, l'Africa Governance
Initiative-AGI, preveda un corrispettivo diretto ed eventualmente a quanto
ammonti.
L'AGI ha rilasciato nei mesi scorsi uno studio sul lavoro
svolto a favore del governo rwandese dal titolo "Two steps at a time"
consultabile cliccando
qui.
martedì 26 agosto 2014
Arresto di tre ufficiali: spia di un possibile malessere all'interno delle forze armate?
Con una certa cadenza, quasi stagionale, assistiamo a periodiche purghe all’interno delle forze armate con messa in quiescenza forzata di ufficiali delle forze armate rwandesi, piuttosto che di veri e propri arresti a fronte di specifici atti d’accusa per attività volte alla destabilizzazione dell’ordine costitutito. Da ultimo è il caso di tre ufficiali arrestati nei giorni scorsi per presunto coinvolgimento in un complotto per minare la sicurezza dello Stato. Come riferisce la BBC, sulla base anche di notizie ufficiali date dalle Forze armate, si tratta dell’ex comandante della guardia presidenziale, colonnello Tom Byabagamba, oltre che del generale in pensione, Frank Rusagara, e del capitano David Kabuye. Questi sono gli ultimi casi; si devono però ricordare i casi dell'attuale capo dei servizi segreti stranieri, generale Karake Karenzi, posto agli arresti domiciliari per più di un anno e quello ben più importante dell'ex capo di stato maggiore delle forze armate, il tenente-generale Faustin Kanyumba Nyamwassa, con un certo seguito all'interno dell'esercito, accusato di complottare per rovesciare il regime di Kigali e costretto all'esilio in Sud Africa, dove è stato anche vittima di un attentato alla vita a cui è sopravvissuto dopo aver subito gravi ferite.
Sembra di assistere ad atti volti a tenere alto il livello d’attenzione all’interno delle forze armate, dove potrebbero annidarsi veri e propri focolai di opposizione, allo stato dei fatti e delle forze in campo, l’unica veramente in grado di turbare agli attuali vertici del paese.
lunedì 25 agosto 2014
Progetto Mikan: un risultato record di un gruppo di Nyarurema
La consegna dei nuovi capretti |
venerdì 22 agosto 2014
Censiti 245.000 profughi rwandesi in territorio congolese
Secondo quanto riferisce RFI-Radio France Internationale è
in corso, con il sostegno dell'UNHCR, il primo censimento dei rifugiati
rwandesi all’estero. L'Alto Commissariato per i Rifugiati delle Nazioni
Unite stimava, fino ad oggi, che il numero di rifugiati rwandesi nel mondo fosse
di circa 100 000 persone. Il numero risulta però molto sottostimato, se si
pensa che già quasi 245.000 rwandesi, solo in Congo, si sono presentati per la
registrazione. Questa è la cifra raggiunta dalla Commissione nazionale
congolese per i Rifugiati, che, con il sostegno dell'UNHCR, ha condotto il
censimento. La parte più numerose, circa 199.000, vive nel Nord Kivu, mentre
42.000 nel Sud Kivu. Altri sono sparpagliati nel Katanga, nel Kasai
Orientale,nel Maniema, e anche, in misura minore, a Kinshasa. Si tratta per
la gran parte dei profughi e dei loro eredi, rifugiatisi in Congo nel 1994,
successivamente rifugiatisi all’interno in occasione delle guerre dei Grandi
Laghi a fronte dell’avanzata dell’esercito rwandese. Molte di queste persone
sono giovani che non hanno mai conosciuto il paese dei loro genitori, il
Rwanda.E’ facile quindi comprendere come due terzi di queste 245.000 persone
dicono che non vogliono tornare nel loro paese, preferendo rimanere in Congo. Un
dato che potrebbe cambiare, secondo la
Commissione nazionale per i rifugiati, a seguito di una campagna promossa dal governo di Kigali
per favorire il rientro. Kigali ha, infatti, da tempo chiesto che lo status di rifugiato non
venga più riconosciuto a tutti i rwandesi che vivono al di fuori del paese. Va
altresì ricordato che secondo l'UNHCR a partire dal 2001 sono hanno già stati rimpatriati
circa 135.000 rwandesi che vivevano in Congo. Naturalmente la soluzione del problema di questi profughi, risente pesantemente dalla soluzione di
quello della presenza in Congo dei militanti del FDLR che dovrebbero disarmare,
secondo quanto stabilito a livello internazionale, entro la fine di questo
anno.
martedì 19 agosto 2014
Il pastore americano Rick Warren per una settimana “primate” di Rwanda
Rick Warren con Paul Kagame ( foto da Christian Post) |
Il famoso pastore protestante americano Rick Warren,
fondatore di una delle chiese più grandi
degli Stati Uniti, la Saddleback Community Church di Lake Forest in California,
nonché prolifico scrittore di best seller cristiani, tra cui la sua guida al
ministero della chiesa e l'evangelizzazione "The Purpose Driven
Church" (tradotto in italiano con il titolo: "La Chiesa Condotta da
Propositi") e "The Purpose Driven Life" (tradotto in italiano
come: "La Vita con uno Scopo"), di cui sono state vendute 30 milioni
di copie, si può dire che per una settimana abbia recitato il ruolo di “primate”
religioso del Rwanda. Di idee tradizionali sui temi più sensibili, Warren ha
affascinato molti governanti - Obama lo chiamò a officiare la parte religiosa
del suo insediamento presidenziale - compreso il
presidente rwandese Paul Kagame che, affascianato nel 2004 dal suo libro The
Purpose Driven Life, lo chiamò a far parte del Consiglio consultivo
presidenziale. Da allora Warren è un assiduo frequentatore del Rwanda dove con
il programma PEACE volto a promuovere la
riconciliazione, formare i leaders, assistere i poveri, curare i malati ed
educare la prossima generazione, ha promosso diverse inziative umanitarie in
diversi campi, grazie anche all’invio in Rwanda di circa 2000 Ministri della
Pace, attorno ai quali si è andata creando una rete di chiese locali. Il pastore
Warren ha cominciato la sua settimana lunedi con l’ annuncio, in una conferenza
stampa, che il Rwanda ospiterà nell’agosto 2015 un raduno senza precedenti di
pastori e leader della chiesa di tutte le 54 nazioni africane nell'All Africa Purpose Driven Church Congress,
per proseguire martedì, quando a presieduto l'incontro Leaders’
Fellowship che ha visto confluire su Kigali un centinaio di leader da oltre 30
paesi africani, oltre che dalla Russia, l'India e gli Stati Uniti, a cui ha
rivolto un importante discorso lo stesso presidente Paul Kagame, soffermandosi
sulla leadership e sui progressi messi a segno dal popolo rwandese. Il clou è
stato domenica nel terzo 'Rwanda Shima
Imana' l’incontro di ringraziamento per la riconciliazione, giornata istituita
dallo stesso Warren che vorrebbe trasformarla in giornata di festa nazionale, tenutosi allo stadio Amahoro alla presenza di migliaia di
persone e dei leader stranieri presenti in Rwanda per il Leaders’ Fellowship.
lunedì 18 agosto 2014
Speciale TG1:Rwanda, fuga nel futuro
E' andato in onda domenica sera uno Speciale TG1 dedicato al Rwanda a cura di Ezio Nucci, dal titolo "Rwanda, fuga nel futuro". Di seguito riportiamo la presentazione che ne fa il sito delle RAI.
"Il genocidio che in Ruanda causò la morte di quasi un milione di persone è
considerato tra i più grandi crimini contro l'umanità insieme con lo sterminio
degli ebrei e i campi della morte cambogiani. Sono passati 20 anni da allora,
ma le ferite restano ancora aperte. Il Ruanda oggi è un volano dell'economia
africana e il suo basso tasso di corruzione ne fa una nazione molto attraente
per gli investitori stranieri. Ma il cammino verso la democrazia è ancora
costellato di ostacoli. "Ruanda, fuga nel futuro" e' il racconto di
un Paese proiettato verso il domani: si sogna con il cinema e molti giovani affidano
alle corse ciclistiche il loro riscatto, l'edilizia sta creando la necessità di
figure professionali nuove, mentre cresce la presenza di giovani italiani che
lavorano in Ruanda. Fibre ottiche e computer convivono con l'agricoltura in
questa nazione che sogna di diventare il centro nevralgico della regione dei
Grandi Laghi Africani"
Complessivamente si tratta di un servizio equilibrato: dopo una ricostruzione della stagione del genocidio abbastanza scontata, in cui va segnalata un'intervista anche al padre barnabita MarioFalconi, attivo a Muhura, ampio spazio viene dedicato al Rwanda odierno n cui non manca la denuncia di talune derive autoritarie dell'attuale governance.Interessanti sono alcune interviste a giovani italian che si sono installati in Rwanda per dar vita ad attività professionali o imprenditoriali.
Per chi desiderasse vedere il servizio può cliccare su TG1 - Speciale TG1
giovedì 14 agosto 2014
Nel prossimo quinquennio l’UE fornirà al Rwanda aiuti per 460 milioni di euro
L'Unione europea (UE) prevede l'erogazione di aiuti a favore del Rwanda per i prossimi 5 anni, nell'ambito del 11 ° FES-Finanziamento europeo di sviluppo, per un ammontare complessivo di € 460 milioni. L'importo è stato anticipato in occasione degli incontri , tenutisi a Kigali, tra i rappresentanti del governo rwandese e la delegazione dell'UE. L'importo, in aumento rispetto ai 429 milioni erogati nell'ambito del 10 ° FES nel quinquennio 2008-2013, sarà per l'ottanta per cento direttamente inserito nel bilancio rwandese e coprirà diversi settori strategici, tra cui l'energia, l'agricoltura, le infrastrutture e la protezione sociale. La firma del nuovo accordo di cooperazione tra il governo e l'UE è previsto nel mese di ottobre.
mercoledì 13 agosto 2014
Una partnership italo-rwandese nel comparto calzaturiero
In occasione di una recente fiera-esposizione tenutasi a
Kigali, ha fatto la sua comparsa tra gli espositori locali lo stand di un
laboratorio calzaturiero. Le scarpe esposte erano di egregia fattura
riecheggiante uno stile decisamente europeo, tanto da attirare l’attenzione anche
di visitatori occidentali; un signore se ne è accaparrato un paio al prezzo di
Frw 10.000.Presentatisi con 200 paia di
scarpe, già al primo giorno un terzo era già venduto. Si tratta di prodotti di
una certa qualità frutto di un’iniziativa nata nel settore di Kabarore, nel distretto di Gatsibo, dove grazie
alla collaborazione con il governo italiano è stato lanciato un CPC-Community Processing
Centre orientato alla produzione di calzature e pelleteria. Qui sotto la
supervisione di Giorgio Gadina, un
esperto italiano del settore calzaturiero con esperienze analoghe in paesi i
via di sviluppo, sono stati dapprima avviati corsi di formazione quindi un
laboratorio di produzione dotato inizialmente di 24 macchine che potrà
beneficiare delle tecnologie avanzate e
del know-how del made in Italy. Attualmente il Centro è gestito da "Star
Leather Company", società partecipata dal Fondo Business Development (BDF) e dell'Associazione
rwandese per la promozione del cuoio e dei prodotti in cuoio (RAPROLEP).Il
progetto necessita ancora di implementazione, non sono, infatti, nelle condizioni di
procedere alla concia delle pelli, tanto da dover mandare le pelli in Etiopia
per essere trattate, e mancano di macchinari per il taglio del cuoio che viene ancora fatto a mano. Le autorità locali sono comunque fiduciose che la
collaborazione con le autorità italiane possa proseguire fino a costituire nei
prossimi anni nel distretto di Gatsibo, uno dei distretti con un patrimonio
bovino tra i più elevati del paese, una
piccola industria calzaturiera per il paese.
martedì 12 agosto 2014
Allarme rientrato per il sospetto caso di ebola a Kigali
I test condotti sullo studente tedesco, messo in quarantena perchè manifestava sintomi compatibili con quelli determinati dal virus ebola, sono risultati negativi.Lo ha annunciato, direttamente con un twitter, il ministro delle Sanità rwandese, Agnès Binagwaho, assicurando altresì che "non c'è ebola nel paese".
lunedì 11 agosto 2014
Sospetto caso di ebola in Rwanda
Il Rwanda ha reso noto di
aver posto in quarantena, in ospedale a Kigali, uno studente di medicina
tedesco manifestante i sintomi del virus Ebola. Si attendono, entro
le prossime 48 ore, i risultati dei test che dovranno determinare se il
paziente soffra di febbre emorragica. Il ministro rwandese della
Sanità, Agnes Binagwaho, ha precisato in un tweet che "il paziente,
uno studente tedesco che presentava febbre e sintomi di malaria, aveva
passato diversi giorni in Liberia prima di venire in Rwanda". Si
tratta del primo caso sospetto di Ebola in Rwanda dall'inizio dell'
epidemia in Africa occidentale.
venerdì 8 agosto 2014
L'elettrificazione rurale avanza lentamente: solo ora arriva a Rwesero
Riceviamo un'email dal rettore del Piccolo seminario di Rwesero, l'abbé Paul Gahutu, in cui ci viene annunciata "Una notizia importante per il nostro seminario e la zona di Rwesero: abbiamo finalmente l'elettricità".Un fatto per noi scontato diventa avvenimento eccezionale per i villaggi extraurbani rwandesi, dove l'elettricità arriva molto lentamente. Basti pensare che Rwesero si trova a poca distanza dall'asse stradale che collega Kigali a Byumba, eppure ha dovuto attendere fino ad oggi per vedersi allacciato alla rete elettrica nazionale.Si immagini quali attese devono scontare i villaggi della campagna più profonda, lontani dalle principali reti distributive. Secondo quanto riferito recentemente nel proprio discorso d'insediamneto dal nuovo primo ministro, Anastase Murekezi, il Rwanda, uno tra i paesi di coda al mondo nel consumo pro capite di energia (leggi qui), ha attualmente una capacità produttiva di 119 MW, che dovranno aumentare fino a 563 MW, in pratica dovrebbe quintuplicarsi, entro il 2017 per poter soddisfare le esigenze della popolazione civile e del comparto industriale.La rete elettrica serve, ad oggi, solo il 18% della popolazione, senza raggiungere neppure tutti gli abitanti delle città che rappresentano il 28% dell'intera popolazione. Peraltro, dai dati forniti dallo stesso Murekezi sembrerebbe emergere l'intenzione del governo di concentrarsi primariamente sul soddisfacimento della popolazione urbana che, nel 2017, dovrebbe rappresentare il 30% dell'intera popolazione.Tale scelta potrebbe ritardare ulteriormente l'arrivo in campagna, specie nei villaggi più decentrati, dell'elettricità.Alla luce della difficoltà di arrivare nei villaggi con la rete distributiva tradizionale, si stanno percorrendo anche strade alternative come illustrato in un precedente post (leggi qui).
mercoledì 6 agosto 2014
All'Akagera Park faranno la loro ricomparsa i leoni
Ippopotami all'Akagera Park |
Grazie alla donazione di otto animali da parte del Game Park Savannah del Kenya,
a breve i leoni faranno la loro ricomparsa all’Akagera Park, da dove erano scomparsi
durante la guerra civile degli inizi degli anni novanta, quando gli animali del
parco fungevano da riserva viveri per la popolazione ridotta allo stremo. Con
il nuovo arrivo, previsto il mese prossimo, la fauna dell’Akagera Park si
arricchisce di una nuova specie che andrà ad affiancare gli animali che già si
trovano nel parco: ippopotami, bufali, antilopi ed elefanti ed altri. E’ un
primo passo per rendere l’Akagera Park attrattivo per i numerosi turisti che
arrivano in Rwanda, richiamati in particolare dai gorilla di montagna dei
Virunga; fino ad oggi obiettivamente il richiamo del parco era abbastanza
modesto causa la scarsità di animali, se raffrontata agli altri parchi
africani, pur potendo contare su una savana abbastanza attraente. Il rilancio
dell’Akagera avviene sotto la nuova direzione African Parks Network che mira a
ripopolare alcune specie, con il
proposito di aumentare il potenziale
turistico del parco, per rendere competitivo il Rwanda rispetto agli altri
parchi dell'Africa orientale. L’arrivo del leone non dovrebbe ingenerare
particolare preoccupazione tra la popolazione che vive ai confini del parco,
dato che esiste un recinto elettrico, alto 1,8 metri, che corre lungo tutti i
110 kilometri del perimetro. In compenso, le autorità locali si dichiarano
fiduciose che il nuovo arrivo possa ulteriormente incrementare i flussi
turistici con il relativo indotto economico per le attività commerciali che
proliferano attorno all’Akagera Park.
lunedì 4 agosto 2014
Un libro per conoscere l'Africa di oggi e di domani
Inizia
oggi a Washington il summit USA-Africa in cui l’amministrazione americana
incontra i capi di stato africani, accompagnati da folte delegazioni di imprenditori locali, per discutere come rafforzare i rapporti
degli Usa con una regione in forte crescita, pur tra inevitabili
contraddizioni, e fortemente corteggiata dalla Cina. Il libro “Africa –Un continente
in movimento” di F. Bonaglia e L. Wegner- ed. Il Mulino pag. 240, € 18, con una
prefazione di Romano Prodi, sarebbe un ottimo materiale di base per la
discussione dei vari temi in agenda al summit. Gli autori hanno, infatti,
compiuto una puntuale radiografia dell’attuale situazione del continente
africano, supportata da un ampio apparato statistico, mettendone in luce le enormi potenzialità, senza tacerne le croniche
debolezze, sottraendosi così ai due estremi che caratterizzano spesso le
analisi sul continente: l’afropessimismo e l’afroeuforia.La ricerca condotta
dagli autori conduce i lettori alla
scoperta di un continente estremamente variegato, dove coesistono enormi
progressi compiuti con situazioni di povertà e vulnerabilità, dove strutture
istituzionali “che non hanno spesso operato nell’interesse generale”
continuano, al contrario, “a proteggere gruppi ristretti, in genere élite
urbane a discapito del settore agricolo, con effetti negativi sul funzionamento
dei meccanismi di mercato, l’allocazione delle risorse e le scelte d’investimento”.
Ne è conseguito una concentrazione della ricchezza nelle mani di un’élite ( le centomila persone piu' ricche detengono il 60% della ricchezza dell'intera Africa) senza
tradursi in posti di lavoro e migliori servizi lasciando, quindi, le fasce più
povere in uno stato di disagio che può essere superato solo con “politiche
mirate a promuovere una crescita più inclusiva…ed una migliore partecipazione e
rappresentazione politica delle varie istanze –sociali, religiose, etniche- all’interno
dei paesi”.
domenica 3 agosto 2014
Paura Ebola contagia anche Obama
Da
domani fino al 6 agosto si terrà a Washington il primo US-Africa Leaders
Summit, in cui il presidente americano Barack Obama incontrerà i presidenti
africani, ivi compreso il presidente rwandese Paul Kagame. Prima ancora di
iniziare Ebola entra da protagonista nell'agenda del summit; Obama ha
preteso,infatti, che tutti i suoi ospiti vengano sottoposti ad accurati
controlli sanitari, prima della partenza e per sicurezza anche all'arrivo, che
ne garantiscano l'immunità dal micidiale virus. Al riguardo segnaliamo un
interessante pezzo, apparso oggi su Il Giornale, a firma Gian Micalessin
consultabile cliccando
qui.
sabato 2 agosto 2014
Il Rwanda pronto ad affrontare la minaccia del virus ebola
La minaccia di un possibile contagio del virus ebola diffusosi in alcuni paesi dell' Africa occidentale, dove ha già provocato oltre 600 vittime, ha indotto le autorità rwandesi a predisporre tutte le misure possibili per fronteggiare la possibile minaccia. Attualmente in Rwanda non si riscontrano casi di ebola. Eventuali fonti di contagio potrebbero essere i passeggeri che provengono dai paesi infetti, coi quali la compagnia di bandiera, Rwandair , intrattiene diversi voli settimanali. Per questo, le principali misure si concentrano sui passeggeri che sbarcano all'aeroporto di Kigali. Qui è stata allestita una clinica mobile con il dispiegamento di diversi medici in grado di affrontare qualsiasi evenienza e di controllare i passeggeri in arrivo dalle zone dove il virus è presente. Il ministro della Salute, Agnes Binagwaho, assicura che il paese ha predisposto quanto necessario per affrontare ogni possibile minaccia.