A ieri, i casi di coronavirus individuati in Rwanda ammontavano complessivamente a 144 con 69 guariti e nessun morto. Contemporaneamente il lock down è stato esteso fino al 30 aprile, mentre è stato reso obbligatorio l’uso delle mascherine. Il Rwanda ha fin qui affrontato con decisione l’emergenza, vigilando sul rispetto del lock down anche con droni. Nel frattempo la chiusura si fa sentire. Anche se il governo ha messo in atto forme di sostegno della popolazione, la chiusura fa sentire i suoi effetti. Da amici ruandesi ci vien segnalato come in periferia le famiglie comincino a risentire l’impossibilità di muoversi e soprattutto di svolgere attività lavorative remunerate che consentano di racimolare il necessario per acquistare gli alimenti che vadano ad integrare quanto raccolto nei piccoli poderi di cui possono disporre quasi tutte le famiglie. Anche la Chiesa ha lanciato l’allarme sulla mancata raccolta delle offerte che i fedeli sono soliti portare all’offertorio durante le messe, in particolare le offerte in prodotti agricoli che concorrono al sostentamento del clero.
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