Riprendiamo dall'ebook Aiutiamoli a casa loro. Il Modello Rwanda disponibile su Amazon il box dedicato alla situazione della donna nel paese delle mille colline.
Uno degli obiettivi che facevano da contorno ai sei pilastri base di Vision
2020 era il raggiungimento della parità di genere. Il perseguimento di questo
obiettivo è un risultato che tutti gli osservatori internazionali riconoscono
con un alto grado di unanimità al Rwanda, tanto da farne uno degli argomenti
più utilizzati in sede di presentazione del Paese sui media mondiali. Il Rwanda
si piazza, infatti, al 5° posto al mondo nella classifica del
Global Gender Gap Report 2016, stilato dal World Economic Forum, che si occupa
di misurare i passi avanti fatti verso la parità di genere, prendendo in
considerazione le chance date ad entrambi i sessi negli ambiti di economia,
salute, istruzione, rappresentanza politica e lavoro, con l’Italia che si
piazza al 50° posto. Il risultato risente sicuramente del dato più eclatante:
essere il Rwanda il Paese con la più alta quota di parlamentari donne in tutto
il mondo. Infatti, le ultime elezioni del settembre del 2013 hanno assegnato
alla rappresentanza femminile 51 degli ottanta seggi della Camera dei deputati:
oltre ai 24 seggi loro riservati costituzionalmente, le donne si sono
aggiudicate 26 dei 53 seggi in palio e uno dei due seggi riservati ai giovani.
La Camera dei deputati ha quindi una predominanza rosa al 63,75 per cento,
migliorando anche il già elevato 56 per cento della precedente legislatura.
Anche al Senato, composto da 25 membri non eletti direttamente ma scelti con
altri criteri, le donne occupano 10 seggi. Complessivamente, su 105 parlamentari
che compongono le due camere, le donne detengono quindi 61 seggi, pari al 58
per cento. Secondo gli ultimi dati disponibili dell'Unione interparlamentare, a
livello mondiale, la rappresentanza media delle donne alla Camera si attesta al
21,3 per cento, 18,8 per cento al Senato, con una media del 20,9 in entrambe le
Camere. Folta è anche la rappresentanza in seno al governo: il nuovo gabinetto
entrato in carica nel settembre 2017 annovera ben 12 ministri donne su 18, fra
cui il ministro degli esteri. Ma non è solo la rappresentatività in campo
politico a ad elevare gli standard di parità di genere. Infatti, il Report così
fotografa la situazione del Rwanda: "si avvicina al superamento della
soglia dell'80% nel gap e si mette alle spalle l'Irlanda, entrando tra i primi
cinque per la prima volta da quando c’è la classifica. Ciò è dovuto
principalmente ai miglioramenti nel suo punteggio nel sotto indice
Partecipazione economica e opportunità, in cui il Paese recupera sei punti
rispetto allo scorso anno a seguito di una migliore parità di reddito percepito
stimato. In campo educativo il divario di genere permane, tanto che la
posizione è solo 112°, nonostante il miglioramento nell'iscrizione
all'istruzione terziaria. È stata raggiunta la parità di genere per
l'iscrizione al livello primario e secondario, con un rapporto tra ragazze e
ragazzi di 1,03 nelle scuole primarie e 1,12 nelle scuole secondarie.
Permangono differenze di genere a livello di istruzione superiore dove le donne
costituiscono il 44% dell'iscrizione terziaria e il 33% di quelli di altre
istituzioni pubbliche. Il suo gap di genere nell'indice Salute e Sopravvivenza
rimane aperto, ponendolo al 94 ° posto nel mondo". Un altro dato
interessante ci viene da un rapporto del 2016 curato dall’ Save the
Children, “Every Last Girl: Free to live, free to learn, free from harm” che
stila la classifica dei Paesi del mondo dove è più facile essere bambine e
ragazze e dove si hanno maggiori opportunità di crescita e di sviluppo, sulla
base di cinque parametri - matrimoni precoci, numero di bambini per madri
adolescenti, mortalità materna, completamento della scuola secondaria di primo
grado e numero di donne in Parlamento. Il Rwanda “sta anche facendo
relativamente bene nel prevenire i matrimoni precoci e le gravidanze
adolescenziali rispetto ad altri paesi a basso reddito”. Infatti, in un
panorama africano che vede il Niger come il posto peggiore al mondo dove essere
una bambina o una ragazza, preceduto da Ciad, Repubblica Centrafricana, Mali e
Somalia, che si caratterizzano per numeri molto alti di spose bambine, si salva
il solo Rwanda, dove solo 8,1 donne tra i 20 e 24 anni di età erano già sposate
all’età di 18 anni, contro le 76,3 del Niger e le 68,1 del Ciad. Non è solo in
parlamento che la donna ruandese ha conquistato una posizione di rilievo, ma
anche nell’economia con molte donne a capo di imprese familiari, piuttosto che
nell’amministrazione pubblica, nell’esercito e nei corpi di polizia. Come
quella giovane ex militare che abbiamo incontrato nella provincia del Nord, nel
ruolo di sovraintendente di un centinaio di prigionieri impegnati nei Travaux
d’Intérêt Général –TIG, Lavori d’interesse generale.
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