Ha preso il via mercoledì a Kigali il “Pellegrinaggio di fiducia sulla terra”.
La capitale rwandese, fino al 18 novembre, ospiterà le diverse migliaia di
partecipanti, soprattutto giovani, all’ennesima tappa di quello speciale
itinerario di fede ideato da frère Roger, fondatore della Comunità di Taizé.
Oltre che dallo stesso Rwanda, numerosissime adesioni sono giunte dagli altri
Paesi dell’Africa orientale. Ma sono giunti anche giovani dal Sud Africa, dal
Madagascar, dal Sudan, dallo Zambia, dal Malawi, dalla Repubblica Democratica
del Congo e rappresentanze anche da Europa, America e Asia. Scopo dell’incontro
— spiegano gli organizzatori — è quello «di celebrare Cristo, di andare tutti
insieme alle sorgenti della fiducia e di rinnovare l’impegno nella Chiesa e
nella società». Soprattutto, però, sarà «l’occasione per i giovani della regione
dei Grandi Laghi, dell’Africa orientale e non solo, per vivere un’esperienza di
comunione, di condivisione e di riflessione nella vita cristiana in un contesto
internazionale e multiculturale, per mostrare il loro impegno per Cristo e nella
Chiesa e la loro capacità di intraprendere iniziative concrete per costruire la
fiducia e la pace nelle loro comunità e nella loro regione». Dopo il genocidio
del 1994, in cui morirono non meno di ottocentomila persone, i rwandesi hanno
compiuto sforzi enormi per la ricostruzione e lo sviluppo del loro Paese.
Partecipare all’incontro di Kigali sarà dunque anche un segno di fiducia nella
riscossa di un intera nazione. «Non andiamo in Rwanda per commentare o giudicare
il passato, con discussioni senza fine — spiegano ancora i responsabili della
Comunità di Taizé, citati dall’Osservatore Romano — ma per metterci all’ascolto
di coloro che ci accolgono e per rafforzare la nostra determinazione e la nostra
volontà a impegnarci nella nostra vita. Insieme potremo meditare sulla sorgente
della nostra fede, il mistero della morte e risurrezione di Cristo, del suo
amore che è più forte del male e della violenza. Incontrare chi ha vissuto il
dramma del genocidio del 1994 e le sue conseguenze, coloro che hanno
attraversato la sofferenza dura, quelli che hanno lottato per anni per trovare
la pace e la libertà del cuore e possono ora affrontare la sfida della
riconciliazione nelle loro comunità e partecipare alla costruzione del loro
Paese, sarà un regalo unico e un’esperienza di Vangelo”. (Radio Vaticana)
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