Kabagayi: la tribuna delle autorità (foto Village Urugwiro) |
Si è celebrato
ieri a Kabagayi il Giubileo della prima ordinazione di sacerdoti del Rwanda, Gafuku Balthazar da Zaza
e Donat Reberaho nativo di Salva, avvenuta il 7 ottobre del 1917, diciassette anni dopo
l’arrivo dei primi missionari. Alla cerimonia hanno partecipato il
presidente della Repubblica Paul Kagame e la First Lady Jeannette Kagame, unitamente
a una folta delegazione di ministri del governo ruandese e altri ospiti
provenienti da Tanzania, Burundi, Kenia. Erano presenti i vescovi rwandesi e il
nunzio mons. Andrzej Józwowicz. Nell’occasione il presidente Kagame ha
tenuto un importante discorso per sottolineare la preziosa eredità lasciata che quei
primi sacerdoti, descrivendoli come pionieri nella registrazione e
valorizzazione della cultura, della storia, del linguaggio ruandesi e della medicina tradizionale. Soprattutto è grazie a quei
sacerdoti e ai loro confratelli che “possiamo ora conoscere la nostra storia
scritta da ruandesi che lo fanno meglio degli stranieri” ha sottolineato Kagame.
Ricordando il suo incontro
con papa Francesco il 17 marzo scorso, il presidente rwandese ha detto che "l'incontro si è rivelato un'opportunità
per imparare dalla nostra storia. Questo ci ha aiutato a migliorare i
rapporti tra la Chiesa cattolica e il Rwanda… Abbiamo in comune molte cose
come ruandesi e come persone lucide, oneste e degne che vedono lontano, anche
nel nostro passato. Vogliamo una comunità ruandese che porti il segno e
l'identità del proprio paese. Certamente, non voglio soffermarmi su quello che
dobbiamo cambiare per andare avanti senza lasciare indietro nessun rwandese,
completandosi e lavorando insieme ". Kagame ha inoltre ha riaffermato
l’impegno a collaborare e lavorare con gli
uomini della Chiesa cattolica, per “soddisfare la volontà del Creatore che
consiglia di utilizzare i talenti ricevuti a beneficio dei rwandesi”. Per
questo raccomanderà ai ministri del governo di individuare i settori
prioritari d’impegno della Chiesa cattolica in modo che il governo possa
fornire il supporto necessario per conseguire i migliori risultati.
Nel
corso della cerimonia, il presidente della Conferenza Episcopale del Rwanda e
vescovo di Huye, mons Philippe Rukamba, ha rinnovato la richiesta di
perdono per le colpe di cui si sono
macchiati taluni esponenti del clero rwandese durante il genocidio del 1994, ricordando
altresì quei sacerdoti coraggiosi che hanno concorso a salvare tanti innocenti
o morendo hanno perdonato i loro carnefici. Il vescovo Rukamba ha ricordato il
tributo di sangue versato dal clero rwandese nel 1994, quando sono stati uccisi
135 sacerdoti, un terzo del clero rwandese, e quattro vescovi.Ha ringraziato i Missionari dell'Africa, i Padri Bianchi, che hanno fondato la
Chiesa cattolica in Rwanda, ricordando quei primi 15 giovani, non ancora
quindicenni, che dopo aver ricevuto il battesimo ed una prima educazione
cristiana e scolastica, furono avviati agli studi per la formazione sacerdotale
a Lubiya, in Tanzania. Solo più tardi, Jean-Joseph Hirt fondò i primi piccoli
seminari in Rwanda, dove curare l’educazione dei giovani aspiranti al sacerdozio
ma anche dei giovani che sarebbero entrati nelle professioni della vita civile.Mons: Rukamba ha poi ricordato alcuni preti che si sono distinti nella medicina tradizionale e nella cura in
caso di morso di serpente, come il padre Thomas Bazaninsanga e padre Téléphone Kayinamura,
piuttosto che nella ricerca delle radici storiche e culturali del paese,
come padre Alexis Kagame, che ha lasciato una grande produzione in materia. Alla
cerimonia erano presenti due testimoni di questo passato pioneristico: padre
Eulade Rudahunga, di 95 anni, con 64 nel
sacerdozio e padre Charles Ndekwe, di 90 anni, con 61 anni nel sacerdozio, che
sono stati presentati alla coppia presidenziale sulle loro carrozzelle e che
hanno avuto in dono una mucca e un Bibbia.
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