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giovedì 28 maggio 2020

Novità per i moto-taxi della capitale: tassametro e pagamenti senza contanti

A partire dal primo giugno, quando riprenderanno le attività post lockdown, gli oltre 20.000 moto-taxi della capitale dovranno confrontarsi con una significativa novità: i clienti dovranno pagare le corse tramite piattaforme di pagamento senza contanti, carte o mobile money. L’innovazione  fa parte degli sforzi per ridurre il rischio di diffusione Covid-19 in conseguenza del maneggio del contante. Oltre alle classiche carte di credito, gli operatori e i loro clienti hanno l'opzione del mobile money fornito dalle piattaforme degli operatori telefonici  MTN Rwanda e Airtel Rwanda. L’introduzione del pagamento cashless si accompagna anche all’adozione da parte di ogni moto-taxi di dispositivi abilitati GPS che calcolano la distanza percorsa e la tariffa della corsa, introducendo così una regolamentazione dei prezzi. Solo i motociclisti che operano nelle province per ora sono esonerati dai contatori, ma si prevede comunque utilizzino pagamenti senza contanti per i viaggi. La ripresa delle corse dopo il lockdown da Covid prevede il mantenimento di misure igieniche come la sanificazione delle mani e dei caschi, nonché il distanziamento sociale nei parcheggi. Le maschere per il viso rimangono obbligatorie sia per i passeggeri che per i piloti.Va inoltre detto che oltre 1000 guidatori di mototaxi sono stati testati per Covid-19.

venerdì 22 maggio 2020

Il Covid fa decollare i pagamenti tramite mobile money

 In Rwanda, il valore dei fondi trasferiti tramite Mobile Money è cresciuto del 450% tra gennaio e aprile di quest'anno, per raggiungere la somma di oltre $ 42 milioni di dollari transati.Ciò significa che con lo scoppio della pandemia di Covid, c'è stato un forte calo nell'uso del contante nel pagamento di beni e servizi. Lo sviluppo è stato tra le altre cose il risultato di una mossa da parte della Banca centrale e degli operatori telefonici locali che hanno rimosso temporaneamente le commissioni sui trasferimenti tra conti bancari e portafogli mobili, trasferimenti di denaro mobile e la rimozione delle commissioni commerciali sui pagamenti per tutte le transazioni senza contatto per ridurre le possibilità di trasmissione del COVID -19. Dai risultati di un’analisi effettuata emerge che con zero commissioni più persone si servono del mobile money: l'invio di denaro è praticamente raddoppiato da 600.000 persone utilizzatrici nella settimana prima del blocco a 1,2 milioni nella settimana dopo il blocco e 1,8 milioni nell'ultima settimana di aprile. Il valore settimanale del denaro speso digitalmente, da metà febbraio a metà aprile presso gli esercizi commerciali, è aumentato del 700 per cento, favorendo ulteriormente l'assunzione di pagamenti senza contanti. Mentre questi sono solo i primi risultati, gli autori dell'analisi hanno osservato che tra le lezioni da prendere in prestito dallo sviluppo vi è l'impatto che il taglio o l'eliminazione delle commissioni  sui trasferimenti di denaro può avere per migliorare le possibilità di pagamento digitale in alternativa al denaro contante. Sebbene la sostenibilità di questo approccio sia da verificare, visto il sacrificio delle entrate da commissioni richiesto agli operatori di moneta mobile, esso favorisce comunque l'uso dei servizi finanziari digitali da parte di coloro che altrimenti avrebbero utilizzato denaro contante. I dati attuali mostrano che anche i prelievi dai portafogli mobili sono diminuiti drasticamente da quando è iniziato il blocco e ora sono meno della metà dei loro valori di gennaio - il che significa che un numero maggiore di abbonati utilizza il valore digitale " conclude l'analisi.

martedì 12 maggio 2020

Mandereste vostra figlia sola in uno sperduto villaggio africano?

Piccola annotazione in margine alla felice conclusione della vicenda che ha visto coinvolta la giovane italiana Silvia Romano, tornata in Italia dopo 18 mesi di prigionia in mano ai jihadisti di Al Shabaab. Senza la pretesa di parlare di come dovrebbe concretizzarsi l'attività di volontariato in termini di preparazione personale e di organizzazione, vogliamo qui sottolineare un aspetto a nostro avviso imprescindibile: la necessità per chi intende operare in Africa di poter contare su un supporto locale affidabile che introduca il volontario alla complessa realtà in cui si trova ad operare, garantendo una rete di protezione nei confronti dei molteplici rischi esterni ( sicurezza, salute, incomprensioni relazionali) oltre che un raccordo con le autorità locali. E prima ancora di partire  è assolutamente imprescindibile segnalare la propria missione al servizio Viaggiare sicuri della Farnesina e, successivamente, la propria presenza alle autorità diplomatiche locali. In quindici missioni in Rwanda ci siamo sempre attenuti a queste regole, sapendo inoltre che una volta arrivati sul posto avremmo potuto contare sull'appoggio della diocesi di Byumba. Questo appoggio fino a due anni fa andava formalizzato in un'apposita lettera di presa in carico da parte del vescovo, propedeutica all'ottenimento del visto d'entrata in Rwanda.Da un paio d'anni, con l'abolizione del visto d'entrata questa lettera non è più richiesta, fermo restando l'appoggio sempre garantito dalle strutture diocesane. Negli anni questo appoggio si è estrinsecato,oltre che da un punto di vista meramente logistico, anche in un'attenta, anche se discreta, vigilanza volta ad evitare ogni possibile pericolo. Ricordiamo come in una delle prime missioni ci fu evitato di recarci da soli nella capitale, piuttosto che scoprire, in occasione di una lunga camminata da un villaggio all'altro, che al gruppo di volontari si era aggregata, discreta e taciturna, una persona della parrocchia con la funzione di una sorta di scorta. L'Associazione Kwizera ha sempre inviato in missione persone adulte e preparate, che in loco potevano contare su un referente locale nella persona di un sacerdote incaricato dalla diocesi.In occasione  delle nostre missioni abbiamo avuto occasione d'incontrare certi volontari-turisti, compresa qualche giovane ragazza. Alla luce della nostra modesta esperienza, possiamo dire da padri che mai lasceremmo che nostra figlia si aggregasse a qualche piccola onlus, priva di adeguata esperienza e di comprovati referenti locali, per essere mandata allo sbaraglio, sola, in un luogo sperduto nella savana. Abbiamo, infatti, avuto modo di apprendere i rischi che una ragazza sola corre in certa realtà, magari anche in un posto all'apparenza sicuro quale potrebbe essere un ufficio,  senza bisogno di trovarsi in situazioni estreme come quella vissuta da Silvia nello sperduto asilo di Chakama.