Inizia
oggi a Washington il summit USA-Africa in cui l’amministrazione americana
incontra i capi di stato africani, accompagnati da folte delegazioni di imprenditori locali, per discutere come rafforzare i rapporti
degli Usa con una regione in forte crescita, pur tra inevitabili
contraddizioni, e fortemente corteggiata dalla Cina. Il libro “Africa –Un continente
in movimento” di F. Bonaglia e L. Wegner- ed. Il Mulino pag. 240, € 18, con una
prefazione di Romano Prodi, sarebbe un ottimo materiale di base per la
discussione dei vari temi in agenda al summit. Gli autori hanno, infatti,
compiuto una puntuale radiografia dell’attuale situazione del continente
africano, supportata da un ampio apparato statistico, mettendone in luce le enormi potenzialità, senza tacerne le croniche
debolezze, sottraendosi così ai due estremi che caratterizzano spesso le
analisi sul continente: l’afropessimismo e l’afroeuforia.La ricerca condotta
dagli autori conduce i lettori alla
scoperta di un continente estremamente variegato, dove coesistono enormi
progressi compiuti con situazioni di povertà e vulnerabilità, dove strutture
istituzionali “che non hanno spesso operato nell’interesse generale”
continuano, al contrario, “a proteggere gruppi ristretti, in genere élite
urbane a discapito del settore agricolo, con effetti negativi sul funzionamento
dei meccanismi di mercato, l’allocazione delle risorse e le scelte d’investimento”.
Ne è conseguito una concentrazione della ricchezza nelle mani di un’élite ( le centomila persone piu' ricche detengono il 60% della ricchezza dell'intera Africa) senza
tradursi in posti di lavoro e migliori servizi lasciando, quindi, le fasce più
povere in uno stato di disagio che può essere superato solo con “politiche
mirate a promuovere una crescita più inclusiva…ed una migliore partecipazione e
rappresentazione politica delle varie istanze –sociali, religiose, etniche- all’interno
dei paesi”.
Segnali positivi provengono, comunque, dalla forte crescita che, nell’ultimo decennio, ha caratterizzato diversi paesi, ( nel 2012, 16 dei trenta paesi con la maggior crescita al mondo sono africani) in cui un migliore clima per fare impresa e programmi di liberalizzazione dell’economia hanno richiamato gli investitori esteri , privati ed istituzionali. Rimangono ancora sfide enormi “in termini di creazione di posti di impiego (soprattutto per una popolazione giovane in rapida espansione), lotta alla povertà (soprattutto rurale) e miglioramento della qualità della vita” e “l’esacerbarsi delle disparità di ricchezza” con sei dei dieci paesi più diseguali al mondo che si trovano nell’Africa subsahariana. Esiste, d’altra parte, il grande patrimonio di ricchezze in risorse naturali, minerarie e idrocarburi, ma anche agricole che possono sostenere una nuova stagione di sviluppo la cui responsabilità, secondo gli autori, è tutta “africana”, così come hanno sostenuto i presidenti di Kenia, Uganda e Rwanda in un loro documento, in cui appaiono diversi argomenti trattati nel libro, rilasciato prima di partire per l'odieno summit USA-Africa (leggi qui).La conclusione dello studio non lascia dubbi in tal senso: “il successo dell'Africa dipenderà dalla qualità delle politiche pubbliche, dall'impegno dei governi a un uso responsabile delle risorse e dalla capacità dei cittadini di monitorare il loro operato. La lotta contro la corruzione è cruciale. La strada è quella di rinforzare le capacità del settore pubblico e di costruire una massa critica di cittadini informati, stimolando il dialogo su ciò che funziona in Africa e condividendo conoscenze sulle soluzioni alle sfide africane. Il futuro dell’Africa si basa sulla conoscenza, l’imprenditorialità e il buon governo”.Concordiamo con quanto scrive Romano Prodi nella prefazione, questo libro “è davvero uno strumento prezioso per conoscere in modo completo ed equilibrato la realtà e i problemi di questo grande continente, potenziale protagonista del mondo che cambia”, per questo è una lettura consigliata.
Segnali positivi provengono, comunque, dalla forte crescita che, nell’ultimo decennio, ha caratterizzato diversi paesi, ( nel 2012, 16 dei trenta paesi con la maggior crescita al mondo sono africani) in cui un migliore clima per fare impresa e programmi di liberalizzazione dell’economia hanno richiamato gli investitori esteri , privati ed istituzionali. Rimangono ancora sfide enormi “in termini di creazione di posti di impiego (soprattutto per una popolazione giovane in rapida espansione), lotta alla povertà (soprattutto rurale) e miglioramento della qualità della vita” e “l’esacerbarsi delle disparità di ricchezza” con sei dei dieci paesi più diseguali al mondo che si trovano nell’Africa subsahariana. Esiste, d’altra parte, il grande patrimonio di ricchezze in risorse naturali, minerarie e idrocarburi, ma anche agricole che possono sostenere una nuova stagione di sviluppo la cui responsabilità, secondo gli autori, è tutta “africana”, così come hanno sostenuto i presidenti di Kenia, Uganda e Rwanda in un loro documento, in cui appaiono diversi argomenti trattati nel libro, rilasciato prima di partire per l'odieno summit USA-Africa (leggi qui).La conclusione dello studio non lascia dubbi in tal senso: “il successo dell'Africa dipenderà dalla qualità delle politiche pubbliche, dall'impegno dei governi a un uso responsabile delle risorse e dalla capacità dei cittadini di monitorare il loro operato. La lotta contro la corruzione è cruciale. La strada è quella di rinforzare le capacità del settore pubblico e di costruire una massa critica di cittadini informati, stimolando il dialogo su ciò che funziona in Africa e condividendo conoscenze sulle soluzioni alle sfide africane. Il futuro dell’Africa si basa sulla conoscenza, l’imprenditorialità e il buon governo”.Concordiamo con quanto scrive Romano Prodi nella prefazione, questo libro “è davvero uno strumento prezioso per conoscere in modo completo ed equilibrato la realtà e i problemi di questo grande continente, potenziale protagonista del mondo che cambia”, per questo è una lettura consigliata.
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