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giovedì 22 febbraio 2018

All'asilo Carlin di Kagera


E' sempre una bella festa tornare all'Asilo Carlin di Kagera. Questa volta, ad attenderci, oltre alle tre maestre, c'erano ben 128 bambini. Per l'accoglienza, sempre molto festosa e vociante, si sono radunati in una delle tre aule di cui è composto l'asilo. Qui abbiamo consegnato un po' di materiale didattico, oltre che alcune attrezzature per qualche piccolo lavoro agricolo. Come l'anno scorso, abbiamo anche recapitato un certo numero di capi di abbigliamento per bambini, raccolti tra le mamme di Grosio, che verrano poi distribuiti dalle maestre ai bambini più bisognosi.
Un gesto che  conferma come questa iniziativa, a suo tempo promossa dal compianto Carlin Rodolfi, sia entrata nel cuore dei grosini che non fanno mancare il loro sostegno, nel corso dell'anno, così da permettere all'Ass. Kwizera di pagare gli stipendi alle tre maestre, oltre che offrire ai bambini a mezza mattina una tazza di latte, piuttosto che una banana o una sorta di pane dolce. Questo spuntino di mezza mattina consente di  contrastare i casi più gravi di malnutrizione che, nelle campagne più isolate, come è il caso di Kagera,  ancora purtroppo fanno capolino, soprattutto tra i più piccoli.In occasione della nostra visita abbiamo portato una dolcetto, che, come testimonia la foto qui a fianco, ha raccolto  un certo apprezzamento tra i bambini.Alla fine della nostra visita, poichè l'asilo si tiene solo al mattino,quando ormai si era a mezzogiorno, le maestre hanno dato il via libera per il ritorno a casa. Tutti si sono incamminati verso casa, che non era proprio dietro l'asilo, sobbarcandosi anche lunghi tragitti tra i campi della zona 



lunedì 19 febbraio 2018

Il coniglio di Tiziano

Tiziano e il suo coniglio all'esterno della chiesa
Al quattordicesimo viaggio in Rwanda ci è capitata una cosa sorprendentemente spiazzante.E' quanto abbiamo vissuto alla conclusione della santa Messa con la quale si conclude tradizionalmente la Missione Kwizera alla chiesa di Bugarama. Solitamente, la cerimonia religiosa si conclude con qualche indirizzo di saluto ai numerosi presenti. Anche questa volta il copione si è ripetuto con una piccola variante: qualcuno doveva consegnarci un regalo.Dal fondo della chiesa si è quindi mosso  un giovane che portava con sè un sacco,  non particolarmente rigonfio. A quel punto, ci siamo trovati ad immaginare che si trattasse di qualche prodotto agricolo, come capita di frequente. Giunto ai piedi dell'altare il giovane si è messo ad armeggiare affondando una mano nel sacco per estrarre un piccolo coniglio, tenendolo per le orecchie come anche noi avevamo imparato a fare da piccoli, e passandocelo accompagnandolo con uno smagliante sorriso, cui ha fatto da colonna sonora l'applauso dei moltissimi fedeli presenti.Non siamo riusciti a mascherare la sorpresa per  la particolarità del dono, che immaginavamo fosse frutto di una decisione della comunità. Per questo la nostra sorpresa è ulteriormente aumentata quando ci è stato raccontato che il tutto era frutto dell'iniziativa personale del giovane, il cui nome è Tiziano, che prima dell'inizio della Messa aveva fatto sapere al responsabile della comunità della centrale
periferica della parrocchia di Nyagahanga che avrebbe voluto regalare al muzungu, che sarebbe arrivato di lì a poco, uno dei suoi conigli.Un'iniziativa quindi del tutto personale, che, seppure le sue motivazioni profonde ci sfuggano, vi assicuriamo ci ha colpiti profondamente, come mai prima ci era capitato. Non potendolo portare con noi in Italia, e in attesa di trovargli un nome che ci faremo suggerire dalla nostre nipotine, il  coniglietto ha trovato accoglienza tra gli animali della fattoria del Petit Seminaire di Rwesero

sabato 17 febbraio 2018

Quando una capretta ti cambia la vita

Jean Damascene con la moglie
Quella di Jean Damascene e di sua moglie Claudina è una di quelle storie di cui vanno pazzi gli uffici di pubbliche relazioni delle Ong,  sempre alla ricerca della storia edificante da raccontare per muovere l’interesse della gente su qualche causa più o meno nobile.In effetti, quando ci era stata anticipata, prima della partenza per il Rwanda, sembrava proprio una di quelle storie. Ci hanno però pensato gli stessi protagonisti a fugare ogni dubbio, quando siamo andati a trovarli nella loro casa situata a metà collina sopra Nyagahanga. Dopo aver percorso un tratto di strada sterrata in jeep ed essersi sobbarcati una camminata tra bananeti e campi coltivati, siamo arrivati finalmente a destinazione. La coppia ci attendeva all’entrata del cortile di casa; per l’abbigliamento, una sorta di uniforme festiva con la camicia dell’uomo uguale al vestito della donna, e per una certa fierezza nel  portamento, abbiamo avuto immediata la sensazione di avere a che fare con una coppia per certi versi speciale. Ne abbiamo avuto conferma quando, entrati in casa, ci siamo accomodati su un divano che assieme a un tavolinetto e tre sedie,  formava l’arredo scarno ma dignitoso del locale principale, impreziosito da un semplice crocefisso in legno appeso alla parete.Senza troppi preamboli, il marito ha cominciato a raccontare la loro storia, avendo al fianco la moglie attenta ma quasi distaccata, con quel fare fiero ed austero ad un tempo, tipico di certe donne ruandesi nei cui occhi sono passate immagini che ti segnano per il resto della vita.
L'incontro
 Era la storia di una coppia che, sposatasi  alla fine del 1994 a conclusione della feroce guerra civile che insanguinò il Rwanda, ha dovuto fare i conti con il difficile periodo post bellico e la ricostruzione materiale del Paese, ma soprattutto di quel tessuto sociale uscito  irrimediabilmente lacerato dal conflitto. Agricoltori abituati alla fatica nei campi, per anni hanno vissuto in una capanna tradizionale su una delle colline che incorniciano la vallata di Nyagahanga. Gli anni del post conflitto sono stati duri e monotonamente uguali. Nel 2009 una prima svolta. Partecipano ai programmi di pastorale familiare che vengono promossi in parrocchia. Proprio in quell’anno,  nell’ambito della pastorale familiare, parte a Nyagahanga il progetto Mikan promosso dall’Ass. Kwizera unitamente al parroco, don Paolo Gahutu, che prevede che alle coppie partecipanti venga regalata una capretta, con l’unico impegno di rendere il primo nato ad un’altra famiglia. Dato l’alto numero delle famiglie partecipanti, il turno di Jean Damascene e Claudina come assegnatari della capretta arriva solo nel 2012. L’attesa viene però per certi versi premiata, perché alla coppia tocca una capretta dalle qualità procreative molto spiccate. Infatti, dopo il primo parto i cui frutti sono da assegnare al progetto, quelli successivi sono tutti eccezionalmente trigemellari, così che ben presto Jean Damascene si trova a disporre di 7 capre e provvede a vederne 4 per acquistare le lamiere per sostituire i tetto di paglia della casupola in cui viveva con la moglie e i quattro figli. I parti si susseguono, così come le vendite con cui prima acquista un piccolo appezzamento di terreno e quindi una mucca e successivamente amplia la casa. Intanto conferisce qualche risparmio a una cooperativa, e quando arriva il suo turno nel poter richiedere un prestito si compera una seconda mucca, mantenendo anche un certo numero di capre.  Ormai è in grado di pagare per sé e i familiari la Mutua sanitaria obbligatoria, e , quando si sposa il primogenito, è in grado di far fronte alla dote dovuta alla famiglia della sposa, nonché far fronte alle spese scolastiche degli altri figli. La vita nell’angusta capanna del passato è ormai un ricordo; oggi vive in una casetta in muratura, circondata da terreni di proprietà, con sul retro lo spazio riservato agli animali che ci ha mostrato con orgoglio: 4 capre grandi con quattro capretti, una mucca, due pecore e due galline con, rispettivamente, sette ed otto pulcini. Il tutto, partendo da quella piccola insignificante capretta ottenuta dal Progetto Mikan che altri, magari, si sono mangiata all’indomani dell’adempimento dell’obbligo del conferimento del primo capretto nato. La storia di Jean Damascene e di sua moglie non è unica. C’è, infatti, anche quella della famiglia di Evode e Patricie, sempre di Nyagahanga che, partiti con una capretta nel 2009, se ne sono trovate 17 nel 2016, quando dalla loro vendita hanno ottenuto il ricavato per acquistare due mucche.Queste famiglie hanno  saputo rispondere al meglio a quelle che erano le attese di Michele e Anna, i promotori del progetto, quando, nel gennaio del 2009, agli inizii del Progetto Mikan, così scrivevano:
Che dire…si comincia! E' con grande soddisfazione che vediamo partire il nostro progetto. Non pretendiamo certo di salvare l'Africa, nè tantomeno di colorare di "bianco"qualcosa che sta benissimo in "nero".. Una cosa però vogliamo provare a farla..Non intendevamo inviare a queste famiglie dei semplici aiuti. Noi vogliamo aiutarle ad aiutarsi!! Le nostre capre vogliono essere l'inizio della circolazione di conoscenza, di consapevolezza, di crescita attraverso il lavoro di squadra, appunto un "aiuto ad aiutarsi"..Certo, la nostra e' una scommessa, ma siamo fiduciosi che anche con l'aiuto di Don Paolo riusciremo a salvare capra e cavoli!
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Il Progetto Mikan raggiunge quota 5.000 e si fa in due


Oggi a Nyagahanga, un villaggio della campagna ruandese, da dove tutto era partito nove anni fa, il Progetto Mikan dell’Associazione Kwizera ha vissuto un momento particolare quale quello di raggiungere l’obiettivo,  5.000 capre distribuite ad altrettante famiglie, che mai i promotori dell’idea  avrebbero immaginato come raggiungibile. Era , infatti, il marzo del 2009, quando l’incontro tra due giovani sposi, grosino lui e tiranese lei,  che volevano ricordare il giorno del loro matrimonio con un gesto di generosità e i bisogni di coppie meno fortunate, quali quelle africane, aveva dato origine a un circuito virtuoso che aveva portato a dare avvio al Progetto Mikan. Alla ricerca di qualcosa che consentisse di condividere la propria gioia con persone meno fortunate, scartate le iniziative di cui erano a conoscenza ( invio di un vaccino o di un'offerta a persone bisognose di paesi in via di sviluppo) ebbero l’idea di assegnare a un certo  numero di giovani famiglie ruandesi una piccola capra. Così in un gemellaggio ideale, una quarantina di giovani coppie della parrocchia di Nyagahanga ricevettero nel marzo del 2009,  una capretta  con l’impegno di donare, in una ideale catena di solidarietà,   il primo capretto  a un'altra famiglia trattenendosi la capra originaria.Da allora il Progetto Mikan, acronimo dei nomi della coppia promotrice dell’idea, Michele e Anna, e di Kwizera, ne ha fatta di strada: inanzitutto, strutturandosi come un vero e proprio progetto, dandosi quindi un’organizzazione fatta di formazione, supportata da un agile manualetto,  e di  regole di funzionamento, ma  soprattutto diventando uno strumento della pastorale familiare della diocesi di Byumba. 
La consegna delle capre a un nuovo gruppo

Proprio in questa sua valenza è stata vissuta la giornata odierna, quando al raggiungimento della cinquemila capre distribuite nell’ambito del Progetto ad altrettante coppie, suddivise in gruppi di 25 coppie cadauno, il Progetto Mikan è stata definitivamente passato dalla gestione diretta dell’Associaziane Kwizera a quella della diocesi, in un ideale passaggio di consegne tra i responsabili dell’associazione Kwizera e l’incaricato della pastorale familiare diocesana, don Isidoro, avvenute in una cerimonia, tenutasi all’interno della chiesa parrocchiale di Nyagahanga,  che ha visto la partecipazione di 150 coppie, suddivise in diversi gruppi, come si poteva facilmente dedurre dall’abbigliamento caratteristico che distingueva ogni gruppo dagli  altri, in un pittoresco accostamento di colori.  Quota 5.000 è stata raggiunta in questi anni attraverso i frutti di quelle 40 capre iniziali cui se ne sono aggiunte altre messe a disposizione direttamente dall’ass. Kwizera. Oggi sono 50 i gruppi attivi nelle varie parrocchie della diocesi che proseguiranno in questa ideale catena di solidarietà tra coppie. Ma la storia del Progetto Mikan non finisce qui neppure per l’Associazione Kwizera. Infatti, accogliendo le sollecitazioni di don Isidoro, sulla scorta della felice esperienza maturata in questi anni, prenderà presto il via una nuova iniziativa rivolta alla giovani ragazze madri, che numerose, nei villaggi,  vivono situazioni di disagio ed emarginazione all’interno della comunità parrocchiali. Per dare loro un piccolo segno di vicinanza, sarà promosso il Progetto Mikan Baby, con gli stessi meccanismi del progetto originario, gestito direttamente dall’Associazione. Si partirà con una decina di gruppi il primo anno, per poi tentare di ripetere il meccanismo moltiplicativo che ha portato a quota 5.000 il vecchio Mikan.Ce ne sono tutti i presupposti. Non ultimo quello di una certa  continuità ideale tra quei primi iniziatori, Michele e Anna, e la donatrice delle prime tre caprette, Alice. Infatti, la primogenita della coppia originaria,  avendo ricevuto in occasione del suo recente compleanno al posto dei soliti regali una somma per l’adozione a distanza di una bimba ruandese, Christine, ha destinato la somma  raccolta in più rispetto a quella necessaria per l’adozione, all’acquisto delle prime ter caprette per il Progetto Mikan Baby.Sotto questi auspici e in un ideale passaggio di consegne ha preso il via oggi, a Nyagahanga, lì tutto ha avuto inizio, il Progetto Mikan Baby.
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giovedì 15 febbraio 2018

Consegnato alla popolazione locale il nuovo acquedotto di Rubaya





Un nuovo acquedotto realizzato dall'Associazione Kwizera è stato inaugurato mercoledì nel settore di Rubaya,  sulla linea di confine tra il Rwanda e l’Uganda. Pur di non mancare alla consegna del nuovo acquedotto alla popolazione locale, il responsabile del Distretto di Byumba, Juvenal Mudaheranwa , si è visto costretto a spostare almeno un paio di volte l’appuntamento rinunciando, cosa abbastanza rara tra i politici, anche  al consueto bagno di folla che solitamente garantiscono questi momenti inaugurali. Così, con una sobria cerimonia, alla presenza dei rappresentanti  dell’Associazione   e del responsabile amministrativo del Settore, il responsabile del Distretto di Byumba ha consegnato al comitato di gestione locale un opera che l’Associazione Kwizera ha realizzato in memoria di Lia e Rita Accorsini. L’acquedotto ha richiesto la posa di 10 kilometri di tubazioni, la costruzione di 4 nuove cisterne da 10.000 litri e 2 da 15.000 litri che alimentano 10 nuove fontane. I nuovi lavori, eseguiti dall'impresa Falide di Byumba, hanno comportato anche il recupero di   3 vecchie cisterne da 10.000 litri e 2 da 15.000 litri, oltre che 12 vecchie fontane. Sono questi i numeri dell’acquedotto Rubaya-Kagugu, che dopo alcuni mesi di lavoro, ha finalmente portato acqua bevibile alle tante famiglie che finora si vedevano  costrette a percorrere kilometri per attingere acqua potabile o accontentarsi di utilizzare l’acqua stagnante dell’area umida di fondo valle dove viene coltivato il the.Ne beneficiano le due comunità di Rubaya e di Kagugo. Rubaya  è un villaggio di circa 749 famiglie raccolte attorno alla Chiesa cattolica, alla scuola, al centro di sanità, agli uffici della comunità civile, al mercato e al macello. Kagugo è una comunità di 150 famiglie dotata di una scuola materna, di una chiesa cattolica e di una protestante.L'acqua arriverà anche ai 2.200 alunni delle scuole locali. Ora, come sottolineato dal capo del Distretto nei suoi interventi, si spera che l’accesso a un’acqua pulita consenta, oltre ad evitare i disagi del passato, anche una maggior sicurezza sanitaria, soprattutto dei bambini,  derivante anche da una maggiore igiene personale. Una raccomandazione particolare è stata rivolta al comitato di gestione perché il nuovo servizio idrico abbia una sua sostenibilità economica che ne consenta una futura manutenzione attenta e continua. Per questo, sarà necessario richiedere un pagamento, seppur minimo dell’acqua attinta alle fontane, così come avviene  comunemente in Rwanda, dove spesso la gestione dell’approvvigionamento idrico è gestito da privati. Il possibile prezzo per una tanica da 20 litri è stato quantificato in 10 centesimi  in moneta locale pari a un centesimo di euro. A proposito di costi, merita essere ricordato anche quello dell’intera realizzazione dell’acquedotto. L’ammontare complessivo, che come ricordato è stato reso disponibile dalla famiglia Accorsini di Camporgiano, piccolo comune della Garfagnana, è stato, ai cambi attuali, di circa 18.000 euro, pari al costo che l’Italia si accolla per l’accoglienza, per poco meno di un anno e mezzo, di un solo migrante che ammonta, appunto, a 12.775 euro all'anno. Questo anche per dare un’idea del diverso valore e utilizzo che le scarse risorse economiche possono avere in un contesto come quello africano.

mercoledì 14 febbraio 2018

Batwa day


Il ricordo di Raphael

Come sostenere ed eventualmente accellerare i progressi messi a segno negli ultimi anni dalla comunità batwa di Kibali è stato l’oggetto dell’incontro di martedì mattina con l’incaricato della Croce Rossa rwandese, Jean Damascene Ndebwone, da anni impegnato in un importante e proficuo lavoro di recupero ed integrazione dei piccoli pigmei rwandesi, prima nel distretto di Musanze ed ora in quello di Byumba. Un costante aumento della scolarizzazione tra i bambini, dagli iniziali 12 sono ormai 44 quelli che frequentano il primo ciclo, con altri che stanno seguento il ciclo secondario e una, delphine addirittura l'università,  una cooperativa agricola ben organizzata ed efficiente che con i suoi  51 membri si fa carico della messa a coltura dei tre ettari di terra comunitaria, pronta anche ad ampliare la superficie dei terreni da coltivare, sono solo i segni più significativi che stanno cominciando ad incrinare l’immagine negativa che i batwa scontavano presso il resto della popolazione rwandese. Vittime di un grave pregiudizio, i piccoli uomini stanno lentamente cominciando a muovere i primi passi sulla strada che li porti ad una integrazione effettiva con il resto della società rwandese. Un percorso che, purtroppo, corre il grave rischio che si possa interrompere, a partire dal prossimo anno, quando la Croce Rossa sembra aver pianificato l’interruzione del programma a sostegno dei batwa. Per questo i prossimi mesi saranno decisivi per trovare nelle autorità civili quegli appoggi che garantiscano il mantenimento dell’impegno. Di fronte a queste sfide l’Ass. Kwizera, che da anni opera a favore dei batwa, prima con l’edificazione delle cinquantina di case del villaggio, successivamente con il terrazzamento di 7 ettari di collina e l’avvio di un progetto agricolo, ormai consolidatosi nel tempo, manterrà la sua vicinanza con il progetto Adotta un villaggio che dovrebbe assicurare un’assistenza tecnica da parte di un nostro agronomo alla cooperativa e il finanziamento di un progetto per l’avvio di un vivaio di avocado per la loro successiva piantumazione a Kibali e nelle altre due comunità batwa esistenti nel distretto di Byumba. Nel frattempo è incominciata la stagione agricola con la semina di un ettaro a mais e nei prossimi giorni di due ettari di patate, per la cui semina si attingerà alle sementi accantonate nel passato raccolto.
Giramata con la zia

La giornata di martedì ha visto anche la consueta distribuzione ad ogni nucleo familare della comunità di un pacco di fagioli. Nell’occasione si sono vissuti due momenti particolarmente emozionanti. Il primo la presentazione del calendario 2018 dell’associazione Kwizera dedicato appunto alla comunità batwa di Kibali. La vista della foto del povero Raphael in copertina a strappato qualche lacrima a più di un presente. Mentre lo scorrere dei mesi strappava commenti e gridolini vari mano che ognuno riconosceva nelle foto alcuni dei presenti. Una copia del calendario veniva poi data alla mamma di Delphine, alla quale è dedicato il boxino del mese di maggio per    la festa della mamma, e un’altra all’addetto al buon funzionamento della comunità che compare nell’ultima di copertina. Naturalmente una copia è stata riservata ai familiari di Raphel, la sorella e i due figli: la bambina Giramata e il fratellino. A questi  sono arrivati anche una letterina e due piccoli pensieri dalla famiglia che li ha adottati a distanza.
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sabato 10 febbraio 2018

Missione Kwizera 2018: si inizia con le adozioni a distanza

M. Christine
Ha avuto inizio la Missione 2018 dell’Associazione Kwizera in Rwanda; un’occasione per fare il punto sui progetti in essere e raccogliere sul terreno dai diretti interessati i bisogni delle comunità visitate. Dopo il solito viaggio Milano-Bruxelles-Kigali, caratterizzato dall’unica novità dell’abolizione del visto di entrata da parte delle autorità rwandesi e con l’inaspettata ulteriore accelerazione delle pratiche di disbrigo delle formalità d’ingresso,  la prima giornata si è consumata a Kigali per le solite operazioni di cambio valute, dal  nostro cambista di fiducia, Gregoire, l’acquisto delle schede telefoniche rwandesi e altri generi vari, prima di portarsi in quel di Byumba. Giovedì è la giornata dedicata a passare in rassegna lo stato delle adozioni. Con i fidati Pascasia e Bernard, che conoscono uno per uno tutti i circa 200 bambini e ragazzi inseriti nel Progetto Adozioni, si passa in rassegna ogni nominativo, arrivando a decretare la fine dell’accompagnamento per quei nominativi che sono arrivati alla maggiore età e al completamento del ciclo scolastico secondario per i più bravi. Nel frattempo si individuano nuovi candidati, tra i bambini più bisognosi segnalati dai nostri fiduciari in loco, da assegnare alle famiglie che con la modesta quota di 115 euro, a tanto ammonta l’importo annuo richiesto dall’Associazione Kwizera,  intendono adottarli, fornendo loro un significativo sostegno per affacciarsi alla vita. Durante questa operazione capita di essere latori di lettere o piccolo ricordi da recapitare a qualcuno di questi bambini. Allora si assiste all’immancabile scambio di saluti, foto e video, tramite WhatsApp, tra i piccoli africani e, solitamente, i bambini delle famiglie italiane adottanti. Come è stato nel caso della piccola Marie Christine di Kisaro, una parrocchia nel circondario di Byumba,  che, accompagnata dalla mamma, ha voluto mandare i propri auguri di buon compleanno alla quasi coetanea Alice di Tirano in Valtellina che, proprio giovedì, compiva otto anni. Per l’occasione, i soldi destinati ai soliti regali per la festa di compleanno erano stati utilizzati per un’adozione a distanza, proprio quella della piccola Marie Christine, il cui video ha portato un tocco particolare a quella che poteva essere una festa di compleanno come tante altre. E invece….

venerdì 2 febbraio 2018

Un servizio video sui batwa di Kibali


Nei giorni scorsi, la comunità batwa di Kibali è stata visitata da una troupe televisiva locale che ha fatto dei servizi sull'esperienza della cooperativa che gestisce i terreni agricoli della communità.Il progetto, finanziato dalla Croce Rossa rwandese e dall'Associazione Kwizera e seguito dall'agronomo Jean ClaudeNdazigaruye, ha permesso  negli ultimi due anni di effettuare significativi raccolti di patate, con piena soddisfazione degli aderenti alla cooperativa. Le immagini danno anche conto degli interventi manutentivi effettuati sui  tetti delle case, a suo tempo costruite da Kwizera. La Croce Rossa ha provveduto, infatti, a sostituire le vecchie tegole in terracotta con lamiere.