Venerdì è dedicato alla visita all'Asilo Carlin, non prima di essere passati dalla casa parrocchiale di Nyagahanga dove incontriamo il nuovo parroco, don Cleto, una nostra vecchia conoscenza dai tempi in cui per le nostre missioni facevamo base al Petit Seminaire di Rwesero, dove appunto don Cleto insegnava. Per arrivare a
Nyagahanga abbiamo percorso una strada ampia ed asfaltata, salvo alcuni tratti in via di ultimazione, lontano ricordo di quella pista sconnessa e piena di buche percorsa tante volte in passato. Anche la chiesa parrocchiale ha subito un restyling in vista del recente giubileo in cui si è celebrato il 75° di fondazione della parrocchia. Abbiamo visitato il Centro parrocchiale, una realizzazione dell'Associazione nel lontano 2008, trovandolo ben tenuto. A Kagera abbiamo trovato la solita entusiastica accoglienza: anche se in pieno periodo di vacanze, le tre insegnanti hanno radunato ben 153 bambini e molti genitori. Un'accoglienza che non ha però fatto passare in secondo piano alcuni problemi che sono emersi recentemente nella gestione dell'Asilo. A partire dallo scoppio, qualche settimana fa, probabilmente causa il caldo, della cisterna da 10.000 litri che garantiva l'acqua igienico sanitaria per i bambini. Per arrivare al danneggiamento della recinzione dell'Otilia Park e della rottura delle altalene, causa la non eccelsa qualità dei materiali usati, di cui abbiamo interessato il costruttore e vedremo cosa potremo ottenere. Anche alla luce di questi fatti, forse evitabili con una più una attenta cura e vigilanza, abbiamo richiesto un maggior coinvolgimento dei genitori che dovrebbero garantire, nell'arco dell'anno 2/3 giornate ciascuno come vigilanti e manutentori, salvo che si accollino una piccolissima sorta di retta mensile per la frequenza di 300 Frw ( meno di mezzo euro). Con don Cleto abbiamo affrontato questi problemi e siamo certi che vi porremo rimedio perchè l'Asilo continui ad essere uno strumento efficace al servizio della comunità locale che, ricordiamolo, vive in uno dei contesti più difficili della realtà ruandese, quella delle campagne più profonde.
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