Situazione che ricercatori descrivono
nel Summary del Rapporto, in questi termini piuttosto generosi: “il modello multipartito di
distribuzione del potere che il Rwanda ha adottato non è solo favorevole alla
realizzazione e all'attuazione di politiche per il raggiungimento di risultati
di sviluppo ( come di solito è riconosciuto ). E’ anche il risultato di uno
sforzo cosciente per sposare aspirazioni democratiche con la dura realtà di una
società divisa e strutturalmente sottosviluppata. Il modello è intrinsecamente
interessante e implicante alcune sfide da affrontare, ma molti benefici
immediati. Gli sforzi a supporto della democrazia potrebbero legittimamente
cominciare a riconoscere quei benefici nella prospettiva di contribuire ad
affrontare le prossime sfide. Questo sarebbe certamente più produttivo che partire
dalla affermazione fondamentalmente fuorviante che il Rwanda soffra di una
mancanza di ' spazio politico ' o che ci siano fazioni all'interno della
struttura di potere del paese che sono più o meno 'progressiste' su temi quali
la libertà di parola e di rapporti con DRC, e che questo fornisca un punto di
ingresso per influenza esterna”.
Un vero e proprio assist ai sostenitori di un futuro del Rwanda ( anche per quanto riguarda le elezioni presidenziali del 2017) che evolva nella stabilita' e nella continuita'.
Un vero e proprio assist ai sostenitori di un futuro del Rwanda ( anche per quanto riguarda le elezioni presidenziali del 2017) che evolva nella stabilita' e nella continuita'.
I ricercatori pervengono a tali conclusioni dopo
aver fatto un’ampia disamina degli attuali assetti di potere rwandese a partire
dal 2000 quando si diede vita a “ un impegno di condivisione del potere
tra ( ma solo tra i ) i soggetti che sono ben allineati contro un rilancio del
settarismo etnico , il perseguimento dello sviluppo, non di negoziazione, come percorso principale per la riconciliazione
nazionale , e la
ricerca di un'alternativa alla politica clientelare”. Il tutto in presenza di “un dibattito politico
senza contraddittorio e l’assunzione di ogni decisione esecutiva col consenso,
ed un approccio insolitamente severo nei confronti delle infrazioni
disciplinari sia civili che militari.”
“La convergenza dell’élite
attorno a questi impegni e regole è ampio e abbastanza robusto”. Le differenziazioni
politiche su “diversi temi centrali nella politica economica e sociale, nonché
le questioni costituzionali, come la successione presidenziale”, vengono “espresse
a porte chiuse, dando un'impressione fuorviante …di un consenso forzato e di un
dominio del RPF “.
Secondo i ricercatori, in questo
contesto, non devono fuorviare le periodiche epurazioni, su basi disciplinari,
che colpiscono dipendenti pubblici e militari; infatti, “poche o nessuna delle
defezioni, rimpasti e ordini di arresto che hanno avuto luogo dagli inizi del
2000, quando è stato raggiunto l' accordo politico attuale, sono riconducibili
a differenze politiche. Esse non indicano l'esistenza di significative
divisioni tra fazioni o lotte di potere su questioni di principio, come alcuni
osservatori hanno potuto pensare”.
Tutti questi fattori devono essere tenuti nella dovuta
considerazione in sede di cooperazione bilaterale perché “fino a quando
l'attuale composizione politica non evolve in qualcosa di diverso” questa è la situazione
con cui misurarsi perché non esistono alternative realistiche e profittevoli al
di fuori dell’attuale accordo in essere tra l’élite rwandese che già svolge un
certa attrazione come possibile struttura a supporto dello sviluppo della
cooperazione e della democrazia.
Ecco una analisi intelligente. Finalmente, aggiungo io.
RispondiEliminaTroppe volte leggo critiche dettate unicamente dalla litigiosità politica di cui siamo permeati noi bazungu .
Il Rwanda bisogna viverlo per capirlo ed apprezzarlo.
Conoscere la gente, conquistarsi la loro fiducia, quindi raccogliere le loro confidenze.
Capire come per loro sia ancora importante l'etica derivante dalla società tribale.
Capire quanto sia bella e sincera la loro religiosità, nonostante i danni fatti da alcuni missionari nei tempi passati e da parecchi religiosi in tempi ancora recenti.
E come la gente, questo anche per volontà del FPR , sia incline al perdono ed alla riabilitazione.
Credo che chiunque abbia a cuore il futuro del Rwanda si auguri che l'attuale presidente venga rieletto, così come se lo augurano la maggiorparte dei Rwandesi.
Urabeho