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sabato 27 febbraio 2010

Brunetta fa proseliti anche in Rwanda.

L’andazzo andava avanti da un po’ di tempo, finchè il sindaco del distretto ( paragonabile alla nostra provincia) di Rubavu ha perso la pazienza. Dopo aver riscontrato che molti dei responsabili di settore ( un’unità amministrativa del distretto, grosso modo analoga ai nostri comuni ) preferivano adempiere ai propri obblighi amministrativi nei confronti dei residenti, operando a distanza attraverso referenti locali o via telefonino, magari standosene tranquillamente a Kigali, ha preso le necessarie contromisure.Con effetto immediato ha emanato una nuova disposizione: "Da oggi, nessuno lascerà l'ufficio senza il consenso scritto del Sindaco." E così anche gli assenteisti rwandesi hanno trovato il loro Brunetta.

venerdì 26 febbraio 2010

Scuola di cucito: saggio di fine corso.


Alcune delle ragazze che hanno seguito il corso di cucito presso il Centro sociale Alberto G. di Nyagahanga mostrano orgogliose  i loro lavori di fine corso, sotto lo sguardo del maestro sarto che le ha seguite in questi mesi. Si tratta di divise scolastiche realizzate per gli scolari delle scuole del luogo. Pare di capire che abbiano anche realizzato una propria divisa: camicetta verde e gonna scura. Si sta ora valutando la possibilità di predisporre un progetto per consentire alle allieve migliori di proseguire con un'attività artigianale nei locali del centro. Ci sono tutti i presupposti: spazi e una decina di macchine per il cucito. Ci sarà da predisporre un piccolo business plan per valutare la fattibilità dell'iniziativa. Il laboratorio potrebbe fungere anche da luogo di apprendistato per nuove ragazze che, affiancando le più esperte, potranno con il tempo, come succede in ogni laboratorio artigianale, apprendere a cucire per utilizzare questa loro capacità a casa propria.
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Scuola: dopo il francese e l'inglese sarà la volta del cinese?

Nella conferenza stampa che ha fatto seguito alla visita a Kigali del presidente francese Nicolas Sarkozy, che ha suggellato la ripresa delle relazioni diplomatiche tra Francia e Rwanda, il presidente Paul Kagame, parlando, fra l'altro, del passaggio dal francese all’inglese come lingua d’insegnamento nella scuola, ha fatto una sorprendente apertura addirittura all’insegnamento del cinese. Rassicurando l’ospite circa i legami con la francofonia, il Presidente rwandese non ha, infatti, escluso che a fianco dell’inglese e del francese non si arrivi presto a iniziare a studiare il cinese. Un'ipotesi che conferma, semmai ce ne fosse bisogno, l'importanza del ruolo che la Cina si sta ritagliando nel continente africano.

giovedì 25 febbraio 2010

Turisti...immaginari.

L’odierno editoriale de The New Times formula un caldo appello ai rwandesi a godere delle bellezze naturali del loro splendido paese.L’editorialista, lasciandosi un po’ trasportare dall’entusiasmo, arriva a caldeggiare una visita anche al famosissimo parco dei vulcani per osservare gli altrettanto famosi gorilla di montagna, visto che i residenti possono usufruire di un biglietto d’entrata al prezzo speciale di soli 40 dollari, a fronte delle cifre decisamente più alte richieste a un normale muzungu.  Ma, con un reddito annuo pro capite di soli 370  dollari ( stima 2008), quanti rwandesi potranno  aderire all'invito del quotidiano di Kigali, destinando il reddito di oltre un mese di lavoro per acquistare il biglietto, pur scontato, per visitare i gorilla di montagna?

In ricordo di papà Alberto.

Oggi ricorre il secondo anniversario della scomparsa di papà Alberto.Il suo ricordo, oltre che nel cuore dei suoi cari, rivive nel Centro sociale di Nyagahanga a lui dedicato, che dovrebbe essere il fulcro di diverse iniziative a favore della popolazione locale. E’ in fase avanzata l’approntamento di un’aula informatica che dovrebbe essere realizzata a breve. Nei mesi scorsi si è tenuto un corso professionale di cucito per ragazze, al cui esito cinque delle partecipanti hanno iniziato una piccola esperienza di laboratorio di confezionamento delle divise scolastiche per i bambini delle elementari locali. Se l’esperimento dovesse avere esito positivo si potrà pensare di incoraggiare e sostenere questa attività consentendo alle ragazze di usufruire della macchine da cucire ( una decina) e degli spazi del Centro. A fronte di questa disponibilità le lavoranti dovrebbero accogliere fra di loro altre 5 apprendiste a cui trasmettere le conoscenze nell’uso delle macchine da cucire. Tra le finalità del Centro sociale dovrebbe rivestire particolare importanza la funzione formativa a favore della comunità locale. Su questo fronte, dall’inizio di febbraio è stato sottoscritto un accordo di collaborazione, che prevede un periodo di prova di tre mesi, con un neo laureato in zootecnia, Théogène Ukwishaka, che dovrebbe garantire un presidio del Progetto MIkAN, fornire formazione sull’allevamento e le colture agli agricoltori locali, collaborare nella predisposizione di sintetici manuali didattici in materia di allevamento, assistere la comunità batwa di Kibali per quanto attiene la coltivazione dei terreni agricoli ottenuti dai recenti terrazzamenti e l’allevamento di animali. Siamo in attesa di avere dall’EFA, la scuola agricola di Nyagahanga, il manuale sull’allevamento delle capre. Nel frattempo è in fase di realizzazione, qui in Italia, un quaderno sull’apicoltura e delle schede operative sull’allevamento delle capre da distribuire ai partecipanti al Progetto MIkAN. Come si vede le iniziative sono diverse e non sempre di facile realizzazione, stanti le difficoltà che inevitabilmente s’incontrano allorquando si deve necessariamente dipendere da terze persone.

mercoledì 24 febbraio 2010

La scomparsa di padre Misuraca, un grande benefattore dei giovani rwandesi.

E' morto all'inizio dela settimanai a Bari, in seguito a una malattia, padre Vito Misuraca, il missionario siciliano sessantenne che a Kigali aveva fondato e dirigeva l'orfanotrofio Mère du Verbe che ospita circa 700 orfani, una scuola materna ed elementare ed un piccolo ospedale con clinica pediatrica ed oftalmologica. Padre Misuraca arrivò in Rwanda nel 1978, con i Padri Rogazionisti. Aprì il suo orfanotrofio, nei primi anni 90 e da allora ha dato istruzione, formazione professionale, assistenza medica e speranza a migliaia di ragazzi e ragazze, ai quali restò vicino anche nella fase più terribile della tragedia del 1994.

domenica 21 febbraio 2010

Il proverbio rwandese della domenica

Imana yirirwa ahandi igataha i rwanda.


Dio passa la giornata altrove però alla sera rientra a dormire in Rwanda.

venerdì 19 febbraio 2010

Un'idea per gli amici dell'EFA.

Teach a man to fish, istruisci  un uomo a pescare, come recita il proverbio cinese che ispirò anche in Italia le prime esperienze di volontariato negli anni sessanta, è una ong fondata dal paraguyano Martin Burt che coniuga microcredito ed educazione per tutti attraverso un nuovo modello educativo che lo stesso fondatore spiega così: “Permettere ad adolescenti che vivono con meno di un dollaro al giorno di frequentare gratis una scuola di alta qualità, nella quale imparano e producono allo stesso tempo e da dove escono con il 100% di occupabilità e in tasca un prestito per avviare l’impresa”. Ne è un esempio la scuola superiore agricola San Francisco, a 55 km da Asunciòn, dove vivono 150 alunni tra i 15 e i 18 anni, alternando una settimana di aula a una di lavoro sul campo in una delle 15 imprese avviate, tra cui gli allevamenti di mucche e maiali, l’orto organico, le coltivazioni di zucchero, la gestione di un hotel, un servizio di consulenza alle imprese. In tre anni gli alunni acquisiscono competenze imprenditoriali, tecniche e umanistiche. Il concetto di fondo è che non si lavora alla giornata: prima si identifica il mercato, poi la scuola produce e fa profitto. Oggi genera 300mila dollari all’anno. E ogni alunno che esce trova lavoro:in proprio, in un’impresa, all’università o nel governo.
Il modello è sbarcato anche in Africa dove sono state aperte due nuove scuole, una in Uganda e l’altra in Kenya, le cui esperienze sono visibili sui rispettivi blog: http://www.teachamantofish.org.uk/blogs/uganda/
Forse il modello non è immediatamente mutuabile per una realtà come l’EFA, la scuola di agraria operante a Nyagahanga, però le buone pratiche dovrebbero sempre essere di stimolo per crescere e affrontare nuove esperienze. Chissà mai che avvicinandosi a queste esperienze non scatti qualche scintilla anche tra professori e allievi dell'EFA!

giovedì 18 febbraio 2010

Scuola di Kiruri: siamo al tetto.

Proseguono a buon ritmo i lavori per la costruzione di cinque nuove aule scolastiche nel villaggio di Kiruri, di cui abbiamo dato notizia in passati post. La  costruzione è ormai arrivata al tetto, con la posa delle travature in metallo, come ci documentano le foto inviateci dal dinamico comitato locale che segue il progetto per conto dell'Associazione Kwizera. 

martedì 16 febbraio 2010

L'Unitre di Tirano adotta una bambina rwandese.

La recente testimonianza sul Rwanda resa recentemente all'Unitre-Università  della terza età di Tirano ha avuto un piacevole seguito. Infatti, i responsabili dell'Unitre hanno deciso di partecipare al programma di adozioni a distanza che l'Associazione Kwizera Onlus ha in atto da tempo a favore dei bambini rwandesi, adottando una bambina. La prescelta, che verrà prontamente segnalata all'Unitre, andrà così ad aggiungersi agli altri duecento e più bambini che l'Ass. Kwizera segue. Ricordiamo qui che il contributo annuo richiesto è di soli 115 euro che viene totalmente resi disponibili del bambino adottato e della sua famiglia per sostenerne gli impegni scolastici e la quotidianità. Per avere maggiori informazioni sul programma adozioni dell'Associazione Kwizera basta cliccare qui.

Kigali alle prese con un imprevisto aumento della popolazione urbana.

Secondo gli ultimi dati forniti dalle autorità rwandesi, Kigali ha ormai superato un milione di abitanti, lievitando dai 350.000 abitanti del 1996 ai 605.000 del 2001, facendo saltare le previsioni che ipotizzavano di raggiungere i 450.000 abitanti solo nel 2015. Il processo di inurbamento, particolarmente intenso negli ultimi anni, ha fatto saltare ogni previsione, creando non pochi problemi alle autorità cittadine che si trovano ad avere la rete delle infrastrutture di servizio ( scuole, strade, centri sanitari, abitazioni ecc) sottodimensionate. Si potrebbe dire che Kigali è vittima del suo stesso successo. Indubbiamente ci troviamo di fronte a una città che non ha nulla da invidiare anche a molte città europee, forse non a Zurigo come qualche giornalista fin troppo compiacente la ha paragonata.Quindi, ben si comprende il forte richiamo che la stessa esercita sulle popolazioni delle campagne, dove gli stili di vita cittadini e le opportunità offerte dalla capitale non sono ancora arrivati e, prevedibilmente, non arriveranno in tempi brevi. Sono particolarmente i giovani, attratti dal richiamo di possibili nuove opportunità di reddito e di un tenore di vita migliore, a ingrossare le fila dei nuovi arrivati.In città la mancanza di alloggi per i nuovi venuti provoca l'ingrossamento delle baraccopoli nate alla periferia della città e la mancanza di posti di lavoro produce  una massa di senza lavoro che si arrabatta per tirar sera. Non manca qualche risvolto negativo anche in termini di sicurezza, come lamentano le stesse autorità cittadine.
Per la gran parte dei nuovi arrivati le delusioni saranno però immediate; scopriranno a loro spese che la città non è in grado di offrire una risposta alle loro attese. Ben presto rimpiangeranno ciò che hanno lasciato: la solidarietà della comunità del villaggio e quanto può loro offrire la campagna che, con un po’ di buona volontà e voglia di fare, può ancora fornire risorse sufficienti per una vita dignitosa. Il fenomeno dell’inurbamento e il conseguente abbandono delle campagne è comune all’intero continente africano e in altri paesi sta assumendo connotazioni ben più gravi di quelle richiamate dalle autorità rwandesi. Si pensi che, nel vicino Kenia, le baraccopoli di Nairobi ospitano più di due milioni di abitanti, distribuiti su oltre 200 nuclei di cui il più consistente, quello di Kibera, ospita da solo quasi un milione di abitanti , avendone Nairobi oltre quattro milioni.
Il fenomeno in Rwanda è fotografato da questi dati: su una popolazione complessiva che sfiora ormai i 10 milioni, la popolazione urbana è passata dal 10 per cento nel 2000 al 18 per cento nel 2008, con previsioni di crescita anche per i prossimi anni. Parallelamente si è assistito a una diminuzione della popolazione agricola, scesa dal 90 per cento nel 2000 all'attuale 80 per cento, con previsione di un ulteriore diminuzione fino a raggiungere il 75 per cento l’anno prossimo.

domenica 14 febbraio 2010

Il proverbio rwandese della domenica.

Abagabo bararya imbwa zikishyura.

Gli uomini mangiano e i cani pagano.

I potenti spendono e i piccoli pagano il conto.

venerdì 12 febbraio 2010

Rwanda: record del prezzo della benzina.

La foto riportata a fianco, ripresa da The New Times di oggi, testimonia che i prezzi dei carburanti, benzina e diesel, sono arrivati, dopo il recente aumento del 3,5 per cento, a toccare 918 franchi rwandese al litro, il livello più alto mai raggiunto in Rwanda. Ai cambi attuali che vedono 1 euro= 790 franchi rwandesi, il costo in euro è quindi pari a 1,16 al litro, in linea con i prezzi italiani, almeno per il gasolio. E’ evidente come un simile prezzo sia accessibile, oltre che agli stranieri, a una ristretta schiera di rwandesi, non certo ai dipendenti a reddito fisso se solo si pensa che gli stipendi medi degli insegnanti vanno da un minimo di circa 60 euro a un massimo di poco superiore ai 150 euro, a seconda dei livelli.

mercoledì 10 febbraio 2010

Il Progetto MIkAN ha la sua mascotte:Alice.

Michele e Anna, la giovane coppia che con un gesto di solidarietà ha dato inizio nei mesi scorsi al Progetto MIkAN, sono diventati papà e mamma. E' nata ieri sera, presso il Centro sanitario, pardon, l'ospedale di Sondrio, Alice. Una bella bambina di tre kilogrammi che a buon diritto può essere designata a diventare mascotte del progetto. Per ora piange e poppa come tutti i bambini del mondo, domani, chissà, potrebbe arrivare in Rwanda a incontrare qualche coetaneo  che da bambino ha bevuto il latte della caprette di papà Michele e mamma Anna.

domenica 7 febbraio 2010

Per non ripetere Kibungo.

La conferma della crisi finanziaria della diocesi di Kibungo, che ha evidenziato un deficit finanziario di oltre un milione di euro e ha portato alla rinuncia del vescovo preposto, impone qualche considerazione anche per trarre dall’esperienza insegnamenti utili per evitare che altre realtà ecclesiali rwandesi, dai precari equilibri finanziari, possano incorrere in analoghi spiacevoli incidenti che tanto sconcerto portano nella comunità ecclesiale. La gestione delle finanze di una diocesi può contare da tempo su strumenti e tecniche, già ampiamente consolidati in ambito aziendale, che dovrebbero consentire ai responsabili di mettersi al riparo da qualsiasi sorpresa e affrontare per tempo ogni possibile segnale di crisi. Certo è necessario poter disporre di persone di accertata affidabilità e di sicura competenza che dominino la materia e sappiano intervenire per tempo per disinnescare ogni possibile rischio.Purtroppo non sempre i requisiti dell’affidabilità e della competenza albergano nella stessa persona con le ovvie inevitabili conseguenze Sono altresì necessarie figure che svolgano azioni di controllo sulla gestione, per evitare che le criticità siano scoperte quando ormai la situazione è di fatto fuori controllo, per incompetenza o, peggio, per inaffidabilità dei preposti alla gestione. Tali professionalità, da sole, non sono però sufficienti se da parte del vescovo, responsabile in ultima istanza della gestione della diocesi, non c’è la disponibilità ad ascoltare e accettare anche i no che il proprio economo deve spesso opporre alle richieste che arrivano dall’alto. Purtroppo i significativi flussi finanziari che negli ultimi anni confluiscono sul territorio, interessando spesso direttamente le singole diocesi, sembrano aver fatto dimenticare a tante strutture ecclesiali un approccio più misurato con il denaro, lasciando il posto a gestioni non sempre rigorose. Abbiamo spesso assistito a spese non giustificate alla luce delle finanze diocesane, a stili di vita non coerenti con la dura realtà locale e con le scelte di vita religiosa. Un po’ più di misura da parte di tutti sarebbe, quindi, quanto mai auspicabile. Così come sarebbe auspicabile che certi modelli gestionali, di cui le Onlus più attente a una prudente e puntuale gestione delle somme loro affidate dai benefattori si fanno portatrici, fossero visti come modelli da imitare piuttosto che astruserie da muzungu, come qualche volta succede.

lunedì 1 febbraio 2010

Negata l'estradizione del prete rwandese di Empoli.

Avendo riferito della vicenda in un nostro precedente post del 10 maggio 2009, dobbiamo dare conto che la corte d'Appello di Firenze ha negato l'estradizione di don Emmanuel Uwayezu, il prete ruandese della parrocchia di Ponzano, a Empoli, accusato nella sua patria di genocidio e complicità in crimini contro l'umanità. Il sacerdote, nell'ottobre scorso, fu arrestato a Empoli sulla base di un mandato di cattura internazionale emesso dalla magistratura del Rwanda, con richiesta di estradizione.  Secondo quanto riferito dai suoi legali, le accuse non hanno passato il vaglio della giustizia italiana, infatti,  "la Corte ha riconosciuto che non ci sono elementi tali da far anche solo ipotizzare che sia responsabile di ciò di cui viene accusato".