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martedì 26 settembre 2017

Ong britannica accusa il WWF di colonialismo verde per abusi sui pigmei

 Survival International , una Ong britannica  che lavora da molto tempo  a difesa dei diritti dei pigmei che abitano le grandi foreste pluviali dell'Africa centrale, ha denunciato in un Rapporto,  "Come potremo sopravvivere? La distruzione delle tribù del bacino del Congo in nome della conservazione?"  ripreso da Le Mondei  gravi abusi  perpretati  dalle guardie forestali che prestano servizio, per conto  del WWF e della Società di conservazione della fauna selvatica (WCS) dello zoo di New York,  nei vari parchi gestiti dalle due Ong.La gestione delle aree protette, che si estendono nel sud-ovest del Camerun, nel Congo e nell'estremo sud-est della Repubblica Centrafricana, è  spesso direttamente affidata a queste ONG da parte dei governi locali: il mandato comprende anche il contrasto del  bracconaggio a cui sono appunto preposti i ranger del WWF e del WCS. In questa attività si commetterebbero diversi abusi sui pigmei che hanno già portato Survival, nel gennaio scorso, a presentare al riguardo  una denuncia contro il WWF presso l'Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico (OCSE) per fatti accaduti in CamerunIl Rapporto predisposto da Survival cita oltre 200 casi di violazioni dei diritti umani in tre paesi del bacino del Congo contro due tribù indigene pigmee dei Baka e dei Bayaka, cacciatori-raccoglitori che hanno vissuto nelle foreste tropicali del bacino del fiume Congo per generazioni.Questi pigmei sono "espulsi illegalmente dalle loro terre ancestrali in nome della conservazione ambientale. Mentre stanno cacciando dentro e fuori di queste zone per nutrire le loro famiglie, i Baka e Bayaka sono accusati di" rubare " devono subire ogni tipo di molestie, vengono picchiati, torturati e uccisi " si legge nel rapporto.Survival, denunciando ciò che definisce un "colonialismo verde" da parte di WWF ritiene che “le grandi organizzazioni di conservazione debbano  chiedere un"consenso libero e preventivo" per il coinvolgimento  dei popoli locali nella protezione dei propri territori ". "L'evidenza dimostra che le popolazioni indigene sono più consapevoli del loro ambiente rispetto a chiunque altro. Solo ascoltando i Baka e i Bayaka e proteggendo attivamente i loro diritti, le organizzazioni di conservazione possono cessare gli abusi sistematicamente dettagliati in questa relazione ".

giovedì 21 settembre 2017

Al via un Fondo di 280 milioni di dollari per l'agricoltura africana e rwandese

Raccolta delle patate presso la comunità batwa di Kibali
Il Rwanda è uno degli 11 paesi africani selezionati per beneficiare di un fondo da 280 milioni di dollari, a sostegno dell'agricoltura del continente.L'intero ammontare è stato messo a disposizione, nell’ambito della Partnership for Inclusive Agricultural Transformation in Africa (PIATA),  dalla Fondazione di Bill & Melinda Gates, dalla Fondazione Rockefeller e dall'Agenzia degli Stati Uniti per lo Sviluppo Internazionale(USAID) coordinate dall'Alleanza per una rivoluzione verde in Africa (AGRA), un'organizzazione che lavora per migliorare l'output agricolo del continente. La Partnership PIATA è stata lanciata all’African Green Revolution Forum (AGRF) tenutosi ad Abidjan, Cote d’Ivoire, ad inizio mese. Obiettivo della PIATA è sostenere la trasformazione agricola inclusiva in  Africa, concorrendo al miglioramento dei redditi e della sicurezza alimentare di 30 milioni di famiglie agricole di piccoli proprietari in 11 paesi africani da qui  al 2021. I paesi interessati sono: Ghana, Nigeria, Mali, Burkina Faso, Rwanda, Uganda, Kenya, Etiopia, Tanzania, Malawi e Mozambico. PIATA è solo uno dei vari mezzi coi quali ciascuno dei partner sta sostenendo i paesi africani per portare avanti la trasformazione agricola; i suoi partner continuano, infatti, a fornire supporto attraverso percorsi che includono il sostegno diretto alle agenzie continentali, agli enti governativi e ai partner nazionali per il tramite delle rispettive reti operanti sul continente. Il partenariato permetterà ai partner di allineare e integrare gli sforzi esistenti, fornendo nuovi investimenti nello sviluppo. Secondo la relazione sullo stato dell'agricoltura  del 2017, l'Africa necessita di una rivoluzione agricola distinta e che colleghi milioni di piccole aziende alle agro-imprese, creando catene di approvvigionamento alimentare esteso, posti di lavoro e opportunità economiche per i grandi segmenti della popolazione. L'agricoltura è ancora la migliore scommessa per la crescita economica africana inclusiva e la riduzione della povertà che richiede, però, maggiori impegni politici e di finanziamento da parte del settore pubblico e, soprattutto, di quello del settore privato e degli attori non statali  che rivestono un'importanza fondamentale nello sviluppo dell'agricoltura e a sostegno della formulazione dei piani agricoli nazionali nonchè dello sviluppo socio-economico nel suo complesso.

mercoledì 20 settembre 2017

In Rwanda la lotta alla corruzione passa anche dalle denunce dei cittadini

Cartellone anticorruzione 
Come sostenuto dal suo presidente, Paul Kagame, il Rwanda, come qualsiasi altro paese, non può permettersi il lusso di scendere nella palude della corruzione: "una deriva grave per qualsiasi paese, ma ancora più devastante per l'economia di un paese in via di sviluppo come il Rwanda". Per questo, anche per smentire troppi luoghi comuni secondo cui l'Africa è la patria della corruzione, anche se poi certe legislazioni occidentali consentono alle proprie società  di appostare nei propri bilanci le tangenti pagate per fare affari in Africa, la lotta alla corruzione in Rwanda è particolarmente attiva ed efficace.Di recente sono state sottoposte ad indagine, da parte della procura generale,  30 istituzioni pubbliche per riscontrare se i  sospetti di appropriazioni indebite e cattiva gestione dei fondi pubblici denunciate  dall'ufficio del Revisori dei conti  trovassero riscontro, così come certe inerzie dei responsabili apicali a denunciare eventuali casi sospetti. La lotta alla corruzione può però contare in Rwanda sulla collaborazione dei cittadini che sempre più di frequente si rendono disponibili a segnalare casi corruttivi di cui vengono a conoscenza. In questo agevolati da una norma di legge che protegge tutti coloro che volontariamente  forniscono informazioni su fatti criminosi della specie, garantendo agli stessi un livello di riservatezza   sia in sede di denuncia che di testimonianza in tribunale. 
Come dicono in Rwanda, chiunque può fare un fischio al numero verde, il 199 che compare nel cartellone qui a fianco, per segnalare fatti di corruzione. Dai dipendenti di una determinata istituzione ai consulenti, dagli appaltatori fino ai fornitori di servizi, chiunque sia in possesso di informazioni preziose che possano condurre al perseguimento di coloro che abusano della fiducia pubblica  nella gestione delle risorse pubbliche non dovrebbe esitare a denunciare i fatti, consentendo alle autorità preposte di portare le prove in tribunale. L'Uffico del Difensore civico è autorizzato a  compilare regolarmente e rendere pubblico un elenco della vergogna senza attendere la pubblicazione di una relazione annuale, sperando che poi i media facciano la loro parte nel denunciare corrotti e corruttori.
Per concludere, la lotta alla corruzione in Rwanda trova un riscontro anche nell'Indice di percezione della corruzione (CPI)  2016 che vede il Rwanda al 50° posto al mondo, tra i primi quattro paesi africani più virtuosi, a confronto del 60° dell'Italia.

Nuovo gruppo manifatturiero cinese sbarca in Rwanda

Stabilimento C & H Garments LTD (D.Nzohabonimana)
L’avanzata degli investimenti cinesi in Rwanda nel comparto manifatturiero prosegue in maniera spedita. E’ la volta dell'Huajian Group, importante esportatore cinese di scarpe da donna di fascia alta , che ha firmato un memorandum d'intesa, il 10 settembre scorso a Kigali, che prevede un investimento complessivo di 1 milione di dollari in 10 anni, con la creazione di 20.000 posti di lavoro. La fabbrica rwandese è destinata alla produzione di scarpe, abiti, borse, ma anche apparecchiature elettroniche. Alla fine dell'anno in corso, Huajian Group intende formare i primi 200 addetti per avviare l'impianto nell'aprile 2018. Conosciuta per i suoi grossi investimenti in Etiopia dove produce scarpe ora vendute sui mercati occidentali, l'azienda afferma di essere stata attratta  dalla qualità della governance. "Negli ultimi tre giorni ho avuto l'impressione che il Rwanda assomigli a un qualsiasi paese europeo, perché esiste un governo efficace, esercitante una buona gestione", ha detto il presidente del Gruppo, Zhang Huarong. L’investimento del Huajian Group fa seguito a quello, del tutto analogo, della società cinese  C & H Garments LTD, anche questa attiva in Etiopia come uno  dei maggiori produttori di scarpe dell'Africa sub-sahariana, che dal 2015 opera, nell’area industriale speciale di Kigali, con  uno stabilimento dove si producono  capi di abbigliamento per l’export e per il mercato interno, con una forza lavoro di un migliaio di addetti in crescita, essendo prevista l’apertura di una nuova fabbrica con la creazione di  5.000 nuovi posti di lavoro. I richiamati investimenti cinesi s’inquadrano nel progetto perseguito dalle autorità rwandesi di rafforzamento del "Made in Rwanda", come strumento  per perseguite la propria strategia di sviluppo del proprio mercato di esportazione di manufatti che affianchino i tradizionali the e caffè. In linea anche con le raccomandazioni della Banca Mondiale che nella sua ultima relazione sull'economia rwandese, pubblicata la scorsa settimana, ha invitato il governo a riconoscere il potenziale di crescita delle esportazioni di prodotti finiti a beneficio dell'intera economia.

mercoledì 13 settembre 2017

Le prospettive dell'acquacoltura rwandese

Acquacultura a Muyanza
Pesca tradizionale  nel lago Muhazi
Il Rwanda si è posto l'obiettivo di produrre 112.000 tonnellate di pesce all'anno entro la fine del prossimo quinquennio, quasi sei volte la produzione attuale, pari a 25.500 tonnellate che non coprono il fabbisogno di circa 40.000 tonnellate all'anno.
Per raggiungere questo obiettivo, diversi esperti hanno chiesto investimenti sostanziali in settori prioritari, investimenti che possono raggiungere i 20 milioni di dollari nei prossimi cinque anni e riguardare  la ricerca sull'acquacoltura, lo sviluppo delle competenze, lo sviluppo delle infrastrutture e le abilità di produzione. Secondo il Rwanda Agriculture Board (RAB), tali investimenti nel settore della pesca potrebbero sbloccare il potenziale di pesca del Rwanda e contribuire a generare più di 2,5 miliardi di dollari in cinque anni; già ora il comparto garantisce circa 200.000 posti di lavoro, compresi quelli dell'indotto.
Alfred Niyonzima, proprietario della fattoria di pesce Kirambo nel distretto di Nyamasheke, dove dispone di 12 gabbie di pesci, con 1.000 pesci ciascuno, in un'intervista a The New Times  ha dichiarato che ha intenzione di investire in altre 20 gabbie ciascuna con capacità di ospitare 3.000 pesci.Una gabbia con 3.000 pesci ha un costo di circa 2.500 euro, ma può avere una resa di almeno 7.000 euro in sette mesi, sulla base di un prezzo al Kg di 3 euro e una resa di circa 700 chilogrammi per gabbia. Pur avendo il Rwanda un ricco patrimonio lacustre, e non mancando  persone disposte ad avventurarsi in questo tipo di allevamento, il settore è ancora frenato da un basso numero di persone con le competenze necessarie nell'allevamento di pesci, da scarsità  di piccoli di  pesce e mangime che, oltrettutto, sconta prezzi ancora elevati di circa Rwf800 ( 80 centesimi di euro) al kilogrammo che dovrebbe dimezzarsi per renderlo conveniente. . 
 Il dott. Wilson Rutaganira, del programma dell'acquacoltura e della pesca della RAB, ha dichiarato che  dovrebbero essere previsti incentivi  per aiutare gli agricoltori ad accedere ai piccoli di pesce e ai mangimi a prezzi sovvenzionati.
Secondo lui, gli agricoltori stessi sono in grado di produrre i pesci necessari se facilitati, citando l'Egitto che è riuscito a raggiungere gli obiettivi di produzione di pesce in meno di cinque anni, disponendo di aree lacustri inferiori a quelle del Rwanda che dispone di 24 laghi che coprono circa l'8 per cento della superficie totale del Rwanda.
Le principali specie di pesci che si trovano  nei laghi rwandesi includono la Tilapia, il Pesce gatto africano, l'Haplochromis sp e la Rastrineobola argentea.

giovedì 7 settembre 2017

Il franco rwandese s'indebolisce sull'euro: cambio a quota 1000

Martedì 5 settembre ci volevano 1.005 Franchi rwandesi per acquistare un Euro, il picco massimo raggiunto nella dinamica di cambio tra le due valute. In un anno la valuta rwandese ha avuto un andamento, rappresentato dal grafico a fianco riportato, caratterizzato da un rafforzamento fino a fine 2016, con un massimo di  Frw 855,20 fissato il  15 dicembre 2016, e un conseguente indebolimento concretizzatosi in questi giorni.L'andamento risente in maniera significativa del rafforzamento della valuta europea sui mercati dei cambi. Più regolare risulta l'andamento della valuta rwandese nei confronti del dollaro Usa che si è mantenuto nell'arco del 2017 entro il range di 820-840 Frw per un dollaro.

mercoledì 6 settembre 2017

Se la malaria arriva in Italia e si scopre che non c'è un vaccino

Di fronte alla notizia della morte per malaria della bambina di quattro anni che sta creando non poche preoccupazioni nell’opinione pubblica italiana, causa principalmente l’incapacità da parte dei responsabili sanitari di trovare la causa dell’infezione, risulta quanto mai interessante la riflessione dell’inviato di guerra de Il Giornale, Gian Micalessin. Riflessione che si riassume nel paradosso:prendila in Africa o in Asia e te la caverai in tre giorni al pari di un raffreddore. Se invece te la devono diagnosticare in Italia rischi di morire.
Un paradosso sperimentato sulla propria pelle da migliaia di  abituali  visitatori di paesi africani. Semmai va aggiunta un’ulteriore riflessione: appena un caso di malaria ci tocca da vicino si scopre che non esiste un vaccino per una malattia che secondo l’Organizzazione mondiale della sanità (Oms), che ha celebrato il 25 aprile il “World Malaria Day”, solo nel 2016  ha fatto registrare, in tutto il mondo, 212 milioni di casi, con 429mila morti. L’Africa rimane il continente più colpito, con il 90% dei casi e il 92% delle morti.Come riferito dall'agenzia AGI, qui ancora oggi gran parte della popolazione continua a soffrire, in maniera sproporzionata rispetto agli altri continenti, di morti premature e di disabilità evitabili, causate da una malattia che colpisce soprattutto le persone povere. Più a rischio di tutti le donne in attesa e i bambini che vivono in condizioni svantaggiate, con difficoltà di accesso e utilizzo dei servizi di prevenzione e cura.

domenica 3 settembre 2017

In via di ultimazione i lavori dell'acquedotto Rubaya-Kabugo

Stanno per concludersi i lavori del primo lotto dell'acquedotto di Rubaya-Kabugo, come documentato da queste foto. In settimana dovrebbero iniziare i lavori anche del secondo lotto che portera' l'acqua alla comunita' di Rubaya.