E’ arrivato nelle librerie
italiane Si fa sera e il giorno ormai volge al declino del card Robert Sarah,
(ed. Cantagalli, Siena 2019 € 24,90) ultimo libro di una trilogia iniziata con
Dio o niente, una sorta di autobiografia
spirituale di un figlio d’Africa, cui ha fatto seguito La forza del silenzio, antidoto all’invasione del rumore di cui è vittima il mondo. Ecco ora
questa nuova fatica che vuole essere, per espressa volontà dell’Autore, una
risposta ai tanti cristiani che, disorientati dalla grande crisi che sta
attraversando la Chiesa, “tremano, vacillano, dubitano”, in attesa di
ascoltare parole “di chiarezza e verità”
dai propri pastori. E non si può dire che il card Sarah tradisca il
proposito.Con un linguaggio fermo - “perdonatemi se alcune mie parole vi
scandalizzeranno”- scandaglia con rigore sempre intinto nella grande fede che
lo sorregge, la crisi della fede, del sacerdozio e della Chiesa, per pervenire
alla crisi della società e del mondo contemporaneo, con particolare attenzione
alla crisi dell’Occidente.Crisi che in un’intervista recente così sintetizzava.“Il
declino della fede nella Presenza reale di Gesù nell’eucaristia è al centro
dell’attuale crisi della Chiesa e del suo declino, specialmente in Occidente.
Vescovi, sacerdoti e fedeli laici siamo tutti responsabili della crisi della
fede, della crisi della Chiesa, della crisi sacerdotale e della
scristianizzazione dell’Occidente”. “Oggi, posso dire senza timore che alcuni
sacerdoti, alcuni vescovi e persino alcuni cardinali hanno paura di proclamare
ciò che Dio insegna e di trasmettere la dottrina della Chiesa. Hanno paura di
essere visti come reazionari. E così dicono cose confuse, vaghe, imprecise, per
sfuggire a ogni critica, e sposano la stupida evoluzione del mondo…. cedendo
alla morbosa, malvagia tentazione di allineare la Chiesa ai valori attuali
delle società occidentali. Soprattutto vogliono che la gente dica che la Chiesa
è aperta, accogliente, attenta, moderna. Ma la Chiesa non è fatta per
ascoltare, è fatta per insegnare”.
Dura risulta la denuncia del cardinale
quando dice di provare “rammarico del fatto che molti vescovi e molti sacerdoti
trascurino la loro missione essenziale, che consiste nella propria
santificazione e nell’annuncio del Vangelo di Gesù, per impegnarsi invece in
questioni sociopolitiche come l’ambiente, le migrazioni o i senzatetto: è
impegno lodevole occuparsi di questi temi ma se trascurano l’evangelizzazione e
la propria santificazione si agitano invano. La chiesa non è una democrazia
nella quale alla fine è la maggioranza a prendere le decisioni”. L’indebolirsi
dell’annuncio, oltre che a una crisi della fede, porta alla crisi della società
civile, come crisi essenzialmente “spirituale, che affonda le sue radici nel
rifiuto della presenza di Dio nella vita pubblica”. Nella seconda parte del
libro il card. Sarah affronta questa crisi della società civile soffermandosi
in particolare sul declino dell’Occidente e dell’Europa in primis, vittima di
un relativismo morale promosso e coltivato dal sistema dei media e dalle élites
culturali e politiche, preludio di una globalizzazione senza regola che ”porta
a un’omologazione dell’umanità e mira a
separare l’uomo dalle sue radici, dalla sua religione, dalla sua cultura e
dalla sua storia, dai suoi costumi e antenati facendone un apolide, senza una
patria e senza una terra”. Esponendo in tal modo una società fiaccata ai
pericoli di un “islamismo fanatico e fondamentalista” che si affaccia
all’Europa sulla scia dei fenomeni migratori incontrollati. Particolarmente
interessanti risulta l’analisi effettuata dal cardinale sul fenomeno
migratorio, in considerazione che vengono da un figlio dell’Africa. Per il
quale non si può “accettare che certi Paesi siano privati di tanti loro figli”
spinti da quelle “strane organizzazioni umanitarie che girano l' Africa per spingere i giovani a fuggire
promettendo loro una vita migliore in Europa”, facendosi spesso complici delle
organizzazioni mafiose degli scafisti
che invece di essere combattute ed “eliminate con la massima risolutezza”
restano curiosamente del tutto impunite”. Secondo il cardinale, “l’unica
soluzione durevole passa attraverso lo sviluppo economico dell’Africa”, mentre
è da irresponsabile e “da criminali offrire ospitalità ai migranti” che vengono
in Europa “senza un preciso progetto di integrazione”. Per questo il cardinale
non è tenero neppure sul Global Compact
sulle migrazioni firmato a Marrakech, un “testo che promette migrazioni sicure,
ordinate e regolare”, nella fallace prospettiva di un’utopica costruzione di un
mondo senza frontiere e senza radici. Un’utopia di cui si alimenta anche la
nuova Europa dove “la storia degli Stati viene sacrificata sull’altare degli
interessi finanziari” e “le radici, la cultura millenaria e la storia di un Paese
non hanno più alcun peso”.Su questi e altri temi, come per esempio il
ruolo della Russia, il cardinale non teme di andare contro la vulgata del politicamente
corretto, mettendo invece a nudo le molte contraddizioni che alimentano la
crisi di cui soffrono le società occidentali. All'esito della lucida diagnosi
condotta sulla crisi religiosa, culturale ed identitaria che rischia di portare
al collasso l’Occidente, il cardinale ci dice che “è ora di ritrovare il
coraggio dell’anticonformismo” e che i cristiani abbiano “la forza di formare
delle oasi dove l’aria sia respirabile, dove semplicemente, sia possibile
vivere da cristiani” e ritrovare il tempo per dedicarsi “alla preghiera, alla
liturgia e alla carità”.
Nessun commento:
Posta un commento