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martedì 2 aprile 2019

L'ultima intervista del presidente Kagame a Jeune Afrique


Riprendiamo alcuni passaggi dell'ultima, ampia intervista concessa dal presidente Paul Kagame al settimanale Jeune Afrique.
Dal genocidio alle relazioni con la Francia, dalla disputa con l'Uganda e con il Burundi, fino alle elezioni presidenziali nella Repubblica Democratica del Congo, il capo dello stato non si è sottratto ad alcuna domanda, anche a quelle meno scontate, come quelle riguardanti la sorte di certi oppositori che, negli anni, sono stati oggetti di attentati, per alcuni anche mortali.
Dopo le recenti polemiche sorte in Italia in occasione del recente Congresso delle famiglie di Verona, ci pare interessante anche la risposta data da Kagame sulle politiche da tenersi nei confronti degli omosessuali oggetto di forti discriminazioni in certi Paesi africani. 
Ecco i passaggi interessanti.
Durante l'ultimo ritiro della leadership nazionale, svoltosi nel campo militare di Gabiro, lei ha menzionato alcune "debolezze" e alcuni "fallimenti" nell'esperienza ruandese. A cosa si riferiva?
Mi riferivo alla lentezza  nell'attuazione delle nostre politiche e dei nostri programmi. Dobbiamo andare più veloce di noi. Non ha senso essere soddisfatti dei nostri progressi e del nostro alto tasso di crescita: coloro che a tutti i livelli sono responsabili dell'attuazione degli obiettivi devono sapere che possono e devono fare molto meglio. Una crescita superiore al 7% nel 2018 è buona. Ma perché non l'8% o il 9% nel 2019?
Possiamo dire che il Ruanda è una democrazia inquadrata?
Il Ruanda è una democrazia. Una democrazia, inquadrata, se vuoi, da leggi e regole universali, ma la cui espressione e realizzazione ci appartengono.
La democrazia è una condizione o una conseguenza della crescita economica?
La democrazia è necessaria per la crescita e la crescita è importante per la democrazia. Non c'è democrazia se le condizioni socio-economiche non sono soddisfatte e le disuguaglianze sono troppo grandi. E non c'è crescita sostenibile senza lo stato di diritto.
Da ultimo ecco la risposta sugli omosessuali.
In Tanzania e in Uganda, la comunità omosessuale è discriminata e abusata anche con il sostegno delle più alte cariche dello stato. Lei è favorevole a una legislazione per difendere i loro diritti?
In Rwanda, l'omosessualità non è un crimine e i membri della comunità gay non vengono né arrestati né molestati né insultati. Quindi non è un problema per me o per i ruandesi. D'altra parte, voler legiferare su questo argomento a tutti i costi è il modo migliore per creare un problema in una società che ha avuto per secoli norme, valori e codici. Gli omosessuali esistono, sappiamo che esistono. La loro libertà non deve interferire con quella degli altri e viceversa. Fermiamoci lì.

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